IRA – Meglio tardi che mai

Pubblicato il 28/01/2013 da

Una band che ha a cuore gli insegnamenti dei Death di “Symbolic” e dei Carcass di “Heartwork”, così come quelle di tanti nomi storici del thrash e del metal più tradizionale, è quella degli Ira, creatura del chitarrista/cantante Giuseppe “Rex” Caruso (ex Node) nata nel 1997. Ci sono voluti addirittura quindici anni per vedere i Nostri esordire ufficialmente con un full-length – “The Syndrome Of Decline”, prima opera sulla lunga distanza del quartetto, è infatti stata pubblicata soltanto lo scorso anno – ma ora si percepisce un gran fermento in seno alla formazione, la quale sta recuperando il tempo perduto sia lavorando a nuovo materiale sia dedicandosi ad una intensa attività dal vivo. Parliamo di questo e altro proprio con il membro fondatore…

IRA - BAND - 2012

BENVENUTI SU METALITALIA.COM! PER INTRODURRE LA BAND AI NOSTRI LETTORI, VI ANDREBBE DI PRESENTARVI E DI RIASSUMERE LA VOSTRA STORIA?
“Ciao  e grazie per questa possibilità di fare conoscere noi e la nostra musica. Gli Ira oggi sono: Giuseppe ‘Rex’ Caruso – chitarra e voce, Christian ‘Alien’ Scorziello – chitarra solista, Alessandro Caruso – batteria ed Euro Ribigini al basso. Riassumere 15 anni di storia in 2 parole è davvero difficile, diciamo che dal 1997 a oggi mi hanno affiancato un sacco di musicisti molto validi, ognuno di loro ha contribuito a far diventare la band quello che è oggi, ossia una technical melodic death metal band. Siamo arrivati a questo disco dopo aver registrato tre demo: ‘Urna’ nel 2000, ‘Chaotic Regression’ nel 2005 e ‘Dawn Of World Redemption’ nel 2007. Un aspetto fondamentale nella storia degli Ira e la volontà di suonare dal vivo il più possibile. Abbiamo suonato anche di spalla a nomi importanti del panorama metal italiano ed estero, ad esempio: Arch Enemy, Novembre, Carnal Forge, Node, Vision Divine, ecc…”.

“THE SYNDROME OF DECLINE” È SOLO IL VOSTRO PRIMO ALBUM IN CIRCA QUINDICI ANNI DI ATTIVITÀ: VI ANDREBBE DI DESCRIVERNE NEI DETTAGLI LA GENESI? QUANDO E DA CHI SONO STATI COMPOSTI I BRANI?
“La maggiorparte dei pezzi sono stati scritti da me e arrangiati in seguito con il resto del gruppo. C’è voluto parecchio tempo, ma alla fine il risultato ci ha convinto; alcuni brani hanno avuto una lunga gestazione mentre altri sono il riflesso di un breve lasso temporale. Ogni brano ha vita e identità proprie, legate a un’esperienza personale o allo stato d’animo in cui mi trovavo nel momento in cui i riff prendevano forma”.

QUALI SONO GLI ELEMENTI CHE SECONDO VOI NON DEVONO ASSOLUTAMENTE MANCARE IN UN BRANO DEGLI IRA?
“Le emozioni sono alla base delle nostre canzoni, senza quelle non vengono fuori bei pezzi; poi intervengono anche la fantasia e la ricerca di dinamismo. Le canzoni troppo statiche mi stufano quasi subito, intendo il classico strofa, ritornello, strofa, ritornello, bridge, ritornello, ecc…. Ci piacciono parecchio le accelerazioni tipiche del thrash e le scomposizioni ritmiche più ‘Death oriented’, se mi passate il termine. Nei nostri pezzi inseriamo anche arpeggi e parti melodiche, quindi c’è un po’ di tutto”.

