IMMORTAL – Ritorno a Blashyrk

Pubblicato il 07/07/2018 da

Nove anni di attesa per un nuovo album e la separazione tutt’altro che amichevole con lo storico frontman Abbath non erano certo le premesse ideali per un ritorno in grande stile. Eppure, fedeli al loro nome, gli Immortal ci hanno donato in questi giorni, con il nuovo “Northern Chaos Gods”, una vera pietra miliare della loro discografia; un album per il quale le redini sono state prese saldamente in mano dall’altro fondatore e leader (dietro le quinte) Demonaz, questa volta alle prese con la composizione anche musicale e non solo dei testi. Di come sia stato scrivere nuovamente un album per intero, del futuro della band e del punto di vista sulla musica (estrema e non) abbiamo parlato diffusamente proprio con Demonaz, che si è dimostrato un interlocutore acuto e spiritoso. 

PARTIAMO DAL NUOVO ALBUM: HAI PRESO COMPLETAMENTE IN MANO LA SCRITTURA, COME EVIDENTE. VUOI RACCONTARCI IL PROCESSO CREATIVO?
– Questa volta ho scritto tutto io, sì, anche se mi sono sempre occupato io di tutti i testi e anche negli altri album ho contribuito alla composizione dei brani, quindi non è stato qualcosa di completamente nuovo. Avevamo iniziato a buttare giù idee per questo lavoro alla fine del 2015, quindi sono ripartito da lì, tutto sommato con naturalezza, ed ecco il risultato.

SÌ, È UN ALBUM CHE DÀ DECISAMENTE L’IDEA DI ESSERE NATO CON NATURALEZZA, SENZA TROPPI PROBLEMI, E L’ESITO È INFATTI ECCELLENTE. UNA COSA CHE SI NOTA, CHIARAMENTE, È IL FATTO CHE QUESTA VOLTA SEI TU A CANTARE I TUOI TESTI: E ANCHE SE HAI UNA TIMBRICA DIFFERENTE DA ABBATH, RISULTA MOLTO ADATTA E COERENTE AL VOSTRO SUONO, CHE NE PENSI?
– Beh, era tempo che fossi io a cantare i miei testi, ed è stato anche questo un passaggio naturale; tutte le volte che ho scritto le lyrics degli Immortal avevo un’idea precisa di quali fossero la cadenza e la tonalità che desideravo, quindi è stato facile. Poi, chiaro, possono esistere mille maniere di cantare, ma questa è la mia e penso funzioni.

A PROPOSITO DEL CONTENUTO LIRICO DEI BRANI, I TITOLI LASCIANO POCHI DUBBI: È EVIDENTE COME IL MONDO EVOCATO SIA QUELLO CHE HA SEMPRE CONTRADDISTINTO L’EPOPEA DEGLI IMMORTAL, CON IL MONDO DI BLASHYRK AL CENTRO DELLA NARRAZIONE. CE NE VUOI PARLARE PIÙ APPROFONDITAMENTE?
– Il mondo di Blashyrk è un’invenzione che risale ai primi tempi degli Immortal, volevo creare qualcosa di unico e ricco che è diventato la nostra identità, e anche a distanza di anni cerco di lavorare con attenzione e profondità; di solito quando scrivo testi riferiti ad esso cerco di ottenere un risultato molto identificabile, che ha un legame forte anche con la nostra musica; però non è una mera questione di connessione tra le due cose, quanto più il desiderio di creare un’atmosfera. Blashyrk significa per noi ‘il mondo freddo e oscuro’, è un contenitore per il quale non ho mai pensato a parole chiave per definirlo e parlarne; è vero, ci sono concetti che tornano, dal “Ravendark” al “Timeless”, ma sono suggestioni. Ho anche provato, in passato, a creare un linguaggio specifico che fosse solo quello degli Immortal e di Blashyrk, ma il risultato non mi è sembrato granché brillante (Ride, ndR)!

FA UN PO’ SORRIDERE LA TUA MODESTIA, A RIGUARDO; QUANDO USCÌ “BATTLES IN THE NORTH”, RICORDO CHE LA SENSAZIONE GENERALE ERA QUELLA – AL DI LÀ DELLO STRAORDINARIO SOUND DELL’ALBUM – DI AVERE A CHE FARE CON UNA SORTA DI TOLKIEN IN CHIAVE BLACK METAL, CHE CERCAVA DI CREARE UN SUO MONDO AFFASCINANTE.
– Ti ringrazio, ma come detto non ho mai cercato di costruire qualcosa di particolarmente solenne o contorto. Certo, scrivere canzoni è quello che so fare meglio, ma ancora oggi, con questo album, la vedo in maniera semplice: abbiamo la chitarra, il basso, la batteria, la voce. Sono strumenti che ‘sfruttiamo’ senza effetti o cose strane – giusto qualche riverbero sulla voce, ok! – e lo stesso vale per i testi, che ci tengo che si sposino bene con l’atmosfera dei brani e sappiano comunicare determinate emozioni. Le nostre canzoni puntano ad essere fredde, oscure, furiose; e a comunicare una dimensione epica senza tanti effetti.

