Dopo avere attivamente fatto parte della scena hardcore di Boston per molti anni, il polistrumentista e cantante Justin DeTore ha reso la sua carriera musicale ancora più poliedrica, andando ad approfondire più che mai la sua passione per il metal. Sono nati così ulteriori progetti, gruppi e collaborazioni, fra cui spiccano ultimamente i Sumerlands, i Dream Unending e gli Innumerable Forms. Proprio questi ultimi hanno recentemente portato a termine il loro primo tour europeo, prendendo parte al noto Kill-Town Death Fest di Copenhagen pochi giorni prima che il nuovo album “Philosophical Collapse”, il secondo della discografia del gruppo, venisse pubblicato da Profound Lore Records. Dopo esordi particolarmente vicini al primordiale death metal finlandese, il suono degli Innumerable Forms ha ultimamente preso una piega più drammatica e solenne, mettendo spesso al centro – con notevoli risultati – un solido impianto death-doom che guarda alla vecchia triade Peaceville Records. Abbiamo parlato di questa evoluzione e della storia del progetto con il disponibile Justin proprio nei giorni in cui la band era in tour nel vecchio continente…
DA QUELLO CHE HO NOTATO, “PUNISHMENT IN FLESH” È STATO MOLTO BEN ACCOLTO NEL CIRCUITO DEATH METAL UNDERGROUND E ANCHE OLTRE I SUOI CONFINI. HAI SENTITO QUALCHE PRESSIONE O OBBLIGO QUANDO HAI INIZIATO A SCRIVERE NUOVE CANZONI? CON CHE TIPO DI MENTALITÀ, CONCEPT E IDEE SEI ENTRATO NEL PROCESSO DI COMPOSIZIONE QUESTA VOLTA?
– Ho vissuto la cosa serenamente. Sapevo che avremmo potuto fare un disco migliore di “Punishment” ed è quello che ci siamo impegnati a fare. Nessuna pressione, ma abbiamo lavorato molto duramente su questo nuovo album e sono orgoglioso di ciò che abbiamo realizzato. L’attitudine era la stessa, direi, ma questa volta abbiamo voluto aggiungere più melodia e rendere le canzoni più dinamiche e memorabili.
“PHILOSOPHICAL COLLAPSE” PRESENTA INFATTI QUALCHE PICCOLA NOVITÀ, ANCHE SE C’ERANO ACCENNI DI CIÒ CHE BOLLIVA IN PENTOLA GIÀ SUL PRIMO ALBUM. DIREI CHE IL LATO DOOM TENDE A EMERGERE PIÙ SPESSO OGGI, COSÌ COME LE INFLUENZE DEGLI ANATHEMA DI UN TEMPO. FARE UN DISCO COME QUESTO ERA SEMPRE STATO NEI VOSTRI PIANI O FORSE UN CERTO MOOD È NATO ANCHE DALL’ESSERE IN ISOLAMENTO DURANTE LA PANDEMIA?
– Questo era decisamente il piano sin dal principio. Penso che tutto sommato ci trovassimo su queste coordinate da un po’ e che questo album sia una sorta di punto di arrivo. Il lato doom è sempre stato lì, ma ho voluto espanderlo per rendere le cose più interessanti.
È DIFFICILE PER VOI CREARE NUOVI RIFF, IDEE, CANZONI E UNA ‘VOCE’ PER VOI STESSI IN QUESTO RAMO DEL DEATH METAL, DAL MOMENTO CHE GRAN PARTE DEL GENERE È STATO CODIFICATO TEMPO ADDIETRO?
– Le nostre influenze sono evidenti, tuttavia penso che sia ancora possibile avere un proprio stile nonostante un amore dichiarato per certe sonorità. I nostri sentimenti ed emozioni sono unici per noi, quindi cerchiamo di inserirli nella musica e nei testi per creare qualcosa che sia veramente nostro.
QUALI SONO STATI I MOMENTI PIÙ STIMOLANTI DURANTE IL PROCESSO DI SCRITTURA DELLE CANZONI DI “PHILOSOPHICAL COLLAPSE”?
