INCANTATION – Discesa nell’abisso

Pubblicato il 01/10/2020 da

Il recentissimo “Sect of Vile Divinities” ha confermato il buono stato di salute degli Incantation, maestri incontrastati del death metal più lugubre e oggi finalmente considerati fra i leader del movimento a fronte di una carriera all’insegna della più assoluta integrità artistica. Il nucleo fondante della musica di “Sect…” è la tipica dimensione percussiva da sempre cara alla band, attorno alla quale vengono puntualmente costruiti impianti visionari e spunti tendenti al doom, in un gioco di continuo scambio di respiri ed elettricità dissonante. Un lavoro che ha tenuto a lungo impegnato il gruppo statunitense, ma che tuttavia non potrà essere promosso dal vivo tanto presto, vista la pandemia con cui tutti stiamo facendo i conti ormai da mesi. In ogni caso, è stato un piacere ritrovarsi con il chitarrista/cantante John McEntee e con il bassista Chuck Sherwood per fare due chiacchiere partendo da questa nuova fatica.

“SECT OF VILE DIVINITIES” È SENZA DUBBIO UNO DEI VOSTRI LAVORI PIÙ VARIEGATI. SIETE RIUSCITI A DARE AMPIAMENTE SPAZIO AD OGNI SFACCETTATURA DELLA VOSTRA PROPOSTA: DA QUELLA PIÙ VELOCE E IMMEDIATA A QUELLA DOOM/ATMOSFERICA. MI DOMANDAVO SE I BRANI RISALISSERO A VARI PERIODI O MENO…
Chuck: – La pensiamo allo stesso modo. Tutti nella band sono infatti molto contenti della tracklist dell’album e delle varie dinamiche in essa contenute. La scrittura del disco ci ha impegnato per circa un anno, ma questa risale addirittura a tre anni fa. Devi sapere che due anni fa avevamo infatti già registrato tutte le parti di batteria per questo disco: poi però siamo stati costretti a mettere il progetto in standby a causa di alcuni nostri impegni nella vita privata e di vari tour che sono poi stati confermati. Non abbiamo avuto modo di completare il disco sino a qualche mese fa. Per quanto riguarda la composizione vera e propria, “Sect…” ha dato fondo a tutto il nostro archivio di riff. Ora non abbiamo alcuna bozza rimasta nel cassetto e potremo partire da zero con il nostro nuovo chitarrista Luke Shively. Sul disco è presente “Chant of Formless Dread”, la quale era stata abbozzata già ai tempi di “Vanquish in Vengeance”: questa è certamente la canzone più vecchia della tracklist.

IN OGNI CASO, PUR ESSENDO MOLTO VARIEGATO, “SECT…” SI MANTIENE RIGOROSAMENTE ALL’INTERNO DELLE CLASSICHE SONORITÀ INCANTATION. NON MI SEMBRA CHE SIATE UNA BAND CAPACE DI ESPERIMENTI RISCHIOSI IN STILE MORBID ANGEL…
John: – Esattamente. Non ci interessa sperimentare troppo sotto il nome Incantation. Siamo una band che è in grado di adottare vari tipi di registro, restando tuttavia subito riconoscibile. Ci basta quello. Se volessimo fare qualcosa di completamente diverso ci dedicheremmo ad un progetto parallelo. Non avrebbe senso compromettere l’integrità di una band devota al death metal: ci sono mille modi per soddisfare diverse esigenze artistiche in altre sedi.

NON SI PUÒ COMUNQUE AFFERMARE CHE GLI INCANTATION ABBIANO COMPOSTO SEMPRE LO STESSO DISCO. SECONDO VOI VI È PERÒ UN ELEMENTO CHE ACCUMUNA OGNI VOSTRA USCITA?
John: – Oltre a me che ho suonato su tutte? Penso che questo elemento possa essere la passione che abbiamo sempre infuso nella musica. Ogni canzone e ogni album sono davvero importanti per noi. Se siamo ancora qui è perché sentiamo di avere qualcosa da dire, qualcosa di personale e che viene dal profondo di ognuno di noi. Non abbiamo mai fatto nulla controvoglia ed è forse per questo che la nostra discografia è tanto consistente.

CIÒ CHE RENDE GLI ALBUM DEGLI INCANTATION DIVERSI RISPETTO A MOLTI ALTRI ALBUM DEATH METAL, SPECIALMENTE NEI PRIMI ANNI ’90, È IL LORO ESTREMISMO SONORO E LE TEMATICHE BLASFEME E SATANICHE. MENTRE LA MAGGIOR PARTE DEI GRUPPI ESPLORAVA L’UNIVERSO GORE, VOI AVETE SUBITO AFFRONTATO CONCETTI PIÙ OSCURI E ASTRATTI…
Chuck: – Da fan successivamente diventato membro di questa band, posso dire che quei temi antireligiosi erano certamente perfetti per essere abbinati a quel sound oscuro e degenerato tipico dei primi Incantation. Oggi i testi sono spesso compito mio e con essi spero anche di stimolare l’ascoltatore al punto da incentivarlo a fare delle proprie ricerche in materia. Per questo album in particolare ho attinto alle mie tipiche muse antireligiose, aggiungendo però argomenti tutto sommato nuovi per me. Mi piace come il death metal possa spronarmi ad arricchire il mio bagaglio personale e le mie conoscenze. Folklore, mitologia, storia, occultismo e i miei sogni sono solo alcuni dei temi che vengono toccati in questo nuovo album.

