JEFF LOOMIS – Il Problema Di Non Riuscire A Comunicare

Pubblicato il 06/10/2011 da

Per chi ama il thrash e lo ha seguito in tutti questi anni, magari per chi addirittura ne ha visto la nascita, la fine dei Nevermore non deve essere stata una bella notizia. Da anni sul mercato non emergeva una band tanto capace da ridare linfa vitale a un genere che per oltre dieci anni è rimasto soffocato da varie correnti musicali alternative. E pure quando cercava di rinnovarsi, ecco che appariva patetico. Sì, perché, purtroppo, la storia insegna. Il thrash metal è efficace quando è puro, così come l’istinto quasi adolescenziale che lo genera. Poi si sono succedute band incredibili che sono riuscite a plasmarlo, a renderlo efficace, …si pensi ai Voivod, ai Machine Head, ai Coroner piuttosto che ai Metallica stessi, da sempre, nel bene e nel male, interessanti interpreti (parentesi rock a parte). La lista è bella farcita, ma nemmeno troppo lunga. Tra questi nomi di certo scoveremmo i Nevermore. Beh, non sbagliamo di tanto se affermiamo che questi siano stati sono una delle più riuscite espressioni del thrash metal moderno. Potenti, innovativi, esclusivi, violenti, enfatici. A dire il vero, la band esiste ancora, ma il recente abbandono di uno degli artefici cardine del songwriting, il chitarrista Jeff Loomis (andatosene con il batterista Van Williams), fa scricchiolare di parecchio la baracca. Di recente Soundi Magazine Finlandia ha trattenuto il chitarrista stesso e s’è fatto raccontare il perché di questo doloroso split. Ecco a voi l’intervista, concessa a Metalitalia.com in esclusiva per l’Italia dalla Century Media Records…

PRIMA DI TUTTO, FACCIAMO UN SALTO AGLI ALBORI DEI NEVERMORE. DURANTE IL 1994 LA FORMAZIONE S’È STABILIZZATA E IL PROCESSO DI COMPOSIZIONE ANDAVA AVANTI ALLA GRANDE. SE RIPENSI A QUEI TEMPI, COME ANDAVANO LE COSE PER TE E GLI ALTRI? ERAVATE TUTTI ORIENTATI E DEVOTI AI MEDESIMI OBIETTIVI OPPURE, SOTTO SOTTO, C’ERANO GIÀ “DIFFERENZE D’OPINIONE”? IN ALTRE PAROLE, C’ERA GIÀ FIN DALL’INIZIO QUALCHE QUESTIONE IRRISOLTA TRA TE, WARREL E JIM?
“I primi periodi dopo la nascita dei Nevermore sono stati davvero incredibili. I Sanctuary s’erano appena sciolti (è stata la band che mi ha spinto a spostarmi alla costa ovest per unirmi a loro) e Warrel, Jim ed io sapevamo quello che volevamo fare musicalmente. Abbiamo iniziato a scrivere due demo distinte che sarebbero poi finite nella nostra prima release edita da Century Media. Proprio in questo periodo è arrivato anche Van (Williams), che si unì alla band. Quindi si stava formando il gruppo. Tutti nel gruppo eravamo allineati sui medesimi intendimenti, nonché eravamo eccitati per il nostro primo CD e per l’inizio del tour. Un tour vero che si concluse nell’estate del 1995. Accompagnavamo i Death e, sempre nello stesso anno, i Blind Guardian per una serie di date in Europa. Andavamo tutti d’accordo ed eravamo felicissimi di fare cosa stavamo facendo… suonare musica!”

