IREFUL – A Lesson in Violence

Pubblicato il 10/09/2024 da

Se parliamo di metal tricolore, uno degli apici dell’annata in corso può essere senza dubbio ricondotto ad “Agents of Doom”, esordio sulla lunga distanza dei palermitani Ireful. Quattro musicisti già piuttosto attivi nell’underground siculo che, dopo un promettente EP edito nel 2021 (“The Walls of Madness”), hanno deciso di ribadire il loro amore per il thrash metal di una volta, omaggiando la lezione di Exodus, primi Kreator e Vio-Lence in un flusso tanto derivativo quanto sorprendentemente ben congegnato, specie se si considera il livello medio su cui di solito si attesta il revival del genere, in Italia e non solo.
Musica che non reinventa la ruota, anzi, ma che a suon di grandi riff e strutture accattivanti riesce a far rivivere il mito degli anni Ottanta senza scadere nella macchietta, e che – come già sottolineato in sede di recensione qualche settimana fa – non dovrebbe essere affatto sottovalutata da chi vive in un immaginario fatto di jeans elasticizzati, sneaker e violenza urbana, alla ricerca costante di un’alternativa credibile al milionesimo ascolto di un “Bonded by Blood” o di un “Eternal Nightmare”.
Ma bando alle chiacchiere, e vediamo cos’hanno avuto da dirci i ragazzi a ridosso della pubblicazione del disco…


DATO CHE SIETE UNA BAND GIOVANE E CHE MOLTI NOSTRI LETTORI POTREBBERO NON CONOSCERVI ANCORA, PARTIAMO DALLE PRESENTAZIONI DI RITO: COME, QUANDO E PERCHÉ NASCONO GLI IREFUL?
– Gli Ireful nascono nel contesto di un gruppo di amici del giro metal e hardcore punk di Palermo, tutti e quattro già attivi in altre band con una qualche esperienza alle spalle, ma soprattutto tutti accomunati dall’amore/ossessione per il thrash metal anni ’80.
Quando il gruppo si è formato ad un certo punto del 2019, era in effetti già passato molto tempo dalla prima volta che si era pensato di mettere su un progetto thrash, tanto che i primissimi riff di M. Thunderbolt (precedentemente batterista nei Daemonokrat) dovevano essere già vecchi di qualche anno. La formazione che si è andata aggregando, ad oggi identica, vede M. Thunderbolt e F. Madpig (quest’ultimo già in Shock Troopers ed Hellraiderz) alle chitarre, Vio-ful (dei Soviet Nuns) alla batteria e A. Medusa (Eraser, Spasticus) al basso e alla voce.

COM’È AVVENUTA LA FIRMA DEL CONTRATTO CON L’XTREEM MUSIC DI DAVE ROTTEN? NON SI TRATTA ESATTAMENTE DI UNA LABEL NOTA PER IL SUO ROSTER THRASH METAL…
– Dave ha mostrato subito interesse verso il disco; noi, dal canto nostro, abbiamo valutato attentamente la proposta, ma conoscevamo già la buona fama della label, anche tramite la testimonianza diretta di amici che avevano collaborato con Xtreem in precedenza (Ural, Gravesite). Quanto al roster, oltre ai gruppi già citati, ci fa piacere di essere in compagnia di realtà, anche storiche in alcuni casi, come Korgul The Exterminator, Anialator, Necrophagia e Aggression.
Ci teniamo inoltre ad aggiungere che, mentre Xtreem sta curando l’uscita in CD e digitale (nonché la promozione) di “Agents Of Doom”, la versione in vinile, che consterà di cinquecento copie, vedrà la luce in autunno tramite la neonata etichetta di M. Thunderbolt, Fish Market Records.

NELLA SUA SEMPLICITÀ, HO TROVATO IL SOGGETTO DELL’ARTWORK PIUTTOSTO INTERESSANTE. QUAL È L’IDEA CHE VI STA DIETRO E IN CHE MODO SI RICOLLEGA AL TITOLO DEL DISCO?
– L’artwork è un dipinto ad olio di Samuele Scalise, tra le altre cose, batterista fenomenale di Restos Humanos, Burial, Askesis ed altri ancora; rappresenta simbolicamente il potere assoluto, cristallizzato in quattro figure scheletriche dotate dei simboli del dominio politico e della forza militare tipici di altrettante civiltà/epoche, quali l’Antico Egitto, l’Impero Romano, quello dell’Orda D’Oro di Gengis Khan e le dittature del ‘900. Questi sono, appunto, gli “Agents of Doom”, ma anche i “Blackhearted Master(s)”.
Inoltre, il tema del potere assoluto, abominevole e grottesco, torna anche su “I, Caligula”, ispirata in parte al film di Tinto Brass sull’imperatore folle. Gli scheletri dominano un labirinto di pietra che rappresenta la condizione delle persone comuni, confuse dalla complessità della realtà in cui sono immerse ed oppresse dalla brutalità del potere.

