Non ci dovrebbe essere alcun motivo per dilungarci tanto nell’introdurvi Justin Broadrick e spiegarvi chi è quest’uomo. A metà anni Ottanta, poco più che diciassettenne, ha fondato i Napalm Death, di fatto inventando il grind. A diciotto anni ha fondato i Godflesh ridefinendo per sempre il DNA dell’industrial metal e conseguentemente anche spianando la strada a tutto ciò che oggi chiamiamo post-metal. Insomma, quest’uomo è una fottuta leggenda vivente che non necessita di introduzioni. Avendo da poco pubblicato un altro, splendido e ancora una volta spiazzante album a nome Jesu, e preparandosi a dare finalmente voce al ritorno dei Godflesh dopo un decennio di assenza, abbiamo pensato fosse giunto il momento di intercettare il musicista per rubargli qualche aneddoto sullo stato attuale della sua attività artistica, di come si sta sviluppando il progetto Jesu, che appare sempre più una faccenda solista dai lineamenti indecifrabili, e su cosa aspettarci dal glorioso e trionfale ritorno dei Godflesh, un appuntamento che si preannuncia tra i più attesi di un 2014 già alle porte. In fin dei conti quest’uomo è talmente importante per la storia del metal che fare due chiacchiere con lui per noi era quasi divenuto un dovere morale. Non ci si può quasi neanche relazionare in pieno al genere o affermare di capirlo fino in fondo se almeno qualcosa di ciò che pensiamo di sapere in proposito non arriva direttamente per bocca di personaggi storici e insostituibili come Justin Karl Michael Broadrick.
CIAO JUSTIN, CI PUOI DIRE QUALCOSA CIRCA LA RECENTE CANCELLAZIONE DEL WEST COAST TOUR DEI GODFLESH?
“Sì, annunceremo ufficialmente nuove date al più presto. E’ stata davvero una cattiva notizia. Abbiamo fatto tutto il lavoro da parte nostra per ottenere i visti in tempo, ma ancora una volta questo processo è dimostrato di essere una gran rottura di coglioni. Noi ci siamo già stati svariate volte negli USA e sappiamo bene come funziona questa roba, ormai. Ma a causa della ‘chiusura’, ovvero del cosiddetto ‘shutdown’ del governo USA dovuto al mancato accordo sul budget da parte di Democratici e Repubblicani, il Dipartimento dell’Immigrazione USA ha ritardato ancora e ancora e ancora il rilascio dei nostri visti. Fondamentalmente hanno provato a dirci che non erano stati colpiti dallo stallo del governo, ma sicuramente lo erano. E’ già difficile ottenere un visto per questo cazzo di paese, e poi arriva uno stallo totale dell’intero governo americano a complicare ulteriormente le cose, cosa che ha praticamente ucciso tutti i nostri piani. Sia i Godflesh che gli Jesu hanno avuto problemi di visto in passato, non è cosa nuova, e vari tour degli Stati Uniti sono andati a farsi benedire più di una volta in passato per via di questa burocrazia allucinante. Il bassista degli Jesu, Diarmuid Dalton, era stato beccato anni indietro per possesso di marijuana, una volta soltanto e tanti anni fa, e decenni dopo questo episodio idiota e irrilevante è stato sufficiente per il Dipartimento di Immigrazione a negargli il visto. Quindi, ancora una volta, questo tour è scoppiato per magagne burocratiche, così come altri nostri tour sono scoppiati in passato, a prescindere dalla band, dai tempi, eccetera. Ricordo ancora la prima volta che questa merda è successa. Era il 1990 o qualcosa di simile e la Earache Records ci ha inviato a suonare degli show negli Stati Uniti, ci hanno dato chitarre e tutto, ma senza i visti! Abbiamo volato fino a Boston per fare due show, eravamo giovani e ignari e non avevamo alcuna cazzo di idea di quello che stavamo facendo. Avevo vent’anni, non di più, e nessuna idea di quale rottura di coglioni ci attendesse. Siamo arrivati a Boston tutti entusiasti di suonare finalmente negli Stati Uniti, e invece ci hanno trattenuti appena messo piede sul suolo americano, interrogati per ore e poi spediti di nuovo in Inghilterra. Non abbiamo neanche avuto la possibilità di lasciare l’aeroporto. E ora ogni volta che voglio andare in tour negli Stati Uniti mi chiedono di quell’incidente e devo spiegarlo a loro più e più volte, come se se lo fossero legato al dito per qualche assurdo motivo. Ora stiamo provando a tornare in aprile 2014, e abbiamo iniziato di nuovo il lavoro sui visti, immediatamente, sei cazzo di mesi di anticipo, e speriamo che basti per far fronte alla folle burocrazia dell’immigrazione degli Stati Uniti!”.