– Per me i momenti migliori sono stati quelli in cui ci siamo trovati tutti insieme come band per scrivere e arrangiare. Alcuni dei membri vivono parecchio lontano dagli altri e posso dire che abbiamo veramente dato il nostro meglio solo quando siamo stati in grado di incontrarci e lavorare sulle canzoni come un’unità. Non eravamo mai stati in grado di farlo regolarmente prima e credo che abbia davvero migliorato tutto il processo di composizione.
CON MUSICISTI OPERATIVI ANCHE IN POWER TRIP, IRON LUNG E GENOCIDE PACT, TRA I TANTI, LA VOSTRA FORMAZIONE ATTUALE SEMBRA UNA SORTA DI ‘ALL STAR BAND’: È DIFFICILE STARE INSIEME E LAVORARE SU NUOVA MUSICA, AL DI LÀ DELLA DISTANZA? DOVE VI SIETE INCONTRATI PER LA PRIMA VOLTA E COME VI SIETE CONOSCIUTI?
– Ci conosciamo tutti da anni, dato che le altre nostre band hanno suonato e fatto tour insieme. Avevamo tutti un interesse reciproco per questo stile musicale, quindi abbiamo pensato che sarebbe stato bello suonare insieme, nonostante la distanza tra noi. Tutti nella band portano qualcosa, che si tratti di scrivere canzoni o arrangiare. Questo gruppo è davvero affiatato e ognuno è felice di contribuire.
SCAVIAMO UN PO’ NEL PASSATO: GLI INNUMERABLE FORMS SONO STATI FONDATI ALL’INIZIO DEGLI ANNI DUEMILA. QUAL È STATA LA SCINTILLA INIZIALE PER AVVIARE LA BAND E SUONARE DEATH METAL? DA DOVE HAI TRATTO ISPIRAZIONE?
– Abbiamo effettivamente iniziato nel 2007, come un mio progetto personale. Avevo suonato la batteria in un disco dei Funebrarum nel 2003 e mi sono sentito ispirato a fondare questo tipo di band dopo che quei ragazzi mi hanno fatto conoscere un sacco di rari demo death metal finlandesi e svedesi. Demigod, Macabre End, Crematory, ecc, ecc. I classici. Il tutto non era mai stato pensato per essere nient’altro che un progetto, ma negli ultimi anni ho formato una band vera e propria e sono diventato più serio al riguardo. Meglio tardi che mai.
PERCHÉ IL NOME INNUMERABLE FORMS? È SOLO PERCHÉ SUONAVA BENE O CONTIENE UN SIGNIFICATO PIÙ PROFONDO PER TE?
– Beh, non volevo un nome satanico ultramalvagio: volevo qualcosa di più profondo ed esoterico. Innumerable Forms suonava come il titolo di una canzone dei Demigod o qualcosa del genere, quindi l’ho tenuto (ride, ndR).
SEI STATO PRINCIPALMENTE COINVOLTO NELLA SCENA HARDCORE PER MOLTI ANNI. DA DOVE VIENE ORIGINARIAMENTE IL TUO INTERESSE PER IL DEATH METAL E IL DOOM, AL DI LÀ DELLA TUA ESPERIENZA CON I FUNEBRARUM?
– Mi piaceva il metal prima di avvicinarmi all’hardcore, ma li amo entrambi allo stesso modo. Penso di essere sempre stato di mentalità aperta e non ho mai lasciato che certe scene dettassero ciò che potevo e non potevo ascoltare. I Black Sabbath mi hanno profondamente colpito quando ero molto giovane e da lì sono andato a scoprire il doom. Scoprire poi il death-doom è stata quasi un’esperienza spirituale.
HAI PUBBLICATO DIVERSI DEMO/EP E SPLIT TRA IL 2007 E IL 2016. COSA PUOI DIRCI DI QUESTE PRIME REGISTRAZIONI? IN CHE MODO LE DEMO DIFFERISCONO L’UNA DALL’ALTRA, QUALI SONO GLI ELEMENTI DI COLLEGAMENTO E COME LI VEDI OGGI?
