Sebbene poco celebrata dalle nostre parti, l’evoluzione attuata dagli Ingested è tra le più inaspettate della scuola death metal recente. Partiti come uno dei tanti act ‘brutal’ figli di Devourment, Dying Fetus e Skinless, i Nostri hanno trascorso la prima parte della loro carriera senza dare l’impressione di volersi affrancare da certe coordinate pachidermiche e gutturali, prima di provare il tutto per tutto e reinventarsi con il sound fresco e dinamico di “The Level Above Human” del 2018. Un piccolo exploit che ha consentito loro di imbarcarsi in una serie ininterrotta di tour sia nel Vecchio che nel Nuovo Continente, e che oggi – a solo due estati di distanza – viene confermato da un’opera che i fan di Aborted, ultimi Cattle Decapitation, Despised Icon e Whitechapel farebbero bene a non sottovalutare per nessuna ragione al mondo. Death-core? Modern death metal? Chiamatelo come vi pare, sta di fatto che la musica contenuta in “Where Only Gods May Tread” è qui per lanciare il quartetto di Manchester appena più sotto dei big citati poc’anzi. Ne abbiamo parlato con il batterista Lyn Jeffs…
BENTORNATI SU METALITALIA.COM. LA VOSTRA ULTIMA INTERVISTA PER IL NOSTRO SITO RISALE AL 2010, POCHI MESI DOPO LA PUBBLICAZIONE DI “SURPASSING THE BOUNDARIES OF HUMAN SUFFERING”. MOLTE COSE SONO SUCCESSE DA ALLORA E VOI SIETE SICURAMENTE CRESCIUTI, SIA COME UOMINI CHE COME MUSICISTI. COME GIUDICATE IL VOSTRO PERCORSO ARTISTICO?
– Crediamo che una progressione costante abbia sempre fatto parte di noi. Come hai detto anche tu, siamo cresciuti insieme e abbiamo attraversato molti cambiamenti, sia nelle nostre vite private che negli Ingested. Non siamo mai stati un gruppo circondato dall’hype e abbiamo dovuto lottare per trovare la nostra strada. Certamente lungo questo percorso abbiamo commesso degli errori, ma ci teniamo a non smettere di imparare e – cosa più importante – di creare musica che possa lasciare un’eredità nel tempo, anche dopo che ce ne saremo andati.
TORNANDO AL PRESENTE, “WHERE ONLY GODS MAY TREAD” RAPPRESENTA UN PUNTO DI SVOLTA DOPO I PRIMI, IMPORTANTI SEGNALI DI EVOLUZIONE DI “THE LEVEL ABOVE HUMAN” E “CALL OF THE VOID”. COSA VI HA SPINTO A COMPIERE QUESTO PASSO? CON QUALE SPIRITO AVETE AFFRONTATO IL SONGWRITING?
– Dopo l’uscita di “The Level Above Human” ci siamo imbarcati in tour a tempo pieno; questo naturalmente ci ha aiutato a far evolvere il nostro songwriting, dal momento che ci siamo imposti agli occhi della scena come una band live. Abbiamo prestato attenzione a cosa funzionava e cosa no durante la riproposizione del vecchio materiale, prima con “The Level…” e poi con “Call of the Void”. Queste esperienze dal vivo sono rimaste fisse nelle nostre menti durante l’intera realizzazione di “Where Only Gods May Tread”, la cui pre-produzione e stesura lirica è stata completata on the road fra il 2018 e il 2019. Da un punto di vista stilistico, miravamo ad un album brutale che al contempo espandesse le atmosfere dark e la vena melodica dell’ultimo EP.
COSA NON PUÒ MANCARE AL GIORNO D’OGGI IN UNA CANZONE DEGLI INGESTED?
– Sean Hynes, Jason Evans, Sam Yates e il sottoscritto.
DA UN PUNTO DI VISTA LIRICO, ESISTE UN CONCEPT DIETRO I TESTI DELL’ALBUM?
– Non c’è un concept, ma tutti i testi si riferiscono in qualche modo al titolo del disco.
L’ARTWORK DI DAN SEAGRAVE PARLA COME AL SOLITO DA SÉ. COM’È STATO LAVORARE CON UNA SIMILE LEGGENDA DEL DEATH METAL? GLI AVETE DATO QUALCHE INDICAZIONE O GLI AVETE LASCIATO CARTA BIANCA?
