IN THIS MOMENT – L’unione fa la forza

Pubblicato il 24/11/2014 da

Partiti come una delle tante band figlie illegittime di Adam Dutkiewicz, con la sola differenza dei cromosomi “esplosivi” di Maria, gli In This Moment hanno saputo conquistarsi, disco dopo disco, un proprio trademark sonoro, mescolando in modo sempre più riuscito la teatralità sexy della procace frontwoman con l’elettronica dello scafato producer Kevin Churko e il groove ‘ignorante’ del chitarrista Chris Howorth, fiero portavoce dell’anima più tradizionalmente metal del quintetto californiano. E proprio con quest’ultimo, alla vigilia dell’uscita di “Black Widow”, abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchere, scoprendo il sipario su una delle band più chiaccherate degli ultimi anni. In attesa di poterne saggiare le rinomate qualità dal vivo, e di ammirare il decollete di Maria, ecco il resoconto della conversazione con il simpatico axeman…

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DOPO QUATTRO DISCHI CON LA CENTURY MEDIA AVETE CAMBIATO ETICHETTA, PASSANDO SOTTO UNA VERA E PROPRIA MAJOR (LA ATLANTIC)…COM’E’ MATURATA QUESTA SCELTA?
“Nel momento in cui è terminato il nostro vecchio contratto, siamo stati aperti a valutare ogni possibilità, sedendoci al tavolo con tutte le etichette interessate. Tra le varie opzioni disponibili, quella della Atlantic ci è sembrata l’offerta più completa: operano con un team veramente grosso a livello mondiale, e sono sicuro sapranno aiutarci a portare il nome della band ancora più in alto, facendoci conoscere meglio sopratuttto al di fuori degli U.S.A.”.

RIPERCORRENDO LA VOSTRA DISCOGRAFIA, E’ COME SE OGNI ALBUM AVESSE AGGIUNTO UN TASSELLO AI PRECEDENTI, PORTANDOVI AD UN LIVELLO SEMPRE PIU’ ELEVATO…QUALI SONO LE VOSTRE ASPETTATIVE PER L’ULTIMO NATO? ED AVETE AVUTO GIA’ MODO DI TASTARE LA RISPOSTA DEL PUBBLICO?
“I feedback che abbiamo avuto finora sono stati veramente ottimi, da parte sia della critica che di chi ha potuto già ascoltare il disco. Sicuramente ci sarà qualche fan che, avendoci conosciuto nel lontano 2007, non apprezzerà il nuovo sound, ma siamo davvero eccitati e convinti di poter fare ancora meglio di ‘Blood’, che pure ad oggi è stato il nostro maggior successo in termini di vendite”.

KEVIN CHURKO E’ ORMAI IL VOSTRO PRODUCER DI FIDUCIA…POSSIAMO PARLARE DI LUI COME DEL SESTO MEMBRO DELLA BAND?
“Assolutamente sì, lavoriamo con lui da quattro album, e sicuramente è merito suo se il nostro sound si è spinto nel tempo verso la musica elettronica, dato che è un vero appassionato dei Nine Inch Nails. Personalmente, restando in questo genere, preferisco band più ‘in your face’ come i Fear Factory, ma sicuramente l’unione di queste due anime ci ha permesso di arrivare ad essere a quello che siamo ora, grazie anche ad una produzione veramente potente e tridimensionale”.

A PROPOSITO DI CAMBIAMENTI, PRIMA DELL’USCITA DI “BLOOD” CI SONO STATI DEI MUTAMENTI IMPORTANTI ALL’INTERNO DELLA LINE-UP, CON L’USCITA DI BEN DUE MEMBRI FONDATORI (BLAKE BUNZEL, CHITARRISTA RITMICO, E JEFF FABB, BATTERIA, ndA)…
“Sì, all’epoca avevamo rotto anche col nostro vecchio management, quindi abbiamo fatto veramente una scelta di rottura. Sicuramente, con il senno di poi, ci siamo presi un bel rischio, e siamo tuttora affezionati ai ragazzi che non sono più nella band; d’altro canto, il nuovo sound inaugurato con “Blood” è anche merito loro, quindi probabilmente non saremmo diventati quello che siamo ora senza i nuovi entrati”.