A TUO MODESTO PARERE, QUANDO È STATA LA PRIMA VOLTA CHE HAI AVUTO PERCEZIONE CHE LE COSE NON ANDASSERO BENE? DI COSA S’È TRATTATO? CI SONO STATE TANTE VOCI DIFFERENTI IN QUESTI ANNI…
“Mi ricordo che ci sono stati problemi all’inizio, e non sto lanciando invettive contro membri specifici in questo momento. Eravamo tutti da biasimare per qualche cazzata fatta qua e là, ma poi si scendeva a bere. È stato un periodo divertente e, a questo punto, direi che era proprio quello che volevamo fare per divertirci. Quando sei con i tuoi amici in una band prende vita una forte unità o meglio ancora, nasce una famiglia. Volevamo guardarci le spalle e prenderci cura gli uni degli altri. Ero il più giovane della band e ogni volta che facevo lo stupido o avevo bevuto troppo, la band si assicurava che fossi nella mia cuccetta sul bus… e viceversa… ha funzionato comunque e sempre!”.

AVETE PARLATO DEI PROBLEMI CHE C’ERANO ALL’INTERNO DELLA BAND O IL VOSTRO È STATO UN APPROCCIO PIÙ SIMILE A: “SPERIAMO CHE TUTTO VADA A POSTO DA SOLO”?
“L’abbiamo fatto. Di solito pianificavamo sempre degli incontri alla fine dei lunghi tour. A volte non andava bene perché qualche membro cercava di accusare altri di un problema. Non so se questi incontri ci hanno davvero aiutato a risolvere i problemi, ma se ci penso ora andava bene perché eravamo comunque e ancora là, l’uno con l’altro, in una stanza a parlare delle cose e a discutere dei nostri piani futuri piuttosto che del prossimo CD. Nel corso della fase successiva della carriera dei Nevermore, le cose sarebbero cambiate. Si ignoravano le telefonate e non si comunicava più come dovrebbe fare una band normale”.

EBBENE, SE (E QUANDO) QUEI PRIMI PROBLEMI ERANO SOLO COSE MINORI E NON ANCORA ALLARMANTI, CI DICI QUANDO “I VERI PROBLEMI” HANNO INIZIATO A EMERGERE? COME TI SENTIVI? ERA UNA COSA DEL TIPO: “QUESTO È L’INIZIO DELLA FINE” O QUALCOSA DI SIMILE?
“Per quanto mi riguarda il tutto ha preso il via nel 2004/2005, quando Warrel ha iniziato ad avere problemi di salute. Mi ricordo che Jim mi chiama e mi dice che era stato ricoverato. Ovviamente, ero molto depresso e mi chiedevo prima di tutto cosa gli sarebbe successo e poi cosa sarebbe successo al futuro del gruppo. Il medico gli disse che doveva smettere di bere pena problemi a pancreas e riguardo il diabete. So che non voleva alcool intorno a lui quando eravamo in tour. Cercavamo sempre di fare attenzione, ma in verità non ha mai veramente funzionato. In questo momento avrei voluto rinunciare anch’io all’alcol, ma mi ha aiutato a superare tempi difficili, sopratutto on the road. Avrei voluto superare quei momenti in maniera diversa, ma sai… tutti sbagliamo, la vita va avanti. Potrei dire che ormai era una sua lotta personale con il mondo che lo circondava. Credo che il tutto sia iniziato da qui. Poi i Nevermore hanno iniziato a fondere più stili assieme. Come risultato, il suono della band diventò unico e molto influente. Ma all’interno della band erano davvero tutti felici per questo nuovo stile distintivo e anche per i cambiamenti dei suoni adottati, dello stile, ecc… da album ad album? Personalmente la cosa mi piaceva. Ma forse questo è anche il motivo per cui nei Nevermore c’era un chitarrista diverso su ogni CD. Ed è per questo motivo che ognuno dei nostri CD è qualcosa di unico. Ho sempre amato il modo in cui potevamo passare da qualcosa di davvero pesante a qualcosa di melodico e morbido.  Ovviamente ci sono altre band là fuori che sanno fare cose ben più importanti… soprattutto una band come gli Opeth, molto originali nel loro stile. Ma sì, credo che noi tutti eravamo molto contenti di come usciva la musica. I miei album preferiti fino ad oggi sono ‘Dead Heart in a Dead World’ e ‘This Godless Endeavor’. Penso che un’altra cosa importante sia che la nostra musica era proprio indefinibile. Se senti la voce di Warrel o un certo riff di chitarra, sai per certo che sono i Nevermore… e questo è qualcosa di cui vado fiero!”.

