Nati nel 2005, gli Icy Steel sono una delle band italiane più seguite del momento dagli amanti dell’epic metal. Tre album di buona qualità all’attivo e tanta passione stanno permettendo alla formazione capitanata dal cantante Stefano Galeano di ritagliarsi un proprio dignitoso spazio nel panorama epic, nonostante le difficoltà che una band di questo tipo deve affrontare nella sua terra d’origine, la Sardegna, splendida ma notoriamente poco avvezza al metal. Metalitalia.com ha seguito la crescita del gruppo sin dalle origini e oggi ha deciso di invitarlo al Metalitalia.com Festival 2013 in programma l’11 maggio. Per l’evento, che vedrà la formazione esibirsi su un palco importante come quello del Live Music Club di Trezzo, i ragazzi rivelano di essere al lavoro su una collaborazione speciale che, se andasse a buon fine, potrebbe essere una bellissima sorpresa per tutti i fan dell’epic. Di questo e di come il gruppo è nato e si è evoluto abbiamo parlato proprio con il leader Stefano Galeano.
GLI ICY STEEL SONO SULLA SCENA DAL 2005 E HANNO ALL’ATTIVO TRE ALBUM. VUOI PRESENTARE LA BAND E COME È NATA AI LETTORI DI METALITALIA.COM?
“Si, dici bene. Gli Icy Steel sono sulla scena dal 2005 e consacrati al mondo discografico nel 2007 con l’uscita di ‘Icy Steel’ per la tedesca Pure Steel Records. Dopo svariati cambi di line up, che hanno rallentato notevolmente il procedere del lavoro, gli Icy Steel ritornano con un nuovo lavoro dal titolo ‘As The Gods Command’ uscito anche questa volta per la Pure Steel Records nel 2010. Lungo questi anni la band ha avuto la possibilità di esibirsi in vari eventi e di conseguenza di aprire a gruppi di spicco nazionale e internazionale tra cui Pino Scotto, Labyrinth e Raven (tanto per citarne alcune). Il 22 Settembre 2012 gli Icy Steel escono con ‘Krònothor’ edito questa volta per la My Graveyard Productions, il quale, data l’ottima esperienza in fase di registrazione di Cristian Scarponi (già fonico dei Necrodeath) e date le fantastiche special guest quali Dick Laurent dei Cadaveria, Gian Mario Solinas all’Hammond e Ilaria Celeste con il suo flauto, si rivela per la band una vera e propria cavalcata evolutiva. ‘Krònothor’ è per noi un grande orgoglio”.
DA DOVE NASCE IL NOME ICY STEEL?
“Icy Steel è stata la scelta più appropriata sin dal 2005. Son stati tanti i nomi dati prima di questo ma erano tutti troppo ‘morbidi’ e poco scintillanti. Le intenzioni erano chiare sin da subito per noi visto che si parlava sin dall’inizio di heavy metal dalle fortissime influenze epic. Allora abbiamo semplicemente trovato un modo per rendere l’acciaio molto freddo e quindi è nato Icy Steel (Acciaio Gelido). E’ chiara anche nel nome la nostra attrazione verso suoni che ricordano più atmosfere malinconiche e fredde. Tutt’ora penso che si adatti ancora bene alle scelte musicali che stiamo affrontando e, nonostante non sia un nome che mira ad essere ‘unico nel suo genere’, saprà, a mio modesto parere, adattarsi ad ogni nostra scelta.
QUALI SONO LE PRINCIPALI BAND CHE VI HANNO INFLUENZATO?
“Le influenze che portano gli Icy Steel ad essere quello che sono sono cosi varie da poter riempire pagine e pagine, anche perché in effetti, essendo quattro gli elementi della band di influenze ne arrivano molte. Possiamo citare Bathory, Manowar, Iron Maiden, Black Sabbath, Judas Priest, Metallica e cosi via, ma anche tutta la scena dell’Hard Rock e Rock Progressive anni 70 come Jethro Tull, Deep Purple, Rainbow, Pink Floyd, Genesis ecc, anche moltissima musica celtica, possiamo menzionare il buon vecchio blues e continuare fino a raggiungere probabilmente anche musiche e suoni molto più antichi. Chiaramente ognuno di noi trae influenza da ogni cosa che ascolta e questo avviene soprattutto in maniera involontaria”.
L’ULTIMO ALBUM “KRONOTHOR” APPARE MENO ‘BATHORIANO’ RISPETTO ALL’ESORDIO. A COSA È DOVUTO QUESTO SCOSTAMENTO STILISTICO?