SCORRENDO LA TRACKLIST DEL NUOVO ALBUM, MI SEMBRA CHE IL LATO A DEL NUOVO DISCO CONTENGA I PEZZI PIU’ ‘IN YOUR FACE’, MENTRE LA SECONDA META’ E’ DECISAMENTE PIU’ SPERIMENTALE E ‘INTIMA’…E’ STATA UNA SCELTA VOLUTA?
“Beh, come sempre abbiamo composto le canzoni separatamente, così come venivano. Al momento di definire l’ordinamento, abbiamo effettivamente scelto di concentrare i pezzi più diretti all’inizio, in modo da partire subito forte, e di tenere i pezzi più seri e riflessivi nella seconda metà. E’ un po’ come un viaggio, in cui man mano che procedi cambia il paesaggio”.

A META’ TRACKLIST SVETTA IL DUETTO CON BRENT SMITH DEGLI SHINEDOWN, CHE IMMAGINO SARA’ IL PROSSIMO SINGOLO…COME E’ MATURATA LA SCELTA?
“E’ stato tutto molto semplice, dato che conosciamo gli Shinedown da tempo, e siamo da sempre loro grandissimi fan. Quando si è trattato di decidere a chi chiedere un’ospitata, non abbiamo quindi avuto dubbi. Devo dire che amo davvero questa canzone, e credo il risultato sia qualcosa di nuovo sia per i fan degli In This Moment che per quelli degli Shinedown, dato che Brent canta in modo un po’ diverso dal solito”.

QUANDO RIUSCIREMO INVECE A SENTIRE LA TANTO ATTESA COLLABORAZIONE CON I FIVE FINGER DEATH PUNCH, QUANTO MENO PER RENDERE IL FAVORE A MARIA (OSPITE SU “THE WRONG SIDE OF HEAVEN… VOL 1, ndA)?
“Guarda, è un qualcosa che abbiamo provato almeno da due, anzi tre album a questa parte, ma senza ancora riuscirci. Siamo arrivati al punto di annunciare la cosa alla stampa, ma alla fine anche stavolta non se ne è fatto nulla…ce la faremo prima o poi, o almeno lo spero (risate, ndA)”.

E’ EVIDENTE DIRE CHE, SENZA VOLER NULLA TOGLIERE A NESSUNO, UNO DEI MOTIVI DELLA VOSTRA ESPOSIZIONE MEDIATICA E’ DA RICERCARE NELL’IMMAGINE ‘PROROMPENTE’ DI MARIA…COME CI SI SENTE A STARE UN PASSO INDIETRO, DOVENDO CONVIVERE CON UNA FRONT-WOMAN COSI’ INGOMBRANTE?
“Sono da sempre nella band, e l’ho vista crescere passo dopo passo, insieme all’immagine sempre più ‘iconica’ di Maria, ormai diventata una sorta di ‘celebrità’ nella scena. Personalmente, ma questo vale anche per gli altri ragazzi della band, non ho nessun interesse a che i riflettori siano puntati su di me o su chiunque altro: finché l’immagine di Maria ci aiuta a crescere, e a portare sempre più in alto il nome degli In This Moment, non posso che esserne felice”.

UNA DELLE RAGIONI DEL VOSTRO CRESCENTE SUCCESSO E’ DOVUTA ALLA SEMPRE MAGGIORE COMPONENTE TEATRALE CHE CARATTERIZZA LA VOSTRA PROPOSTA, SIA IN STUDIO CHE, SOPRATTUTTO, NEI VIDEO E ON STAGE…COME DEFINITE QUESTI ASPETTI, E’ UN QUALCOSA DI CUI SI OCCUPA MARIA DA SOLA, O CI LAVORATE INSIEME?
“In genere sono decisioni che prendiamo insieme, anche se il grosso delle idee sono ovviamente sue. Sai, fosse per me andrei semplicemente sul palco con la mia chitarra, mentre Maria ha sempre queste idee artistiche per quanto riguarda i fondali, le scenografia o i ballerini, per cui in genere mi limito ad ascoltare e dire ‘OK’, anche perchè spesso sono cose a cui non avrei mai saputo pensare (risate ndA). A volte devo ammettere che alcune idee mi spaventano un po’, ma alla fine sono sicuramente componenti importanti, qualcosa che ci aiuta a distinguerci dagli altri”.