COSA CHE CI HANNO INSEGNATO I BATHORY GIÀ TRENTA E PASSA ANNI FA.
– Sì, dici bene. Ci sono ovviamente mille chiavi possibili d’ispirazione, in tal senso; ho la fortuna di vivere non lontano dai boschi e dalle montagne, e spesso inizio le mie giornate con una passeggiata sui monti, e torno quindi a casa con determinate suggestioni, che penso si riflettano nella mia musica. Non compongo mai ascoltando un assolo di Paul Bostaph, se capisci cosa intendo (ride, ndR)!

PARLANDO DELLA DIMENSIONE MUSICALE DELL’ALBUM, ABBIAMO AVUTO LA SENSAZIONE DI UN GRAN TUFFO NEL PASSATO; C’È LA DIMENSIONE FURIOSA DEL VOSTRO PRIMO ALBUM, OLTRE APPUNTO AL LATO EPICO DI CUI STAVAMO PARLANDO ORA. SEI D’ACCORDO SUL FATTO CHE CI SIA UN RIPESCAGGIO DI QUANTO PRESENTE SU “PURE HOLOCAUST”?
– Assolutamente. Ho scritto molto del materiale presente su quell’album, ed è da lì che ho sviluppato il mio stile. Già allora, anche se non eravamo certo musicisti eccellenti, avevamo bene in mente come volevamo suonare; come tutti, abbiamo iniziato risuonando pezzi di altre band che ci piacevano, ma ho anche iniziato a comporre pezzi miei molto presto, conservando certi riferimenti ma prendendo la mia strada; c’è voluto del tempo per riuscire a integrare anche i testi e tutto il resto, ma la strada era segnata. Quindi, ora che ho dovuto comporre questo album integralmente da solo, ho riguardato anche a quella prima esperienza, ho voluto tornare in tale direzione consapevolmente; anche perché penso che, come Immortal, quando siamo diventati veramente grandi, abbiamo perso qualcosa per strada. Complici i problemi personali all’interno della band, penso che avessimo perso qualcosa della nostra furia e della nostra peculiarità. Ecco perché a mio parere l’intensità e la velocità di certi passaggi presenti in questo album siano all’apice di quanto fatto da noi finora, e lo stesso vale per i momenti più epici: spero emerga il desiderio di spingerci sempre oltre, che era centrale in “Pure Holocaust”, ancora presente in parte in “Battles In The North” e – forse – in “Blizzard Beasts”. Volevo tornare a quel livello di intensità, di curiosità, di capacità di tirare fuori il meglio e spaccare i culi e far fare headbanging che c’era in quei lavori!

QUALI SONO I TUOI BRANI PREFERITI, SULL’ALBUM? PERSONALMENTE CITEREI “WHERE MOUNTAINS RISE”, PERFETTA SINTESI DI FURIA E ATMOSFERA NELLO STILE IMMORTAL, E LA CONCLUSIVA “MIGHTY RAVENDARK”, COSÌ EPICA.
– Come si suol dire, è difficile stilare una classifica: per fortuna, al momento, quando riascolto le canzoni di “Northern Chaos Gods” mi piacciono ancora molto tutte.  Forse citerei proprio la titletrack, che secondo me è perfetta come brano di apertura, davvero trascinante. E poi, assolutamente, “Mighty Ravendark”: è una traccia che per me significa molto. Nella versione inziale durava ben oltre i dieci minuti, poi l’abbiamo ridotta a poco più di nove, ma penso si comprenda anche così che è un pezzo complesso. Penso mi sia ronzata in testa per due/tre settimane, non riuscivo a pensare ad altro: sapevo l’atmosfera che dovevo dargli, ma è stata una sfida canalizzare tutte le suggestioni che avevo in mente. Penso che, senza dover dire la frase a effetto, sia una delle migliori, se non la migliore canzone degli Immortal in cui io ho avuto un ruolo compositivo rilevante: è epica, trascinante, mi pare la chiusura perfetta dell’album. Anche “Where Mountains Rise” che citi tu, comunque, è sicuramente tra i pezzi più interessanti dell’album; c’è un richiamo a “Mountains Of Might”, presente su “Blizzard Beast”, ma anche a “Where Eagles Dare” degli Iron Maiden nel riff, non so se l’avevi notato. Insomma, come detto prima, è difficile scegliere il mio brano preferito; sarebbe più facile dirti quale non avrei messo, e riciterei “Northern Chaos Gods”: giusto per avere pronta un’altra opener perfetta per il prossimo lavoro (sghignazza, ndR)!

