Con “Scent Of The Buried” gli Interment continuano a confermarsi una delle realtà più valide e credibili del logoro filone swedish death metal. Tra vecchie glorie che arrancano e nuovi nomi che non sembrano in grado più di tanto di trovare un loro stile, il gruppo di Avesta, pur con pause importanti tra un’uscita e l’altra, non manca mai di rivelarsi una piacevole eccezione. Veterani che suonano con il brio tipico di una band esordiente: così li abbiamo descritti recensendo “Scent…” e questa stessa impressione ci è tornata alla mente rivedendo le dichiarazioni del cantante/chitarrista Johan Jansson, persona amabile e schietta, che non perde mai l’occasione di sottolineare la sua genuina passione per questo genere musicale. Di seguito il sunto della nostra chiacchierata!
AVETE IMPIEGATO DIVERSI ANNI PER DARE A “INTO THE CRYPTS OF BLASPHEMY” UN VERO SUCCESSORE. SICCOME QUEST’ULTIMO ERA STATO IL VOSTRO PRIMO ALBUM IN VENTI ANNI, LA DOMANDA SE IL SONGWRITING PER GLI INTERMENT SIA UN PROCESSO MOLTO LENTO SORGE SPONTANEA…
“Diciamo che confezionare un album che sia effettivamente migliore del precedente può essere difficile. Oggigiorno non è semplice trovare nuovi riff e nuovi modi di esprimersi in questo genere, ma è nostro dovere cercare sempre di compiere un salto di qualità. Inoltre, questa volta il materiale è tutto relativamente nuovo, non abbiamo recuperato nulla da vecchie cassette degli anni Novanta. Credo che le prime canzoni siano state composte sul finire del 2013, quindi abbbiamo impiegato circa un anno e mezzo per definire il disco. Siamo entrati in studio nel giugno del 2015. Sono molto contento di questo album perchè ognuno dei membri ha contribuito con brani e idee: ciò ha rappresentato una grossa fonte di ispirazione per me. L’unica cosa che abbiamo lasciato all’ultimo minuto sono i testi: li ho scritti direttamente in studio con l’aiuto del nostro bassista Allan”.
LA CURA E LA PAZIENZA TUTTAVIA HANNO PAGATO: ASCOLTANDO “SCENT OF BURIED” NON POSSO FARE A MENO DI PENSARE CHE AVRESTE POTUTO ESSERE UN NOME BEN PIU’ NOTO, SE LA VOSTRA CARRIERA NON SI FOSSE INTERROTTA QUASI SUBITO, AGLI INIZI DEGLI ANNI NOVANTA. HAI QUALCHE RIMPIANTO A RIGUARDO?
“No, affatto! A ben vedere, non è vero che non abbiamo provato a diventare una band più affermata: dopo il nostro terzo demo ci siamo fermati perchè sembrava che rimediare un contratto discografico fosse un’impresa impossibile. All’epoca mandammo i nostri lavori ad ogni label del settore, ma non ricevemmo mai risposte soddisfacenti. Non vi erano tantissime etichette in quel periodo e quando arrivammo noi i loro roster erano probabilmente già pieni. Oppure come band non eravamo abbastanza validi all’epoca. Insomma, dato che avevamo anche altri progetti, decidemmo di mettere gli Interment nel congelatore e di dedicarci ad altro”.
OGGI INVECE LA SITUAZIONE SI E’ RIBALTATA: ESISTONO MOLTE CASE DISCOGRAFICHE, IL DEATH METAL VIVE UN BUON MOMENTO DI SALUTE E SEMBRA CHE TUTTI ABBIANO LA POSSIBILITA’ DI INCIDERE E PUBBLICARE UN DISCO…
“Sì, personalmente sono molto contento di vedere il death metal così in salute. Vi sono parecchie nuove band che sanno interpretare il genere con il giusto spirito e a volte ho l’impressione che tutto sia come ai vecchi tempi. Non sono mai stanco di scoprire e ascoltare nuovi gruppi!”.
PENSI CHE NON SIA PIU’ NECESSARIO ESSERE ORIGINALI PER “SFONDARE” IN QUESTO CAMPO? UNA VOLTA C’ERA FORSE PIU’ SELEZIONE…
“Credo che per le nuove band sia ancora importante essere originali, se si vuole davvero arrivare in alto. Pensa, ad esempio, a Morbus Chron e Tribulation: tutti hanno parlato o parlano di loro perchè sono riusciti ad interpretare il death metal con personalità. Se si vuole realmente emergere dalla massa non basta fare il solito compitino”.