IN TUTTA QUESTA STORIA, CHE RUOLO HA GIOCATO LA PUBBLICAZIONE DEI VOSTRI PRIMI ALBUM SOLISTI, IL TUO E QUELLO DI WARREL? ERANO I TUOI A CAUSARE, O AUMENTARE, ALCUNE TENSIONI ALL’INTERNO DELLA BAND? PENSO CHE WARREL ABBIA DETTO QUALCHE COSA NON MOLTO CARINA SULLA TUA CARRIERA DA SOLISTA, ANCHE SE LUI STESSO AVEVA PUBBLICATO IL SUO.
“Sì, è una cosa strana. Da qualche parte nel modo di pensare di Warrel e Jim c’era l’idea che fossi un chitarrista maniaco e pieno di ego. Inoltre, nell’ultimo tour, Jim mi ha chiamato sul tour bus… con ironia, se non ricordo male, stava mettendo il nome di Yngwie sulla mia cuccetta. Cosa? Sono innamorato della mia  chitarra da quando ho dieci anni. Fra poco ne avrò quaranta. Io non sono nel professionismo della musica con lo scopo di andare sul palco e ‘tagliare teste’. Suono il mio strumento perché amo farlo e lo farò fino al giorno della mia morte. Per quanto riguarda i CD da solista non posso parlare per Warrel se non che ho la certezza che voleva solo fare esperimenti con altri musicisti e compositori. Ed è buono! È sempre un ‘fare musica’. A mio giudizio credo che il suo materiale solista sia davvero buono. Per quanto riguarda il mio disco, ho voluto fare un CD strumentale prendendomi il mio tempo. È stato davvero divertente. Mi sono preso un po’ di tempo durante una pausa di vacanza dai Nevermore e ho registrato il disco.”

LA PUBBLICAZIONE DELL’ULTIMO DISCO DEI NEVERMORE, “THE OBSIDIAN CONSPIRACY” (2010), È STATA RINVIATA PIÙ VOLTE. LE VOCI CHE GIRAVANO RIFERIVANO DI ESTESE DIFFICOLTÀ INTERNE ALLA BAND. È LA VERITÀ O, COME SONO ANDATE LE COSE REALMENTE? NEL COMPLESSO, QUANTO HANNO INCISO LE VOSTRE QUESTIONI INTERNE SULLE FASI DI REALIZZAZIONE DEL DISCO?
“In verità, al momento ero molto triste perché non ero onesto con me stesso su tanti problemi… qualcosa s’era rotto. Era come se il gruppo non fosse unito. La cosa pazzesca è che non ci siamo mai trovi assieme in sala prove una sola volta: o io e Van o io e Warrel e Jim. Un’altra cosa che mi dava contro era dove stavamo registrando. Non mi ci trovavo. Mi piaceva lavorare con Peter Wichers, ma dopo aver buttato giù le mie prime tracce, salvavo tutto e prendevo all’istante il primo volo per tornare a casa. Io non avrei mai voluto farlo perché tutte le volte precedenti ho sempre presenziato all’intero processo di registrazione, dell’intero CD, dalle fasi iniziali fino alla fine. Sono quasi certo che dopo essermene andato si sia creato un bel casino là dentro. Infatti, subito dopo, Wichers ha lasciato il progetto e le persone nuove tirate dentro per proseguire con le lavorazioni hanno iniziato a ricevere le tracce inviate da me senza nemmeno sapere chi fosse a mandargliele, senza aver nemmeno sentito la voce del sottoscritto. Non ci potevo credere. Avevo la tentazione di prendere un volo e tornare là per vedere cosa stava succedendo, ma non penso sarei mai riuscito a farlo. L’album in qualche modo è stato fatto. So che ci sono state critiche negative da parte della stampa e sono d’accordo… io sono soddisfatto al 50%. In quel momento ha preso il via la spirale discendente del gruppo”.

