IRON MAIDEN – L’impero delle anime

Pubblicato il 04/09/2015 da

Quanta attesa attorno al comeback degli Iron Maiden, che il 4 Settembre tornano nei negozi con il nuovo “The Book Of Souls” (doppio cd, il più lungo della loro carriera in termini di minutaggio!). Non si può certo dire che la formazione inglese simbolo della NWOBHM e di tutto il metal in generale pecchi di coraggio, perché ad ogni nuovo disco troviamo sorprese, richiami ai loro classici, ma senza mai dare nulla per scontato. Quarant’anni di carriera ed un successo sempre crescente per gli Iron Maiden: la loro tenacia non conosce confini, sembrano d’acciaio, resistono a tutte le dure prove della vita e le superano. L’ultima e più difficile ha messo a dura prova la salute del cantante Bruce Dickinson ma la buona notizia è che l’ ‘air raid siren’ ha sconfitto il male e siamo certi di vederlo presto cantare e correre ancora da una parte all’altra del palco con la stessa energia di sempre. Per parlarci del nuovo “The Book Of Souls” si è scomodato niente meno che Steve Harris, bassista e leader assoluto degli Iron Maiden, cordiale, ma sempre pronto a non sbilanciarsi nemmeno alle domande più insidiose.

iron maiden - band - 2015

LA PRIMA DOMANDA NON PUO’ CHE RIGUARDARE LE CONDIZIONI DI SALUTE DI BRUCE DICKINSON. I COMUNICATI STAMPA CHE AVETE RILASCIATO SONO INCORAGGIANTI, MA CREDO CHE I FAN VORREBBERO SAPERE DA TE SE BRUCE E’ EFFETTIVAMENTE GUARITO.
“Posso dirvi che Bruce sta molto bene, ha superato la malattia e la sua voce sta migliorando ogni giorno di più. Siamo tutti molto contenti, il morale è tornato buono e non vediamo l’ora di tornare on the road”.

LA MALATTIA CHE HA COLPITO BRUCE IMMAGINO SIA STATA UN DURO COLPO PER VOI. AVETE TEMUTO PER IL FUTURO DELLA BAND?
“La cosa che ci stava più a cuore e che ancora adesso ha la priorità è la salute di Bruce, al resto non abbiamo pensato. Ciò che conta è che ora stia bene, questa è la cosa più importante per noi”.

QUANDO PENSATE DI POTER RIPRENDERE I TOUR?
“Non vogliamo fare le cose di fretta, non avrebbe senso. E’ giusto che Bruce si prenda tutto il tempo necessario per ristabilirsi completamente. Se, come sta accadendo, le cose andranno bene, stiamo pensando di iniziare il tour il prossimo anno, ma non ci sono date definitive. Queste sono solo ipotesi, vediamo cosa accadrà”.

“THE BOOK OF SOULS” E’ IL DISCO PIU’ LUNGO DELLA CARRIERA DEGLI IRON MAIDEN, ADDIRITTURA UN DOPPIO CD. AVEVATE PIANIFICATO UN’OPERA COSI’ IMPONENTE GIA’ DA QUANDO SONO INIZIATI I LAVORI SUL SONGWRITING?
“Noi non pianifichiamo mai un disco a tavolino, io stesso non avevo la minima idea di come sarebbe stato in termini di lunghezza e di suono dei brani al momento di iniziare la loro scrittura. Se prendi in considerazione gli ultimi dischi degli Iron Maiden, diciamo che la lunghezza media è aumentata, ma senza aver pianificato nulla. La musica è nata in modo naturale, senza tanti calcoli, la spontaneità dei brani credo si senta molto bene ascoltando il disco”.

