Le spiagge acustiche sono ormai – e sempre di più – i ritrovi preferiti da tutta quella schiera di artisti legati, almeno nei loro progetti principali, a sonorità assai più estreme. Seguendo l’esempio di Nergal e molti altri, Jonathan Hultèn decide di proseguire sulle sue sepolcrali e boschive derive folkeggianti con “Chants From Another Place”. Un lavoro che ha sicuramente brillato per tepore e personalità, indissolubilmente legate sì a territori (di provenienza Tribulation) più oscuri e distorti, ma anche in grado di mostrare il loro lato più intimo e ancestrale. Un cuore blues scorre nell’anima di ogni metallaro che si rispetti e non è probabilmente un caso che le grandi scie di Nick Drake e Nick Cave siano ancora oggi inequivocabili quando ci si offre, cuore a anima, ad una chitarra e ad una voce. Dietro una patina di make-up e drappi sciamanici, il songwriter ci parla di arte, natura e ispirazione come traghetti per l’Altro Mondo.
CIAO JONATHAN, INNANZITUTTO COMPLIMENTI PER IL TUO NUOVO LAVORO, CI E’ PIACIUTO MOLTO. A PROPOSITO, VOLEVO CHIEDERTI COME E’ STATO CONCEPITO E, ANCORA PRIMA, SE L’ATTITUDINE FOLK E’ SEMPRE STATA LI’ O E’ STATA UNA RISCOPERTA RECENTE?
– Diventare un singer/songwriter è un vecchio sogno che ho dagli anni dell’adolescenza, quindi essere riuscito a pubblicare questo album è come completare un ciclo, realizzando una visione del passato. Ho ascoltato un sacco di cose di diverso genere per tutta la vita, ma fin da quei giorni sentivo che dovesse esserci qualcosa che desideravo specificatamente: qualcosa che si potesse esprimere solo attraverso chitarra acustica e armonie vocali.
QUALI SONO STATE LE FONTI PRINCIPALI DA CUI NASCONO POI QUESTI CANTI? SIA IN TERMINI LIRICI CHE MUSICALI, NATURALMENTE…
– Natura. Arte. Trasformazione. Avventura. Contemplazione. Queste sono le prime parole che mi vengono in mente quando cerco di descrivere come e da dove nasce l’ispirazione.
DOVE È L’ALTROVE (THE OTHER SPACE, ndr)?
– E’ un posto interiore, da cui nasce l’ispirazione per l’arte e la musica. E’ dove noi viaggiamo quando sogniamo ad occhi aperti e quando sogniamo nel sonno, di notte. E’ il posto che incontriamo quando stiamo camminando nei boschi, tutto sembra completamente senza tempo e ci trasmette meravigliosamente un’ispirazione vera. E’ lo stato della mente in cui si entra quando si danza e tutto sembra fluire senza sforzo come se entrassimo in trance. E’ sia una sensazione astratta che sensazione fisica, sia un posto fisico sia un filamento della nostra immaginazione. E’ l’aspetto trascendente e mistico delle nostre vite.
MI SAREI ASPETTATO UN ALBUM MOLTO ORIENTATO VERSO SONORITA’ FOLK PIU’ NORDICHE, CIRCONDATO DA UNO SPIRITO BOSCHIVO E MAGICO, INVECE HO ANCHE TROVATO NUMEROSE INFLUENZE AMERICANE. E’ STATA UNA SCELTA VOLUTA O È SEMPLICEMENTE FLUITO TUTTO IN QUESTO SENSO? O FORSE SONO SEMPLICEMENTE I MIEI ASCOLTI DI BB KING TROPPO INGENTI…
– Sono ispirato da differenti stili di musica, quindi queste influenze si possono percepire dappertutto, in questo disco. C’è effettivamente un sacco di blues. Grunge, folk, electronic, classical, hiphop – le ispirazioni per una bella canzone possono arrivare da ogni parte. Bisogna essere aperti quando qualcosa viene a bussare alle porte della mente.
HAI TOCCATO DUNQUE DIFFERENTI LATI DEL SONGWRITNG ACUSTICO. TI STUZZICO UN PO’: ADDIRITTURA SEMBRAVA DI SENTIRE BEN HARPERE IN “NEXT BIG DAY”. E UN SACCO DI DAVID SYLVIAN IN TUTTO IL DISCO, INSIEME AD UNA FUMOSITA’ MOLTO NICK DRAKE.
