IN FLAMES – Eternal Grinning Jester Masque!

Pubblicato il 29/03/2004 da


In Flames: una delle band più amate e supportate dai fan italiani, un gruppo che ha contribuito in maniera primaria a far sviluppare e rendere famoso in tutto il mondo il cosiddetto “swedish sound”, la formazione che più di ogni altra si rispecchia nella fortunata corrente del melodic death metal, identificabile del resto, pur avendo generato innumerevoli cloni, con pochi ensemble degni di nota. In Flames dicevamo, appunto, e proprio in questi giorni vede la luce il nuovo parto della superband svedese, “Soundtrack To Your Escape”: avente il duro compito di raffrontarsi con un ingombrante passato, fatto di successi e consensi in larga scala, e porsi subito a ridosso di un lavoro discusso quale il precedente “Reroute To Remain”, il disco conferma la volontà di Jesper e soci di esplorare a loro piacimento nuove sonorità, le quali si distanziano non poco da quelle dei loro lavori più acclamati. Raggiunti in un rinomato hotel milanese, Anders Fridèn e Peter Iwers, rispettivamente vocalist e bassista del gruppo, ci hanno raccontato molto riguardo alla loro ultima fatica. Leggermente svogliati, e con un Anders anche non in perfette condizioni fisiche, i due hanno così risposto alle domande di Metalitalia.com…


OK, RAGAZZI…INIZIEREI L’INTERVISTA PARLANDO DEL SINGOLO CHE HA PRECEDUTO L’USCITA DI “SOUNDTRACK TO YOUR ESCAPE”. COSA SI PUO’ ASCOLTARE ALL’INTERNO DI “THE QUIET PLACE”?
PETER: “Allora, oltre alla canzone che dà il titolo alla release e al videoclip della stessa, abbiamo inserito due brani inediti, i quali spero piacciano al pubblico: c’è innanzitutto un remix di ‘My Sweet Shadow’, una canzone del nuovo disco, fatto da Orjan Ornkloo, il ragazzo che cura per noi i sampler e gli arrangiamenti elettronici; e poi un brano acustico di musica tradizionale svedese, intitolato ‘Varmlandsvisan’…per chi ci conosce fin dai primi tempi, sa benissimo come agli In Flames piaccia inserire qualche brano acustico ogni tanto, e questo ci è sembrato adatto da aggiungere al singolo, in modo da dare qualcosa in più a chi l’avesse comprato. Voglio dire, qualcosa in più rispetto all’album vero e proprio…”.

HAI PARLATO DEL VIDEO DI “THE QUIET PLACE”, PETER…RACCONTATECI QUALCOSA A RIGUARDO…
ANDERS: “Il video è stato registrato a Goteborg, in Svezia. Non avevamo intenzione di presentare la band al pubblico con il classico cliché visivo del gruppo metal che suona sul palco…volevamo qualcosa di diverso e più originale. Le immagini che compongono il filmato sono ovviamente relazionate alle lyrics della canzone e crediamo che il risultato finale sia davvero soddisfacente. ‘The Quiet Place’ è un brano che ci piace molto ed a cui affidiamo molte speranze; il video è venuto benissimo, si adatta molto bene alla musica e soprattutto…(ridendo, nda) noi siamo venuti benissimo!”.  

INIZIAMO AD ESAMINARE “SOUNDTRACK TO YOUR ESCAPE”, ALLORA…LA MIA PRIMA IMPRESSIONE, ANCHE SE PIUTTOSTO SFUMATA, E’ STATA QUELLA DI UNA MAGGIORE OSCURITA’, SE COSI’ LA SI PUO’ CHIAMARE…VOI CHE NE PENSATE?
ANDERS: “Mmm…direi che, sotto un certo punto di vista, potresti avere ragione…anche se poi ognuno, come al solito, ha dei dischi un’opinione più che personale, per cui è difficile dire. In generale, è presente un sottile velo di pessimismo che permea il disco, ma è una caratteristica che si rileva soggettivamente. Non siamo partiti con l’idea di fare un album più cupo, volevamo solo registrare canzoni migliori di quelle del platter precedente”.
PETER: “Sì, ecco…come nostra abitudine, abbiamo cercato di dare il meglio di noi stessi. Non avevamo assolutamente intenzione di fare un disco uguale a ‘Reroute To Remain’, come anche quest’ultimo non era identico a ‘Clayman’. Il nostro scopo principale nello scrivere dischi è quello di evolvere, fare passi avanti. Semplicemente questo”.

