È una lunga storia di amore per il doom, l’epic e il viking metal quella scritta dagli Isole nel corso di una carriera addirittura ultratrentennale, se si tengono in considerazione gli albori sotto il moniker di Forlorn.
Mai baciati da un successo straripante, questi musicisti svedesi hanno saputo ritagliarsi con pazienza un loro spazio, un posticino nel cuore degli amanti di sonorità plumbee, accorate, potenti ma melodicamente levigate. La qualità delle loro opere è andata gradualmente in crescendo, di pari passo a un arrotondamento del suono e un equilibrio raffinato tra epos e oscurità. La loro è una riuscita rivisitazione del doom epico di Candlemass e Solitude Aeturnus, resa più heavy da un background in cui non è estranea una vivace componente extreme metal (tre membri su quattro militano nei viking metaller Ereb Altor).
Con “Anesidora” non vi sono i lampi di classe fatti brillare in “The Calm Hunter” – per chi scrive il loro album migliore – ma la qualità compositiva è rimasta alta anche questa volta, permettendo di fare centro ancora una volta tra chi ha a cuore questo tipo di musica. È il cantante Daniel Bryntse, probabilmente l’elemento di maggior talento della line-up, a esporci cosa li abbia portati a regalarci questi nuovi ‘doni’ sonori.
“ANESIDORA” È UN TERMINE CHE POTREBBE ESSERE TRADOTTO COME “COLUI CHE MANDA DEI DONI”: PERCHÉ VI SENTITE COSÌ ATTRATTI DA QUESTA PAROLA E COME VI HA INDIRIZZATO NELLA SCRITTURA DEL NUOVO ALBUM?
– Inizialmente il titolo ipotizzato doveva essere “Pandora’s Box”, in seguito abbiamo cambiato idea perché ci pareva un titolo abbastanza inflazionato, diversi altri gruppi l’avevano già utilizzato. Ci siamo accorti che Pandora in alcuni casi era chiamata Anesidora. Questa parola ci è parso suonasse bene e avesse un significato piuttosto misterioso. Così, è diventata il titolo del disco. Mentre non possiamo affermare che ciò abbia influenzato la stesura della musica: quando abbiamo scelto il titolo dell’album tutte le canzoni era state scritte e registrate, è stata una decisione dell’ultimo minuto, la nostra.
È ACCADUTO QUALCOSA NELLE VOSTRE VITE, O QUALCOSA CHE AVETE OSSERVATO NEL MONDO, CHE VI HA GUIDATO NELLA DIREZIONE MUSICALE DI “ANESIDORA”?
– Penso che le liriche di Crister (Olsson, chitarrista di Isole ed Ereb Altor, ndR) siano in parte influenzate dai problemi del mondo causati dalla mano umana, i danni arrecati all’ambiente, i conflitti armati, l’odio insensato che attanaglia vasti strati dell’umanità. Come esseri umani, traiamo ispirazione – buona e cattiva – da tutto quello che viviamo e osserviamo. Quindi, sicuramente quello che ci accade come singole persone ci influenza anche musicalmente, anche se obiettivamente non saprei in grado di indicare singoli eventi che abbiano avuto un riflesso diretto sulla nostra musica.
ALLE MIE ORECCHIE, “ANESIDORA” EMANA LE ATMOSFERE DI UNA FIABA NERA: NON C’È IL FORTE EPOS DI “THE CALM HUNTER”, OPPURE LA NEGATIVITÀ DI “DYSTOPIA”, LE CANZONI SONO MEDIAMENTE PIÙ ATMOSFERICHE E DEVOTE A UN’OSCURITÀ MENO OPPRIMENTE DELL’ULTIMO DISCO. COSA HA PORTATO A QUESTO PICCOLO CAMBIAMENTO NEL VOSTRO SUONO?
– Sicuramente non avevamo pianificato nulla. Intenzionalmente non eravamo alla ricerca di un disco più atmosferico o sommesso. Nonostante ciò, il risultato finale è stato questo.
SUPPONGO VI SIA UNA FORTE CONNESSIONE TRA TESTI E MUSICA, OGNI TRACCIA SEMBRA RACCONTARE UNA SUA STORIA, CON UN AVVIO CALMO E TRANQUILLO E UNA MODERATA PROGRESSIONE NEL CORSO DEL PEZZO. IN CHE MODO AVETE LAVORATO PER CUCIRE ASSIEME MUSICA E PAROLE?
– Di solito, scriviamo i testi dopo aver composto e arrangiato la musica. In molti casi, creiamo una demo o preproduzione dove utilizziamo testi di altre canzoni oppure parole a caso. Quando abbiamo un’idea generale delle melodie vocali e della metrica, iniziamo a scrivere i testi e cerchiamo di adattarli a quanto suonato nel modo migliore possibile. Poi aggiustiamo leggermente la situazione durante le registrazioni.
C’È QUALCHE SOLUZIONE SONORA CHE AVEVATE PARTICOLARMENTE VOGLIA DI ESPLORARE IN QUEST’ALBUM, RIMASTA MAGARI UN PO’ NASCOSTA O TRASCURATA NEI DISCHI PRECEDENTI?
– Può non essere stata una decisione consapevole, però ho la sensazione che rispetto ai nostri album precedenti questa volta abbiamo dato maggior enfasi sulle melodie vocali e gli arrangiamenti, invece che affidarci a poderosi riff di chitarra ed elementi simili.
LA PRIMA CANZONE DELL’ALBUM È INTITOLATA “THE SONG OF THE WHALES”. PERCHÈ AVETE DEDICATO L’OPENER ALLE BALENE? QUAL È IL SUO SIGNIFICATO PIÙ PROFONDO?
