“Come Clarity”, la nuova fatica degli svedesi In Flames, è nei negozi da pochi giorni ed i fans stanno già prendendo posizione: chi disperatamente sperava in un ritorno di fiamma al vecchio sound della band, chi invece è rimasto soddisfatto delle scelta che Anders Friden e soci hanno scelto per la loro musica. Tale scelta si rivela coerente con quanto la band ha proposto nei suoi ultimi dischi, ovvero un’immagine più moderna e canzoni al passo con i tempi, spesso vicine ai nuovi trend che si stanno sviluppando negli Stati Uniti. Il bassista Peter Iwers ci racconta cosa bolle in pentola in casa In Flames.
PETER, E’ TRASCORSO QUASI UN ANNO E MEZZO DALLA VOSTRA ULTIMA USCITA DISCOGRAFICA: COME AVETE TRASCORSO QUESTO LUNGO TEMPO?
“Anche se sulla carta può sembrare che sia passato un lungo intervallo tra la nostra ultima fatica ed il nuovo ‘Come Clarity’, ti assicuro che per noi tutti questi mesi non sono stati certo di riposo. Abbiamo intrapreso un lungo tour decisamente impegnativo, abbiamo suonato insieme a band del calibro di Judas Priest e Motorhead, partecipato a diversi festival estivi ed anche al prestigioso Ozzfest, quindi di tempo per riposarci ne è rimasto ben poco. Appena terminati i nostri impegni live, invece di prenderci un periodo di stop, abbiamo scelto di iniziare subito i lavori su ‘Come Clarity’, insomma posso tranquillamente dire che questo anno e mezzo per noi si è rivelato decisamente intenso.”
PARLIAMO ORA DEL NUOVO “COME CLARITY”…
“Parte del materiale è stata scritta durante le pause fra un tour e l’altro, ci siamo insomma portati avanti con il lavoro sfruttando i momenti di stop tra i vari concerti, poi siamo entrati in studio e abbiamo iniziato le registrazioni delle parti di batteria lo scorso aprile. Le parti di basso e di chitarra sono state registrate nei nostri home studio e per finire è stata la volta delle vocals. Sempre in Svezia è stato mixato tutto il disco.”
RIPRENDENDO QUANTO DETTO PRIMA, CREDI SIA DIFFICILE COMPORRE DURANTE UN TOUR IN CUI SIETE GIA’ “COSTRETTI” A SUONARE OGNI SERA?
“Ad essere onesti non abbiamo riscontrato nessuna difficoltà a comporre durante i tour, anche perché non sempre si può prevedere quando spunta una buona idea. Questi momenti non si possono controllare, ma è assolutamente fondamentale poi stendere su carta ogni riff per non dimenticarselo. Per lo più è Jesper che arrivava da noi con un riff nuovo o con qualche idea che subito discutiamo insieme. Ti assicuro che questo processo si svolge in modo molto naturale e senza nessuna forzatura, anzi devo dirti che probabilmente riusciamo a dare il meglio quando siamo sotto pressione!”
IN PASSATO SPESSO AVETE AFFERMATO CHE LE VOSTRE CANZONI NASCEVANO IN MODO SPONTANEO DURANTE SEMPLICI JAM SESSION. ANCHE IN QUESTO CASO E’ ANDATA COSI’?
“Questa volta no, tutto si è svolto in modo diverso. Durante i tour Jesper e Bjorn si trovavano a suonare insieme e stendevano le prime idee per i nuovi pezzi. Per quanto riguarda me e Daniel, abbiamo iniziato a lavorare alle parti di basso e batteria solo al momento di iniziare le registrazioni. Ovviamente Jesper e Bjorn creano subito l’ossatura dei brani, su cui noi costruiamo le nostre parti ed eventualmente aggiungiamo le nostre idee.”
CHE TEMATICHE AVETE AFFRONTATO NELLE CANZONI DI “COME CLARITY”?
“Questa domanda entra nel territorio di Anders. Nella band è lui che scrive tutti i testi e per scelta personale decido di non addentrarmi mai in una loro analisi troppo profonda ( quindi non sai nemmeno che cosa cantate quando suoni? NdA), preferisco che siano i fans stessi, testi alla mano, ad interpretare le nostre canzoni. Di per certo posso dirti che Anders ti risponderebbe esattamente come io ho appena fatto, anche lui adora la possibilità che ogni singola persona riesca a dare un significato personale a ciò che legge. Di norma Anders scrive metafore più o meno implicite sulle esperienze che si compiono nella vita, ma non vuole mai essere troppo diretto.”