“Non ci facciamo trasportare troppo da quello che vogliamo ottenere, ma lasciamo che il nostro flusso artistico fluisca liberamente e quindi a volte incappiamo in dei meccanismi che neanche noi stessi riusciamo a prevedere. Il cambiamento stilistico in ‘Krònothor’ è palese ma al contempo è stata una sorpresa pure per noi. In fase di composizione è esattamente come organizzare una cena dove ognuno porta una pietanza da lui cucinata, si arriva alla fine che sai bene che mangerai ma non sai quanto e che cosa. Questo è più o meno quello che accade a noi. Una volta che abbiamo tutto il materiale allora cominciamo con gli arrangiamenti (in questo caso sicuramente più controllati) e montiamo in un unico puzzle tutti i pezzi che ognuno di noi ha.
In ‘Krònothor’ abbiamo cercato di inserire maestosità e pathos in egual maniera e di non dare troppo di uno o troppo dell’altro. Abbiamo cercato di dare all’album un senso di ‘propria personalità’ e di farlo fluttuare attraverso pezzi intimi e acustici e pezzi distorti e maestosi, e in questo ci siamo tuffati completamente”.
COME SI SONO SVOLTE LE FASI DI COMPOSIZIONE E REGISTRAZIONE DEL DISCO?
“Si è partiti registrando le parti di batteria, poi le parti ‘portanti’ come il basso, le chitarre ritmiche e poi le acustiche, i vari solos ,gli arrangiamenti armonici e melodici. In secondo luogo abbiamo aggiunto poi alcuni ricami come gli inserti di hammond suonati egregiamente da Gian Mario Solinas che (sotto magistrale consiglio di Cristian Scarponi gia fonico dei Necrodeath) avrebbero rafforzato l’atmosfera anni 70 che a tratti si scorge nell’album. Vi sono stati arrangiamenti di flauto magistralmente eseguiti da Ilaria Celeste, e percussioni di varia natura che hanno impreziosito moltissimo tutto il lavoro… In effetti su questo album abbiamo inserito molti più strumenti degli album registrati in precedenza, e abbiamo curato maggiormente ogni particolare. Possiamo comunque dire che ogni brano è scaturito da un input primario, un’idea, un riff di partenza, una linea melodica, attorno alla quale si è poi sviluppato e ramificato il resto. A volte basta anche solo un concetto per partire con la composizione. Gli Icy Steel lavorano come un corpo unico che mette a frutto tutte le sue potenzialità. In ‘Krònothor’ non abbiamo voluto mettere limiti o paletti, ma ognuno di noi ha messo in discussione se stesso proponendo le sue idee. Come unico limite abbiamo avuto solo il senso finale dell’album che avevamo fissato sin dall’inizio. Molte parti sono state assemblate addirittura in fase di registrazione, ascoltando e analizzando i pezzi per poter migliorarli ulteriormente, proprio perchè nell’atmosfera tranquilla dello Spacecraft studio, ci siamo presi tutto il tempo necessario per fare le cose con la dovuta e religiosa calma, valutando spesso il nostro operato, il tutto sotto lo sguardo vigile e la preziosa competenza di Cristian Scarponi che ci ha fatto lavorare completamente a nostro agio”.
DAL PUNTO DI VISTA DEI TESTI, QUALI SONO LE TEMATICHE CHE AFFRONTATE E DA DOVE TRAGGONO ISPIRAZIONE?
“Le tematiche affrontate nei nostri testi sono molto variegate in realtà, anche se probabilmente la visione che si ha degli Icy Steel è ‘norrena’. In molti nostri testi trattiamo le esperienze personali in chiave epica e quindi con nessun rimando diretto a nessuna tematica in particolare. Nel corso degli album abbiamo trattato anche di mitologia norrena ma anche di mitologia egizia; non amiamo soffermarci su quello che pensiamo possa essere un buon approdo, ma amiamo invece parlare di noi in modo totale e rischioso, anche a costo di non piacere. In ‘Krònothor’, ad esempio, abbiamo inserito un omaggio a Nostradamus e alla sua serie di quartine ‘Centurie Astrologiche’ in ‘Astrologic Centuries’, omaggiamo anche gli elementi della natura nel trittico ‘Earth…Wind…Sky’, riflettiamo sul tempo e sulle sensazioni di appartenenza a tempi antichi in ‘Memories From the Past’ e ci lasciamo andare ad autentiche poesie d’amore dedicate all’’amore della vita’ per antonomasia, ma il tema generale sul quale probabilmente ci soffermiamo maggiormente è la riflessione sui valori propri dell’essere umano, con le infinite possibilità che tale argomento fornisce. Ogni testo è frutto di tutte le nostre esperienze personali, che siano semplici letture o invece importanti momenti della nostra vita. Un elemento fondamentale di coesione tra i testi delle varie canzoni è il concetto di epico, che oltre ad essere fonte di ispirazione per la parte prettamente musicale, fornisce a noi e all’ascoltatore una ideale ambientazione ove collocare la nostra musica e le tematiche in essa trattate”.