HAI SCELTO TU PERSONALMENTE LE BAND DI SUPPORTO PER QUESTO TOUR?
“In sostanza sì. E’ un peccato per i Prurient, ma Dominick (Farrow, ndR) non poteva farlo, così a quel punto ho voluto coinvolgere Aaron (Turner, ndR), cercando inizialmente di ottenere la partecipazione degli Old Man Gloom, ma non potevano, così a quel punto ho suggerito a lui di far suonare gli House of Low Culture, e ha acconsentito. I Nails sono assicurati invece, sono della West Coast, è casa loro e ci hanno assicurato disponibilità assoluta quindi non erano mai in discussione”.
PERCHÉ AVETE VOLUTO FARE SOLO UN TOUR DELLA WEST COAST E NON UN TOUR PIU’ COMPLETO DEGLI STATI UNITI?
“Da quando i Godflesh si sono riformati, siamo stati molto selettivi sulle date e tutti gli aspetti della sfera live. Finora, da quando siamo tornati in attività, negli Stati Uniti abbiamo suonato solo al Maryland Deathfest 2012. Noi non facciamo tour per mesi suonando in ogni singola città, e invece cerchiamo di continuare a fare brevi soste in luoghi che riteniamo importanti senza stare troppo tempo lontani da casa. Dieci città al massimo di fila, non di più, e da quando abbiamo fatto un grande evento come MDF 2012 sulla East Coast, abbiamo pensato che fosse arrivato il turno della West Coast questa volta, con un piccolo manipolo di date selezionate che ritenevamo strategiche”.
LE USCITE DEGLI JESU SEMBRANO PIU’ SPORADICHE IN QUESTI ULTIMI ANNI. I RIUNITI GODFLESH HANNO TOLTO TEMPO A QUESTO PROGETTO PER CASO?
“Sicuramente, ma io sono felice di questa cosa. I Godflesh sono vivi e vegeti e hanno riorientato la mia produzione creativa. Gli Jesu sono stati la mia unica creatura per tanti anni, proprio perché non c’erano più i Godflesh, quindi è stato molto coinvolgente dedicarmi a quel progetto, un progetto molto indulgente per me, e per tanto tempo oltretutto. Dal 2005 al 2008 è stato tutto davvero intenso per quanto riguarda gli Jesu e forse sono stato eccessivamente prolifico, ma questo è quello che faccio, sono prolifico e non riesco a smettere di esserlo. Forse sono andato troppo lontano in questo senso, ma è così che quel progetto funziona per me. Quindi sì, i Godflesh mi hanno regalato una buona pausa da quella cronica auto-indulgenza e isolazionismo degli Jesu”.
RIESCI A PAGARE LE BOLLETTE CON LA TUA MUSICA O HAI ANCHE UN LAVORO COMUNE PER MANTENERTI?
“La mia musica mi ha pagato le bollette sin’ora per gli ultimi ventitré anni. Un bel risultato, devo ammettere, specialmente di questi tempi. Ma sì, in qualche modo sono riuscito a farlo. Ma, come forse sapete, faccio anche un sacco di lavoro per altri musicisti che esula dal miei progetti personali. Faccio un sacco di lavoro in studio per le altre persone e soprattutto remix, eccetera. Oltre a questo, ho completamente tagliato tutte le spese possibili per poter rientrare in un budget personale realistico. Io sono il mio manager, ho il mio studio, e sono il mio stesso produttore ed editore. Ho avuto alcuni buoni manager in passato con i Godflesh, ma alla fine ho imparato per conto mio come fare il manager e ho visto come fare il lavoro da solo. Stavo dando a delle persone il venti per cento del reddito della band per fare qualcosa che ho imparato molto velocemente a fare da solo. Ora l’ho fatto per così tanto tempo che si tratta di un’attività regolare e senza intoppi per me, sono completamente autosufficiente e padrone dei miei mezzi”.
HAI AVUTO UN FIGLIO DI RECENTE, E NONOSTANTE TUTTO LA TUA MUSICA CONTINUA A MANTENERE ANCHE UNA FAMIGLIA?