IN CONSOLLE C’È ANCORA PETER TAGTGREN, CHE QUI HA ANCHE REGISTRATO LE PARTI DI BASSO, GIUSTO? COM’È LAVORARE CON PETER, DOPO TUTTI QUESTI ANNI? È IL VOSTRO BOB ROCK, DICIAMO?
– Sì, in pre-produzione avevo suonato io le linee di basso, quando poi siamo entrati in studio per le registrazioni finali ha proposto di occuparsene lui, e perché no? E’ un bassista migliore di me, e penso che suonato da me il basso avrebbe ricalcato troppo la chitarra. Peter, poi, conosce molto bene la band, il risultato che desideriamo avere, per esempio nel suono così lo-fi della chitarra, senza arrivare a livelli ‘necro’; per certi versi, sì: è parte della band e ha sempre contribuito in fase di registrazione, specialmente al basso.

IL SUONO DI QUESTO ALBUM, IN EFFETTI, È ASSOLUTAMENTE E TOTALMENTE BLACK METAL, SENZA TROPPA SOVRAPRODUZIONE.
– Ho sempre avuto in mente un’idea chiara di come dobbiamo suonare, senza troppi fronzoli o sperimentazioni, cercando, semplicemente, di fare ogni volta un album migliore del precedente; con canzoni epiche e aggressive, senza usare tastiere o effetti. Come dici tu, penso che l’identità e la potenza degli Immortal emergano oggi come trent’anni fa, ed è una riprova che – di fondo – è sempre e comunque rock n’roll!

E VI SIAMO GRATI DI QUESTO, ANCHE DOPO UN QUARTO DI SECOLO: BLACK METAL AGGRESSIVO, NIENTE EFFETTI, NIENTE VOCI FEMMINILI! (RISATE COMUNI, NDR).
– Tranquillo, non accadrà MAI. Per me questa musica deve suonare così, ed è importante restare su quello che si sa fare bene, non metterò mai le tastiere. Per quanto mi riguarda, preferisco ascoltarmi un buon album di musica pop, rispetto a commistioni strane.

SONO COMPLETAMENTE D’ACCORDO CON TE. PERSONALMENTE MI PIACCIONO ANCHE MOLTE BAND POP, E SE DEVO ASCOLTARMI UN BEL PRODOTTO CATCHY, ASCOLTO QUELLE; MI VIENE DA CHIEDERTI COSA PENSI DEI GHOST, PER ESEMPIO. IO CREDO CHE SIANO SICURAMENTE UNA BAND CAPACE, MA SE DEVO SENTIRE DELLE REMINESCENZE DEGLI ANNI OTTANTA CON UNA VAGA PRODUZIONE METAL, BEH, ASCOLTO TUTT’ALTRO.
– Capisco e condivido quello che dici. Suoni pop con le chitarre distorte? Spegni il distorsore e suona direttamente pop, appunto.

DATO CHE ABBIAMO PARLATO DEI MUSICISTI COINVOLTI, COSA CI PUOI DIRE DELLA LINE-UP EFFETTIVA DELLA BAND? AVETE GIÀ IN MENTE DI SUONARE DAL VIVO, E NEL CASO CON CHI?
– Mai come questa volta abbiamo deciso di fare le cose un passo alla volta. Ovviamente, il primo da fare era risolvere la questione relativa alla band, poi registrare l’album, e come ti dicevo le prime tracce le ho scritte nel 2015, per esempio la title-track. Tra studio, pre-produzione e mixing siamo arrivati all’inverno del 2017, e insomma abbiamo fatto tutto con estrema calma. Stiamo iniziando a pensare al tour, ma ora ci concentriamo sulla promozione dell’album, che il caso ha voluto uscisse per il mio compleanno (6 luglio, ndR): giuro, non era programmato (ride, ndR)! Sicuramente molti erano scettici su questo nuovo album, lo saranno anche sul nostro tour, ma vedremo il risultato.

