Hypocrisy: una band che non ha certo bisogno di presentazioni! Fra le più importanti entità del metal estremo europeo, se non addirittura mondiale, la formazione guidata dal carismatico leader, nonché produttore di fama, Peter Tagtgren, si è costruita, con il passare del tempo e degli album, una nomea invidiabile da qualsiasi gruppo si cimenti in sonorità death metal e/o affini. Partendo dai primordiali e rozzi “Penetralia” ed “Osculum Obscenum”, passando da capolavori quali “Abducted”, “The Final Chapter” e “Hypocrisy”, senza dimenticare il sottovalutato “The Fourth Dimension”, il combo svedese si è sempre migliorato, mai riproponendo in toto le stesse sonorità, bensì cercando alternative valide a quello che la scena andava proponendo di volta in volta. Neanche il mezzo passo falso di “Into The Abyss” e le sperimentazioni (appena accennate) di “Catch 22” hanno fatto scemare l’interesse nei confronti di questa grandissima band, postasi in un ideale crocevia fra il death tout-court dei seminali gruppi svedesi e la versione melodica di tale musica, tanto in voga in questi ultimi anni; il tutto, però, reso unico dal talento compositivo del terzetto (ormai divenuto quartetto) e dall’immaginario alieno che da sempre funge da palcoscenico per le release degli Hypocrisy. Ora, il nuovo “The Arrival” è nei negozi e importanti novità, soprattutto a livello di line-up, sono da scoprire con attenzione. In merito, un tranquillo e pacato Mikael Hedlund così ci ha risposto…
BENE, MIKAEL, CHE NE DICI DI PARLARE SUBITO DEL NUOVO ALBUM, “THE ARRIVAL”? COME LO GIUDICHI RISPETTO A QUANTO FATTO IN PASSATO?
“Dunque, con questo nuovo disco possiamo dire di essere leggermente tornati indietro nel tempo. Con il precedente ‘Catch 22’ avevamo avuto un approccio diverso dal solito, molto sperimentale e diretto, un’attitudine quasi punk…è un album pieno di riff aggressivi e groovy, un album che mi piace ancora davvero molto. ‘The Arrival’ presenta al suo interno delle soluzioni che avevamo messo parzialmente da parte negli ultimi tempi: c’è melodia, innanzitutto…la melodia ha sempre fatto parte del nostro sound, questo è impossibile negarlo! Inoltre, abbiamo inserito, o sarebbe meglio dire reinserito, dei brani mid-tempo, caratteristici di alcuni nostri lavori passati, quali ‘Abducted’ e ‘The Final Chapter’. Tutto sommato, è e resta un disco degli Hypocrisy”.
ANCHE QUESTA VOLTA AVETE REGISTRATO AGLI ABYSS STUDIOS. SCELTA PIU’ CHE COMPRENSIBILE, DATO CHE SONO DI PROPRIETA’ DI PETER…MA NON AVETE MAI AVUTO LA TENTAZIONE DI PROVARE QUALCHE ALTRO “MACCHINARIO”?
“Ad essere sincero no! Gli Abyss sono la nostra casa, ci sentiamo davvero a nostro agio. L’atmosfera è molto rilassante, ci divertiamo ed abbiamo tutte le comodità, oltre a poter programmare con calma il lavoro da svolgere e i tempi di registrazione. Comunque, se ricordi bene, per ‘The Fourth Dimension’ usammo altri studi…ed infatti quello è il disco che ci soddisfa di meno a livello produzione. Per cui, non vedo davvero motivi per cambiare”.
SOLITAMENTE ANCHE TU, MIKAEL, TI OCCUPI DEL SONGWRITING. IN QUALI CANZONI HAI DATO IL TUO CONTRIBUTO?
“Allora, Peter ha scritto la maggior parte dei pezzi…io ho partecipato alla stesura di sei brani, fra i quali il singolo ‘Eraser’, ‘Stillborn’, ‘Slave To The Parasites’ e ‘The Departure’. Anche in passato ci siamo sempre divisi il lavoro, più o meno equamente, ma questa volta Lars (Szoke, ex-batterista, nda) non ci è stato molto d’aiuto: il suo apporto in fase di scrittura delle canzoni si è limitato ad un paio di riff. Diciamo che è un disco composto fondamentalmente a quattro mani”.
SONO CURIOSO DI CONOSCERE COME NASCE UN VOSTRO BRANO…PRIVILEGIATE UN LAVORO DI GRUPPO O L’ESTRO DI UN SINGOLO?
