JUGGERNAUT – Cataclisma Sonoro

Pubblicato il 25/06/2010 da

Li abbiamo scoperti ad inizio anno, ma il loro debutto “…Where Mountains Walk” risale a fine 2009. I romani Juggernaut sono un’altra ottima realtà del metal capitolino, da qualche anno sempre più foriero di gruppi di livello internazionale. La miscela di death-doom metal, post-core, sezioni acustiche e groove imperiosi che il quintetto in questione mette sul piatto della bilancia è a tratti davvero strabiliante. Convinti delle crescenti capacità di questa band, non ci è rimasto altro da fare che andarla a sentire via mail. Nostro interlocutore è il chitarrista Luigi…

CIAO LUIGI, BENVENUTO SU METALITALIA.COM, A TE E AI JUGGERNAUT! PRIMA DI TUTTO, TI CHIEDO DI PRESENTARE LA BAND AI NOSTRI LETTORI: CHI SIETE, DA DOVE VENITE, COSA FATE E SE C’ENTRA IL PERSONAGGIO DEGLI X-MEN NELLA SCELTA DEL NOME…
“Come provenienza geografica siamo piuttosto eterogenei, ma viviamo tutti a Roma, città nella quale prende vita lo Juggernaut intorno al 2006. La formazione definitiva comprende tutte le corde del gruppo, che già suonavano insieme da tempo in un altro progetto di hardcore matematico, alle quali si sono aggiunte, o per fortuito incontro o per precedente conoscenza, la voce e la batteria. Da subito abbiamo iniziato a suonare dal vivo e ci siamo prodotti un EP di tre brani dal titolo ‘Facial Sacrilego: Ballads By The Fireplace’, il quale ci ha dato la possibilità di presentarci concretamente, di capirci e di limare gli strumenti fino ad approdare alla Subsound Records con il disco ‘…Where Mountains Walk’, uscito a fine 2009. Per quanto riguarda il nome, preferiamo che venga preso come riferimento la sua accezione più profetica: quella di una forza inarrestabile che travolge ogni elemento presente sul suo cammino”.

E INIZIAMO SUBITO A PARLARE DEL VOSTRO BELLISSIMO “…WHERE MOUNTAINS WALK”, ALLORA: COME E’ STATO CONCEPITO E QUANDO E DOVE E’ STATO REALIZZATO?
“Fondamentalmente tra maggio e giugno 2009 per le registrazioni e poi a luglio abbiamo effettuato il mastering presso un differente studio di registrazione. Il tempo fisico é stata una goccia rispetto all’oceano di tempo mentale che ha richiesto. In studio é stata un continua ‘lotta’ di pareri e prese di posizione sugli arrangiamenti, scontri dialettici interminabili su tutte quelle scelte armoniche o quei colori che l’immaginazione di ognuno ci teneva a regalare ad ogni brano. Ci abbiamo tenuto parecchio a far sì che la musica rappresentasse in profondità ognuno di noi, perché l’intento comune era proprio questo”.

SUONATE UN METAL POCO ETICHETTABILE, SICURAMENTE MODERNO E PIUTTOSTO ETEROGENEO: COME FARESTE A CONVINCERE UN VOSTRO POTENZIALE FAN A DARVI UNA CHANCE? COME DESCRIVERESTE LA VOSTRA MUSICA?
“Decidiamo semplicemente di non definirlo, per non incappare in imbarazzi di sorta visto che nel formare la band non avevamo assolutamente idea di cosa stessimo andando compositivamente a creare; l’idea di base, però, era quella di creare un suono poderoso, grave e multiforme e che doveva avere un andamento ed un groove adatti ad enfatizzare questo senso di imponenza. La passione comune per una certa malinconia di fondo nelle partiture e per i suoni profondi e cadenzati ha dato vita a questo tappeto di doom metal, il quale é stato poi ‘calpestato’ da tutto ciò che ci serviva per arricchire gli scenari che di volta in volta si affacciavano all’interno di ogni componimento, fra cui blastbeat, dissonanze, violoncelli, percussioni e strumenti-giocattolo”.

QUALE SIGNIFICATO BISOGNA DARE AL TITOLO E ALL’ARTWORK (VERAMENTE PARTICOLARE E AZZECCATO) DI “…WHERE MOUNTAINS WALK”?
“Contento che ti piaccia e che lo trovi consono al suo contenuto. Quella montagna rappresenta decisamente la nostra musica. Una montagna che prosegue il suo cammino distruggendo ed assorbendo ciò che incontra: laghi, città, foreste e distese innevate, che sintetizzandosi vanno ad accrescere la massa dell’agglomerato informe, che cessa di essere solo montagna e si tramuta in qualcosa di meno definito e più affascinante”.