AVETE GIÀ COMPOSTO DEL NUOVO MATERIALE?
“Sì. Siamo un fuoco che brucia. Abbiamo già del materiale per il prossimo lavoro. Ma preferiamo non svelare ancora nulla perchè, ovviamente, sarà una sorpresa”.
IMMAGINO CHE TUTTI ABBIATE UN LAVORO OLTRE ALLA BAND…
“Vorrei tanto risponderti che non è così, dicendoti che viviamo grazie agli Icy Steel, ma purtroppo non è la realtà. Abbiamo tutti altri impieghi che ci danno da mangiare e/o altre strade da seguire contemporaneamente. Il sogno di vivere dalla musica è una cosa che ogni band segue con impazienza ma è anche un’ambizione assai difficile da concretizzare. Nel mio caso, oltre la band, lavoro come decoratore artistico, muralista, disegnatore, pittore, insegnante di pittura / disegno e sono prossimo alla laurea all’Accademia di Belle Arti. Roberto (ladinetti, basso – ndr) è proprietario di due locali, Pietro (bianco, chitarra – ndr)continua nel suo studio della chitarra in Conservatorio e Flavio (Fancellu, batteria – ndr) lavora come muratore in un impresa edile”.
AVETE ALTRI HOBBY O ATTIVITÀ COLLATERALI OLTRE ALLA BAND?
“Sì. Personalmente ho svariati hobby. Ammettendo che non penso alla musica e all’arte in generale come un hobby, Il primo che ritengo tale è quello delle rievocazioni storiche nelle quali faccio il barbaro (oscillando dal Celta al Sardo Pellita) che spesso e volentieri si ritrova a combattere (insieme al mio gruppo di rievocazione “Olnir”) contro i dominatori romani. Queste rievocazioni avvengono a distanza di quasi un anno l’una dall’altra nel suggestivo scenario di ‘Ad Signa Milites’ in un castrum romano interamente ricostruito. Pietro coltiva con passione l’hobby della fotografia, Flavio è un’ appassionato di astronomia e non perde occasione di studiare gli astri con il suo telescopio e Roberto è un motociclista e ha una sfrenata passione per il chopper. Le passioni son tante ma l’obbiettivo comune è uno solo!”
LA SARDEGNA NON È CERTO NOTA PER LA SUA OFFERTA IN TERMINI DI EVENTI METAL. DETTO QUESTO, TROVA DIFFICOLTÀ UNA BAND METAL AD EMERGERE IN UNA ZONA COME LA VOSTRA?
“Penso proprio di sì. Le infrastrutture mancano e questo penalizza moltissimo una giovane metal band che vuole intraprendere questa tortuosa strada. Ogni tanto gli eventi ci sono ma si contano davvero su massimo tre dita. Ci sono dei locali che accettano serate di questo tipo, ma nella maniera più improvvisata e pensando solo e soltanto al profitto, penalizzando ancora una volta la buona riuscita dell’evento e di conseguenza la band. Le band che hanno saputo far sentire il loro piccolissimo peso in un panorama ormai saturo come quello del metal, sono band che han dovuto soffrire molto e perdurare fino alla fine e, come spesso accade, senza nessun tipo di aiuto. Possiamo dire che però con internet le cose son diventate indubbiamente più facili scavalcando in qualche modo le barriere date dalla lontananza dal resto del mondo”.
DALLA SARDEGNA HANNO FATTO CAPOLINO ANCHE GLI HOLY MARTYR, ALTRA FORMAZIONE EPIC METAL CONSIDERATA TRA LE MIGLIORI DEGLI ULTIMI ANNI. C’È QUALCOSA IN COMUNE TRA LE DUE FORMAZIONI OLTRE ALLA TERRA D’ORIGINE E ALL’APPARTENENZA AD UNA SCENA CONSIDERATA DI CULTO?
“Be’, niente che tu non abbia già citato, a parte ovviamente il rispetto che penso che esista da entrambe le parti. Conosciamo gli Holy Martyr e per quanto il genere inteso come ‘epic’ ci accomuni siamo due band piuttosto distinte in realtà”.
CI SONO ALTRE BAND SARDE CHE TI SENTI DI CONSIGLIARE AL PUBBLICO DI FEDE EPIC?
“L’epic metal in Sardegna sembra essere una cosa lontana. In effetti io la considero una cosa strana perché la Sardegna di epicità ne è stracolma sia nella sua cultura che nella sua composizione geografica. Per trovare band epic metal dovrei mettermi davvero a spulciare bene. Oltre agli Holy Martyr, conosco gli Shardana, ma oltre a questi non saprei davvero menzionarne altri”.
GLI HOLY MARTYR IN PASSATO SI SONO SPOSTATI A MILANO PROPRIO PER CERCARE DI PORTARE AVANTI IN MANIERA PIÙ EFFICACE LA BAND. AVETE MAI PENSATO DI FARE ALTRETTANTO?
