INCHIUVATU – Follie mediterranee

Pubblicato il 28/12/2004 da


Quattro anni di silenzio dopo l’ultimo “Viogna”. Finalmente ecco tornare gli Inchiuvatu con un nuovo, interessantissimo “Piccatu”. Da sempre band particolare all’interno del panorama estremo internazionale, gli Inchiuvatu confermano la loro fama mescolando un tocco mediterraneo alla classica tradizione estrema che pesca sia dal black che dal death metal. Scopriamo non solo il progetto musicale di Agghiastru, ma anche il suo modo di essere artista a tutto tondo.


CIAO, AGGHIASTRU! SEI SCOMPARSO PER QUATTRO ANNI, COSA HAI FATTO NEL FRATTEMPO?
“Non sono affatto scomparso. Nel 2001 sono stato impegnato con due nostri grandi debut-cd Lamentu ‘Liack’, e subito dopo Astimi ‘TrinaCapronuM’. Poi abbiamo realizzato molti demo, tra cui La Caruta Di Li Dei ‘Scilla & Cariddi’, straordinario, e ancora Inquietu, Visina. Ho pubblicato un vecchio demo live di Inchiuvatu ‘Venniri Santu’ del 1994,  mi sono occupato di 3 (Rosario Badalamenti) che in questi anni ha vomitato fuori due demo allucinanti che ci richiedono da ogni parte della Terra: ‘Antichristian Kaos’ del ’01 e ‘666 Knives To The Son’s Heart’ del ’03. Ma non solo; abbiamo realizzato ‘Il Male’ dei Maleficu Santificatu, una band da paura con i migliori musicisti ‘black’ della scena. Si tratta di un demo, ma noi diamo ancora molta importanza a questo tipo di cose. Un bel po’ di tempo è andato via per il tanto annunciato studio. Oggi ho i Castiu Studios dentro casa. Era molto importante per noi avere uno spazio dove dipingere, creare con la musica e fare salotto bevendo vino. E’ andata così, mi rendo conto che è stato un errore far passare tutto questo tempo, ma ‘Piccatu’ mi sembra un ottimo ritorno”.

ANCHE TU ABBRACCI LA POLITICA ‘MEGLIO UN ALBUM VALIDO OGNI TANTO CHE SFORNARE CONTINUAMENTE CD DI DUBBIO VALORE’? QUALE PENSI SIA COMMERCIALMENTE LA STRATEGIA MIGLIORE SEMPRE E COMUNQUE?
“Non so se ci sia una strategia, specie oggi col mercato estremamente saturo. Il mio percorso musicale è andato così come ti dicevo, spero di riuscire oggi a lavorare con più tranquillità, senza l’oppressione del tempo. Non credo che per mettere ‘al mondo’ dei buoni album occorra necessariamente far passare tanto tempo. Tutto sta a cosa hai dentro e come pensi di tirarlo fuori, il tempo è veramente relativo”. 

GLI INCHIUVATU SONO SOLTANTO DA CONSIDERARSI UNA TUA CREATURA O POSSIAMO DEFINIRLI UNA BAND VERA E PROPRIA?
“Nonostante dal vivo ci presentiamo come una band, Inchiuvatu è e resterà la mia one man band. Quando si esprime un discorso musicale così intimo, mi piace pensare ad un mio disco come se fosse un quadro. Quindi non mi troverei a sentir interpretare da una altro batterista che non sia io, la sezione ritmica di una mia composizione, stessa cosa dicasi per gli altri strumenti. E’ come se in un dipinto lavorino diversi pittori, chi esegue il disegno, chi le sfumature, potrebbe essere interessante, ma non è il caso di Inchiuvatu. Io debbo realizzare tutto, dalle immagini all’esecuzione musicale, in assoluta solitudine…sto parlando di ‘me stesso’, come potrebbe farlo, interpretarlo un altro? Se invece si tratta di suonare in una band come Astimi, Maleficu Santificatu, Lamentu, lì il punto comune è suonare per un’idea più ampia, e apportare la propria tecnica finalizzata a condivide la musica estrema che amiamo”.