“E’ stato difficile, e mi sono chiesto in un primo momento se questa cosa avrebbe mai funzionato. Dobbiamo mettere nostro figlio in asilo nido per metà della settimana e questa cosa costa denaro, naturalmente. Ma la mia compagna ha un lavoro a tempo pieno e si prende cura di questo tipo di cose molto bene: è quel salario costante in entrata che è molto utile. E come ho detto, anche io ho un flusso molto costante e sostanzioso di lavoro, quindi alla fine, anche con mio figlio ora qui con noi, possiamo vivere ancora delle mie competenze nel campo e delle mie attività musicali. Non stiamo vivendo nel lusso, certo, ma stiamo bene e io riesco a fare ciò che amo. Non una cosa da poco, insomma. Certo, forse avrei potuto fare qualcosa di completamente diverso che mi avrebbe fruttato molti più soldi, ma non è quello che mi interessa in questo momento e questo compromesso sta funzionando perfettamente per me, e totalmente a vantaggio della mia felicità”.
CON GLI JESU NELL’ARCO DEGLI ANNI HAI FATTO LAVORI TREMENDAMENTE ETEROGENEI, CHE HANNO SPAZIATO DAL DOOM ALLO SLUDGE, ALLO SHOEGAZE, ALL’INDUSTRIAL AL DREAM POP. STAVOLTA IN “EVERYDAY I GET CLOSER TO THE LIGHT FROM WHICH I CAME” il GENERE GUIDA SEMBRA ESSERE L’ELECTRO E IL GLITCH DI SCUOLA APHEX TWIN E BOARDS OF CANADA, SEI D’ACCORDO?
“Totalmente. Gli Jesu sono sicuramente influenzati dai Boards of Canada, e tutto l’electro-pop in generale è stato molto difficile per me da tenere fuori dalla mia musica come influenza, in quanto è qualcosa che ho sempre amato e dal quale ho sempre tratto tanta ispirazione. Essi stessi a loro volta sono influenzati da Aphex Twin, che è un’altra fondamentale influenza della mia estetica artistica. Quindi sì, sotto questo aspetto tutto ha un senso ed è facilmente rintracciabile una genealogia di influenze evidente. Ho visto un po’ di critiche negative su questo lavoro in giro su internet. Una di queste critiche onestamente mi fa ridere, perché alcune di queste persone hanno detto che la mia musica non è intonata o la mia attrezzatura non accordata correttamente. Questa è un’affermazione ridicola da fare. Va bene qualsiasi cosa, criticare il songwriting, lo stile, il suono, qualsiasi cosa – ok, ma criticare la mia capacità di accordare i miei cazzo di strumenti dopo trent’anni che suono questa merda è fottutamente incredibile. E’ una cosa ridicola. La maggior parte delle recensioni, anche negative, sono valide perché fanno un punto, veicolano un’opinione personale che volenti o nolenti va rispettata, ma in questi casi si vede come le persone possono essere solo fottutamente ignoranti e fastidiose. Tu non capisci, va bene, ma non renderti ridicolo davanti al mondo affermando che sul disco ho accordato male gli strumenti, cazzo. Non si vede questa merda in altri generi. Solo nel mondo del metal si sentono sparate simili, e per certe cose è il genere nel quale si vede più chiusura mentale e ignoranza di tutti. Non si sentono mai queste cazzate da persone che provengono dal mondo dell’ hip-hop, dell’elettronica o anche del pop, è proprio un fenomeno tutto metal. E’ una cosa da metallari essere presuntuosi, ottusi e senza contatto con la realtà. Per esempio, un’altra cosa che mi fa incazzare sono i fan dei Godflesh che odiano gli Jesu perché sono più melodici e meno diretti. E’ quasi come se gli Jesu li offendessero o qualcosa del genere. Io trovo davvero divertente che si possa offendere qualcuno suonando per un pubblico diverso. Qualcuno è arrivato addirittura a chiamare la musica degli Jesu ‘musica gay’ e ad affermare di essere stati addirittura offesi dalla loro musica. Ma come cazzo è possibile una cosa simile? Io non capisco. Inoltre i Godflesh sono una band che è alla radice anti-ignoranza e dunque questi idioti non si rendono nemmeno conto che la band che amano in realtà li odia (ride, ndR)! Le persone ti fraintendono come artista in continuazione, non appena si suona musica che va al di fuori della loro zona di conoscenza e familiarità, fanno in panico perché non capiscono perché a volte si mischiano vari stili e si esperimenta con soluzioni diverse e con altri elementi. Gli togli ogni appiglio e non gli fai capire più un cazzo, ma questo è un problema loro, che sono ottusi e ignoranti, non certo mio che cerco di esprimermi nel modo più originale e avventuroso possibile. A me piace il metal come mi piace ogni altro genere, per esempio il folk. E’ tutta solo musica per me e io sono un amante della musica in generale senza distinzioni di genere e trovo incredibile che la gente non capisca concetti tanto semplici e basilari”.
