La reunion degli In The Woods ha dato una potente scossa agli adepti dell’avant-garde nordico, che attraverso dischi di fragrante progressive contaminato e istrionico come “HEart Of The Ages”, “Omnio”, “Strange In Stereo” hanno imparato ad amare una compagine incatalogabile, scioltasi troppo presto, quando era nel pieno del suo processo di maturazione. Proprio perché sembrava esserci ancora molto da dire, da suonare, da esprimere, i componenti della band hanno deciso di riprendere in mano gli strumenti e di ricreare la magia di un tempo. Il combo nordico nelle ultime settimane ha finalmente svelato titolo, copertina, tracklist e data di uscita del quarto full-length: “Pure” verrà infatti rilasciato dalla francese Debemur Morti il 16 settembre e avrà il compito di soddisfare aspettative molto alte, perché alto è sempre stato il valore delle pubblicazioni a nome In The Woods. Uno dei primi atti della nuova line-up è stato presentarsi al Blastfest di febbraio a Bergen, quando abbiamo avuto il piacere di rivedere il gruppo all’opera in ottime condizioni, solo un po’ timido nell’approccio al pubblico, ma musicalmente preciso e affidabile. Proprio durante il festival, sfruttando un attimo di libertà del batterista Ander Kobro, ci siamo fatti raccontare cosa ha portato al rientro sulle scene e quali siano le aspettative per i prossimi mesi.
PERCHÉ AVETE DECISO DI TORNARE INATTIVITÀ? COSA VI HA SPINTO A RIMETTERE IN PISTA GLI IN THE WOODS?
“Sentivamo di avere ancora qualcosa da dire, che il nostro percorso assieme non fosse terminato e dovessimo dargli un seguito. Avevamo già molto materiale nel cassetto, si trattava di tirarlo fuori e metterci mano per vedere cosa ne sarebbe scaturito una volta datagli la forma definitiva. Non abbiamo avuto grandi difficoltà nel rimetterci a lavorare assieme, non ci sono state forzature, è stato naturale essere di nuovo tra di noi e dedicarci agli In The Woods. In questo momento, ti posso dire che i lavori sul disco nuovo sono quasi terminati, ci manca solo la fase di missaggio e il mastering, il resto possiamo dire di averlo concluso. La data di uscita credo sarà fissata per fine agosto-inizio settembre, dipende da quanto tempo ci metteremo a rifinire il prodotto”.
SIETE APPENA TORNATI A SUONARE DAL VIVO. DURANTE LO SHOW DEL BLASTFEST, NONOSTANTE NON ABBIATE MOSTRATO CHISSÀ QUALI REAZIONI E SIATE RIMASTI OGNUNO MOLTO CONCENTRATO SUL PROPRIO STRUMENTO, A PARTE IL VOSTRO CANTANTE, SI PERCEPIVA CHIARAMENTE UNA GRANDE GIOIA PER L’ESSERE DI NUOVO SU DI UN PALCO. QUALI SONO STATE LE VOSTRE SENSAZIONI DURANTE LO SHOW?
“Per me, è stato un sogno che si realizzava. Ho sperato a lungo che potessimo tornare on-stage, ci ho pensato parecchio negli ultimi anni e ora che è accaduto sono veramente contento di quello che ci sta capitando. Ho avuto e ho tutt’ora impegni con molte altre band, ho suonato in molti posti, ho vissuto esperienze molto diverse, ma questa nuova fase con gli In The Woods ha un sapore particolare. Quindi, vedere gli altri ragazzi della band così contenti di suonare assieme, di vivere questa situazione, leggere sui loro volti la soddisfazione per quello che stavano facendo, per me è stato molto importante. Non ci fermeremo qui, avremo altri concerti prossimamente e abbiamo in programma di presenziare ad alcuni festival quest’estate (in seguito gli In The Woods hanno effettivamente annunciato alcune date estive, nessuna purtroppo in Italia, ndR)”.
QUAL È LA DIREZIONE INTRAPRESA COL NUOVO ALBUM? IN CARRIERA AVETE FREQUENTATO AMBITI MOLTO DIVERSI E ANTITETICI, COME AVETE CONVOGLIATO LE PASSATE ESPERIENZE NEL DISCO IN USCITA?
“Non abbiamo programmato nulla, fin dagli inizi e per tutta la storia degli In The Woods ci siamo focalizzati sul creare musica che piacesse prima di tutto a noi stessi. Non abbiamo mai ragionato a mente fredda su dove potesse portarci la nostra ispirazione, l’abbiamo sempre seguita senza farci grandi domande a riguardo. Non c’è un disco del passato che somiglia nettamente a quello nuovo, dentro ci puoi sentire un po’ di ‘HEart Of The Ages’, un po’ di ‘Omnio’, un po’ di ‘Strange In Stereo’. Ci siamo dentro noi, la nostra storia, il nostro vissuto di musicisti. Riconoscerai gli In The Woods, non osserverai stravolgimenti dello stile che, in molte maniere diverse, abbiamo consolidato negli anni”.