PER QUANTO RIGUARDA LA MUSICA, INVECE, HAI UNA SIMILE CURIOSITÀ NELLO SCOPRIRE NUOVI ARTISTI?
Chuck: – Devo ammettere che ultimamente sono stato un po’ pigro su questo fronte. Mi sono limitato ad ascoltare alcune band consigliatemi da amici attraverso i social media. Leggevo un articolo che sosteneva che più si invecchia, più si tende a rivisitare la propria collezione di dischi, anziché ad ampliarla. Forse mi trovo in una fase simile, ma spero di potere trovare presto il tempo per ascoltare delle nuove uscite. Ci sono tantissime ottime band in questo momento.

IN EFFETTI IL DEATH METAL GODE DI BUONA SALUTE. E GLI INCANTATION SONO ORMAI RICONOSCIUTI FRA I LEADER DEL MOVIMENTO…
John: – Senza dubbio il death metal se la sta passando molto bene in questo periodo. Come band abbiamo vissuto dei brutti momenti, soprattutto una ventina di anni fa, quando il nu metal, il symphonic black metal e una seconda ondata power metal erano ovunque e il nostro stile veniva considerato datato. Sapevamo che non era vero e che prima o poi il death metal sarebbe tornato a farsi rispettare, ma di certo non è stato semplice vivere quegli anni. Ora le cose vanno decisamente meglio e io sono felice di fare parte di questa scena assieme a tante nuove ottime realtà. I primi nomi che mi vengono in mente sono Mortiferum, Perdition Temple, Faith Extractor, Molder, Ascended Dead, Shed the Skin, Undergang, Mortuous, Troops of Doom, Kurnugia, Filthgrave e False Prophet.

JOHN, TU SEI L’UNICO MEMBRO ORIGINALE RIMASTO IN FORMAZIONE. COME HAI FATTO A CONCILIARE GLI IMPEGNI DELLA BAND CON LE ALTRE TUE ESIGENZE PER TUTTI QUESTI ANNI?
John: – Non è stato semplice, ma, alla fine dei conti, la musica è la mia vita e ho fatto di essa anche il mio lavoro. Di conseguenza non ho mai avuto troppi tentennamenti su quale strada intraprendere: ho plasmato la mia vita attorno agli obiettivi della band. Mi piace stare a casa, ma quello che amo veramente è suonare musica e andare in tour. Sono felice di potermi dedicare al gruppo praticamente a tempo pieno.

PARLANDO DI TOUR, SIETE UNA BAND GENERALMENTE MOLTO ATTIVA SU QUESTO FRONTE. COME AFFRONTATE QUESTI IMPEGNI? LE CONDIZIONI IN CUI VI ESIBITE MIGLIORANO DI ANNO IN ANNO? AVETE NOTATO ALTRE DIFFERENZE RISPETTO AL PASSATO?
Chuck: – Nel 2008 ho fatto il mio primo tour come bassista, in Canada. All’epoca avevo meno responsabilità e ciò ha reso l’esperienza particolarmente divertente. Suono con il gruppo dai tempi di “Vanquish in Vengeance”, ho visitato trentaquattro paesi, e devo dire che i tour non sono ancora diventati un peso. Non importa se il pubblico è vasto o scarso: riusciamo sempre a percepire tutto l’entusiasmo dei fan che ci vengono a vedere. Il fatto che siano poi trascorsi anni dal nostro primo incontro rende tutto più agevole in seno alla band: all’inizio ci conoscevamo poco, mentre ora siamo buoni amici. Noto infine con piacere come ci sia sempre più interesse nei nostri riguardi: ciò si è tradotto in tour bus più confortevoli, sessioni meet & greet con i fan, autografi, ecc. Quando prendiamo parte a questi eventi ci rendiamo più che mai conto di quanto la nostra scena sia vasta e unita.

CHUCK, PRIMA DI UNIRTI AGLI INCANTATION ERI APPUNTO UN LORO FAN. QUALI SONO I TUOI BRANI PREFERITI DEL REPERTORIO?
Chuck: – Devo dire di avere tre brani preferiti, sin dai tempi del liceo. Canzoni che hanno lasciato un segno indelebile su di me e che adesso mi ritrovo a suonare assieme a chi le ha composte. Assurdo pensare che una volta queste persone erano solo una foto su un CD, mentre ora sono miei amici. Comunque, cito “Unholy Massacre”, perché si tratta del primo pezzo degli Incantation che ho ascoltato. I riff mi hanno immediatamente affascinato, per non parlare della memorabile produzione. Quindi “Golgotha”, una traccia che mi ha a dir poco spaventato la prima volta che l’ho sentita. Pensavo che il mondo stesse per finire in quel momento. Infine devo citare “Ibex Moon”, brano che puzzava di Necrovore e di altre influenze che hanno reso l’acquisto di “Upon the Throne of Apocalypse” impresso per sempre nella mia memoria.

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