MI HA STUPITO PARECCHIO L’OPENER, “F(R)IEND”. E’ MOLTO DIVERSA DAL RESTO DELL’ALBUM…SEMBRA QUASI CARENTE DI MELODIA,  MANCANDO LA VOCE PULITA…
ANDERS: “Già, capisco cosa intendi…comunque, ci sono ottime melodie in quel brano! Mancano il ritornello melodico e la voce pulita, è vero, ma i riff di chitarra sono eccellenti e contengono parecchia melodia, triste ed oppressiva forse, ma senza dubbio piacevole”.

APRIAMO UNA BREVE PARENTESI SULLE LYRICS…ANCH’ESSE HANNO QUESTA SORTA DI AURA PESSIMISTICA CHE, A VOLTE, CIRCONDA LE COMPOSIZIONI?
ANDERS: “Diciamo di sì, anche se personalmente mi piace scrivere testi che ognuno possa e riesca ad interpretare in modo proprio, per cui non c’è stata premeditazione al momento di occuparsi delle lyrics di ‘Soundtrack To Your Escape’: ho cercato di esorcizzare i miei demoni, mettendoli a nudo…i demoni che hanno attraversato la mia vita, le mie esperienze; ho ricordato vari periodi della mia esistenza, esplorato situazioni e cercato di descriverle. Spero qualcuno si riconosca in esse”.

BENE, TORNIAMO AL DISCO: DOVE E COME SI SONO SVOLTE LE RECORDING SESSION?
ANDERS: “Dunque, abbiamo registrato dapprima, ai Dug-Out Studios, le parti di Daniel (Svensson, batteria, nda); poi ci siamo trasferiti in Danimarca, dove, in due studi differenti, abbiamo prodotto le chitarre, la voce, alcuni sampler e il basso, tutto ad opera di Daniel Bergstrand e Orjan Ornkloo. Il lavoro è stato svolto in cinque-sei settimane, non ricordo di preciso. Terminate tutte le registrazioni, io, Daniel e Orjan siamo infine andati in Belgio per il mixaggio. E’ stata realmente un’ottima esperienza, fatta con persone che sono prima amiche e poi colleghe…abbiamo trovato un sound perfetto, adatto a rappresentare al meglio gli In Flames del 2004. Ed il bel feeling che si era instaurato all’epoca, credo sia udibile attraverso le canzoni del nuovo disco”.
PETER: “Inoltre, siamo riusciti ad estraniarci del tutto dal mondo esterno e, soprattutto, da altre influenze musicali che avrebbero potuto deconcentrarci. In questo modo, i pezzi che abbiamo composto sono esclusivamente il frutto di ciò che eravamo noi cinque in quel preciso periodo…e anche questo aspetto si sente, credo!”.

RISPETTO A “REROUTE TO REMAIN”, SEMBRA ABBIATE ELIMINATO I PEZZI LENTI…FACCIO RIFERIMENTO A BRANI QUALI “METAPHOR” O “DAWN OF A NEW DAY”…CHE MI DITE IN MERITO?
ANDERS: “Be’, non è vero che abbiamo eliminato i pezzi lenti! Ci sono un paio di brani, ad esempio ‘Evil In A Closet’, che partono come ballate per poi ‘esplodere’ nel corso della loro durata. Canzoni simili a quelle da te citate, confermo, non ci sono…voglio dire, non ci sono pezzi interamente acustici o lenti, e questa sì che potrebbe essere vista come differenza. Comunque, sezioni un po’ più rilassate sono presenti. Ma, ripeto, è stato tutto molto spontaneo: non ci siamo mai seduti al tavolo a dire ‘ok, sul nuovo disco non facciamo pezzi acustici’…”.

AL CHE MI VIENE AUTOMATICO CHIEDERVI COME SIETE SOLITI COMPORRE UN BRANO…
PETER: “La maggior parte delle volte – praticamente sempre – tutto parte da Jesper e Bjorn (Stromblad e Gelotte, entrambi chitarristi, nda): in studio oppure a casa loro, insieme od individualmente, rimuginano idee e compongono una marea di  riff; dopodiché le presentano a me, ad Anders e a Daniel, e tutti assieme cerchiamo di arrangiare e completare le loro idee di base, finché non si è tutti soddisfatti. Dulcis in fundo, tocca ad Anders occuparsi delle lyrics e di trovare le linee vocali migliori. Un metodo piuttosto abusato, direi (ride, nda)!”.