AVETE APPENA RIPUBBLICATO I VOSTRI PRECEDENTI TRE ALBUM IN UN COFANETTO, “HEART OF THE WOODS”. RISENTENDOLI, AVETE INDIVIDUATO ALCUNI PASSAGGI CHE VI SONO SEMBRATI MEGLIO DI QUANTO VI RICORDASTE E ALTRI CHE AVRESTE VOLUTO MODIFICARE?
“No, lasceremmo tutto com’è anche se avessimo la possibilità di cambiarlo. Ci piace quello che abbiamo composto in passato, ne siamo orgogliosi e non ci verrebbe mai voglia di modificare qualcosa, fossero anche piccoli dettagli. Ora, comunque, siamo focalizzati sul presente e sul futuro, non ci guardiamo alle spalle. Anche nelle nostre setlist mischiamo materiale vecchio e nuovo, ci piace offrire ai fan tutti e due, infatti anche al Blastfest, così come nelle prossime date, faremo sentire alcune canzoni nuove accanto a quelle più conosciute. Credo che la scelta sarà apprezzata da chi ci segue”.
QUANDO UNA BAND SI RIFORMA DOPO ALCUNI ANNI, QUALI SONO LE SUE PRINCIPALI PAURE? SI HA IL TIMORE DI NON ESSERE PIÙ QUELLI DI PRIMA E DI NON ESSERE IN GRADO DI LAVORARE BENE ASSIEME COME ACCADEVA IN PRECEDENZA?
“Paura è una parola brutta, non la assocerei a una situazione del genere. Noi, in definitiva, suoniamo per nostro piacere personale, nessuno ci costringe a farlo, ricominciare a essere un gruppo e a suonare come In The Woods significa per noi riprendere in mano un libro dove c’è scritta una bella storia e ricominciare a scriverla, dando un seguito a quanto di buono avevamo già raccontato. Non abbiamo avuto e non abbiamo tutt’ora alcun timore rispetto a quello che stiamo facendo. Siamo contenti di noi stessi, realizziamo la musica che ci piacerebbe ascoltare, non ci sono tensioni a frenarci. Non so se piacerà a tutti quello che gli offriremo, d’altronde non possiamo nemmeno stare a pensare alle opinioni di ognuno, ciascuno ha le sue ed è giusto che chi ci ascolta si formi una sua idea sulla nostra musica. Ritengo non abbiamo modificato chissà quanto l’essenza degli In The Woods, siamo quello che siamo, ogni persona si porta dietro i suoi gusti, le sue preferenze, il suo modo di valutare la musica e di estrapolare dai suoi ascolti e dalle sue inclinazioni ciò che gli riesce meglio e gli piace di più. Scopriremo più avanti cosa pensano i nostri fan dell’album che pubblicheremo entro l’anno”.
IN QUESTI ANNI DI INATTIVITÀ CON GLI IN THE WOODS, QUALI IMPEGNI AVETE AVUTO, NELLA MUSICA E IN ALTRE ATTIVITÀ ARTISTICHE?
“Io sono stato impegnato nei Green Carnation, nei Carpathian Forest, poi mi sono buttato in un progetto black metal chiamato Svartelder. È abbastanza particolare, piuttosto progressivo e basato in parte sull’improvvisazione. Ci suono assieme a un altro membro degli In The Woods, il nostro cantante James Fogarty, che lì si occupa solo delle tastiere. È un progetto con un suono molto articolato, abbastanza strano, bizzarro, anche se molto legato al black metal”.
COSA NE PENSI DI QUESTO BLASTFEST? CHE OPINIONE HAI SU QUESTA EDIZIONE INTERAMENTE NORVEGESE?
“È stata un’idea molto bella mettere assieme una line-up del genere. E credo che lo si sia fatto al momento giusto, quando sono passati una ventina d’anni o poco più da alcune delle pietre miliari della nostra musica e sia quindi venuto il momento di celebrare quello che è stato creato negli anni ’90. Un’iniziativa di questo tipo è giusto che rimanga qualcosa di unico e si ripeta magari tra una decina d’anni. Un festival così atipico ha avuto il merito di attirare molti fan dall’estero, so che ci sono molte persone provenienti da altri stati europei e perfino dal Sudamerica! Posso solo dire cose positive su questo Blastfest”.
HAI AVUTO OCCASIONE DI VEDERE MOLTE BAND IN QUESTI GIORNI?
“Non tantissimo, ma qualcosa sono riuscito a vederlo, sia il giorno che abbiamo suonato che quello successivo e, in generale, sono stati concerti decisamente soddisfacenti”.