IL DISCO È STATO AUTOPRODOTTO: UNA SCELTA DETTATA DALLA VOLONTÀ DI MANTENERE OGNI ASPETTO DEL LAVOTO SOTTO CONTROLLO O SEMPLICEMENTE NON AVETE RITENUTO SODDISFACENTI LE PROPOSTE RICEVUTE DALLE ETICHETTE DEL SETTORE?
“La prima che hai detto. Quando siamo partiti con le registrazioni non avevamo intenzione di legarci ad un’etichetta discografica,  volevamo che il primo disco fosse ‘cosa nostra’ senza intromissioni esterne e soprattutto senza imposizioni su dove/come registrare o quanto spendere. Quindi abbiamo utilizzato le nostre forze e attrezzature mentre per quello che non riuscivamo a fare ci siamo appoggiati ad altri studi, ad esempio Rec Lab, per la batteria e Syncropain Studio per  mix, voci e reamping. Infine per il mastering abbiamo affidato il nostro lavoro  al formidabile Goran Finnberg e al suo studio The Mastering Room. Abbiamo deciso tutto di testa nostra”.

IL VOSTRO SOUND PUO’ ESSERE DESCRITTO COME MELODIC DEATH METAL / TECHNO DEATH METAL VECCHIA SCUOLA, SIETE D’ACCORDO? QUALI SONO LE VOSTRE PRINCIPALI INFLUENZE? DEATH, CARCASS…? HO NOTATO INOLTRE SPUNTI VOTATI A UN METAL PIÙ CLASSICO…
“La definizione che si avvicina di più credo sia technical melodic death metal, anche se non credo molto nelle convenzioni linguistiche. Mi piacerebbe molto arrivare al punto in cui un nostro pezzo venisse riconosciuto semplicemente come Ira, ma so che è una cosa difficile. Le nostre band di riferimento, parlando strettamente di metal, sicuramente sono i Death e i Carcass, che tu hai già citato. A questi aggiungiamo anche i Metallica e i Megadeth dagli Ottanta/Novanta, i Sepultura, i Pantera, gli Iron Maiden, i Sabbath, Led Zeppelin, gli Opeth, ecc. Potrei andare avanti per 2 pagine. Il nostro gusto musicale spazia anche su generi come il blues, il jazz, il folk e la musica medievale, la classica, ecc. Cerchiamo di tenere la mente aperta a qualsiasi tipo di input artistico”.

POTETE DESCRIVERCI IL CONTENUTO LIRICO DEL DISCO? SI TRATTA DI UN CONCEPT?
“No, non possiamo parlare di un concept album, anche se la suite delle ‘Occult’ potrebbe farlo pensare. Ci sono brani come ‘Un-existence’ e ‘Lost In Pain’ che parlano del grande disagio sociale del nostro tempo, dove la massificazione sta facendo molti danni sulle menti più deboli, per dirla in breve. Altri, come ‘No Hope’ ed ‘Emotionless’, parlano di come non ci sia speranza per il genere umano, di come ci si sia completamente dimenticati di cosa voglia dire vivere seguendo dei principi morali. Poi si arriva alle ‘Occult Doctrine’: il cuore pulsante dell’album. In queste quattro parti, raccontiamo l’involuzione dei sentimenti.  I ciclici errori della specie umana, l’utilizzo distorto dell’innovazione scientifica e i grandi raggiri delle potenti lobbies mondiali. Ad ogni modo, invito l’ascoltatore a leggere con attenzione le liriche e a dare una propria interpretazione. Come nella poesia, il significato di un testo è la somma di tutte le interpretazioni dei lettori, non solo quella dell’autore”.

COSA CI DITE INVECE DELLA SCENA ITALIANA? COME LA GIUDICATE? È FACILE MUOVERSI ALL’INTERNO DI ESSA? AVETE CONTATTI CON QUALCHE GRUPPO IN PARTICOLARE?
“A questa domanda vado sempre un po’ nel panico… Diciamo che potremmo toglierci molte più soddisfazioni di quante in realtà si riesca a fare oggi. E’ molto difficile aumentare la tua visibilità se non sei già conosciuto: i locali non si fidano a farti suonare se non sei del circondario o se qualcuno non garantisce per te. Qui in Italia la gente non pensa che fare il musicista possa anche essere un lavoro, si vede solo il lato bello della cosa. Si tralascia sempre il fatto che quando si va in giro a suonare ci sono anche una marea di sbattimenti da fare: caricare e scaricare strumentazioni, macinare chilometri, affrontare diversi contrattempi, discutere infinitamente per organizzare un evento. Magari queste attività sono svolte appena dopo aver finito di lavorare e con la previsione di tornare indietro ad orari impossibili.  Spesso si anticipano dei soldi, si investono… ma per cosa? In Italia nella maggior parte dei casi suonare è visto come un gioco o un passatempo. Riguardo alle altre band,siamo in contatto con vari gruppi in giro per l’Italia e con alcuni siamo già riusciti a scambiare delle date. Ad esempio abbiamo collaborato con i mitici Pigspeed, i nostri fratelli Housebreaking di Cassino, i Thrash Inc., i Kenos, gli Irreverence, i Torment, ecc. Voglio aggiungere che stiamo collaborando con la K2 Music Management che ci sta offrendo nuove possibilità per aumentare la nostra visibilità”.