GLI IN FLAMES STANNO RICEVENDO SEMPRE PIU’ CONSENSI ANCHE DAGLI STATI UNITI E DAL GIAPPONE. COM’E’ LA SITUAZIONE PER VOI IN QUESTI PAESI?
ANDERS: “Va di meglio in meglio, senza ombra di dubbio! Ogni qual volta ci si rechi in tour da quelle parti, i nostri show sono sempre più stracolmi di gente. Gli Stati Uniti sono davvero enormi, poi…per riuscire a fare breccia laggiù, bisogna tornare molte volte e coprire vaste zone di territorio. Noi, in America, siamo sotto contratto con una piccola label, quindi l’unico, redditizio metodo per farci conoscere il più possibile è quello di suonare ovunque!”.
PETER: “Per quanto riguarda il Giappone, invece, è un po’ diverso: il nostro primo disco distribuito anche lì risale al 1997 e, all’epoca, la scena metal di quel Paese era ancora chiusa, riservata solo ad un certo tipo di sonorità, quasi sempre prog metal o heavy classico, comunque di sponda più accessibile; fortunatamente, con il successo folgorante di qualche gruppo estremo, ti cito ad esempio gli Arch Enemy, la mentalità dei giapponesi si è aperta e molte band death e thrash hanno avuto via libera per potersi esibire in terra nipponica in modo più cospicuo e fruttuoso rispetto al passato. Fra queste ci siamo anche noi e lì, soprattutto visto il successo degli ultimi anni, veniamo considerati quasi delle rockstar”.

DOMANDINA PICCANTE: MOLTA GENTE VI ACCUSA DI AVER AMMORBIDITO IL VOSTRO SOUND IN MODO TALE DA POTER FAR BRECCIA NEL MERCATO AMERICANO, MOLTO PIU’ RICETTIVO DI QUELLO EUROPEO ALLE CONTAMINAZIONI DI STILI. COSA VORRESTE DIRE A QUESTA GENTE?
ANDERS: “Vedi, noi non ci siamo mai inchinati di fronte a nessuno, a mo’ di baldi cavalieri, dicendo ‘gli In Flames suoneranno sempre death metal’. Noi non siamo fatti così e nessuno può contestare il nostro modo di essere. Ognuno può ascoltare quello che più gli piace; non vi piacciono i nostri ultimi dischi? Be’, non ascoltateli, semplice! Siete convinti che il nostro sound sia diventato più soft per il motivo che tu hai detto prima? Cercate qualcosa di più pesante e sarete felici lo stesso! E’ troppo facile porsi negativamente verso le cose…noi facciamo quello che facciamo, suoniamo come vogliamo suonare e né una, né diecimila persone riusciranno ad imporci qualche idea che sia diversa dalla nostra”.
PETER: “Certo, noi abbiamo sempre fatto musica per noi stessi…è proprio come dice Anders: se gli In Flames vi piacciono noi siamo davvero contenti, se non vi piacciono…be’, non ascoltateci!”.

CHE NE DITE DI RIASSUMERE LA VOSTRA DISCOGRAFIA CON UN AGGETTIVO PER OGNI ALBUM?
PETER: “Uh, è davvero una domanda a cui è difficile rispondere e che mi mette parecchio in difficoltà! Ogni album ha rappresentato la base sulla quale comporre il lavoro successivo e questo lo si può ben capire. Però non riesco proprio a definire con una sola parola i nostri dischi…potrei risponderti dicendo che ‘Soundtrack To Your Escape’ è blu, ‘Reroute To Remain’ è bianco, ‘Whoracle’ è verde…ma non sarebbe molto serio (ride, nda)…”.

CONTINUIAMO CON QUALCHE CURIOSITA’: C’E’ QUALCOSA CHE VORRESTE RICORDARE E QUALCOSA CHE VORRESTE DIMENTICARE, IN PARTICOLARE, DELLA VOSTRA CARRIERA?
ANDERS: “Ah, non ci sono dubbi! Oltre al semplice fatto di essere parte di questa splendida band, mi piace ricordare tutti i nostri live…il piacere di poter esprimere e sfogare fisicamente ciò che ti ribolle dentro è davvero impagabile! Di contralto gradirei dimenticare, sempre rimanendo in ambito concertistico, tutte le volte che, durante i miei surf-crowding, qualche buontempone si è divertito a prendermi letteralmente per le palle (risate generali e fugace immagine, nella mente dell’intervistatore, della scena finale de ‘L’Allenatore Nel Pallone’, nda)!”.
PETER (ridendo): “Sì, anch’io sottoscrivo in pieno le parole di Anders…”.