QUESTA VOLTA AVETE LAVORATO IN MODO DIVERSO AL DISCO, OGNUNO PRATICAMENTE HA SCRITTO MATERIALE A CASA PROPRIA E VI SIETE TROVATI IN STUDIO CON I BRANI GIA’ PRONTI, NON LI AVETE PROVATI E SCRITTI TUTTI INSIEME.
“E’ vero, di solito siamo abituati a trovarci in studio e dare vita ai brani tutti insieme, questa volta abbiamo lavorato in un modo nuovo per noi. Quando siamo entrati in studio le canzoni erano praticamente pronte, già scritte, e le abbiamo provate praticamente nella loro forma definitiva. Devo ammettere che mi è piaciuto molto lavorare in questo modo, non escludo che potremmo fare la stessa cosa anche in futuro”.

ALLA COPPIA D’ORO BRUCE DICKINSON/ADRIAN SMITH SONO STATI AFFIDATI ALCUNI DEI BRANI PIU’ DIRETTI E TIPICAMENTE IRON MAIDEN DEL DISCO, PARLO DI “SPEED OF LIGHT” E “DEATH OR GLORY”.
“Sì, i brani che hai citato sono i più veloci e diretti del disco, ma come ti dicevo prima, tutto è avvenuto senza pianificare nulla. Non abbiamo deciso a priori che Bruce e Adrian scrivessero i pezzi più diretti del disco, hanno avuto tutta la libertà di fare ciò che volevano. Bruce e Adrian insieme hanno sempre composto grandi canzoni e ancora una volta non si sono smentiti”.

IL VIDEOCLIP DI “SPEED OF LIGHT” ATTRAVERSA LA STORIA DEGLI IRON MAIDEN TRAMITE L’EVOLUZIONE DEI VIDEOGAME, DAI PLATFORM DEGLI ANNI OTTANTA, FINO AI GIOCHI MODERNI PIU’ ALL’AVANGUARDIA.
“L’idea era proprio quella che hai esposto, abbiamo voluto realizzare un lungo videogioco che partisse con la grafica dei primi videogame degli anni Ottanta sino ad arrivare ai giorni nostri. Nel videogioco è presente in modo figurato anche l’evoluzione degli Iron Maiden durante tutta la nostra storia”.

BRUCE DICKINSON E’ AUTORE DI UNO DEI BRANI PIU’ LUNGHI ED EMOZIONANTI MAI SCRITTI DALLA BAND, “EMPIRE OF THE CLOUDS”. QUANDO HAI ASCOLTATO LA CANZONE LA PRIMA VOLTA, CHE EFFETTO TI HA FATTO?
“Devo dire che la prima volta che ho ascoltato la canzone sono rimasto molto colpito dalle melodie, molto intense, forti ed emozionanti. Allo stesso tempo “Empire Of The Clouds” possiede un testo molto forte che si sposa alla perfezione con la musica. Il connubio tra melodie e testi funzionava talmente bene che in studio non abbiamo dovuto lavorare molto sul brano, abbiamo mantenuto praticamente gli arrangiamenti originali. Anche se la canzone è molto lunga, non mi stanco ad ascoltarla, proprio perché le idee al suo interno funzionano molto bene”.

PENSATE DI PROPORRE “EMPIRE OF THE CLOUDS” DAL VIVO?
“Ancora non lo so, è troppo presto per parlarne. Dobbiamo ancora vederci per decidere tutti insieme la scaletta del tour, per cui non posso dirti davvero nulla di più”.

NON AVENDO PROVATO MOLTO LE CANZONI IN STUDIO, IMMAGINO DOVRETE LAVORARE DI PIU’ PER PREPARARE IL NUOVO TOUR.
“Sì, hai ragione. Innanzitutto cercheremo di bilanciare la presenza di brani nuovi con quelli più classici, siamo molto soddisfatti di “The Book Of Souls” e non abbiamo paura di portare dal vivo diversi brani nuovi. Come dicevi, in studio abbiamo provato poco i nuovi pezzi e dovremo lavorare di più in sala prove per preparaci a dovere. Ma queste non sono certamente cose che ci spaventano”.