MI E’ PARSO DI CAPIRE, SEGUENDO IL TESTO ITALIANO DI “DIARIO”, CHE LE VOSTRE LYRICS NON SIANO PROPRIO BANALI. CONFERMI QUESTA MIA IMPRESSIONE? QUALI ARGOMENTI VI PIACE TRATTARE?
“I testi si allineano direttamente alla musica e ne spiegano un’essenza fatta di disillusione, rabbia, domande e contemporanee prese di coscienza, a volte parafrasate in maniera più diretta, altre volte raccontate come in una sorta di novella. Rappresentano sicuramente un modo un po’ spaesato ed incredulo del vivere il nostro tempo così caotico, magmatico e contraddittorio. ‘Diario’ in particolare é una sorta di zibaldone sul tormentato processo del divenire qualcosa o qualcuno, del crescere ed elaborare il frutto dell’esperienza di vita. Il non necessitare di un filtro traduttivo per quanto riguarda il testo la rende una canzone che ci coinvolge particolarmente quando la suoniamo”.

COME NASCE, SOLITAMENTE, UNA CANZONE DEI JUGGERNAUT? COMPONETE IN GRUPPO O C’E’ UN SONGWRITER PRINCIPALE?
“Come la maggior parte delle band che intendono dare organicità e coesione alla propria musica, la limatura e gli arrangiamenti finali avvengono in sala prove quando siamo tutti assieme, in modo tale da poterne parlare e discutere in ogni loro aspetto. Le idee di partenza, invece, sia musicali che liriche, spesso vengono partorite da me e Roberto, il bassista del gruppo, con il quale sento di avere un’intesa particolarmente simbiotica persino quando ci scontriamo sui nostri inevitabili e altrettanto stimolanti modi diversi di concepire la musica ed il suo universo”.

QUALI SENSAZIONI E SENTIMENTI VI PREME FAR TRASPARIRE ATTRAVERSO LA VOSTRA MUSICA?
“Il sentirsi miseramente piccoli ma al contempo imprescindibilmente importanti nella nostra unicità di esseri umani pensanti: il senso di imponenza che la nostra musica vuole scaturire rispecchia questo contrasto. La malinconia di fondo che poi pervade spesso le nostre composizioni vuole sottolineare un’atavica spinta a riflettere in profondità e mettersi continuamente in discussione nel rapporto con i propri simili, ma ancor più col mondo che ci ospita e con tutti i suoi variegati abitanti vegetali e animali, che sembrano non sopportarci davvero più”.

DOMANDA SCONTATA MA SEMPRE UTILE: CON QUALE MUSICA SIETE CRESCIUTI? E QUALI CONSIDERATE LE VOSTRE MAGGIORI INFLUENZE?
“I punti in comune sono molteplici ma le differenze ancor di più! Forse il rock e il metal nelle loro numerose sfaccettature, nel bene e nel male, sono stati e sono ascolti che ci trovano d’accordo, ma che al contempo ci separano; ognuno ha i suoi preferiti con i quali magari ha imbracciato per le prime volte lo strumento. Si sa che poi, col tempo, i gusti si affinano e la consapevolezza aumenta e ti porta ad esplorare mondi nuovi ed inconsueti. Potrei a questo punto, senza farla troppo lunga (come se non lo avessi già fatto), dirti che tanto gli Opeth quanto Bjork ci esaltano, ma anche cose più estreme come Nile, Converge, Wolves In The Throne Room, o compositori come Morricone o Glass…per non parlare della musica piratesca!!!”.

LA SCENA ROMANA PARE AVERE DAVVERO UNA MARCIA IN PIU’ NEGLI ULTIMI ANNI, NON LIMITANDOSI AD UN SOLO SOTTOGENERE METALLICO. COS’E’ CHE SECONDO VOI STA GENERANDO QUESTA GRANDE PRODUTTIVITA’ E, SOPRATTUTTO, QUALITA’?
“Forse la mole immensa di gruppi e circuiti artistici che soffoca la capitale causa inevitabilmente, oltre alla voglia di comunicare qualcosa, il quasi obbligo di trovarne anche delle vesti adatte e personali, delle vesti che il pubblico possa decodificare e riconoscere. Noi ce l’abbiamo messa tutta e quando leggo che tutto sommato si trova sempre una certa difficoltà a paragonarci con altri, mi solletica un sarcastico senso di soddisfazione. Sembra che siamo riusciti a donare a chi ci ascolta un audace e curioso senso di confusione”.

PER QUANTO CONCERNE L’ATTIVITA’ LIVE, COS’AVETE IN PROGRAMMA?
“I concerti proseguono costantemente nell’attesa di realizzare un tour ben pianificato che speriamo di concretizzare il prima possibile”.

ECCOCI ALLA FINE, LUIGI. GRAZIE MILLE PER LA DISPONIBILITA’ E A TE L’ONERE DI CHIUDERE L’INTERVISTA…
“Come di rito, ringraziamo te e la pazienza che spero avranno avuto i lettori di Metalitalia.com nel proseguire all’interno di questa intervista. Spero di avervi incuriosito ad ascoltare la nostra musica o a venirci a vedere dal vivo quando suoneremo dalle vostre parti. Ne saremmo davvero lieti”.

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