QUALI DISCHI O CANZONI VI HANNO INDOTTO A DIVENTARE DEI “METALLARI” IN PRIMO LUOGO?
“Il capostipite per me è stato ‘Master Of Puppets’ in assoluto, ho consumato varie cassette di quel disco a furia di ascoltarlo. Altri dischi fondamentali sono stati ‘Arise’ e ‘Chaos A.D.’ dei Sepultura, ‘Vulgar Display Of Power’ dei Pantera, ‘Rust In Peace’ dei Megadeth, ‘Persistence Of Time’ degli Anthrax. La svolta death è giunta grazie a dischi come ‘Individual Thought Patterns’ dei Death, ‘Focus’ dei Cynic, ‘Unquestionable Presence’ degli Atheist. Questi sono, in parte, quelli che mi hanno dato più spunti per affinare il mio gusto musicale metallaro; ovviamente ce ne sono molti altri”.

STATE GIA’ PENSANDO A DEL NUOVO MATERIALE? CI SARANNO DELLE SVOLTE DAL PUNTO DI VISTA STILISTICO? QUALI?
“Proprio in questi giorni stiamo registrando materiale nuovo, vogliamo realizzare una pre-produzione dei pezzi per curarne meglio l’arrangiamento. Ad oggi ci sono 5 o 6 brani in cantiere, alcuni sono più definiti, altri sono in lavorazione. Ci saranno nuovi elementi nei brani, come parti classic metal; in altre composizioni invece andremo verso la sperimentazione totale con incroci di generi diversi anche al di fuori del metal. Comunque, è ancora presto per dire quale sarà il risultato sonoro, anche se l’idea di base è la stessa di ‘The Syndrome Of Decline’: fare un disco Ira!”.

SUONATE ANCHE IN ALTRE BAND? GLI IRA SONO UNA PRIORITA’ OPPURE UN PROGETTO DA PORTARE AVANTI NEI RITAGLI DI TEMPO?
“Attualmente, siamo tutti focalizzati sugli Ira, tranne Chris, che sta pre-producendo il suo primo album solista, e Alex, che ha un progetto in Svizzera”.

QUALI OBIETTIVI VI SIETE FISSATI COME IRA? QUALI SONO LE VOSTRE AMBIZIONI ORA CHE IL VOSTRO NUOVO ALBUM È STATO FINALMENTE PUBBLICATO? DOVE VEDETE LA BAND DA QUI A CINQUE ANNI?
“Gli obiettivi sono  semplici ma ‘densi’: scrivere canzoni che tocchino il pubblico ed esibirci il più possibile live. Per quanto riguarda il discorso prettamente lavorativo, speriamo di trovare un’etichetta per pubblicare il nuovo CD quando sarà pronto e, perché no, se ce ne sarà l’occasione, di fare un tour. Al momento ci stiamo affidando alle sapienti mani dei ragazzi di K2 Music Management. Tra 5 anni dici? Non lo so, non so nemmeno dove sarò domani (risate, ndR)!”.

QUAL È, PER CONCLUDERE, L’ASPETTO MIGLIORE DEL FAR PARTE DEGLI IRA?
“Personalmente, penso sia il fatto di condividere questa esperienza con degli amici, per non dire fratelli; nel caso di Alex, anche di sangue. Vogliamo  poter comunicare le nostre idee nel modo che ci viene più spontaneo. Non ci sono nella band dittatori che impongono le cose, come  è invece successo in altre situazioni che ho vissuto di persona. Ognuno è libero di esprimersi come meglio crede con il suo strumento e come persona”.

GRAZIE MILLE PER L’INTERVISTA! LE ULTIME PAROLE FAMOSE?
“Che dire se non grazie mille a Voi e a tutti quelli che ci supportano. A chi ci conosce e a chi non ancora diciamo che scriveremo nuove canzoni che Vi toccheranno nel profondo. Let the metal flow, fratelli!”.

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