ANCORA UNA VOLTA ALLA PRODUZIONE DEL DISCO TROVIAMO KEVIN SHIRLEY. POSSIAMO DIRE ORMAI CHE E’ IL VOSTRO PRODUTTORE DI FIDUCIA?
“Kevin è un grande professionista e ci troviamo molto bene a lavorare con lui. E’ anche un’ottima persona, ci divertiamo insieme, anche nei momenti in cui magari abbiamo idee diverse e discutiamo su come realizzare un brano. Ci piace molto il modo con cui Kevin lavora con noi, per cui siamo tutti molto soddisfatti”.

NEGLI ANNI HAI AFFIANCATO COME CO-PRODUTTORE TUTTE LE PERSONE CHE HANNO LAVORATO CON VOI, DA MARTIN BIRCH A NIGEL GREEN, FINO A KEVIN SHIRLEY. NON PENSI DI ESSERE PRONTO PER PRODURRE UN DISCO DEGLI IRON MAIDEN COMPLETAMENTE DA SOLO?
“No, non ho mai voluto e non voglio tuttora produrre un disco degli Iron Maiden da solo. Persone come Martin Birch e Kevin Shirley hanno fatto un ottimo lavoro con noi, penso che solo i miei occhi e le mie orecchie non basterebbero, un punto di vista ‘esterno’ non può che far bene alla band. Produrre un disco è un lavoro che mette grande pressione ed io non voglio avere anche questa pressione solo su di me. Per questo motivo escludo totalmente tale opzione”.

PARLANDO DI “THE BOOK OF SOULS”, C’E’ UN BRANO DI CUI SEI PARTICOLARMENTE FIERO?
“Non posso davvero farti un nome solo, sono molto contento di tutti i brani che abbiamo incluso nel disco, in caso contrario avrei scartato una canzone per noi non soddisfacente. Il disco è finito da poco, è normale essere ancora molto coinvolti dal lavoro fatto. Fra qualche anno forse potrei rispondere più precisamente alla tua domanda, ora è troppo presto. Vedremo nei prossimi mesi i brani che reputeremo migliori da suonare live in tour”.

AD OGNI NUOVO DISCO DEGLI IRON MAIDEN C’E’ CHI GRIDA AL MIRACOLO E CHI VORREBBE UN NUOVO “THE NUMBER OF THE BEAST”. QUANDO INIZIATE I LAVORI SU UN DISCO COME BILANCIATE CIO’ CHE PIACE A VOI DA CIO’ CHE SI ASPETTANO I VOSTRI FAN?
“I fan degli Iron Maiden sono unici, hanno un grande rispetto e noi li rispettiamo altrettanto. Per questo non scriveremo mai un secondo “Number Of The Beast”, sarebbe irrispettoso nei loro confronti perché non daremmo il meglio. Quando entriamo in studio cerchiamo sempre di scrivere il nostro miglior disco, al massimo delle nostre capacità, rimanendo fedeli a ciò che siamo, ma cercando di portare sempre qualcosa di nuovo, non ci piace vivere di rendita”.

NATI NEL 1975, GLI IRON MAIDEN COMPIONO QUARANT’ANNI. AVRESTI MAI PENSATO DI ARRIVARE COSI’ LONTANO E OTTENERE TUTTO QUESTO SUCCESSO?
“No, assolutamente. A dire il vero all’inizio non c’erano tante aspettative, il nostro sogno era di incidere il nostro primo disco, suonare dal vivo il più possibile, in ogni posto e di fronte a tanti fan. Sai, a metà anni Settanta le cose erano diverse, oggi con la tecnologia è facile registrare un disco, ormai con una buona attrezzatura si può fare qualcosa di decente anche registrando in casa. Ai miei tempi invece dovevi essere supportato da qualcuno che credesse nella band, servivano molti soldi per andare in uno studio di registrazione serio. Capisci quindi che già riuscire ad incidere un disco, per una giovane band sconosciuta era un traguardo non da poco. Poi col passare del tempo è arrivato il secondo disco, poi il terzo, tour sempre più lunghi e in posti sempre più capienti. Abbiamo realizzato il nostro sogno”.