ALCUNI FAN SONO RIMASTI MOLTO DELUSI DA “THE OBSIDIAN  CONSPIRACY”. PENSI CHE L’ALBUM SAREBBE STATO MIGLIORE SE NON CI FOSSERO STATI TUTTI QUESTI PROBLEMI NELLA BAND?
“Probabilmente sì …. Penso che se avessimo fatto una preproduzione tutti assieme allora il CD sarebbe uscito più velocemente. Quasi tutti i CD che abbiamo fatto hanno avuto una preproduzione coi fiocchi, con tutti noi in sala prove a controllare ogni singolo riff. ‘Obsidian’, purtroppo, non è stato fatto in questo modo”.

QUANDO FINALMENTE HAI DECISO DI LASCIARE I NEVERMORE È STATO SOPRATTUTTO PER MOTIVI PROFESSIONISTI O PER MOTIVI PERSONALI? PROBABILMENTE ENTRAMBI, MA HANNO INCISO PIÙ GLI INCIDENTI TRA VOI O I DISACCORDI ARTISTICI?
“Per entrambi, sì. Venti anni è un tempo lunghissimo quando condividi la vita in una band. Ma alla fine, i miei sentimenti non erano più gli stessi. Era la cosa più distante da quella che intendo io come musicista e dalla collaborazione con altri musicisti. Ho sentito attraverso gli organi di stampa che Warrel vuole continuare con la band. Sono sicuro che lo vuole proprio perché sa che che ne resterei turbato… ma onestamente penso che tutto resterà come è. Tornando a parlare di ego… io non voglio passare per uno di quelli pieni di se stessi, ma io e Van abbiamo contribuito tanto a rendere originale il ‘sound’ dei Nevermore e suona strano sentire che delle altre persone ora si prenderanno carico di ciò. Ma, hey… senza rancore: se vogliono continuare, auguro loro buona fortuna! Alla fine penso che il male peggiore che ha colpito la band sia stata la mancanza di comunicazione. A un certo punto, tutti nella band siamo stati colpevoli per qualcosa. Se avessimo avuto un attimo per sederci e parlare seriamente delle cose, probabilmente saremmo stati in grado di salvare il gruppo”.

NATURALMENTE, LASCIARE I NEVERMORE DOPO TANTI ANNI DEVE ESSERE STATA UNA DECISIONE DIFFICILE. QUALE È STATA LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO?
“Il miglior modo per descriverlo è questo: m’è sempre sembrato che nello stesso momento stessimo facendo un passo avanti e due enormi passi indietro. Per me, questa era una ragione sufficiente per andarmene. Ho passato il 99% della mia vita nei Nevermore. Avevo bisogno di cambiare aria. Alla luce delle decisioni, questo mi ha fatto sentire meglio sia fisicamente, sia emotivamente”.

TU E VAN WILLIAMS SIETE ANDATI VIA NELLO STESSO MOMENTO. STAVATE PARLANDO DELLE DIFFICOLTÀ ASSIEME E QUINDI AVETE PRESO LA DECISIONE ASSIEME? IN CASO AFFERMATIVO, QUALE DEI DUE È STATO IL PRIMO CHE, ALZANDO LA VOCE, HA DETTO: “È FINITA, NE HO AVUTO ABBASTANZA!”?
“Abbiamo iniziato a parlarne un bel po’ di tempo fa… probabilmente un paio di anni fa. Ma la maggior parte dei nostri colloqui sono avvenuti nel corso dell’ultimo tour, quello europeo in compagnia dei Symphony X. Era il periodo più scottante. Un giorno pensavamo di andarcene, il giorno dopo ci davamo un’altra chance. A un certo punto, se ben ricordo, eravamo seduti nella parte posteriore del tour-bus ed entrambi abbiamo realizzato che non ci saremmo mai più dati un’altra occasione per crederci, così abbiamo preso la decisione finale, appena tornati a casa. È stata una scelta condivisa tra Van e me. Entrambi abbiamo detto ‘stop’, non solo uno di noi”.