CHE SIGNIFICATO C’E’ DIETRO A UN TITOLO COME “BLACK WIDOW”?
“C’è un significato metaforico, dell’abbracciare il proprio lato oscuro, e poi la vedova nera è un ragno veramente bello, che in qualche modo ricorda la presenza scenica di Maria durante i nostri concerti…credo sia davvero un bel concept, che si presta a diverse interpretazioni”.

IN GENERE QUANDO SI PARLA DI ROCKSTAR SI PENSA ALLE GROUPIES…NEL VOSTRO CASO COME FUNZIONA, AVETE DEI GROUPIES?
“In effetti Maria ha un sacco di fan, sia ragazzine che ragazzini…sicuramente non è come il modello di groupie degli anni ’80, ma abbiamo un rapporto molto stretto con i nostri fan. Per quanto riguarda gli uomini, è divertente, perchè in genere sono tutti spaventati da Maria”.

SUL FRONTE LIVE, A PARTE L’IMMINENTE TOUR NEGLI STATES, AVETE PROGRAMMI PER VENIRE ANCHE NEL VECCHIO CONTINENTE, PER VOI ANCORA TERRA DI CONQUISTA?
“Assolutamente sì. Al momento siamo impegnati nella promozione del disco (l’intervista si è svolta a inizio Novembre, ndA), ma presto speriamo di poter venire anche in Europa, a partire dall’Italia. Non abbiamo ancora il calendario definitivo, ma contiamo davvero di poter venire dalle vostre parti, anche perchè manchiamo da un po’ di anni”.

QUALE CREDI SIA LA DIFFERENZA TRA IL PUBBLICO EUROPEO E QUELLO AMERICANO? E COME MAI SECONDO TE ALCUNE BAND HANNO SUCCESSO SOLO AL DI QUA O AL DI LA’ DELL’OCEANO?
“Personalmente credo il pubblico europeo sia più ‘serio’ di quello americano, ma forse è dovuto alla diversa considerazione di cui godiamo dalle vostre parti. A questo proposito, sicuramente ci fa piacere essere ‘famosi’ in patria, ma ora è venuto il momento di farci conoscere davvero anche in Europa”.

QUANDO HAI COMINCIATO A SUONARE LA CHITARRA, E QUAL E’ STATA LA MOLLA CHE TI HA FATTO INNAMORARE DELLA SEI CORDE?
“Ho cominciato abbastanza presto, nel ’88-’89, dopo aver visto suonare i Kiss. Da lì mi sono innamorato dello strumento, e ho iniziato a suonare imparando i pezzi di band che allora andavano per la maggiore come Motley Crue, Poison e Ratt, ma anche Megadeth, Testament, Slayer e Metallica. Da lì è cominciato tutto per me, e ancora oggi ascolto prevalentemente queste band e questo tipo di musica, mi capita raramente di seguire gruppi nuovi”.

IMMAGINO SUL TOUR BUS NON SIA FACILE METTERSI D’ACCORDO SU COSA ASCOLTARE, VISTO CHE MI PARE DI CAPIRE MARIA HA DEI GUSTI UN PO’ PIU’ RAFFINATI DEI VOSTRI…
“Guarda, fortunatamente da questo tour abbiamo due bus separati, così noi quattro possiamo fare casino e ascoltare del sano heavy metal da una parte, mentre non dobbiamo più sopportare roba assurda tipo i Sigur Rós, che Maria si può ascoltare in santa pace nel suo tour bus (risate, ndA)”.

 

 

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