DOPO TANTI ANNI DI ESTENUANTI SEQUENZE DISCO-PROMOZIONE-TOUR, NON VI SIETE ANCORA STANCATI DI QUESTA ROUTINE?
PETER: “No, no, assolutamente no! Il modo in cui facciamo musica rappresenta esattamente quello che tutti noi vorremmo fare nelle nostre vite, i nostri più grandi interessi. E’ qualcosa che fa parte di noi e per questo non riusciamo proprio a stancarci di comporre musica. A volte, è vero, ci si stanca di andare in tour, in quanto spesso capita di stare ore e ore senza sapere cosa fare, se non delle interminabili partite a scacchi, e ci si annoia; poi però, al momento di salire sul palco, ecco arrivare la ricompensa: si scordano in un attimo tutte le tristezze”.

AVETE ASCOLTATO QUALCOSA DI INTERESSANTE ULTIMAMENTE? C’E’ UNA BAND CHE CONSIGLIERESTE IN PARTICOLARE AI LETTORI?
ANDERS: “Io ascolto davvero di tutto: non importa il genere, se una canzone è bella e merita di essere ascoltata , io la ascolto più che volentieri. Se proprio devo darti un nome, allora ti dico che ho apprezzato molto la musica dei Caliban, un gruppo tedesco con il quale ho lavorato di recente. Cercateli, sono veramente bravi (e non a caso i Caliban saranno di supporto, assieme ai Devildriver, nell’imminente tour europeo degli In Flames, nda)”.

ANDERS, DIMMI QUALCOSA RIGUARDO I PASSENGER, IL TUO SIDE-PROJECT. SO CHE STATE PER REGISTRARE IL SECONDO DISCO…
ANDERS: “Esatto! Siamo proprio nel bel mezzo della fase di registrazione. Adesso, in seguito ai miei impegni promozionali con gli In Flames, abbiamo interrotto i lavori…ma, non appena torno in Svezia, termineremo il da farsi. Il nuovo album sta venendo bene: è più diretto, più uniforme e meglio definito rispetto al debutto, il quale del resto era composto da brani scritti in tempi diversi e non pensati per essere parte di un progetto vero e proprio. Stiamo trascorrendo delle splendide giornate assieme, c’è un bel feeling e speriamo che tutto ciò si possa ripercuotere sul risultato finale”.

ANDIAMO VERSO L’ESTATE E SICURAMENTE SARETE IMPEGNATISSIMI IN TOUR E FESTIVAL VARI…VI VA DI RIVELARE I VOSTRI PROGRAMMI?
ANDERS: “Certamente! Dunque, inizieremo in aprile con un primo tour europeo della durata di due settimane circa (unica data italiana: 29 aprile a Milano, nda); poi, a maggio, partiremo per gli Stati Uniti per un co-headlining tour con i Killswitch Engage; da lì, torneremo in Europa e ci rimarremo per tutta l’estate, giusto in tempo per partecipare a qualche festival. A settembre ripartiremo per gli Stati Uniti, per poi spostarci anche in Giappone ed Australia; infine, in chiusura d’anno, gireremo di nuovo l’Europa con un secondo tour europeo! Come puoi vedere, siamo sommersi da impegni da primavera fino a Natale…speriamo di farcela!”.

UN’ULTIMA DOMANDA PRIMA DEI SALUTI DI RITO: AVETE MAI PENSATO DI PUBBLICARE UN DISCO INTERAMENTE ACUSTICO, CONTENENTE VOSTRI PEZZI RIVISTI IN CHIAVE UNPLUGGED? SECONDO IL MIO MODESTO PARERE, SAREBBE DAVVERO INTERESSANTE…
PETER: “Mah…a dire il vero, è un pensiero che non ci ha mai attraversato la mente. Come dici tu, potrebbe essere interessante, sì. Noi non ci precludiamo mai niente, per cui staremo a vedere. Certo che la scelta dei brani sarebbe piuttosto difficile…”.

BENE, AVREI CONCLUSO…SALUTATE COME PREFERITE I FAN ALLA LETTURA E GRAZIE MILLE PER L’INTERVISTA!
ANDERS&PETER: “Grazie a te! Ringraziamo davvero tutti quanti ci hanno supportato nel corso degli anni e anche quelli che lo faranno in futuro; speriamo il nuovo disco vi possa piacere e speriamo di potervi incontrare in tour! May the force be with you!”.

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