– Devo dire che non li ascolto molto spesso. Sono per lo più registrazioni grezze, ma vengono dal cuore e dall’amore per il genere. Penso che siano stati importanti per arrivare dove si trova la band oggi. Questo nuovo album è sicuramente il mio materiale preferito dei Forms, ma ho comunque bellissimi ricordi della registrazione del brano “Frozen To Death”, se penso al passato.
IMMAGINO CHE SIA STATO IN PARTICOLARE “PUNISHMENT IN FLESH” A FARVI GUADAGNARE POPOLARITÀ NELL’UNDERGROUND DEATH METAL INTERNAZIONALE. COME SONO STATE LE REAZIONI A QUELL’ALBUM DAL TUO PUNTO DI VISTA E QUANTO LO APPREZZI OGGI?
– Io non sarei così entusiasta (ride, ndR). A me è sembrato che ad alcune persone sia piaciuto molto e ad altri per niente. Potrebbe essere apparso troppo monolitico a molte persone, ma del resto quello era lo scopo. Volevamo creare un’atmosfera cupa e avvolgente. Vero dolore. Ne sono abbastanza soddisfatto. Sono molto autocritico, quindi è difficile per me essere veramente contento di tutto ciò che contribuisco a creare. Un plauso comunque a Ryan, l’ingegnere del suono: ha fatto un ottimo lavoro su quel disco.
COME ACCENNATO IN PRECEDENZA, TUTTI GLI ATTUALI MEMBRI DEGLI INNUMERABLE FORMS SUONANO IN ALTRI PROGETTI E BAND. COME RIUSCITE A GESTIRE COSÌ TANTE BAND ED ESPRESSIONI ARTISTICHE? QUALI SONO I PROGETTI/GRUPPI PIÙ IMPORTANTI AL MOMENTO?
– Durante la pandemia abbiamo avuto molto tempo per lavorare su vari progetti musicali. Certo, non abbiamo suonato dal vivo ma siamo stati in grado di scrivere e registrare. Suoniamo tutti in altre band, ma abbiamo sempre tempo per i Forms. Non siamo questa macchina da tour, ma alcuni concerti all’anno di solito riusciamo a farli. La registrazione in studio è un’esperienza che preferisco. In questo momento suono in Sumerlands, Dream Unending, Solemn Lament e Wound Man. Alcune di queste band sono più attive di altre, ma tutte pubblicano musica. Jensen suona ancora negli Iron Lung ed è in alcune band punk. Connor è in Genocide Pact e Brain Tourniquet, mentre Chris suona anche in Power Trip, Devilmaster e altre band punk.
L’HARDCORE VIENE SPESSO DEFINITO UNA ‘FAMIGLIA’. È MOLTO ORIENTATO ALLA COMUNITÀ. AI TUOI TEMPI, HAI EFFETTIVAMENTE CONSTATATO L’ESISTENZA DI TALE FAMIGLIA? DIRESTI CHE VI È QUALCOSA DEL GENERE ANCHE NELL’ATTUALE SCENA DEATH METAL?
– Penso che tu possa trovare una famiglia nell’hardcore, ma puoi anche trovare l’esatto opposto oggigiorno. È abbastanza triste, ma ormai le cose hanno preso questa piega. Il death metal non predica la stessa retorica dell’’unità’, ma devo dire che ho avuto per lo più buone esperienze con le altre band con cui abbiamo suonato e con le persone che vengono agli show e ci supportano online.
STATE GIRANDO L’EUROPA IN QUESTI GIORNI (L’INTERVISTA SI È SVOLTA A SETTEMBRE, NDR). COSA NE PENSI DI QUESTA ESPERIENZA?
– È fantastico. I momenti salienti finora sono stati il Kill-Town Death Fest, ovviamente, poi Parigi e Budapest. Siamo entusiasti di suonare al festival Tones Of Decay tra pochi giorni. Abbiamo incontrato molte persone fantastiche e abbiamo avuto modo di suonare con delle band notevoli. Non possiamo davvero lamentarci sinora, è stata un’ottima esperienza.