– Il messaggio penso sia molto chiaro: ascoltate bene il canto delle balene, prima che taccia per sempre. Se continueremo a sfruttare e inquinare la natura, è probabile che andremo incontro all’estinzione di ogni specie acquatica, finendo la vita nell’acqua terminerebbe inesorabilmente anche la vita sulla terra. Ma il cambiamento è ancora possibile, sembra che fortunatamente le giovani generazioni abbiamo miglior consapevolezza e rispetto della natura.
L’ARTWORK DISEGNATO DA MATT CHAMBERS DÀ LA SENSAZIONE DI ESSERE IMMERSI IN UN CUPO MONDO IMMAGINARIO, CON UN’ATMOSFERA TRA L’HORROR E IL FANTASY. AVEVATE IN MENTE UNA CONNESSIONE TRA LA VOSTRA MUSICA E QUALCHE LIBRO O RACCONTO, CHE VI AIUTASSE A IMMAGINARE L’AMBIENTAZIONE DEI BRANI DI “ANESIDORA”?
– L’artwork rappresenta una trasposizione contemporanea del mito del vaso di Pandora. La rivoluzione industriale ha consentito all’umanità di prendersi ricchezza inimmaginabili e di dominare il mondo come mai era stato possibile nel resto della storia. Ecco allora la figura sulla copertina, con delle chiavi in mano, intento ad aprire il cancello che lo porterà verso l’industrializzazione, l’inquinamento, l’avidità, e molti altre aspetti negativi consentiti dal troppo potere.
QUAL È L’ASPETTO DEL QUALE SIETE PIÙ ORGOGLIOSI DEL NUOVO ALBUM? CI SONO ALCUNI DETTAGLI CHE HANNO SODDISFATTO IN QUESTO CASO LA VOSTRA VISIONE ARTISTICA?
– Non mi è facile dare un’opinione chiara e netta su un nostro album poco dopo che è uscito. All’inizio tendo a non essere troppo felice, ho bisogno di un minimo di tempo e di un poco di distacco per schiarirmi le idee e capire meglio cosa abbiamo combinato. Considerate le esperienze pregresse, credo mi ci vorranno uno o due anni prima che possa dare un giudizio compiuto su “Anesidora”.
CON QUEST’ULTIMO SIETE ARRIVATI ALLA QUOTA DI OTTO ALBUM COME ISOLE. SE TU DOVESSI RIASSUMERE LA VOSTRA DISCOGRAFIA IN SOLE TRE CANZONI, QUALI SCEGLIERESTI?
– Domanda difficile! Per cominciare, citerei “Age Of Darkness”. È una delle prime canzoni che abbiamo scritto e probabilmente una di quelle dove ci sono pochi cambiamenti tra la prima stesura e la versione andata infine sul disco. Dal materiale dei primi tempi, quello più datato, abbiamo in seguito attinto ritagliando delle parti e rielaborandole, utilizzandole poi per altre canzoni.
La seconda canzone che nominerei è “From The Dark”, nella quale ci prendiamo alcune libertà e andiamo un po’ oltre quelli che sono i convenzionali standard del doom metal.
Per ultima, ci metterei “Insomnia”, per svariate ragioni. Al momento è probabilmente la canzone che preferisco di tutto il nostro repertorio, nonostante sia raramente menzionata quando si parli degli Isole.
UNA DELLE VOSTRE MAGGIORI INFLUENZE SONO I CANDLEMASS. VOLEVO CHIEDERTI COSA NE PENSI DEL RITORNO DI JOHAN LÄNGQUIST E QUALE SIA IL TUO GIUDIZIO SUGLI ULTIMI DUE ALBUM CON LÄNGQUIST ALLA VOCE, “THE DOOR TO DOOM” E “SWEET EVIL SUN”?
– Per quanto pensi che Johan sia un cantante fantastico, avrei preferito che il materiale degli ultimi due dischi mi offrisse qualcosa di meglio, sotto diversi aspetti. Non ne sono pienamente soddisfatto, se devo essere sincero. Sono comunque contento di vederli ancora in giro a suonare così bene la loro musica. Sono ancora in forma, i loro classici fanno ancora un figurone dal vivo. Ho avuto la fortuna di vederli in uno dei loro concerti recenti e sono stati splendidi.
LA VOSTRA STORIA COMINCIA BEN PRIMA DEGLI ISOLE, PER ALCUNI ANNI AVETE SUONATO SOTTO IL MONIKER DI FORLORN. RIASCOLTI, OGNI TANTO, I VECCHI DEMO DI QUELLA BAND? CHE COSA È RIMASTO DI QUEI TEMPI NEGLI ISOLE ATTUALI?
– Li riascolto raramente, quei demo. I primi due sono tremendi, se devo essere sincero. Eravamo inesperti come musicisti, dovevamo imparare ancora tutto quanto, sia per quanto riguarda la scrittura che il modo di suonare e registrare. Anche se fu una fase divertente, non mi piace dilungarmi molto raccontando di quel periodo.
Il terzo demo invece è accettabile, il grosso del materiale è stato riutilizzato per canzoni di Isole e Ereb Altor. A rimanere sempre uguale negli anni, da quei giorni ad oggi, è il mio amore per gli Iron Maiden, ancora oggi il mio gruppo preferito, e la mia lunga collaborazione con Crister nelle nostre band. Infine, non è cambiata la mia idea che le chiavi minori sono la più bella tonalità che esiste nella musica.