TORNANDO AL NUOVO “SCENT OF THE BURIED”, NON HO MANCATO DI SOTTOLINEARE COME IL DISCO SIA MOLTO GODIBILE E SCORREVOLE. SEMBRA CHE ABBIATE LAVORATO DURAMENTE SULLE STRUTTURE DELLE CANZONI E SULL’ORDINE DELLA TRACKLIST…
“Grazie! In effetti, se ben ricordo, il primo pezzo completato per il disco è stato la title track, mentre l’ultimo è stato ‘Unholy Upheaval’; tuttavia, poi siamo giunti alla conclusione che l’opener avrebbe dovuto essere ‘Death And Decay’, mentre il brano finale ‘Nailed To The Grave’. E’ stato difficile definire la tracklist, ma dopo qualche ascolto abbiamo inziiato a vederci chiaro. E’ importante dare ad un album di questo genere un minimo di fluidità, altrimenti si rischia di apparire subito ripetitivi”.
L’ALBUM E’ STATO REGISTRATO NEI LEGGENDARI SUNLIGHT STUDIOS: NON POTEVATE FARE UNA SCELTA PIU’ OLD SCHOOL DI QUESTA! COME VI SIETE TROVATI QUESTA VOLTA? GLI STUDI SONO CAMBIATI MOLTO DAL 1991?
“E’ stato bellissimo lavorare con Tomas Skogsberg a ventiquattro anni dal nostro primo demo ‘Where Death Will Increase’. Ha voluto aiutarci a realizzare l’album che non eravamo mai riusciti a pubblicare negli anni Novanta! Ora lo studio non è più a Stoccolma, ma nella periferia nordest, a circa un’ora di auto dal centro. Ci siamo trovati davvero bene in campagna, anche perchè abbiamo registrato nel corso dell’estate. Oggi Tomas non si occupa più solo di death metal, ma ha ancora a cuore il nostro genere”.
QUALI SONO LE VOSTRE ASPETTATIVE PER QUESTO DISCO? TORNANDO AL DISCORSO CHE FACEVAMO POCO FA, OGGI ESCONO PIU’ DISCHI RISPETTO A VENT’ANNI FA, MA LE COPIE VENDUTE SONO SEMPRE MENO…
“Tendo a non scagliarmi contro internet e l’avvento del digitale. E’ anche grazie a questi nuovi media che ora è possibile scoprire tantissime nuove band o promuovere con facilità la propria. Certo, sembra proprio che formati come il CD siano purtroppo destinati a scomparire, ma, di contro, cassette e vinili sono risorti e la cosa mi ha fatto molto piacere. Tornando alla domanda, il download sta sicuramente mettendo in crisi certe case discografiche, ma internet ha dato voce ed esposizione a tante altre e queste oggi possono magari contare su clienti affezionati. Credo che la situazione non sia così brutta per realtà del nostro calibro”.
GUARDANDO LA TRACKLIST DI “SCENT OF THE BURIED” MI E’ VENUTO DA RIDERE NEL CONSTATARE QUANTO TITOLI E TESTI SIANO LEGATI ALLA TRADIZIONE!
“Assolutamente, secondo me non abbiamo ancora usato la parola ‘death’ abbastanza (risate, ndR)! Sono testi scontati, ma in questo genere con parole ed espressioni come ‘death’, ‘carnage’, ‘rotten flesh’, ‘graves’, ‘darkness’, ‘demons’ si va sul sicuro!”.
UN PAIO DI ANNI FA HAI AIUTATO GLI ENTOMBED (A.D.) PER ALCUNE DATE LIVE. HAI MAI PENSATO DI UNIRTI A LORO IN PIANTA STABILE?
“Sì, ne abbiamo discusso, ma poi ho realizzato che sarebbe stato impossibile conciliare i loro impegni con i miei: ho una famiglia da mantenere a casa. Inoltre, volevo dare il giusto risalto agli Interment e pubblicare questo album il prima possibile. Certo, sarebbe stato bello contribuire al loro nuovo album e continuare a suonare dal vivo con i ragazzi, ma restiamo buoni amici”.
GLI INTERMENT SONO DA POCO TORNATI DA UN TOUR EUROPEO CON I FUNEBRARUM. AVETE ALTRO IN PROGRAMMA PER I PROSSIMI MESI?
“Il tour con Funebrarum e Putrisect è andato benissimo. Siamo stati felici di partire dal Netherlands Deathfest con un grande concerto. Per i prossimi mesi abbiamo in programma il Maryland Deathfest negli USA e poco altro. Contiamo di fissare altre date per l’autunno e la prossima estate quanto prima”.
TI STAI CONCENTRANDO SU ALTRI PROGETTI AL MOMENTO? CHE MI DICI DI MOONDARK E REGURGITATE?
“I Moondark hanno da poco firmato per Cyclone Empire e sono al lavoro sul loro primo vero album. Ci piacerebbe pubblicarlo nel corso dell’autunno. I Regurgitate sono purtroppo inattivi da qualche anno e non so se torneranno presto. E’ un peccato perchè mi manca suonare il basso!”.