JUDAS PRIEST – Metal Gods

Pubblicato il 03/08/2014 da

‘Metal Gods’. Niente titoli strani questa volta, e neppure giochi di parole con il titolo dell’album attuale. Semplicemente ‘Metal Gods’ perché, come leggerete dalle parole di Rob Halford riportate in questa intervista, è manifesta la ferrea convinzione del cantante sul fatto che questo titolo i Judas Priest se lo siano meritato sul campo. Meritato soprattutto grazie a quarant’anni di musica suonata ai più alti livelli e a ben diciassette album tra cui rientrano alcuni dei più importanti capitoli della storia dell’heavy metal. Visti i tempi ristretti, con Rob abbiamo deciso di non concentrarci troppo sulle caratteristiche dell’ultimo disco, ripercorrendo piuttosto con lui le motivazioni che hanno spinto i cinque di Birmingham a realizzare un lavoro di puro heavy delle origini, fino ad arrivare a discutere delle tre generazioni di fan presenti ai loro concerti… 

 judas priest - band - 2014


PARLIAMO SUBITO DELLA GENESI DEL NUOVO ALBUM, “REDEEMER OF SOULS”… AVEVATE INTENZIONE GIÀ DA TEMPO DI REGISTRARLO, O SEMPLICEMENTE VI SIETE TROVATI CON IN MANO UN PO’ DI BUONE CANZONI E AVETE DECISO DI FARNE UN ALBUM?
“Diciamo che semplicemente ci siamo sentiti ancora in grado di comporre, ancora in grado di scrivere nuove e valide canzoni. Per noi è sempre stato importante portare avanti il ‘verbo’ del metal, e non c’era alcun motivo di non farlo anche questa volta, visto che appunto ne eravamo in grado. Ci è sembrato importante pubblicare anche questo ultimo capitolo della nostra carriera. L’album precedente, ‘Nostradamus’, era particolare, aveva un certo tipo di suono di cui si è parlato a lungo, e abbiamo avuto la sensazione che questa volta dovessimo invece comporre qualcosa che riassumesse la nostra carriera, che desse una vera immagine di quell’heavy metal che oramai da quarant’anni suoniamo. Questo è il significato che ‘Redeemer Of Souls’ ha per noi. E’ un buon album metal, con dei bei anthem e qualche pezzo veloce, ma che soprattutto dipinge in maniera attuale il nostro amore eterno per questo genere musicale”.

IN EFFETTI LA DIFFERENZA RISPETTO AL SUONO LEVIGATO ED ORCHESTRALE DI “NOSTRADAMUS” È MARCATA… MI CONFERMI DUNQUE CHE È STATA UNA VOLONTÀ BEN PRECISA QUELLA DI ABBANDONARE QUESTA STRADA E TORNARE ALLE VOSTRE RADICI?
“Vedi, quando hai una vita lunga come la nostra, quarant’anni di carriera dicevamo, alle volte senti il bisogno di riflettere. Riflettere sulle scelte passate intendo, e cercare delle nuove direzioni, dei nuovi stimoli, per mantenerti ‘sul pezzo’. Noi questo l’abbiamo fatto. Però, è innegabile come alle volte sia bello anche lasciarsi andare a ciò che ci piace da sempre, e vivere l’heavy metal così come è. E’ una bella sensazione sentirsi comodi all’interno di un genere di cui tu stesso hai contribuito a tracciarne i confini… e quindi possiamo vedere ‘Redeemer Of Souls’ come un valido riassunto di quanto fatto in tutti questi anni”.

MA NON È POI TROPPO DIFFICILE EVITARE DI RIPETERSI, SOPRATTUTTO IN UN GENERE COME L’HEAVY METAL, DOVE APPUNTO APPARENTEMENTE E’ GIA’ STATO DETTO TUTTO O QUASI?
“Certo che lo è! Ma c’è modo e modo di vedere le cose. E’ innegabile come, nella musica come nella vita, ognuno tenda ad attaccarsi a tutto ciò che ti ha portato successo e gratificazione. E’ una cosa naturale, ed abbandonare quegli elementi che ti hanno portato fama e successo è difficile per tutti. Ma penso anche questo non sia del tutto sbagliato. Se sei felice e sicuro della tua reputazione, quella di rimanere su lidi conosciuti è una scelta lecita. I Judas Priest sono stati una band straordinaria, e hanno fatto tanto in diversi aspetti della musica metal, e decidere di fare del buon metal senza inventare niente di particolare è una scelta che ci sentivamo di fare. E’ come narrare una storia che già si conosce, ma narrarla in un modo diverso. E non c’è niente di sbagliato in ciò, il risultato può essere comunque molto interessante! E fintanto che in questo tentativo non si finisce a fare un copia-incolla dei tuoi stessi lavori passati, la cosa può anche funzionare”.

“REDEEMER OF SOULS”: COSA E’ ARRIVATO PRIMA? LA CANZONE, IL TITOLO PER LA CANZONE O IL TITOLO PER L’ALBUM?
“E’ arrivata prima la musica, perché è così che lavoriamo in genere. Una volta trovata una linea vocale, ci ho giocato un po’, ed è venuto fuori quel ritornello. Io, Glen e Ritchie siamo stati concordi che ‘Redeemer Of Souls’ poteva essere un titolo valido, non solo per la canzone, ma anche per l’album. Una volta stabilito il titolo alla canzone, il resto delle liriche è venuto fuori abbastanza in fretta, e ‘Reedemer Of Souls’ è rimasto nella lista dei papabili nomi per l’album per un po’. Poi queste tre parole ci hanno ispirato l’artwork… ed eccoci qui. Alla fine, è nato tutto da un idea molto semplice, potremmo dire.”