FRANCAMENTE, ASCOLTANDO IL VOSTRO DISCO, HO RISCONTRATO UN’INTENZIONE BEN PRECISA DI DARE UN TOCCO MOLTO CATCHY ALLA VOSTRA MUSICA, LA CUI PRODUZIONE STRIZZA L’OCCHIO A QUANTO FATTO DA MOLTE BAND AMERICANE…
“Non sono d’accordo con quanto affermi. Credo che ‘Come Clarity’ porti avanti ciò che gli In Flames hanno iniziato con ‘Clayman’, quindi un sound rinnovato, e questa volta abbiamo dato privilegiato canzoni up.tempo, più veloci e diretti. Voglio però assicurarti che nulla è stato stabilito a tavolino, parte delle nostre idee è nata in tour, parte in studio e durante le fasi di mixaggio finale. Le melodie che tu definisci ‘catchy’ sono sempre state un marchio di fabbrica della band sin dai nostri primi dischi, oggi continuiamo a proporle anche se in modo diverso. Il nostro scopo è incidere sempre il disco migliore della nostra carriera, per questo diamo sempre il meglio di noi stessi quando ci ritroviamo insieme a scrivere nuovo materiale.”
SU “DEAD END” ANDERS DUETTA CON UNA BRAVISSIMA CANTANTE. COME E’ NATA QUESTA COLLABORAZIONE?
“Anche in questo caso tutto si è svolto in modo naturale. Lei è una famosa cantante acustic/pop svedese, ci siamo conosciuti e incontrati più volte durante alcuni festival. A lei piacciono molto gli In Flames, a noi piace la sua musica, così abbiamo deciso di fare qualcosa insieme. Le proponemmo questa idea già qualche anno fa, ma solo ora siamo finalmente riusciti a concretizzare la collaborazione..”
TUTTO CIO’ CHE AVETE COMPOSTO E’ STATO INSERITO SU “COME CLARITY” O AVETE ALTRO MATERIALE CHE UTILIZZERETE IN ALTRO MODO?
“No, questa volta tutto ciò che abbiamo prodotto è finito sul disco! In passato spesso abbiamo tralasciato canzoni per utilizzare, ad esempio, nel mercato giapponese o in qualche edizione limitata, ma per ‘Come Clarity’ abbiamo scelto di mettere sul mercato la stessa versione per tutti i paesi.”
DAL PUNTO DI VISTA LIVE, COME VI SIETE TROVATI A SUONARE NEGLI USA, UN PAESE IN CUI LA SCENA METAL VIENE SPESSO RELEGATA IN SECONDO PIANO?
“Posso dirti con sommo piacere che noi non abbiamo trovato molte difficoltà a suonare negli States ed il responso del pubblico è sempre stato buono. So che molti colleghi hanno avuto difficoltà a suonare negli Usa, ma fortunatamente sembra che la nostra musica abbia fatto breccia.”
PETER, TU SEI ENTRATO NELLA BAND AI TEMPI DI “COLONY”. QUANTO HAI APPREZZATO IL CAMBIO STILISTICO DELLA BAND CON IL SUCCESSIVO “CLAYMAN” E QUANTO SEI RIMASTO LEGATO AL SOUND DI DISCHI COME “THE JESTER RACE” O “WHORACLE”?
“Ovviamente conoscevo bene la band ancora prima di entrarci e mi piaceva molto la musica dei vecchi dischi che hai citato. Inoltre non sono affatto rimasto ‘traumatizzato’ dalla nostra evoluzione, gli In Flames sono una delle poche band che adoro grazie alla combinazione di potenza, armonizzazioni e melodie che riesce ad infondere nelle canzoni. Oggi siamo molto migliori ed abbiamo una maggior capacità di costruire i pezzi per essere suonati in sede live. Su ‘The Jester Race’ sono state inserite ben dieci chitarre e la band ha sempre avuto notevoli difficoltà a riproporre lo stesso sound dal vivo. Oggi scriviamo canzoni fatte per essere suonate senza dover ricorrere ad artifizi del mestiere. Personalmente sono molto orgoglioso di tutto ciò che la band ha prodotto e di come ha saputo rinnovarsi nel corso degli anni.”
CERTO E’ CHE QUESTA EVOLUZIONE HA LETTERALMENTE SPACCATO IN DUE IL GIUDIZIO DEI VOSTRI FANS…
“Io posso solo dire che rispetto profondamente qualsiasi giudizio dei fans, ognuno ha il diritto di preferire il disco che vuole. D’altro canto noi non scriviamo musica per far piacere solo a qualcuno, noi amiamo la musica e traduciamo in canzoni ciò che proviene dal nostro cuore. Come musicisti non avremmo nessuno stimolo a rifare per dieci volte un disco come ‘The Jester Race’, ci piace accettare nuove sfide e proporre sempre qualcosa di diverso da quanto fatto in passato.”
QUAL E’ LA TUA PERSONALE CONCEZIONE DEL TERMINE “EVOLUZIONE” IN MUSICA?
“Semplifico la risposta in due semplici parole: ‘andare avanti’. Per me evolvere non significa cambiare radicalmente la propria musica, ma partendo da questa si devono portare nuovi elementi, possibilmente un’idea che mai nessuno ha sperimentato prima. L’esperienza maturata in anni trascorsi fra studio e tour migliora i musicisti anche dal punto di vista tecnico, per cui si può osare di più con il proprio strumento! Sono del pensiero che ogni band debba fare ciò che vuole, gli Ac/Dc sono anni che non propongono nulla di nuovo, ma sanno sfornare dischi eccellenti, gli In Flames hanno semplicemente una diversa filosofia di pensiero. Per noi indispensabile rinnovarci e portare freschezza nella nostra musica.”
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