IN VAIN – Norwegian Mantra

Pubblicato il 12/05/2010 da


Anche se dalle nostre parti sono ancora dei perfetti sconosciuti o quasi, i norvegesi In Vain sono già sinonimo di garanzia per quanto riguarda la scena dell’extreme metal scandinavo. I ragazzi, così come In The Woods, Solefald e Borknagar tra gli altri, sono partiti da radici black metal, ben presto abbandonate per fare spazio ad un lavoro di ricerca sonoro piuttosto elaborato, che ha portato il loro sound su latitudini maggiormente rock oriented. Abbiamo avuto la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con Johnar Haaland, chitarrista e membro fondatore degli In Vain, il quale ci ha spiegato i piccoli segreti che stanno alle spalle della miscela esplosiva contenuta nell’ultimo, ottimo “Mantra” e nell’esordio “The Latter Rain”.

CIAO RAGAZZI, BENVENUTI SU METALITALIA.COM! PRIMA DI TUTTO POTETE FARCI UNA BREVE STORIA DELLA BAND?
“Grazie per l’interesse! Intorno al 2003 io e Andreas avevamo parlato a lungo sulla possibilità di dare vita ad una band, ma non siamo mai andati oltre le parole… Tuttavia, mi sono iscritto ad una scuola di musica in quel periodo e durante la primavera del 2004 tutti in classe abbiamo dovuto registrare una canzone nello studio della scuola. Ho deciso di registrare una canzone metal. Avevo pronto qualche riff e fondamentalmente dovevo solo metterli insieme. Andreas e io abbiamo scritto alcuni testi e la nostra prima canzone fu ‘As I Wither’. Abbiamo invitato Nedland ad occuparsi delle clean vocals. Ci siamo trovati bene insieme ed abbiamo deciso che avremmo affittato lo studio per l’estate, nel tentativo di registrare l’ EP ‘Will Ever the Sun Rise’. L’estate successiva siamo tornati in studio per registrare ‘Wounds’. Dopo di che abbiamo firmato con la Indie Recordings nel 2005. Abbiamo pubblicato il nostro primo album, ‘The Latter Rain’, nel 2007 e il secondo full length, ‘Mantra’, è stato rilasciato nel gennaio 2009”.

COSA AVETE COMBINATO NEI TRE ANNI CHE PASSANO DA “THE LATTER RAIN” A “MANTRA”?
“‘The Latter Rain’ è stato registrato nel 2006, ma non pubblicato fino al 2007 per vari motivi. ‘Mantra’ è stato anche rilasciato con oltre un anno, per motivi fuori dal nostro controllo. La musica è stata scritta durante la primavera del 2008 e l’album è stato registrato durante il 2008. Dopo l’uscita di ‘The Latter Rain’  abbiamo tenuto alcuni concerti, abbiamo partecipato ad alcuni festival, tra i quali l’Inferno. Cercheremo di fare molte più date per supportare’ Mantra’. Inoltre, spero di iniziare a scrivere nuove canzoni da qui a poco, e  cercherò anche di completare le registrazioni che stiamo tenendo con un progetto hardcore che vede impegnati il nostro bassista Kristian e il sottoscritto”.

COME SI E’ EVOLUTO NEL TEMPO IL VOSTRO SOUND?
“Non sono sicuro di come rispondere. Non abbiamo alcun piano che decida a priori il tipo di musica che andremo a comporre. Come si può ascoltare su ‘Mantra’, tutti i brani sono piuttosto differenti tra loro e si potrebbero catalogare in modo diverso. Alcuni dicono che ‘Mantra’ mostri il lato più maturo degli In Vain, e questo è un modo di vedere la nostra evoluzione. Non mi piace paragonare tra loro i nostri album, non è come negli sport dove si può dire che questo è meglio di quello. ‘Mantra’ e ‘The Latter Rain’ sono solo due album diversi. Le uniche grandi differenze tra i due lavori sono che nel secondo c’è molto meno black metal (quasi nessun elemento) e ci sono meno musicisti ospiti”.

AVETE INCISO UN BRANO ROOT BLUES COME “AIN’T NO LOVIN'”, IL CHE E’ PIUTTOSTO SPIAZZANTE PER L’ASCOLTATORE: COME MAI AVETE FATTO UNA SCELTA DEL GENERE?
“Il brano si basa su un mio vecchio riff che avevo composto parecchio tempo fa. Ho solamente capito che poteva fungere da intro per un brano nuovo e ho pensato che si adattava bene come introduzione a ‘On The Banks Of The Mississippi’. Più tardi abbiamo pensato che fosse un ottimo collante tra ‘Mannefall’ e la canzone del Mississippi. ‘Ain’t No Lovin” appare sul nostro album solamente perché ci piaceva, Non avevamo pianificato di suonare blues su ‘Mantra’”.