– Nick Drake è stato in particolare molto importante prima dei vent’anni. L’album “Pink Moon” è pura meraviglia – è solo voce e chitarra tranne un piano nella prima canzone. Mi ha fatto realizzare quanto potente si possa risultare con delle misure così minimali. “Pink Moon” è davvero calmo, pacifico e fragile, ma anche in qualche modo monumentale, epico e pieno di suspense. Una vera lezione di artigianato musicale e mi ha mostrato un approccio alla musica che sicuramente è risultato fondamentale nei miei Chants.
… E UN SACCO DI STEVEN WILSON, OVVIAMENTE. COME E’ STATO LAVORARE CON KSCOPE IN TAL SENSO? SOPRATTUTTO A LIVELLO DI CONSEGUENTE EVOLUZIONE DEL SOUND.
– Sono stato molto contento di essere in una label che ha empatizzato con l’aspetto che io chiamo ‘artistico’ della musica. Sono perfettamente entrati in sintonia con “Chants From Another Place”, che è al 100% supportato dall’etichetta, e posso solo dire di esserne onorato.
QUALE E’ LA COSA PIU’ IMPORTANTE NEL TUO PROGETTO SOLISTA? OLTRE A EQUIPAGGIAMENTO AUDIO E DI VESTIARIO, NATURALMENTE…
– La cosa più importante è vederlo e trattarlo come progetto artistico a tutti gli effetti, nel suo procedere. Ai tempi di quando ho letteralmente strappato tutte le cose esterne che ho potuto, ho finalmente avuto uno sguardo scrutinante a ciò che era rimasto, a ciò che dunque era la parte più importante, l’Arte (in senso ampio, compresa la musica) è il pilastro che è rimasto come guida luminosa. Se do priorità allo stare quanto più vicino possibile, in maniera sincera, all’impulso creativo e considerarlo come ‘obiettivo di una vita’, allora posso rimanere bilanciato e sicuro di essere sulla strada che mi condurrà in un posto interessante e di sicuro significato.
C’È QUALCHE RITUALE SPECIFICO CHE COMPI PRIMA DI SALIRE SUL PALCO O PRIMA DI INIZIARE A COMPORRE, A SUONARE O A IMMERGERTI IN QUESTO CORRIDOIO? QUALCOSA CHE CONSIDERI PROPRIO DI TE STESSO.
– Sia coi Tribulation che come artista solista spendo molte ore prima del concerto preparandomi col make-up. Lo faccio mentre ascolto musica, trasformandomi dalla persona di tutti i giorni a quella persona che sono sul palco. Questa transizione è importante per me. Così come l’apparenza cambia durante il processo, anche la parte più interna di me (mentalmente, anche in termini di stato d’animo e attitudine). Nonostante ci sia un look standard di lavoro col make-up, lascio sempre spazio all’improvvisazione: il look e il make-up che mi rappresentano quel giorno devono essere legati al preciso stato d’animo che ho quello stesso giorno.
HAI MAI SENTITO CHE I TRIBULATION AVESSERO BISOGNO DI QUEL TIPO DI SOUND O HAI PROPRIO SENTITO CHE QUESTO TIPO DI ATTITUDINE DOVESSE ESSERE TOTALMENTE STACCATA DAL PROGETTO PRINCIPALE?
– I Tribulation hanno il proprio percorso musicale. Non voglio che il growl di Johannes diventi clean singing. Se fosse così, non sarebbe più una cosa à la Tribulation. In quel caso sarebbe più opportuno metter su una nuova band. Infatti le vocals death/black metal sono un fattore di consistenza che lega insieme la band in tutta l’evoluzione musicale degli album. A parte quello siamo assolutamente molto aperti, lasciamo l’ispirazione e la progressione ci portino dovunque vogliano e dovunque sentiamo sia giusto andare.
PROPRIO ORA DURANTE UNA SITUAZIONE SPECIFICA, LEGATA A QUESTO DANNATO VIRUS, COME STAI VIVENDO LA TUA MUSICA CON LE RESTRIZIONI E COME PENSI CHE LA MUSICA IN GENERALE STIA REAGENDO IN TAL SENSO?
– Sto spendendo un sacco di tempo lavorando a musica e video. Per quanto riguarda come la crisi si leghi al discorso sulla musica in generale, soprattutto riguardo il music business, non me la sento di dire molto. A breve termine credo si vedrà l’avvio di sempre più nuove piattaforme e servizi per eventi virtuali, come streaming di concerti e cose simili. Penso che comunque fosse già una strada che di per sé già aveva posto le sue basi, ma naturalmente la situazione ha velocizzato in questo senso la necessità di uno sviluppo più massiccio. C’è molto spazio per questo tipo di esigenze.
JONATHAN HULTEN CI LASCIA CON…
– L’arte è la risposta.