“Be’, dipende da varie cose: io lo definirei comunque un lavoro di gruppo. Ci si trova, ci si confronta, si iniziano a tirare fuori riff, idee e quant’altro. Quando abbiamo raggiunto un buon compromesso fra i pareri di tutti, pre-registriamo un demo, tanto per avere una base su cui sviluppare le seguenti trovate; poi si arrangia il pezzo e si cercano le soluzioni migliori. In linea di massima, la fase di arrangiamento viene svolta sempre in comune, mentre la matrice di base su cui si costruisce la canzone è ad appannaggio obbligatoriamente di un singolo…che poi è quello che viene segnalato come autore della song”.
MOLTO ESAURIENTE, MIKAEL! POSSO CHIEDERTI COM’E’ AVVENUTO LO SPLIT CON LARS, IL VOSTRO STORICO BATTERISTA?
“Guarda, molto semplicemente Lars si è stufato della vita che ha portato avanti per tutti questi anni. Non se la sente più di venire in tour, è stanco della vita on the road…insomma, si è reso conto di non poter più dedicarsi agli Hypocrisy come faceva prima. Io e Peter ne abbiamo preso atto e, pur dispiacendoci davvero molto, siamo stati costretti a lasciare libero Lars. Questa decisione è stata presa di comune accordo, sia chiaro, dopo una schietta discussione”.
AMMETTO DI ESSERE ANCH’IO MOLTO DISPIACIUTO PER L’ABBANDONO DI LARS…D’ALTRO CANTO PERO’, IL SOSTITUTO E’ UN CERTO HORGH…PENSI APPORTERA’ QUALCHE CAMBIAMENTO IN SENO AL GRUPPO?
“Esatto, Horgh, ex-batterista degli Immortal, è entrato a far parte degli Hypocrisy! Personalmente, lo ritengo un ottimo drummer, in grado di mettere la sua abilità al servizio del gruppo. Sarà libero di proporre tutte le idee e le soluzioni che vorrà, anche se mi sembra ovvio che le sonorità rimarranno assolutamente Hypocrisy al 100%. Ci saranno alcune novità, è probabile, ma niente di sconvolgente”.
E SE NON SBAGLIO, ANCHE ANDREAS HOLMA, IL VOSTRO LIVE GUITARIST, E’ DIVENTATO UN MEMBRO UFFICIALE…
“Sì, te lo confermo…Andreas ci segue da molti anni in giro per il mondo, come seconda chitarra live, ed è giunto davvero il momento di ‘promuoverlo’ al rango di membro ufficiale. E’ un eccellente chitarrista e anche lui avrà massima libertà d’espressione. Passare da terzetto a quartetto cambia pochissimo le carte in tavola, anche perché, on stage, abbiamo sempre avuto bisogno della chitarra di supporto per ricreare le atmosfere udibili sui dischi”.
TI FACCIO UNA DOMANDA STUPIDA, ORA: QUALI SONO, A TUO PARERE, L’ALBUM PIU’ BELLO E QUELLO PIU’ BRUTTO DELLA VOSTRA DISCOGRAFIA?
“Uhm…sembrerebbe facile rispondere, ma non è così! ‘The Arrival’, avendolo appena composto ed essendo nuovissimo, lo considero realmente eccezionale, di sicuro fra i picchi della nostra carriera…ma questo giudizio può essere influenzato dal momento in cui lo sto formulando (ride, nda); per l’album più brutto, davvero non riesco a risponderti…se proprio devo, ti posso dire che, come accennavo prima, la produzione di ‘The Fourth Dimension’ è la cosa, forse, che ritengo peggio riuscita! Ed è un peccato, in quanto ci sono delle gran canzoni in quella release, canzoni che escono penalizzate da un brutto sound”.
A BREVE SARETE PROTAGONISTI, ASSIEME AI CANNIBAL CORPSE E AD ALTRI GRUPPI, DELL’ORMAI ABITUALE NO MERCY FESTIVAL. QUALCHE ANTICIPAZIONE SUI BRANI CHE PROPORRETE?
“Mah, ancora non abbiamo deciso i pezzi da suonare, ne discuteremo prossimamente. Credo, però, che eseguiremo canzoni vecchie e nuove in egual misura, come facciamo sempre. Da ‘The Arrival’ suppongo estrarremo al massimo tre tracce…ma non lo darei per certo!”.
GLI HYPOCRISY SONO UNA BAND STORICA, FAMOSA ED IMPORTANTE DELLA SCENA DEATH. POSSIBILE CHE NON SI RIESCA MAI A VEDERVI IN UN TOUR DA HEADLINER?