IN ALCUNE INTERVISTE WARREL HA DICHIARATO: “POTEVO DARE UN CALCIO IN CULO AL NOSTRO BATTERISTA, SAREMMO ANDATI AVANTI COMUNQUE”. PER CHI NON SA NULLA, QUESTO SUONA MOLTO STRANO, DOPO SEDICI/DICIASSETTE ANNI DI COLLABORAZIONE…
“Sì, ero scioccato. Ho dovuto leggerlo due volte perché non riuscivo a crederci. Non ho mai pensato che Warrel e Jim sarebbero cambiati così tanto una volta fattisi prendere dalle questioni d’affari. Il fatto è che ci chiedevano opinioni (a me e Van) su svariati argomenti riguardanti la band, ma credo non abbiano mai ascoltato per davvero cosa rispondavamo. Ad un certo punto, fino a circa cinque anni fa, eravamo ancora pagati da loro. È stato un incubo, cazzo! Dover chiamare e chiedere sempre se i nostri soldi erano disponibili, dato che dovevamo ancora pagare alcune bollette. Io e Van siamo allora andati dal manager per chiedere di poter veder consegnati gli stipendi in modo più strutturato e uniforme e tramite il nostro avvocato. Non dimenticherò mai lo sguardo sul volto di Jim quando l’abbiamo fatto. Tremava ed era tutto incazzato. Io e Van alzammo la voce per molte cose. In questo momento Warrel e Jim hanno capito che stavo dalla parte di Van. Voglio dire, lo ero, ma a quel punto mi sembrava più che mai giusto perché nessuno ci dava ascolto”.

HA ANCHE DETTO: “…È COME PASSARE ATTRAVERSO UN DIVORZIO MOLTO DOLOROSO. SONO ANCORA MOLTO INCAZZATO PER IL MODO IN CUI È SUCCESSO PERCHÉ NON SAPEVO CHE SE NE STAVANO ANDANDO FINO A QUANDO NON L’HO VISTO SU BLABBERMOUTH. E QUESTO NON È IL MODO DI TRATTARE GLI AMICI! AVREMMO POTUTO PARLARE. È STATA DAVVERO, MA DAVVERO UNA MERDATA”. QUAL È LA TUA VERSIONE DELLA STORIA? IN GENERALE, COSA VORRESTI DIRE A RIGUARDO?
“E chi lo sa? Voglio dire, avrà sentito le voci girare. Quando eravamo seduti nel backstage dopo la nostra ultima esibizione con i Symphony X, in Europa, Van e io abbiamo lanciato la bomba sull’argomento dicendo che non volevamo continuare il tour con i Symphony X negli Stati Uniti, con l’intento invece di incontrarci, parlare e attendere che Jim tornasse a casa dopo il suo recupero da un intervento chirurgico al cervello. Non so se questo lungo discorso che abbiamo fatto con lui sia entrato da un orecchio e sia uscito dall’altro. Ritengo non ci abbia preso molto sul serio. Io e Van eravamo per il ‘Sì!… Sì, le cose stanno così! Non vogliamo continuare fino a quando possiamo discutere di alcune cose che riteniamo non vadano più bene’. Subito dopo tutto questo ho iniziato un tour di clinic e mi sono ritrovato a stare in Europa per altre tre settimane. Van e io, e sono sicuro anche Warrel e Jim, abbiamo iniziato a ricevere minacce da parte del promoter e tutto l’inferno si è scatenato. A quel punto, penso d’aver chiamato Van e siamo usciti definitivamente dalla band”.

