IMMORTAL – Sul trono di Blashyrkh e del black metal

Pubblicato il 22/06/2023 da

Quello degli Immortal è stato senz’altro uno dei più attesi dischi black metal dell’anno, per l’importanza della band, ma anche per l’inevitabile curiosità di fronte alla seconda prova di Demonaz da solo: se “Northern Chaos Gods” aveva convinto quasi tutti, con “War Against All” si trattava di confermare le buone impressioni e la capacità di proseguire da solo nel portare avanti il glorioso vessillo della band.
Noi abbiamo già scritto parecchie parole sull’album, tra recensione, analisi track-by-track e podcast…  lasciamo quindi che sia Demonaz a parlare del disco, della band e in generale di musica, anche perché nella lunga chiacchierata avuta al telefono, non si è certo risparmiato, con la sua consueta gentilezza e sincerità.

CIAO DEMONAZ, LA PRIMA DOMANDA È ABBASTANZA SCONTATA: COME HAI TRASCORSO IL PERIODO DELLA PANDEMIA? AVEVI GIÀ INIZIATO A LAVORARE SUL NUOVO ALBUM?
– Beh, è ​​stato un po’ un problema, ovviamente, con la prenotazione dello studio e tutto il resto, perché dovevi entrare e uscire dallo studio a seconda del momento, quindi per l’album ci è voluto più tempo di quanto volessi. È stato terribile. Ma alla fine, dato che praticamente ogni band stava pubblicando album, bisognava mettersi in coda; diciamo che sono contento che sia finita.

E DAL PUNTO DI VISTA PERSONALE?
– Per fortuna nessun problema. Nel 2019 mi sono trasferito a tre ore e mezza di distanza da Bergen: un sogno che si avverava dopo molto tempo. Avere una casa in montagna è meraviglioso, vivo nella natura selvaggia dalle parti di Hardanger, ma non verso il fiordo, vicino alle montagne, praticamente ai piedi dei ghiacciai. Quindi vedo boschi, terre selvagge e neve sulle cime delle montagne tutto l’anno.

CHE PIACERE SAPERE CHE HAI REALIZZATO UN SOGNO DELLA TUA VITA. MI SPIACE QUASI PASSARE A PARLARE DEL DISCO, MA TI VA DI PARLARE DEI MUSICISTI PRESENTI E DEL LORO CONTRIBUTO, SE C’È STATO?
– Sì, ci sono Ice Dale (alias Arve Isdal degli Enslaved, ndR) al basso e Kevin Kvåle alla batteria, mentre io mi occupo di voce e chitarra, ovviamente, oltre ad aver scritto tutto. Il disco era completamente pronto prima che li chiamassi, a quel punto ho preparato dei demo di quattro o cinque tracce con Ice Dale, l’abbiamo inviato insieme a Kevin per provare le sue parti, poi siamo andati in studio assieme.

E ARVE È ANCHE IL PRODUTTORE DEL DISCO, CORRETTO?
– Sì, in realtà aveva già prodotto voce, chitarre, assoli, armonie e pressoché tutto su “ Northern Chaos Gods”, abbiamo lavorato nello stesso studio e direi che è in corso un’ottima collaborazione. Ci conosciamo da tanto tempo, capisce bene il mio mondo musicale.

HO TROVATO L’ALBUM MOLTO COMPATTO, CUPO, E ANCHE SE OVVIAMENTE CI SONO BRANI VELOCI, HO AVUTO LA SENSAZIONE CHE L’AGGRESSIVITÀ EMERGA MAGGIORMENTE NEI BRANI PIÙ CADENZATI. LA PERCEZIONE È STATA CHE TU ABBIA RICERCATO UN SUONO SEMPRE PIÙ EPICO.
– Ti dirò, non faccio piani: mi siedo, scrivo la musica che amo e finisce nell’album. Come ogni volta, ho composto tutta la struttura principale con la chitarra, lavoro su tantissimi riff, magari sto camminando in montagna e registro le idee con il cellulare per poi metterle in forma compiuta a casa. Sicuramente ci sono molti midtempo, ma trovo che ci sia anche il giusto feeling.

E MAGARI ANCHE VIVERE IN UN POSTO DIVERSO HA CONTRIBUITO A ISPIRARTI?
– Forse sì, magari ha influito sul mio istinto, che è l’unica cosa, credo, da seguire quando componi della musica, altrimenti non piacerà nemmeno a te, giusto? Se la musica non ha senso per te, che la componi a fare? Devi seguire il tuo cuore, fare le cose che ti piacciono, senza ascoltare le opinioni degli altri o qualsiasi altra cosa, tipo “mi piacerebbe ascoltare qualcosa simile a…”.
Io sono sempre fedele ai fan degli Immortal, ovviamente significano molto per me. Ma sai, è impossibile accontentare tutti: c’è chi vorrebbe un nuovo “Pure Holocaust”, oppure un ritorno al sound di “At The Heart Of Winter”. Ecco perché seguo il mio istinto. Posso assicurare che ho davvero, davvero dedicato molto tempo a questo album, ci ho messo tutto me stesso.