BEH, VISTA LA QUALITÀ DELL’ALBUM, METÀ DELLE CRITICHE SONO GIÀ SPAZZATE VIA.
– Ti ringrazio, e devo dire che sto ricevendo tanti feedback positivi, nelle interviste e negli appuntamenti promozionali. Ho delle ottime sensazioni, lo ammetto.

TEMO CHE RESTI UN SOGNO, PERÒ, IL FATTO DI VEDERTI SUONARE NUOVAMENTE LA CHITARRA SU UN PALCO, GIUSTO?
– Non è detto, penso che ce la potrei fare. Dopo l’operazione a cui mi sono sottoposto nel 2012 la mia tendinite va molto meglio. Certo, un tour è un bell’impegno, ma non escludo di suonare.

VISTO  CHE HAI CITATO TU ABBATH PRIMA, POSSO CHIEDERTI COS’È DAVVERO ACCADUTO NEGLI IMORTAL? ALL’INIZIO LUI STESSO PARLAVA DI FRAINTENDIMENTI, POI ABBIAMO AVUTO SEMPRE PIÙ NOTIZIE CHIARE SULLE SUE DIPENDENZE, ANCORA C’È STATA LA CAUSA PER IL NOME, … E INSOMMA, FA ANCORA EFFETTO PENSARE A VOI DUE IN DUE BAND SEPARATE.
– Guarda, puoi chiedermi quello che vuoi, e purtroppo hai già risposto in parte tu. Abbath aveva problemi di droghe e alcool, ed era difficilissimo organizzare le prove e lavorare assieme; abbiamo provato a parlargli, a dirgli che doveva affrontare la situazione – peraltro nello stesso periodo in cui siamo rimasti senza manager. Lui, invece di provare a cambiare le cose, ha proseguito per la sua strada facendo finta di nulla, e quindi le cose sono andate come noto: quando ha visto che non poteva avere i diritti sul nome, dato che non era l’unico compositore, semplicemente ha lasciato la band. È stato molto triste, ma era successo lo stesso nel 2003, e nonostante l’amicizia noi dovevamo andare avanti. Io gli ho anche proposto di parlarne, di trovare una soluzione assieme, ma lui non ha voluto. Ho fatto tutto quello che ho potuto, davvero, ma non potevo lasciar morire gli Immortal, abbiamo ancora molto da dire. Spero che magari, quando ascolterà l’album, abbia voglia di chiamarmi e parlare; non ho assolutamente alcun rancore o fastidio, verso Abbath: abbiamo fondato questa band assieme, ha fatto un lavoro straordinario finché ne ha fatto parte, non lo odio e spero trovi la sua strada.

È MOLTO BELLO, SENTIRTELO DIRE. MA QUINDI, PARLANDO PURAMENTE PER IPOTESI, C’È SEMPRE UNA PORTA APERTA PER LUI, NEGLI IMMORTAL?
– Non ho alcuna previsione, al momento. Avere a che fare con lui non sarà mai un problema, per me; lavorarci assieme, lo è stato, quindi non so risponderti.

ULTIMA DOMANDA. SIETE STATI TRA I CAPOSTIPITI DI UN GENERE CHE HA COMPIUTO DA POCO VENTICINQUE ANNI DI VITA: COME VEDI LA SCENA BLACK METAL, OGGI? SEI ANCORA IN CONTATTO CON LE ALTRE BAND ‘STORICHE’? SEGUI LE NUOVE USCITE?
– Vivo tuttora per il black metal, e seguo anche le nuove band, ma sicuramente è un mondo – completamente diverso, rispetto ad allora. Se ascolti i Bathory, i Celtic Frost – o anche i Manowar, per quanto non siano black metal – ti accorgi del perché sono stati e sono sempre una fonte d’ispirazione: la loro musica è qualcosa di a sé stante, resta lì eterna. Quorthon è il mio idolo assoluto, ed è difficile trovare qualcosa di equivalente nelle nuove leve. Oppure Tony Iommi, tutto è iniziato da questi riff master, o dai riff degli Iron Maiden: per me il Metal è il suono della chitarra, e anche se continuo a comprare dischi, e ho tantissimi vinili black o estremi, quei classici sono i dischi che tuttora metto su più spesso. Ecco, più che scoprire nuove cose, vorrei tanto sentire un nuovo capolavoro di una delle band storiche!

BEH, ORMAI GLI IMMORTAL SONO UNA BAND STORICA E AVETE FATTO UN GRANDE ALBUM, QUINDI È PERFETTO.
– (Ride) Grazie, questo è il miglior complimento che potessi farmi!

 

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