LA TUA TENACIA NEI CONFRONTI DELLA BAND E’ COSA NOTA. AGLI INIZI UN MUSICISTA E’ AFFAMATO, CERCA IL SUCCESSO E METTE NELLA SUA MUSICA TUTTA LA PASSIONE CHE HA. TU SUONI NELLE PIU’ GRANDI ARENE DEL MONDO, HAI VENDUTO DECINE DI MILIONI DI DISCHI E CONTINUI AD ESSERE IN VETTA. DOVE TROVI OGGI LA FAME E LA PASSIONE PER CONTINUARE A FARE BENE IL TUO LAVORO?
“Sai, la passione c’è, ma ovviamente la si vive in modo molto diverso rispetto ai nostri inizi. Oggi siamo più vecchi e saggi, mentre da giovani si agiva con più impulsività. Abbiamo fatto molte cose, in quarant’anni è chiaro che siamo riusciti a maturare una grande esperienza sia nel momento di incidere un disco sia quando suoniamo dal vivo. Alcune priorità sono sicuramente cambiate, ma tutti noi amiamo ancora moltissimo suonare dal vivo e scrivere canzoni. Il nostro lavoro è ancora la nostra passione, ci divertiamo a fare ciò che facciamo e diamo sempre il meglio di noi stessi. La passione rivolta nei confronti della musica e non di tutto il resto che le ruota intorno è rimasta immutata e non cambierà mai!”.

IN UNA GRANDE BAND COME LA VOSTRA, QUANTO E’ IMPORTANTE ESSERE VERI AMICI ANCHE QUANDO SI SCENDE DAL PALCO?
“Noi siamo amici dentro e fuori dal palco, questo è molto importante per una band come gli Iron Maiden. Non mancano a volte discussioni, ma tutto avviene in trasparenza, con sincerità ed è per questo che siamo tutti ancora qui”.

QUANDO NON SIETE IN TOUR O IN STUDIO, VI FREQUENTATE, ANCHE PER BERE SOLO UNA BIRRA IN COMPAGNIA?
“No, noi passiamo moltissimo tempo insieme durante i tour, che come sai sono molto lunghi. Durante questi lunghi mesi stiamo sempre insieme, frequento più gli altri ragazzi della band che la mia famiglia. Per questo motivo, quando torniamo a casa, preferiamo dedicare tutto il tempo possibile ai nostri cari”.

STEVE, TU SEI IL LEADER DEGLI IRON MAIDEN E PER UN CAPO ARRIVA SEMPRE IL MOMENTO DI FARE SCELTE DIFFICILI. QUALI SONO STATE LE DECISIONI PIU’ DOLOROSE CHE HAI DOVUTO PRENDERE PER IL BENE DEGLI IRON MAIDEN?
“Le decisioni più dure sono quelle che coinvolgono persone care, anche amiche. Nella storia degli Iron Maiden ci sono stati musicisti che hanno suonato con la band per una settimana, altri per anni, comunque hanno fatto parte della nostra storia, e se ci siamo separati è stato a causa di una decisione dolorosa, ma in alcuni casi necessaria per il bene della band”.

QUINDI E’ STATA DURA PER TE CACCIARE PAUL DI ANNO, AI TEMPI DIVENTATO TROPPO SELVAGGIO ED INCONTROLLABILE, O BLAZE, CHE AVEVI SCELTO COME SUCCESSORE DI BRUCE DICKINSON…
“Certo che è stata dura, come ti dicevo prima è difficile escludere persone con cui hai suonato e instaurato rapporti umani anche buoni. Il punto è che si deve prendere una decisione per il bene della band, non del singolo individuo”.

