IN MOURNING – Fuoco e oceano

Pubblicato il 14/09/2016 da

Autori di un quarto album particolarmente ispirato come “Afterglow”, una continuazione, almeno tematica, di cosa aveva rappresentato il precedente lavoro “Weight Of The Oceans”, gli In Mourning sono una band interessante e da prendere in considerazione per quanto riguarda le composizioni che richiamano al death progressivo cui ci avevano (ben) abituato act come gli Opeth dei primi tempi, benché sia chiaro il desiderio della band di smarcarsi da accostamenti e creare un suono e un contesto proprio; sforzi che sono evidenti nell’ultimo uscito e che hanno trovato il favore anche dei fan italiani. Abbiamo fatto qualche domanda a Pierre Stam, bassista della formazione.

IN MOURNING BAND 2016

INIZIAMO PARLANDO DEL NUOVO ALBUM, “AFTERGLOW”, UN DISCO CHE SUONA PIU’ MALINCONICO E MEDITATIVO CHE NON PURAMENTE AGGRESSIVO, UNA SORTA DI MOMENTO DI RIFLESSIONE. CHE NE PENSI?
“E’ vero, non siamo mai stati una band meramente aggressiva, siamo sempre stati più attirati da melodia e ritmo, alcuni riff sono un abbastanza violenti ma non abbiamo mai provato ad essere una band troppo dura. Non penso che “Afterglow” sia più malinconico o meditativo dei nostri lavori precedenti, forse un po’ più complesso e orientato al riffing”.

MI SEMBRA CHE I BRANI SUONINO PROGRESSIVE IN SUPERFICIE, PER POI ESSERE SOGGETTI AD IMPROVVISI E VIOLENTI CAMBI, COME A RICALCARE LE ONDE IN COPERTINA. STAVATE VIVENDO UN MOMENTO PARTICOLARE DURANTE LA STESURA DEI PEZZI?
”In realtà non saprei bene come rispondere, credo che quest’album sia un po’ più complesso e con brani più lunghi, ma non penso ci fosse un umore particolare durante la composizione. E’ più una questione di quello che viene fuori quando scriviamo, e questo cambia sempre un po’ ogni volta che componiamo un album”.

PARLANDO DELLA COPERTINA, CHI SE NE E’ OCCUPATO? COSA RAPPRESENTA PER VOI?
“La copertina è stata dipinta da Kristian Wåhlin. Noi gli abbiamo dato l’idea base dei testi e alcune linee guida su quello che ci sarebbe piacuto, come ad esempio i colori e cose del genere. Ci ha consegnato un lavoro fantastico, che davvero sembra racchiudere la storia e lo spirito dell’album, siamo estremamente felici dell’artwork”.

TEMATICAMENTE, DI COSA PARLA “AFTERGLOW”?
“La storia di ‘Afterglow’ comincia esattamente dove il nostro album precedente, ‘The Weight Of Oceans’, finisce; lì il sole stava cadendo, ‘Afterglow’ comincia con il sole che precipita nell’oceano e da esso verso il centro della terra, dove, ormai prossimo all’oscuramento, viene re-illuminato dalle fiamme dell’inferno, per poi risorgere e reclamare il suo trono nei cieli, ora in veste di una sorta di astro malvagio. E la battaglia fra bene e male nel frattempo va avanti”.

CREDETE CHE SIA IMPORTANTE MANDARE MESSAGGI GLOBALI ATTRAVERSO LA VOSTRA ARTE O SEMPLICEMENTE ESPRIMENTE VOI STESSI?
“Non ci sono messaggi ‘ovvi’ nei testi, si tratta di una storia mitologica, di fiction. E’ anche vero, però, che la storia e le liriche possono essere soggette a libera interpretazione, perciò si potrebbero anche trovare riferimenti e metafore relative alla società e alle cose che accadono nella vita di tutti i giorni”.

COME LAVORANO GLI IN MOURNING IN FASE COMPOSITIVA?
“In questo caso come prima cosa Tobias ha preparato tutte le basi musicali. Poi di solito cominciamo con prove e arrangiamenti, con tutta la band. Io e Björn abbiamo invece compost tutti i testi”-

COSA SIGNIFICA PER VOI, OGGI, UN ALBUM COME “AFTERGLOW”?
“E’ un album che ha richiesto più tempo del solito, perché nel frattempo sono successe molte cose sia per quanto alla band, con la sostituzione del batterista, che nelle nostre vite personali; oggi abbiamo famiglie e  figli, e quindi non ti nascondo che è stato un sollievo quando l’album è stato finalmente pubblicato, e alla fine devo dire che il risultato è davvero buono, il che significa davvero molto per noi, che possiamo continuare e andare avanti”.