– Lavorare con Dan è stato fantastico. Un artista nel vero senso della parola. Per l’occasione gli abbiamo fornito un brief abbastanza specifico sul soggetto che avevamo in mente e sullo schema di colori da utilizzare. Quest’ultimo, in particolare, si discosta da quelli delle sue opere precedenti. Non capita molto spesso di avere a che fare con un nome del suo calibro, ecco perchè abbiamo voluto spingerlo un po’ fuori dalla sua comfort zone per realizzare una copertina che fosse dark, epica e maestosa in modo caratteristico.
PER LA PRODUZIONE VI SIETE RIVOLTI ANCORA UNA VOLTA A CHRISTIAN DONALDSON. AVETE MAI PENSATO DI COINVOLGERE QUALCUN’ALTRO?
– Lavoriamo con Christian dall’EP del 2013 “Revered by No-One, Feared by All”. Crediamo che il suo approccio al mixing sia ormai sinonimo del suono degli Ingested. Purtroppo, uno degli aspetti che non abbiamo avuto il piacere di esplorare con lui è la registrazione fisica degli strumenti; vive in Canada, e finora non è stato possibile organizzarsi in questo senso. Per le registrazioni ci siamo affidati a Nico Beninato, un ingegnere del suono italiano davvero talentuoso con uno studio a Palma di Maiorca. Quella di “Where Only…” è la seconda collaborazione con lui dopo l’EP “Call…”. L’unione degli sforzi di Christian e Nico ha portato ad un risultato straordinario, per cui non abbiamo intenzione di rivedere la formula a breve.
LA LISTA DEGLI OSPITI DI “WHERE ONLY GODS MAY THREAD” È MOLTO RICCA E VARIEGATA. VI ANDREBBE DI PARLARCENE MEGLIO? IN PARTICOLARE, MI HA COLPITO MOLTO L’INTERVENTO DI KIRK WINDSTEIN SU “ANOTHER BREATH”…
– È dal 2011, anno di pubblicazione di “The Surreption”, che includiamo ospiti nei nostri album. Le parti che vengono affidate a questi ultimi sono sempre scritte pensando a loro. Parliamo di musicisti che conosciamo personalmente o con cui abbiamo condiviso il palco, che sappiamo come affronteranno l’incarico, e questo per noi è molto importante. Nello specifico, la presenza di Kirk ha quasi della congiunzione astrale. Nel 2018 siamo stati in tour in Gran Bretagna con i Crowbar, e onestamente ci hanno lasciato stupefatti ogni sera. Sono i ragazzi migliori del mondo con cui condividere il palco… ci siamo goduti ogni minuto di quell’esperienza. Durante la pre-produzione di “Where Only…” Sam scrisse il testo di “Another Breath”, immaginandosi una canzone triste e pesante con linee vocali ispirate a quelle di Kirk. In quel momento ci pensammo “Chissà se…”. Adesso facciamo un salto al 2019 e al tour americano con i Despised Icon: dopo la data di New Orleans, quartier generale dei Crowbar, uscimmo a festeggiare insieme; avremmo voluto parlare della cosa a Kirk, ma la sua squadra di football aveva appena vinto un match, lui era su di giri e dubitavamo si sarebbe ricordato della conversazione. Accennammo comunque l’idea a Shane, il loro bassista, che ad inizio 2020, mentre produceva il nuovo disco dei Crowbar, registrò le parti di Kirk durante quelle sessioni.
BRAD HA LASCIATO LA BAND LO SCORSO ANNO. AVETE GIÀ SCELTO IL SUO SOSTITUTO? È IL PRIMO CAMBIO DI LINE-UP DELLA VOSTRA CARRIERA…
– Sì, l’abbandono di Brad è stato l’unico cambiamento subito dalla line-up degli Ingested in quasi 15 anni di carriera, e non siamo molto a nostro agio all’idea di rimpiazzarlo. Per questo motivo abbiamo deciso di proseguire come quartetto. Sul nuovo album il basso è stato suonato dal nostro caro amico Dominic Grimard, che qualcuno già conoscerà per il suo lavoro negli Ion Dissonance e nei The Last Felony.
CHE PESO DATE ALL’ORIGINALITÀ MUSICALE? PENSATE CHE UNA BAND POSSA ESSERE GRANDE SENZA SUONARE TROPPO ORIGINALE?
– Può essere importante nei momenti giusti, ma c’è un motivo se la classica formula di songwriting funziona. Direi che come Ingested ci poniamo nel mezzo: non stiamo cercando di reinventare la ruota, ma neppure di scrivere 10 volte lo stesso album. Penso che, come per qualsiasi altro aspetto della vita, sia importante avere equilibrio: perché scrivere una canzone così poco originale da essere noiosa o così unica da essere completamente inascoltabile?