TANTO PER NON FARVI MANCARE NULLA, AVETE REALIZZATO ANCHE UN BRAND DI BIRRA, “THE TROOPER”, CHE STA OTTENENDO UN BUON SUCCESSO. SEI SODDISFATTO DELLA TUA BEVANDA?
“Siamo molto contenti del successo che la birra ‘The Trooper’ sta ottenendo, ma il discorso è un altro. Ciò che ci ha convinto ad imbarcarci in questa avventura è stata la buona qualità della birra. Oggi molte band firmano i più svariati prodotti, per noi ciò che conta è fare le cose bene, al massimo delle nostre possibilità per essere soddisfatti e soddisfare i nostri fan che pagano per bere la birra. Il birrificio che produce ‘The Trooper’ ha fatto un lavoro davvero buono, la birra ha un sapore molto piacevole”.

SIAMO NELL’ERA DEI TALENT SHOW, SEMBRA CHE UNA BAND NON POSSA DIVENTARE FAMOSA SE NON PASSA IN TV, INOLTRE SE SBAGLIA IL PRIMO DISCO VIENE SUBITO MESSA DA PARTE. BRUCE DICKINSON IN PIU’ INTERVISTE SI E’ SCAGLIATO CONTRO QUESTO MODO DI FARE MUSICA, QUAL E’ IL TUO PUNTO DI VISTA?
“Purtroppo è molto triste il modo in cui vanno le cose. Oggi l’unica cosa che conta sembra essere il successo, ottenerlo subito senza preoccuparsi di come, si è disposti a tutto per un po’ di notorietà. E’ molto dura, lo capisco, anche perché oggi non si vendono dischi come vent’anni fa. Non ho nessun problema nei confronti di chi prova a ottenere fama e soldi andando in tv, ma penso che, parlando di heavy metal, valga ancora il principio secondo cui va avanti chi ha talento. Sono tempi duri”.

SECONDO TE OGGI C’E’ IN GIRO UNA BAND CHE HA LE CARTE IN REGOLA PER DIVENTARE GLI IRON MAIDEN DEL FUTURO?
“No, non credo che ci siano band che possano diventare i prossimi Iron Maiden. Io spero ci siano musicisti capaci di raggiungere il successo con le proprie forze senza imitare noi. Gli Iron Maiden ci sono già, perché mai dovrebbe esserci qualcun altro che ci copia?”.

COMPRI ANCORA DISCHI O ASCOLTI MUSICA SU SPOTIFY?
“Io faccio parte della vecchia scuola ormai, mi piace ancora comprare dischi e cd, ma i tempi cambiano e la musica viene ascoltata sempre di più tramite piattaforme come Spotify. Cosa ci posso fare? E’ il mondo che cambia, non si può tornare indietro…per questo ti dicevo che sono tempi duri per le nuove band”.

STEVE, HAI CINQUANTANOVE ANNI DI CUI QUARANTA PASSATI A SUONARE CON UNA DELLE PIU’ GRANDI BAND DELLA STORIA. REALISTICAMENTE, PER QUANTO TEMPO CREDI CHE POTRETE ANDARE AVANTI?
“Io la penso così, andremo avanti il più a lungo possibile. Fortunatamente non siamo nelle condizioni di dover pensare stanotte al giorno in cui smetteremo di suonare, non si sa mai cosa può accadere nella vita, ma per ora abbiamo ancora tutti passione per la musica, siamo in buona forma e tutti convinti ad andare avanti il più possibile”.

C’E’ ANCORA QUALCOSA CHE VORRESTI REALIZZARE CON LA BAND?
“Si, mi piacerebbe poter suonare in alcuni posti dove ancora non siamo riusciti ad andare, come la Cina ad esempio. Per il momento desidero solo che Bruce si rimetta completamente, che stia bene e che possiamo riprendere a suonare il prima possibile tutti insieme come sempre”.

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