NELL’ALBUM CI SONO RIFERIMENTI TANTO AL PROGRESSIVE QUANTO ALL’ALTERNATIVE, PERSINO POST-ROCK IN ALCUNI CASI. IN GENERALE SI PERCEPISCE UN GRAN LAVORO DI RICERCA. SI SENTE COME UN SENSO DI NOSTALGIA, UNA SORTA DI TRISTEZZA CHE TI PORTA, COME SCRIVEVO IN RECENSIONE, A SEDERTI E PENSARE DI FRONTE AD UN IPOTETICO MARE. COSA VI HA INFLUENZATO IN PARTICOLARE?
“Tutti i componenti degli In Mourning sono gran consumatori di musica, e spaziamo tra davvero tantissimi generi, e penso si senta in quello che facciamo. Diversi ascolti generano sicuramente varietà, e poi cerchiamo di non avere alcun confine quando creiamo. Per quest’album in particolare abbiamo deciso di continuare i temi trattati in ‘Weight Of The Oceans’, che è stato dunque una delle ispirazioni”.

C’E’ UN PEZZO DI “AFTERGLOW” A CUI TI SENTI PARTICOLARMENTE ATTACCATO?
“E’ dura sceglierne una, ma mi piace molto l’opener, ‘Fire And Ocean’”.

SECONDO CERTI PUNTI DI VISTA, LA PRODUZIONE SUONA COME SE LE CHITARRE FOSSERO STATE LASCIATE UN PO’ ‘INDIETRO’ RISPETTO AL RESTO, COME SE NON AVESTE VOLUTO CHE FOSSERO PROTAGONISTE ASSOLUTE. COSA NE PENSI?
“Onestamente penso il contrario, abbiamo messo molte chitarre nel mix, mentre abbiamo cercato di tenere basso e batteria nelle retrovie”.

DOVENDO SCEGLIERE UNA SOLA CANZONE PER OGNUNO DEI VOSTRI DISCHI DA FAR ASCOLTARE A QUALCUNO CHE NON VI CONOSCE ANCORA, QUALI SAREBBERO?
“’Black Lodge’ da ‘Shrouded Divine’, perché secondo me è una delle nostre migliori canzoni. ‘The Smoke’ da ‘Monolith’, miglior brano dell’album, molto groovy. ‘Colossus’ da ‘The Weight Of The Oceans’: questo è un pezzo che contiene tutto quello che gli In Mourning rappresentano. Infine, ‘Fire And Oceans’ da ‘Afterglow’, che rappresenta piuttosto bene l’album nella sua interezza”.

CHE DISCHI TI SONO PIACIUTI DI QUELLI USCITI FINORA QUEST’ANNO?
“A dire il vero non riesco a pensare a niente pubblicato quest’anno, il nuovo dei Megadeth credo sia un bel disco. Non sono troppo attratto dal metal moderno, quindi non saprei davvero dire”.

COSA CI PUOI DIRE DEL TOUR A SUPPORTO DELL’ALBUM? AVREMO MODO DI VEDERVI IN ITALIA?
“Non stiamo pianificando un tour esteso perché al momento ci stiamo dedicando alle nostre vite personali, ma ci sono di mezzo un paio di festival e alcuni show quest’autunno, purtroppo nulla in Italia”.

POSSO IMMAGINARE CHE UNA COMPARAZIONE CON GLI OPETH SIA STATA GIA’ FATTA PRIMA DI ME; COSA NE PENSATE? AVETE ALCUNA RELAZIONE CON LA BAND?
“Sono un fan dei primi dischi degli Opeth, è una grande band. Ma non penso abbiamo poi così tanto in comune con loro se non il fatto che entrambi suoniamo progressive metal”.

COME RITENETE DI ESSERE CRESCIUTI, COME ARTISTI E PERSONE, DAL TEMPO DEI VOSTRI ESORDI?
“Siamo di sicuro una band migliore rispetto agli inizi, abbiamo imparato molto relativamente ai nostri limiti e alle nostre possibilità, e trovato un suono che possiamo definire nostro e che ci rende giustizia. Siamo cresciuti tanto come musicisti e come individui, sono sedici anni che siamo attivi e molte cose sono accadute”.

MOLTE BAND ITALIANE SCELGONO SONORITA’ SCANDINAVE PER I PROPRI PROGETTI, NE CONOSCETE QUALCUNA?
“No, non credo”.

GRAZIE PER IL TUO TEMPO, A PRESTO.
“Grazie a te per l’intervista. Speriamo che i fan italiani apprezzino il nuovo album e speriamo di tornare presto a suonare nel vostro paese. Cheers!”.

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