I TESTI SONO SCRITTI IN RIGOROSO SICILIANO. PREMESSO CHE APPREZZO MOLTO QUESTA SCELTA, VOGLIO CHIEDERTI SE NON CREDI PIUTTOSTO DI ESSERTI ALIENATO A PRIORI UNA FETTA DI PUBBLICO CON IL CANTATO IN DIALETTO? C’E’ CHI NON CAPISCE I TESTI E PUO’ ESSERE INFASTIDITO E POI C’E’ DA PENSARE CHE BENE O MALE VIVIAMO IN UN PAESE IN CUI IL CAMPANILISMO E’ VISCERALE…
“Chiariamo una cosa una volta per tutte. La mia forma d’espressione non è un eccessivo attaccamento alla mia terra natale. E’ la cosa più logica che potessi fare. Mia nonna da piccolo mi raccontava una sacco di storie di fate e spiriti, proverbi siculi arcaici. Vivevo in un vecchio quartiere di fattuchiere, puttane e preti pedofili…non mi frega un cazzo della Sicilia in quanto tale. Descrivo la mia infanzia, il mio essere ‘siciliano’ perché questo sono. Se canto in dialetto è perché trovo ridicolo chi canta inglese con l’accento napoletano o milanese. Suono cose che non sono poi così in linea con la musica siciliana. La mia musica folk, specie da ‘Viogna’ in avanti, è davvero una cosa personale che non ha niente a che vedere con la Sicilia. Non saprei che dirti, la musica deve essere una cosa semplice e spontanea da tirar fuori. Oggi con Inchiuvatu l’unica cosa che posso fare è mettere a disposizione dei fan le traduzioni dei testi in italiano e inglese, quello che voglio è essere seguito non per il fatto che canti ‘strano’ o che provenga da una terra ‘sfigata’ come la Sicilia, io sono me stesso, qui e altrove. Chi compra i miei dischi deve andare oltre al linguaggio adoperato, esso è solo uno strumento delle mie idee e della mia personalità”.  

IL TUO LOOK E’ SEMPRE STATO PARTICOLARE E ANCHE STRAVAGANTE, E’ UN MODO PER DIFFERENZIARSI DALLA MASSA O COSA?
“Uniformarsi alla massa mai! Sono un persona stravagante. A chi poteva venire in mente, in un momento in cui la parola d’ordine era ‘Europa’, di mettere su una band che cantasse in dialetto e suonasse cose il più lontano possibile dai ghiacciai della scandinavia? Il mio look di conseguenza deve prendere dall’odore di umido/marcio gattopardiano (bella definizione! ndR)”.

ORMAI SONO ANNI E ANNI CHE ESISTONO GLI INCHIUVATU. QUALI ESPERIENZE HAI MATURATO IN QUESTO PERIODO, SIA COME MUSICISTA CHE COME UOMO?
“Come musicista sto vivendo un periodo di profonda riflessione. I tempi cambiano e per me in peggio. Io ho vissuto a metà tra i vinili e i cd, le musicassette. Era un grande evento scoprire cosa avesse partorito una band dopo anni di assenza dalla scena, la copertina, il suono. Oggi incontro quindicenni cresciuti con cd-r sterili, ed è già un lusso se ci sono i titoli scritti sopra. Non hanno nessuna passione per la musica, per loro è un fattore di quantità. Internet ha aiutato tanto la diffusione del metal, ma ha anche tolto sorpresa, curiosità. Il sistema cambia, ma a me non piace che un domani si possano scaricare una o due canzoni perché piacevoli da ascoltare. Io creo un discorso ampio che parte dallo studio delle immagini, dei testi, del suono e della composizione…Non riuscirei a pensare ad Inchiuvatu da scaricare ed assemblare. Si potrebbero rivalutare i concerti live, d’altronde negli anni Sessanta il disco nasceva proprio per soddisfare i fan che non riuscivano a vedere le band dal vivo nei loro paesi. Oggi si potrebbe suonare di più e produrre plastica in meno, ma con la carenza di strutture di cui parlavo prima… Come uomo non è che vada meglio. Ho perso parte del mio entusiasmo andando dietro a qualche sottana, sono arrivato a trent’anni e non me ne sono neache accorto. M’impongo di rispettare tutti, ma spesso le persone che mi stanno vicino sono malamente influenzate dal sistema, proprio quella società che io disprezzo, e non sono il tipo da scendere a compromessi. La vita ha poco senso, direi, spero di passarla allontanandola il più possibile dal dolore. Sarebbe già tanto per me suonare un po’ di più, continuare a creare condividendolo con chi mi ama, un buon pompino e degli amici di cui fidarsi”. 