SICURAMENTE SI SENTE CHE È UN ALBUM ONESTO, CHE VIENE DAL CUORE E DAVVERO INTENSO. E DI QUESTO TI SIAMO GRATI.
– Forse mi ripeto, ma davvero ho messo tutta la mia vita in questa band per trent’anni, ogni giorno. Quindi è un impegno che è impossibile fermare, è come se tutta la mia vita fosse su questi dieci dischi.

ASSOLUTAMENTE. E COMUNQUE, ALLO STESSO TEMPO, NEI PEZZI PIÙ VELOCI, PENSO PER ESEMPIO ALLA TITLE-TRACK O A “THUNDERS OF DARKNESS”, TORNIAMO AI VECCHI TEMPI E ALLA VELOCITÀ SPASMODICA. QUINDI ANCHE IL FAN CHE DICE SEMPLICEMENTE “OKAY, VOGLIO UN ALTRO “BATTLES IN THE NORTH”, PUÒ ESSERE CONTENTO. SEI SEMPRE STATO MOLTO BRAVO A CREARE DINAMISMO TRA CANZONI VELOCI E MID-TEMPO.
– Grazie, è un onore sentirtelo dire! Penso sempre di strutturare l’album con otto canzoni, poi possono essere sei o sette se più lunghe o dieci se più brevi, ma l’idea è di avere brani diversi tra loro, ognuno in grado di rappresentare un’anima degli Immortal. “War Against All” è stata la prima che ho composto, quindi poi ho voluto un pezzo meno veloce, come “Thunders Of Darkness”. Poi la maggior pesantezza di “War God”, mentre “No Sun” è sicuramente pensante anch’essa, ma con un ritmo diverso. Poi c’è uno strumentale, un lungo brano finale, … c’è un po’ di tutto per tutti, ecco. È il meglio che potessi fare, almeno in questo momento. Magari vorrò fare qualcos’altro nel prossimo disco, che so, del punk! (Ride, ndR)

HO UN’ULTIMA DOMANDA SU UNA CANZONE SPECIFICA. “NORLANDIHR”, È FORSE LA TUA CANZONE PIÙ VIKING E, PER CERTI VERSI, PROG DI SEMPRE. MI INCURIOSISCE, OLTRE CHE PER IL SOUND, PER IL TITOLO CHE IN QUALCHE MODO MI RICORDA GLI ENSLAVED; QUINDI, CON ARVE A BORDO, MI CHIEDEVO SE CI FOSSE QUALCHE TIPO DI INFLUENZA. MA SU QUESTO HAI GIÀ RISPOSTO, DICENDO CHE ERA GIÀ TUTTO PRONTO IN FASE DI COMPOSIZIONE.
– Confermo che non sono stato influenzato dall’esterno, la vedo più come la mia “Call of Ktulu”, mi dà quella sensazione, in un certo senso. Mi ricordo la prima volta che ho ascoltato quella canzone senza voce su “Ride The Lightning”, l’ho ascoltata tantissimo, spesso camminando in montagna, mi comunicava libertà.
Lo stesso è capitato con certi brani strumentali degli Iron Maiden o dei Sepultura. Quando mi è arrivata l’idea per “Norlandihr” mi sono proprio detto, “ok, è la strumentale che stavo aspettando”. Ho registrato tutto a voce su nastro, mi sono poi fatto aiutare un po’ da Ice per l’arrangiamento di certe parti, ma era tutta già lì pronta. È una sorta di pausa nell’ascolto del disco.

SÌ, SÌ, ASSOLUTAMENTE. È UNA CANZONE DAVVERO PARTICOLARE E COINVOLGENTE.
– Grazie! Volevo anche che fosse semplice e diretta, senza assoli o riff velocissimi, anche se penso che sia un brano che cresce con l’ascolto, ci sono molti dettagli diversi che non cogli necessariamente la prima volta. Penso che a volte ci voglia più impegno per fare cose semplici che per creare canzoni complesse, forse è questa la differenza tra il mio songwriting e quello di altri musicisti.
Invece di avere venti riff in una canzone, preferisco avere cinque, sei, sette riff e una piccola variazione, sai, perché così non perdi l’atmosfera della traccia. Quando succedono molte cose, è facile che una canzone perda la sua identità. Se torni indietro nel tempo ai primi album di Slayer o Metallica, ti accorgi che hanno fatto musica così, senza mettere cento riff diversi.