CHE IMPATTO HA AVUTO RITCHIE FAULKNER IN TUTTO CIÒ? SI È SENTITA LA SUA INFLUENZA IN FASE DI COMPOSIZIONE?
“Ritchie ha dato un contributo enorme! E’ un grandissimo chitarrista heavy metal, e un ottimo compositore. E sul palco… beh, li è semplicemente strepitoso. E’ un musicista davvero completo. Nella scena metal esistono songwriter eccellenti che sul palco poi sono statici, e ci sono grandi performer che contribuiscono meno alla scrittura. Ritchie è davvero completo da questo punto di vista, e ci sentiamo di dire che ora fa veramente parte della band. La sua energia poi è stata davvero contagiosa, si è propagata in noi come un virus. Siamo infatti eccitatissimi all’idea di vederci dal vivo, alle prese con queste nuove song! ”.

NON AVETE TEMUTO QUESTA VOLTA DI DELUDERE QUALCHE ASPETTATIVA? SPECIALMENTE NEI CONFRONTI DI UN EVENTO COME UN NUOVO ALBUM DEI JUDAS, I FAN TENDONO AD ESSERE MOLTO ESIGENTI…
“Beh, penso sia normale farsi delle aspettative, e anche essere esigenti. Io stesso sono fan di molte metal band, e quando esce un disco nuovo di qualcuno dei miei beniamini sono il primo a chiedermi come suonerà e a crearmi delle aspettative. So bene che tutti i fan dei Judas Priest lo fanno con noi. C’è e ci saranno sempre delle curiosità del tipo: sarà come ‘Nostradamus’? Assomiglierà ai dischi vecchi? Suonerà così o in un altro modo? Beh, non lo puoi evitare. Però penso che come artista, tu sia il primo a dovere avere le idee chiare su quanto stai facendo. Noi volevamo un album pieno di grinta ed energia, e che recuperasse in pieno le nostre origini, il sound che ci ha reso quelli che siamo. Guarda che con questo non voglio dire che non abbiamo pensato ai fan. Sappiamo tutti che soprattutto in Italia sono tantissimi i kid che dicono: ‘Painkiller! Painkiller!’. E sappiamo anche che in altre nazioni sono tutti li a gridare: ‘Bristish Steel! British Steel!’. E’ normale, è la passione che parla. Siamo però consci che in nessun modo le canzoni di ‘Redeemer Of Souls’ possono formare un ‘Painkiller‘ o un ‘British Steel’. Il nostro scopo non era però questo. Noi volevamo creare un album che ascoltandolo ti faccia dire: ‘Questi sono i Judas, questa è la band che conosco’. Abbiamo cercato di dare ai fan proprio questo, e quindi direi che abbiamo pensato davvero tanto a loro!”.

RIMANENDO SUI VOSTRI FAN… AI VOSTRI CONCERTI SI VEDE UNO SPACCATO DI QUASI MEZZO SECOLO DI MUSICA ROCK: DAL CINQUANTENNE ATTEMPATO AL GIOVANE METALKID DI SEDICI ANNI, O ANCHE MENO. QUESTO COSA TI FA PENSARE?
“E’ bellissimo. Incredibile. La magia del metal. E’ come se la musica fosse una rappresentazione dal ciclo della vita. Un nostro fan inizialmente è un ragazzo, poi cresce, diventa adulto, si sposa, invecchia. E’ la vita, e una vita di cui noi un po’ facciamo parte. Soprattutto quando veniamo in Italia è proprio come dici tu… ci sono da fan della nostra età al giovane metal kid. Ti dirò che secondo me proprio questi ultimi sono quelli che ci danno più soddisfazione. Magari hanno scoperto i Judas con i loro mezzi, sui loro laptop o sui loro cellulari, con iTunes. Hanno scoperto la band in modo diverso dai vecchi fan, ma quando sono tutti insieme nell’arena, vedono tutti la stessa band, nello stesso modo. E questo è bellissimo”.

MA, DOPO TUTTI QUESTI ANNI, COS’E’ DEL METAL A RENDERTI ANCORA COSÌ ENTUSIASTA?
“E’ un grande stile di vita. Mi piace la maniera in cui la musica metal fa sentire me e i fan. Trasmette delle sensazioni e delle emozioni che unificano chi l’ascolta. In questo modo, il metal head italiano prova le stesse emozioni e passioni di quello brasiliano, o di quello giapponese. Come si diceva prima, è l’idea dell’unione sotto un’unica bandiera ad emozionarmi più di tutto. E poi… dopo quarant’anni di vita metal, vedere che questo fuoco è ancora acceso in te e negli altri ti da di sicuro una certa soddisfazione…”.

RIASSUMENDO: BUON SONGWRITING, BUON SOUND, BUONA TECNICA O BUONA DISTRIBUZIONE; QUALE TRA QUESTI FATTORI TRASFORMA UN ALBUM IN UN ALBUM DI SUCCESSO?
“La personalità del tuo sound. E subito dopo la qualità del songwriting. Però, penso che se il tuo sound è personale, definito, sei già a buon punto. La bravura compositiva è qualcosa che puoi affinare con la pratica, se invece vivi di copia e incolla di canzoni di altri… beh, non ne uscirai mai. Quindi ti dico: la personalità della tua musica, supportata dal meglio del songwriting e della pratica che la tua esperienza ti può dare!”.

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