A LIVELLO STILISTICO, I PRIMI NOMI CHE MI SONO VENUTI IN MENTE ASCOLTANDOVI SONO STATI QUELLI DI EXODUS, PRIMI DARK ANGEL E KREATOR, VIO-LENCE… COSA VI HA PORTATO IN QUELLA DIREZIONE, PIUTTOSTO CHE DALLE PARTI DEI ‘SOLITI’ BIG FOUR?
– I gruppi che hai citato sono assolutamente fondanti per noi, eppure non me la sento di escludere l’influenza dei Big Four, in particolare di Slayer e Metallica, che citiamo più o meno volontariamente sia su “Agents Of Doom” che su “The Walls of Madness”. A questi nomi si potrebbero aggiungere anche quelli di Tankard, Nuclear Assault, Hirax e D.R.I..

QUANTO È DIFFICILE USCIRSENE CON NUOVI RIFF E IDEE IN UN GENERE COSÌ CODIFICATO COME IL THRASH METAL? E PIÙ IN GENERALE, SECONDO VOI, QUAL È LA CHIAVE PER SCRIVERE UN BUON PEZZO IN QUESTO FILONE?
– Mantenere una certa freschezza nelle idee è sicuramente la componente più difficile della scrittura, insieme all’abilità nello strutturare i pezzi in modo vincente ma non scontato. Riff ben ispirati, che spesso sono il risultato di una selezione lenta e faticosa, sono sì l’ingrediente più importante, ma l’efficacia del pezzo dipende anche da un buon arrangiamento e dalla sua struttura.

DATO CHE ALCUNI DI VOI SONO COINVOLTI IN PROGETTI MUSICALI BEN PIÙ ESTREMI (PENSO AL DEATH METAL AUTOPSYIANO DEGLI SPASTICUS), QUAL È IL VOSTRO APPROCCIO CON GLI IREFUL? LA BAND È UNA VALVOLA DI SFOGO PER LA VOSTRA SETE DI METAL TRADIZIONALE?
– Sicuramente, sono gruppi animati da spiriti diversi, ma non crediamo che la differenza sia necessariamente legata ad un maggiore tradizionalismo del thrash, che forse è veramente la porta di ingresso al mondo del metal estremo, il diretto interessato può approfondire meglio la risposta…
A. Medusa: – Non saprei. Personalmente, avverto il thrash come qualcosa (almeno a livello di attitudine) di direttamente correlato sia al death vecchia scuola che al punk hc o al grindcore, stili musicali che abbiamo suonato/suoniamo tutt’ora sia io con Spasticus, Eraser, ecc., che altri nel gruppo (Fabrizio, ex Close To Collapse; Matteo ex Daemonokrat; Fulvio ex Soviet Nuns ecc.), per cui non avverto questo grande stacco in termini di gusto o nell’esperienza concreta di suonare in questi gruppi.
Tutto ciò che viene dopo il thrash, è praticamente musica veloce ed intensa che deriva dall’incontro tra metal e punk, con gradi e risultati diversi a seconda dello stile, ma la sostanza è quella. Immagino che, se suonassi in una band di heavy metal classico (prima o poi!), avvertirei questa differenza di cui si parla nella domanda… ed in effetti, a pensarci bene, tipicamente i ‘defender’ non apprezzano il thrash o il death: “heavy metal or no metal at all”, mentre personalmente mi sento di dire che apprezzo uno spettro di musica più ampio di così, senza però concedere niente al nu metal o a robe del genere, sia chiaro (ride, ndr).