 PASSANDO A PARLARE DEI TESTI, OVVIAMENTE, FANNO SEMPRE RIFERIMENTO ALL’UNIVERSO DI BLASHYRKH. SONO CURIOSO DI SAPERE SE C’È QUALCHE PASSAGGIO CHE PER IL LIVELLO LIRICO, O PER IL PIACERE CHE HAI AVUTO NELLO SCRIVERLO, VORRESTI CITARE TRA GLI ALTRI.
– Beh, quando ho fondato gli Immortal, volevo che la nostra band fosse unica, avesse il suo suono, un tipo di riff caratteristico, una nostra firma, insomma, anche se eravamo ovviamente ispirati da band come Bathory o Venom. Quindi volevo anche il trucco e testi personali, ma non volevo scrivere di politica o religione: penso ai Bathory di “The Return…” perché mi hanno ispirato a scrivere della natura scandinava, della Norvegia, di tempeste invernali e montagne, tutte quelle cose smisurate che ti passano una grande energia. E non ci è voluto molto tempo per definire quell’espressione: ‘Blashyrkh‘ è davvero il nome perfetto, perché non c’era una parola per definire l’oscurità e l’inverno insieme, tipo ‘fimbulwinter’. Quindi ho cercato delle antiche parole norrene da combinare, creando qualcosa di speciale, scegliendo ‘Bleikr‘, che significa ‘nero’, ed ‘Erkki‘ significa ‘regno’, o ‘regnante’: e da lì ho pensato, “ecco, questa è la risposta”.
Credo di averlo spiegato solo un paio di volte, in passato, comunque alla fine è diventato un concetto a sé stante; per farti un esempio, il mese scorso un ragazzo italiano mi ha inviato una foto delle vostre Alpi, e guardando quella foto, con la cima della montagna e la neve, così come altri posti in giro per il mondo che magari abbiamo visitato mentre eravamo in tour, beh, era proprio Blashyrkh!
È ormai una firma distintiva degli Immortal, vale per la nostra musica, che riconosci subito, ma anche per i testi; credo che renda la musica e la band più significative, mi piace distinguermi dagli altri e sapere che è un punto di forza che condividiamo con i nostri fan.
Una volta c’è stato un programma sulla radio nazionale norvegese dedicato ai miei testi, e anche un professore dell’Università di San Antonio in Texas ci ha dedicato un testo di analisi!

OVVIAMENTE HAI CREATO UN UNIVERSO COMPLETAMENTE NUOVO, QUINDI NON SORPRENDE CHE SE NE SIA PARLATO IN RADIO O IN UNIVERSITÀ. TORNO SULLA COMPONENTE MAESTOSA ED EPICA DELLA TUA MUSICA CON UNA BATTUTA, PERCHÉ L’ULTIMA VOLTA CHE ABBIAMO PARLATO QUALCHE ANNO FA, QUANDO ERA USCITO L’ALBUM PRECEDENTE, HAI ESPRESSAMENTE DETTO CHE MAI AVREI SENTITO DELLE TASTIERE SU UN DISCO DEGLI IMMORTAL… QUINDI SU “WARGOD” È SOLO UN’IMPRESSIONE CHE SI SENTA IL SUONO DI TASTIERE?
– È tutto suonato: quello che senti sono chitarre o effetti per chitarra, come su tutti i dischi precedenti. Abbiamo usato il synth su alcune parti per alcune canzoni, ma in sottofondo e utilizzando suoni da chitarra, per creare quattro o cinque strati con diverse armonie, giusto per definire degli accenti. Quindi non ho un problema con le tastiere in assoluto, se usate in maniera semplice, per creare una tonalità, uno stato d’animo o dell’atmosfera. Non c’è niente che non vada in nessuno strumento musicale, al massimo nel modo in cui qualcuno lo suona!

PER CHIUDERE IL DISCO HAI SCELTO DI NUOVO UN FINALE PIUTTOSTO LUNGO ED EPICO; GIÀ NELLA PRECEDENTE INTERVISTA, E ANCHE IN QUESTA, HAI CITATO QUORTHON COME UNA DELLE TUE PIÙ GRANDI FONTI DI ISPIRAZIONE. MI SEMBRA CHE L’EREDITÀ DEI BATHORY STIA AUMENTANDO LA SUA PRESENZA NEGLI IMMORTAL, ALMENO IN TERMINI DI APPROCCIO.
– Sì, senza dubbio. Quorthon non è una delle mie più grandi ispirazioni, lui è LA più grande ispirazione. Mi piace sapere che si percepisce l’affinità con lui, mi fa sentire più vicino ad essere un grande musicista, perché senza di lui la mia musica sarebbe diversa. Non ci sono dubbi, con i suoi primi dischi mi ha aperto gli occhi: quando ho sentito per la prima volta “Under The Sign Of The Black Mark”, bam! È stato un colpo immenso ed ho dedicato la mia vita a questo. Canzoni come “Enter The Eternal Fire”, “Massacre o “Call From The Grave” mi sono entrate dentro per sempre.