LA VOSTRA COREOGRAFIA DEI CONCERTI PRESENTA QUALCOSA DI INSOLITO OPPURE PUNTI TUTTO SULLA SOSTANZA?
“Geograficamente abbiamo diversi problemi già per esibirci dal vivo. Le spese di viaggio sono elevate, e viaggiando in aereo non puoi portarti dietro molta scenografia. A volte siamo costretti all’essenziale. Mi piacerebbe realizzare un concerto con tutte le idee che compaiono nei miei album; mi riferisco al teatrino e tutti i suoi personaggi. Poi devi sapere che quando abbiamo a dispisizione molto tempo sul palco, lo show di Inchiuvatu si articola in ben tre parti. La prima che propone gli ultimi recenti brani più qualche classico, si chiude con l’esecuzione per intero del brano ‘Viogna’, poi c’è la seconda parte dove io mi siedo al piano ed eseguo tutte le song diciamo ‘acustiche’, tra cui ‘Unia’, ‘Addisiu’, ‘Agghionna e Scura’ o ‘Curù’, insomma divento il solo protagonista di uno spettacolo vicino a quelli che facevano gli antichi menestrelli. La terza ed ultima parte invece si apre con ‘Ave Matri’ e si riprende l’attacco sonoro che sapete, in più verso la fine eseguiamo anche qualche cover dei nostri progetti paralleli tipo: Maleficu Santificatu, Astimi o Lamentu. Lo show per intero dura oltre due ore, e l’assenza di scenografia non è un problema. Dal vivo mi accompagnano Vulgata alla batteria, Aaron al basso e Liatu già chitarra dei Lamentu”. 

PER QUELLI, COME ANCHE IL SOTTOSCRITTO, CHE VEDONO NEL SATANISMO NIENTE ALTRO CHE IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA DEL CRISTIANESIMO, TU COSA RISPONDI? DOVE STA LA DIFFERENZA REALE?
“Credo che l’unica cosa seria da dire è che ‘noi’ siamo atei. Alcuni trovano nel ‘satanismo’ dei ‘valori’ opposti al cristianesimo, salvo poi scoprirsi ‘pagani’…quindi ti rendi conto di come sia abbastanza ridicola la cosa. Ok, io metto nei miei lavori un crocifisso capovolto, ma proprio per definire la mia identità di anticristiano, o antireligioso in genere. A me interessa essere me stesso e a volte non credo neanche in ciò che vedo, figurati”.

I TUOI PROGETTI FUTURI? ASPETTEREMO ALTRI QUATTRO ANNI PRIMA DI SENTIRE UN TUO NUOVO ALBUM?
“No, come ho già annunciato avevo voglia di fare un doppio album, un po’ come gli Opeth di ‘Deliverance’ e ‘Damnation’. ‘Piccatu’ è il primo cd in cui ho destinato le song più aggressive, poi seguirà entro il 2005 il secondo con atmosfere dark/folk e situazioni più sperimentali. Non sono dei concept album, il legame potrebbe essere in una melodia, oppure un tema affrontato diversamente…sono due cd distinti, ma con qualcosa che li legherà”.

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