“Ci sono moltissimi aspetti per i quali per noi è complicato spostarci in quel di Milano o comunque nel Nord Italia. Uno è quello dell’organizzazione delle nostre vite personali, famiglie coinvolte che dovrebbero cambiare il proprio stile di vita, lavoro che manca un po’ ovunque e comunque saper decidere quando farlo e non farlo semplicemente ‘sperando’ che accada qualcosa. Il nostro bassista è già quasi da un anno nel Nord Italia, chissà che non faremo la stessa cosa anche noi. E’ una buona decisione questa ma da ponderare e da prendere con le pinze. E comunque la Sardegna è un bel posto dove vivere, escludendo la mancanza di lavoro e le poche infrastrutture dove potersi esibire”.
SARETE QUI A MILANO, PERÒ, PER IL NOSTRO METALITALIA.COM FESTIVAL 2013. VUOI ANTICIPARE AI LETTORI QUALCOSA CIRCA LO SHOW CHE PROPORRETE?
“Sicuramente cureremo lo show con brani che non abbiamo mai proposto sin ora tratti da ‘Krònothor’ e posso inoltre dire che daremo il meglio di noi. Solitamente nei nostri live non lasciamo mai nulla al caso dall’impatto scenografico, alla resa dei brani fino alla scelta della scaletta. Possiamo anticiparvi che non mancheranno brani quali ‘Mjollnir’ ad esempio… e stiamo lavorando ad una grossa sorpresa per i fan dell’epic, una possibile collaborazione di cui non possiamo ancora rivelari altro… speriamo che vada in porto e di riuscire a darvi i dettagli a brevissimo! Siamo onorati di poter partecipare al Metalitalia.com Festival 2013 e organizzeremo lo show in modo tale che sia all’altezza della situazione: epico e potente!”
HO NOTATO CHE PROPONETE ANCHE DATE IN ACUSTICO. IL MOTIVO DI QUESTA SCELTA?
“I motivi di questa scelta sono due. Il primo è lo stesso per il quale adoriamo inserire nei nostri pezzi molte parti acustiche. Siamo profondamente attratti dalla melodia che vien fuori dalla chitarra pulita e dalle sue possibili varianti e atmosfere, e comunque l’esatto connubio della sessione ritmica di batteria e basso e parti di chitarra acustica rende il tutto un’atmosfera magica dove poter realizzare una parte vocale importante e altamente struggente. Il secondo motivo è strettamente legato alla mancanza di possibilità di esibirsi qui da noi. Essendo l’heavy metal un genere fin troppo malgiudicato, noi abbiamo una carta in più, suonare heavy metal in acustico. Infatti nessuno può dire che ‘Master Of The Wind’ dei Manowar , ‘Child in Time’ dei Deep Purple, ‘Song To All Up High’ dei Bathory o ‘Dreamer Deceiver’ dei Judas Priest non possano essere dei grandi classici del metal. E’ certo vero che affrontiamo anche grandi classici dell’hard rock o comunque del rock in generale ma tutti applicabili in maniera oggettiva al metal più tradizionale. Omaggiamo ad ogni nostro live anche grandi band senza tempo come Queen o Creedence per esempio, oppure la musica celtica senza nessun riferimento diretto o anche il grande Ennio Morricone con delle rivisitazioni tratte dalle colonne sonore dei film di Sergio Leone; rispettiamo tantissimo la musica intramontabile. Chiaramente proponiamo anche i nostri brani in versione acustica tratti dai vecchi e dal nuovo album”.
COME ULTIMA DOMANDA: I 5 MIGLIORI ALBUM EPIC METAL DI SEMPRE?
“OK. Bella domanda. Il primo in assoluto per quanto mi riguarda è ‘Twilight Of The Gods’ dei Bathory un album nordico e divino senza eguali; il secondo è ‘Into Glory Ride’ dei Manowar che esprime in tutto e per tutto il metal nell’approccio più barbaro e solenne; come terzo inserirei ‘Rainbow Rising’ dei Rainbow che pur non essendo ‘epic metal’ trovo molto più epic metal di tanti gruppi che vengono ritenuti tali; il quarto è ‘Dehumanizer’ dei Black Sabbath che anche se non viene considerato esattamente ‘epice è quel miscuglio tra epicità e oscurità del quale i Black Sabbath sono dei maestri indiscussi; il quinto e ultimo album è con ogni probabilità ‘Painkiller’ dei Judas Priest e anche se pure in questo caso non ci troviamo di fronte ad un album prettamente epic, ci troviamo comunque di fronte ad un album epicamente heavy metal perché, secondo me, è il modo più epico di proporre l’heavy metal più tradizionale”.