PARLANDO ANCORA DI “SURPASSING THE BOUNDARIES OF HUMAN SUFFERING”, LO AVETE SUONATO DALL’INIZIO ALLA FINE IN DIVERSI TOUR. COME SONO ANDATI GLI SHOW? CHE EMOZIONI AVETE PROVATO NEL RIPORTARE SUL PALCO QUELLE CANZONI?
– Quei tour sono stati davvero divertenti. Abbiamo selezionato personalmente ogni band di supporto sia in Europa che in Nord America, ed è stato fantastico celebrare i 10 anni del nostro esordio in compagnia di musicisti che reputiamo amici e dei fan che, in un modo o nell’altro, ci hanno sempre sostenuto durante il percorso.
SIETE TRA I POCHI SOPRAVVISSUTI DEL FILONE SLAM/DEATH-CORE E QUASI CERTAMENTE SIETE PIÙ FAMOSI OGGI RISPETTO A 10 ANNI FA. ASCOLTATE ANCORA QUEL TIPO DI MUSICA? C’È QUALCHE GIOVANE BAND CHE TROVATE INTERESSANTE NEL GENERE?
– Quando fondammo gli Ingested nel 2006 eravamo letteralmente ossessionati dal brutal death metal. In quegli anni, non c’era una sola band appartenente al genere che non conoscessimo o ascoltassimo. Credo che se siamo sopravvissuti è perché non abbiamo mai avuto paura di evolvere il nostro sound. Oggi, prima ancora che appassionati del filone, siamo amanti della musica a tutto tondo, e non abbiamo più quella fissa adolescenziale. Questo comunque non significa non teniamo gli occhi aperti sulla scena; band con sonorità simili alle nostre che meritano di essere approfondite sono The Merciless Concept, Organectomy, Extermination Dismemberment e Stillbirth, giusto per citarne alcune.
PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA DELL’ESSERE MUSICISTI A TEMPO PIENO…
– Punti di forza: avere l’opportunità di suonare di fronte ai migliori fan che il mondo della musica possa offrire. Ora che questa è la nostra professione, abbiamo tutto il tempo di concentrarci su una bestia che controlliamo completamente e collettivamente. Inoltre, possiamo incontrare i nostri amici sparsi per il mondo piuttosto regolarmente.
Punti di debolezza: stare lontano dai propri cari può essere difficile, soprattutto se capita che 2 o 3 tour siano molto vicini fra loro. Dormire in un furgone per settimane (a volte mesi) è un po’ una seccatura e ti fa capire quanto sia importante approfittare di una doccia, visto che non sai mai quando ti ricapiterà la prossima.
ERAVATE IN TOUR CON DECAPITATED, BEYOND CREATION E ALTRI QUAND’È SCOPPIATA LA PANDEMIA. COM’È STATO VIVERE QUEI MOMENTI? QUALI PENSATE SARANNO LE CONSEGUENZE DI QUESTA SITUAZIONE E QUALI SONO I VOSTRI PIANI PER IL FUTURO?
– È stato strano. Prima di unirci al Faces of Death eravamo stati in tour in maniera praticamente ininterrotta nell’Europa dell’Est, in Russia e in Nord America. A Mosca avevamo notato che alcune persone prendevano precauzioni extra indossando la mascherina, ma non ci pensavamo ancora molto. Mentre eravamo negli Stati Uniti la notizia cominciò a diffondersi sui media, e nel momento in cui atterrammo in Europa era ormai chiaro che la situazione sarebbe solo potuta peggiorare. Sfortunatamente, dopo solo una settimana dall’inizio del tour, tutte le date rimanenti sono state cancellate ed è stato dichiarato che molti Paesi stavano entrando in uno stato di emergenza. È stata dura per tutti, inclusa ovviamente l’industria musicale. Abbiamo cercato di sfruttare questo tempo libero senza precedenti a nostro vantaggio, continuando a scrivere e a mantenerci attivi dal punto di vista creativo, ma chissà come questa situazione influenzerà il mondo a lungo termine. Sono certo si verrà a creare ‘nuova normalità’ a cui abituarsi dopo la pandemia, ma quanto effettivamente ‘normale’ sarà, beh… solo il tempo potrà dirlo. Il nostro primo tour di supporto a “Where Only…” si terrà a dicembre e attraverserà l’Europa e il Regno Unito. Porteremo con noi i Vulvodynia dal Sud Africa, gli Vale of Pnath dagli USA e i nostri connazionali Bound in Fear.