PARLANDO DELLE DICHIARAZIONI E DELLE CONSIDERAZIONI COMPARSE SU VOI SUL SITO DI NEWS BLABBERMOUTH… SU QUESTO ARTICOLO SI LEGGE: “NEVERMORE: LA PIÙ GRANDE  BAND CHE L’ALCOL ABBIAMO MANDATO IN  ROVINA”. QUAL’È IL TUO PUNTO DI VISTA RIGUARDO QUESTA CONSIDERAZIONE?  
“Beh onestamente, che sia stato un fattore determinante ci sta, ma non penso che abbia a che fare con la rottura nei Nevermore. C’erano anche problemi di soldi e di intendere gli affari all’intero della band. C’erano problemi di comunicazione gli uni con gli altri per non parlare della mancanza di rispetto e del modo in cui, a volte, ci siamo trattati. Ognuno trova sempre nell’alcol l’origine dei problemi, ma è stato molto più di questo”.

GUARDANDO AL FUTURO, VEDI DELLE CONDIZIONI TALI CHE POTREBBERO FARTI RIENTRARE NUOVAMENTE NEI NEVERMORE O SUONARE NEI SANCTUARY?
“Probabilmente no! Warrel and Jim si stanno dedicando ai Sanctuary. Io ho un sacco di materiale personale e ho intenzione di lavorarci sopra per il resto di quest’anno e per il prossimo. Sono davvero molto felice in questo momento e mi sto godendo la vita. Come ho detto prima, ho avuto esperienze favolose con i ragazzi dei Nevermore, ma sentivo la necessità di fare altro nella musica. Auguro a Van, Warrel e Jim il meglio per il loro futuro professionale.”

SENTI MAI WARREL E JIM? WARREL HA DETTO CHE ERAVATE MOLTO AMICI E CHE OGNI TANTO VI SENTITE.
“Non proprio. Mi viene voglia ogni tanto, ma penso sia meglio che ognuno mantenga le giuste distanze. Se parliamo qualche vecchio litigio potrebbe riaprirsi. È un po’ triste. Forse un giorno ci rideremo sopra, su tutto, ma al momento mi sto concentrando unicamente sulla mia musica. Ho pure intenzione di mettermi al lavoro su una colonna sonora… è veramente ‘cool’!”.

BENE, ALLORA TI ASPETTA UN FUTURO RADIOSO! SAPPIAMO GIÀ QUALCOSA RIGUARDO AL TUO NUOVO PROSSIMO DISCO SOLISTA, MA COSA CI PUOI DIRE DI QUESTO NUOVO MATERIALE CHE STAI COMPONENDO? DA QUANTO TEMPO CI STAI LAVORANDO?
“Sto scrivendo da tre mesi. Rispetto a ‘Zero Order Phase’, questo CD sarà molto più elaborato musicalmente. Con il mio produttore, Aaron Smith, stiamo investendo una grande quantità di tempo per la cura di dettagli come la voce e le orchestrazioni. È davvero un onore lavorare con straordinari musicisti”.

TE LA SENTI DI METTERE A CONFRONTO QUESTI NUOVI BRANI CON QUELLI DEL PRECEDENTE “ZERO ORDER PHASE”?
“A differenza del precedente, sul nuovo CD ci saranno quattro brani cantati da Christine Rhoades. Lei è quella che ha cantato la parte centrale di ‘Dreaming Neon Black’. Ho sempre voluto lavorare con lei nuovamente. Poi ci sarà un nuovo pezzo acustico e un sacco di pezzi strumentali belli pesanti”.

COME PROCEDONO LE REGISTRAZIONI?
“Bene, abbiamo già concluso con la batteria, le chitarre ritmiche e il basso… e siamo a metà lavoro con le voci. Inizierò a lavorare sui soli da qui a una settimana circa”.

IL DISCO USCIRÀ IL PROSSIMO ANNO. SEI AL LAVORO SULLA PIANIFICAZIONE DEL TOUR? HAI ALTRI PROGETTI IN TESTA? …CHE NE SO, DI METTER IN PIEDI UN ALTRO GRUPPO O QUALCOSA DEL GENERE?
“Voglio andare in tour, eccome! Solo che al momento non so quando partirò. Terrò tutti voi informati attraverso il mio sito ufficiale: www.jeffloomis.com. Finito con questo disco posso solo dirti che eseguirò dei clinics in Cina. Sarà molto interessante!”.

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