COME SI SONO SVOLTE LE FASI DI SCRITTURA E DI REGISTRAZIONE?
“Il processo di scrittura è stato davvero frenetico perché ho dovuto scrivere la maggior parte del materiale durante la primavera del 2008 e avevo la necessità di avere pronti i brani entro maggio, in modo da poter prenotare lo studio per l’estate. Abbiamo scelto quel periodo per entrare in studio perché era l’unico nel quale tutti noi ci saremmo potuti concentrare quasi completamente sulla musica e abbiamo registrato nella nostra città per motivi di comodo. Così facendo ho avvertito un sacco di pressione su di me, dovevo preparare dei brani all’altezza della situazione in un lasso di tempo ristretto. A quei tempi avevo appena iniziato il mio master, sono stato anche molto impegnato con il lavoro e con diverse altre cose. Ma tutto si è risolto alla fine. Il processo di registrazione è stato un incubo. Il nostro vecchio chitarrista, inoltre, non si è rivelato molto affidabile in studio. Stavo ancora scrivendo musica al momento dell’inizio delle registrazioni e il piano era che l’altro chitarrista avrebbe registrato la maggior parte del materiale, in modo tale che io potessi concentrarmi sulla stesura della musica. Ha avuto grossi problemi in studio così ho finito per suonare io stesso la maggior parte delle chitarre. Praticamente ho dovuto scrivere musica durante la notte e registrarla di giorno. E’ stato un duro lavoro. Non immagini quante volte ho sentito che non saremmo mai stati in grado di completare l’album. In più, abbiamo avuto grossi problemi con il mixing e altre cose, delle quali non voglio entrare nei dettagli perché altrimenti salterebbero fuori discorsi troppo tecnici”.

QUANDO COMPONI NUOVO MATERIALE DA COSA TRAI ISPIRAZIONE?
“Per ciò che concerne il fattore meramente musicale, mi limito a sedermi e usare la mia immaginazione. Negli ultimi anni sono stato molto occupato con la scuola ed il lavoro così in realtà non ho avuto molto tempo per scrivere musica. Quando inizio a lavorare ascolto i nuovi gruppi, rispolvero quelli vecchi, ecc. ecc. Tuttavia, posso dire che le mie band preferite in assoluto sono Opeth, Emperor, Extol, Korn, In The Woods, Shai Hulud e il gangsta rap. Penso che Mikael Aakerfeldt e Ole Borud (ex-Extol) siano i migliori autori di musica attualmente in circolazione”.

DI COSA TRATTANO I TESTI DI “MANTRA”?
“Toccano un sacco di argomenti diversi. Ad esempio ‘Sombre Falls, Burdened Winter’ parla di una malattia, di un’infiammazione al braccio di cui ho sofferto per diversi anni. E’ stato un periodo molto difficile per me, in quanto avevo appena iniziato i miei studi musicali e riuscivo a malapena a scrivere, figuriamoci a suonare! Non ho potuto fare nessuno sforzo fisico per oltre un anno, praticamente guardavo solo la tv. In più ho speso un sacco di soldi per tentare di estirpare il problema. Ora riesco a scriverne e a parlarne, ma ai tempi ero molto depresso per questa cosa. Ho pensato che avremmo dovuto sciogliere la band, che non avrei mai più suonato live. Alla fine ho risolto i miei problemi, anche se non sono ancora al 100%. ‘Wayakin’ si occupa degli indiani Nez Perce; ‘Captivating Solitude’ invece ha un testo molto intimo e personale scritto da Andreas. ‘Dark Prophets, Black Hearts’  è decisamente il brano più politicizzato che abbiamo mai scritto (ride, ndR): credevo che la canzone esigesse quel tipo di testo e così mi sono orientato in quella direzione”.

CHE ASPETTATIVE RIPONI IN “MANTRA”?
“Siamo molto contenti di questo album e un feedback positivo ci farebbe piacere. I giudizi finora sono stati davvero buoni, anche se ci sono state anche delle critiche molto negative. Credo che coloro che ne parlano male non abbiano ascoltato abbastanza il CD. ‘Mantra’ contiene più di un’ora di musica e ogni canzone è diversa dalle altre, quindi è molto complesso da capire. Alcuni si lamentano che il CD è davvero troppo complesso, e posso capirlo. Penso che si riesca a godere appieno della nostra musica solo dopo numerosi ascolti”.

AVETE PIANIFICATO UN TOUR DI SUPPORTO AL NUOVO ALBUM?
“Questa volta andremo sicuramente in tour. Il piano era quello di andare on the road nei mese di marzo e aprile (il motivo per cui non ho iniziato a lavorare e sono ora in viaggio), ma ci siamo resi conto che eravamo troppo in ritardo per organizzare il tutto. Quindi speriamo di fare un po’ di date in autunno-inverno. Per ora faremo un concerto in aprile e anche uno show in Svizzera”.

NEL DEBUT ALBUM ERANO PRESENTI NUMEROSI OSPITI, MENTRE NEL NUOVO LAVORO AVETE FATTO TUTTO DA SOLI, SENZA AIUTI ESTERNI: COME MAI QUESTA SCELTA?
“Semplicemente stavolta non vedevamo la necessità di avere degli ospiti, anche perché le parti orchestrali sono parecchio diminuite se esaminiamo il nuovo materiale. Volevamo che ‘Mantra’ fosse il frutto unico ed esclusivo degli sforzi degli In Vain”.

LA VOSTRA MUSICA VIENE SPESSO PARAGONATA A QUELLA DI BAND QUALI SOLEFALD, BORKNAGAR E IN THE WOODS: TI PIACCIONO QUESTE BAND?
“Adoro gli In The Woods, sono uno dei miei gruppi preferiti di tutti i tempi! Anche i Solefald sono una band davvero originale e sono sempre molto eccitato quando esce un loro nuovo disco. Devo onestamente dire che i Borknagar proprio non li conosco”.

ABBIAMO FINITO, GRAZIE. HAI QUALCHE ULTIMA COSA DA AGGIUNGERE?
“Grazie infinite per il supporto che ci state dando, lo apprezziamo molto. Mi permetto di suggerire a tutti coloro che sono alla ricerca di metal innovativo si dare un ascolto a ‘Mantra’”.

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