“Innanzitutto ti ringrazio per la considerazione che hai della band! Tour da headliner, dici? A dire il vero, abbiamo ricevuto proposte in merito, ma le offerte migliori ci sono sempre sembrate quelle che ci permettevano di aggregarci a band rinomate e famose, ad esempio i Cannibal Corpse di cui sopra, oppure i Dimmu Borgir per il tour di questo autunno. Solitamente, valutiamo le molte richieste che ci arrivano e poi valutiamo il meglio da farsi. Se ritenessimo conveniente fare un tour da headliner, stai certo che non ci tireremmo indietro!”.
MENO MALE! RIPENSANDO AI VOSTRI ESORDI E ALL’INIZIO DELLA VOSTRA CARRIERA, C’E’ QUALCHE MOMENTO CHE RICORDI IN PARTICOLARE?
“Devo dire di ricordare tutto con molto piacere, ogni attimo trascorso negli Hypocrisy è per me motivo di gioia ed orgoglio; in effetti, però, una delle emozioni più grandi fu nel 1993, quando firmammo per la Nuclear Blast e, subito dopo, fummo spediti in tournée con i Cannibal Corpse (ancora loro!) e i Fear Factory, allora ancora poco conosciuti. Quel periodo e quella serie di concerti furono davvero grandiosi!”.
RIMANENDO IN TEMA CONCERTI: SEI STATO PARECCHIE VOLTE IN ITALIA…CHE COSA TI PIACE DEL NOSTRO PAESE?
“E’ vero, siamo stati a suonare spesso in Italia e, non lo dico perché tu sei italiano, è una nazione che gradisco particolarmente. Sono anche stato in vacanza a Roma ed è una splendida città. Molte volte abbiamo suonato a Milano, ma, quando si è in tour, c’è pochissimo tempo per dedicarsi al turismo, soprattutto se non ci sono day-off…tra impegni promozionali, soundcheck e tutto il resto, si finisce a passare la giornata nel locale dove ci si esibirà…”.
MI DAI IL TUO GIUDIZIO SULL’ATTUALE SCENA DEATH EUROPEA? E IN SVEZIA, COME VEDI LA SITUAZIONE?
“Credo che il movimento death sia in espansione, dopo qualche anno di ‘magra’. Ci sono molte band nuove che già al primo album sanno come imporsi ed essere convincenti…ho buone prospettive per il futuro, insomma! Certo, non tutto è roseo e va a gonfie vele: nel marasma di gruppi giovani che oggigiorno riescono a fare dischi (cosa che è diventata davvero molto facile ora, grazie alla nascita di innumerevoli etichette indipendenti, a discapito della qualità delle uscite), è complicato individuare la ‘next big thing’, il ‘nuovo che emerge’. Per quanto riguarda il mio Paese, considero positivo il contributo che le band svedesi stanno dando alla causa, pur esistendo anche qui gruppi che chiaramente avranno poco futuro. Per noi svedesi è bello vedere che il nostro sound, con le sue varie sfumature, ha tanto successo e piace molto ai metalfan del resto dell’Europa”.
LASCIA CHE MI TOLGA UN’ULTIMA CURIOSITA’, MIKAEL: SECONDO TE, COME MAI “INTO THE ABYSS” E’ GIUDICATO COSI’ SCADENTE, SIA DALLA STAMPA, SIA DAI FAN?
“Non saprei che dirti, davvero! A me quel disco piace e apprezzo la sua brutale attitudine…forse, rispetto agli altri album, soprattutto ‘Hypocrisy’, il diretto predecessore, è venuto fuori troppo aggressivo, troppo violento, troppo monocorde. Probabilmente, a comporre ‘Into The Abyss’, sarà stato il lato più oscuro della nostra anima; forse abbiamo tralasciato alcune soluzioni che fan e stampa avrebbero gradito…forse la gente non si aspettava sonorità così pesanti e non ha capito, almeno in parte. Io lo reputo interessante e ben riuscito, basti ascoltare ‘Fire In The Sky’, uno dei pezzi più conosciuti ed apprezzati degli Hypocrisy”.
GRAZIE PER LA DISPONIBILITA’, MIKAEL! TI SALUTO E TI AFFIDO IL COMPITO DI TERMINARE L’INTERVISTA…
“Bene, ricambio i tuoi ringraziamenti! Spero di vedere più gente possibile al No Mercy e ogni qualvolta noi si venga in Italia. Nel frattempo, ascoltate gli Hypocrisy più che potete. Grazie ancora e cheers!”.