CAPISCO BENE. È BELLO SENTIRE QUALCUNO CHE, PUR ESSENDO UN MITO DELLA MUSICA ESTREMA, È UMILE E GRATO VERSO UN MONUMENTO COME QUORTHON.
– Per me lui è fondamentale. Non sono un adoratore cieco, ma ho un enorme rispetto per lui. Penso che sia stato probabilmente il più grande compositore del secolo scorso. Se penso ai compositori classici come Beethoven e Mozart, in Norvegia penso a Edvard Grieg e per la Svezia cito Quorthon. Lo considero a quel livello, con una produzione anche più interessante rispetto ai precedenti, e intendo proprio in termini di “classico”.
Ha cambiato totalmente l’approccio al metal e alla musica estrema. Come lo definisci, se non uno dei più grandi compositori di sempre? Che poi non è questione di metal o rock’n’roll, lui ha trasformato queste cose in musica classica. Pensa a un album come “Twilight Of The Gods”: ci sono note enormi, temi monumentali, è musica senza tempo. E questa per me è la parola chiave. Ho anche ascoltato molto musica classica, ma la musica diventa davvero monumentale quando diventa senza tempo. Ed è quello che cerco di fare anch’io, magari non intenzionalmente, ma chiunque vorrebbe far durare la propria musica per sempre.
Comunque, tornando a Quorthon, ti dico che lui è nato il 17 febbraio e io ho sposato mia moglie lo stesso giorno, quindi posso festeggiare con lui ogni anno!

OVVIAMENTE NON POSSO NON FARTI UNA DOMANDA SUGLI EX MEMBRI DELLA BAND. IN UNA RECENTE DICHIARAZIONE, HAI PARLATO DEL TUO RAPPORTO CON ABBATH E HORGH, SOTTOLINEANDO CHE AVETE CHIARITO LA SITUAZIONE ANCHE DAL PUNTO DI VISTA LEGALE. VISTO CHE GIÀ IN PASSATO SEI STATO MOLTO CANDIDO NEL PARLARE DI QUESTO ARGOMENTO, VOLEVO CHIEDERTI COME VEDI IN PROSPETTIVA IL TUO RAPPORTO CON QUELLI CHE SONO STATI COMPAGNI E AMICI PER TANTI ANNI.
– Beh, quando hai una band da trent’anni, i membri vanno e vengono, a volte ci sono delle difficoltà e infatti a causa di queste spesso ci si scioglie dopo due album. Gli Immortal, invece, sono durati più di trent’anni e abbiamo provato più volte a far funzionare la band al meglio, io con gli altri membri. Ma non ha funzionato. E il problema è che, se lo spirito degli Immortal non è presente al 100%, la musica ne risentirà e non funzionerà, giusto? Allora non ha senso provare a farlo ancora e ancora, distruggerebbe solo la band.
Quindi rendere di nuovo stabili gli Immortal, come fatto con “Northern Chaos Gods” e “War Against All”, era l’unica soluzione, e per me la migliore. Anche per i fan, credo: perché se non avessi provato io in questo modo, nessun altro avrebbe portato avanti gli Immortal nel modo corretto. È un po’ come un matrimonio: devi pensare al meglio per te e per i tuoi figli, che in questo caso sono i fan.

 ULTIMA DOMANDA: SEI AL SECONDO DISCO CON SOLO TE ALLE REDINI, MA CON ORMAI ALCUNI MUSICISTI ASSODATI IN SUPPORTO.  STAI PER CASO PENSANDO DI AVERE UNA VERA BAND, ALMENO DAL VIVO E TORNARE SUL PALCO, MAGARI PER QUALCHE SHOW SPECIALE O FESTIVAL IN FUTURO?
– Sì, ne discuteremo proprio alla fine del mese. Abbiamo fissato un incontro a Bergen, in attesa che Kevin che Ice Dale terminassero gli impegni live con le loro band. Voglio esaminare tutte le opportunità e scoprire se possiamo pianificare qualcosa di adeguato al riguardo e iniziare con il booking.

WOW, SAREBBE FANTASTICO. ALLORA SPERO DI VEDERTI DAL VIVO DA QUALCHE PARTE PRESTO, O DI INCONTRARCI PER CASO SULLE MONTAGNE DELLA NORVEGIA.
– Guarda, il mio cibo preferito è quello italiano, quindi potremmo incontrarci per visitare le Alpi e mangiare assieme, visto che nel caso spero di suonare anche dalle vostre parti, e che i fan italiani siano ancora vicini agli Immortal!

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