PARLANDO DI REVIVAL THRASH METAL, NON PENSATE CHE NEGLI ANNI DUEMILA SI SIA CALCATA UN PO’ TROPPO LA MANO SU UN IMMAGINARIO SCANZONATO E ‘FUNNY’ FATTO SOPRATTUTTO DI BIRRA, PARTY A BORDO PISCINA E ALTRE AMENITÀ? LATO VOSTRO, CI TENETE IN QUALCHE MODO A NOBILITARE IL GENERE E LE SUE VERE RADICI?
– Premettendo che gli Ireful stessi non sono un gruppo che si prende sempre e solo sul serio e che non siamo estranei anche noi a momenti più ‘tongue in cheek’, la sola esistenza di gruppi incredibili come The Accused, S.O.D. o Whermacht testimonia come l’irriverenza dei contenuti e la qualità (sempre che se ne possa identificare uno standard generale) non siano due fattori indirettamente proporzionali.
Certo, si può invece parlare degli effetti banalizzanti di un trend come quello del revival thrash di 15/20 anni fa, che finì per esaurirsi malamente in un eccesso di formularità e conformismo sonoro, senza però che questo ci faccia scordare gli ottimi dischi partoriti dai primi Municipal Waste, dai Toxic Holocaust o da gruppi europei come i nostrani Insane e Antichrist.

BYPASSANDO I CLASSICI, QUALI SONO SECONDO VOI I CINQUE MIGLIORI DISCHI THRASH METAL CHE UNA PERSONA INTERESSATA AL GENERE DOVREBBE ASSOLUTAMENTE CONOSCERE E RECUPERARE?
– Dipende un po’ da cosa intendiamo come classici, ma se vogliamo trovare una via di mezzo e magari semplicemente escludere dischi ultra seminali à la “Kill’Em All” o “Reign in Blood”, si potrebbe citare, in nessun ordine particolare:

Exodus – “Bonded by Blood”
Dark Angel – “Darkness Descends”
Nuclear Assault – “Game Over”
Sodom – “Agent Orange”
Vio-Lence – “Eternal Nightmare”

PARLANDO DI VOSTRI COETANEI, C’È QUALCHE BAND NATA NEGLI ULTIMI ANNI CHE AMMIRATE PARTICOLARMENTE?
– Esce davvero tanta roba (anche se thrash valido in realtà non moltissimo, a nostro avviso), ma così da citare al volo: Bunker 66 (hailz!), Miscreance, Hellcrash ed Ural tra gli italiani; Critical Defiance, Acid Force, Wraith e Faust tra gli stranieri.

C’È INVECE QUALCHE SENATORE CHE, VISTE LE ULTIME USCITE DISCOGRAFICHE, NON RIUSCITE PROPRIO PIÙ A SUPPORTARE (E SOPPORTARE)?
– Purtroppo, molti dei gruppi storici, almeno sul fronte delle uscite discografiche, hanno preso una direzione ultraprofessionale che è difficile da seguire per gli appassionati del periodo d’oro di questo genere, vedi Exodus, Kreator, Overkill, Testament, Anthrax e la lista potrebbe continuare. Ci resta comunque l’ambito live.

A PRESCINDERE DAL GENERE, QUANTO È DIFFICILE SUONARE METAL NEL SUD ITALIA? AVETE ASSISTITO A QUALCHE MIGLIORAMENTO/PEGGIORAMENTO DELLA SCENA NEGLI ULTIMI ANNI?
– È sicuramente vero che la carenza di spazi, risorse e collegamenti degni di questo nome pesi parecchio sullo stato della scena al Sud Italia, qui in Sicilia particolarmente, dato che siamo su di un’isola e chiaramente ogni tour o data secca sul continente prevede la necessità di prendere un aereo o di passare diverse ore in più al volante (e quindi più spese e più stress).
D’altro canto, c’è da dire che il numero di appassionati di musica underground a queste latitudini è finalmente aumentato, arrivando ad includere nuove leve anche tra liceali e universitari, al punto da poter constatare forse uno dei primi ricambi generazionali della nostra piccola scena in più di dieci anni… “e questo è bene!” (cit.).

QUALI SONO I PROGETTI DEGLI IREFUL DA QUI AI PROSSIMI MESI?
– Stiamo pianificando un release party subito dopo l’uscita in vinile di “Agents…”, seguiranno altri live a supporto del disco durante l’anno nuovo, per il momento non vorremmo sbilanciarci troppo comunque, dato che siamo ancora in fase di pianificazione e che seguiranno tempi un po’ delicati per alcuni membri del gruppo. Al tempo stesso tempo, comunque, non si arretra di un metro ed oltre a pensare alle imminenze sul fronte live abbiamo già del nuovo materiale su cui lavorare.
Grazie mille dello spazio concessoci, “Hail to those who came for the violence”!

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