QUESTI ELEMENTI DUB E GLITCH DI DUI PARLI CHE SONO TANTO PRESENTI IN QUESTO NUOVO LAVORO SONO STATI INNESTI INCONSAPEVOLI O PIANIFICATI IN PARTENZA?
“Io cerco di lavorare con un concetto che in principio ho in testa e che poi cerco di trasmettere in suono. Ma poi raramente quel concetto si materializza come inteso in principio, e alla fine finisco sempre ritrovarmi in luoghi inattesi rispetto al piano originale. Penso che questa sia la bellezza di fare musica. Sai quello che vuoi, ma poi anche l’imprevedibilità inevitabile delle nostre emozioni nel creare gioca il suo ruolo fondamentale. Quello degli Jesu è un ambiente totalmente diverso da una situazione da ‘band’ classica, dove suonare con altre persone e input dall’esterno determinano la musica. E’ più un ambiente chiuso in cui letteralmente mi masturbo con ogni idea che mi salta in testa e in cui dò respiro a tutto il mio ego musicale. E’ un ambiente veramente davvero auto-indulgente quello degli Jesu, che mi distacca dal mondo e che rende il mio essere un musicista solista una cosa davvero iper-espressiva e catartica. Quasi tutto ciò che scrivo per gli Jesu inizia come un brano elettronico tutto composto al computer, tutto è creato con le macchine e poi sostituito in seguito da strumenti reali dove e quando ritengo siano necessari. Alcune cose degli Jesu sono più organiche e lineari, altre sono più istintive e imprevedibili, dipende solo dallo stato d’animo. Inoltre, in questo progetto la quantità di influenze coinvolte è enorme. Con gli Jesu mi sforzo di dare voce a praticamente qualsiasi influenza musicale che io abbia mai avuto. Influenze che vanno da tutto il metal che si può immaginare fino alle prime band electro – come gli Oval o i Kraftwerk che hanno avuto un’altra gigantesca influenza su di me, e che sono un altro esempio di quanto lontano possano arrivare le influenze degli Jesu. In questa musica ci sono un insieme dinamico di influenze, che vanno dai primi Sabbath ai Teenage Fan Club, ai Kraftwerk come ho detto, passando dagli Human League, ai Public Image Ltd., ai Red House Painters, John Denver, Kate Bush, Sigur Ros, Boards of Canada, Aphex twin e così via. I generi per me contano meno in questo ambiente, tutto può essere un veicolo per il suono malinconico che sto cercando con questo progetto. La questione è solo vedere, alla fine, quale influenza e quali suoni finiscono per predominare su tutto il resto e determinare il suono e il feel finale del lavoro. A volte ho dubbi su quello che finisco per registrare e mi chiedo se è quello che volevo veramente realizzare in principio, ma nel complesso si tratta di un flusso di creatività senza freni che viene fuori in modo organico e di solito in modo istintivo e naturale”.
SEMBRA CHE TU ABBIA ABBANDONATO IL FORMATO BAND DEFINITIVAMENTE CON GLI JESU. ERA PARTITO COME PROGETTO SOLISTA, POI E’ DIVENUTO UNA BAND CON IL FULL-LENGTH OMONIMO IN CUI HAI AGGIUNTO TED PARSONS E DIARMUID DALTON, E ORA SEMBRI ESSERE TORNATO AL FORMATO INIZIALE, OVVERO QUELLO DI PROGETTO SOLISTA ESTREMAMENTE ERMETICO…
“E’ vero. Sono tornato alle origini con questo progetto. Tendo a rimanere bloccato nei miei modi e a diventare estremamente chiuso e poco comunicativo quando lavoro e credo che questo non giovi alle persone con cui lavoro, non è giusto. E inoltre come ti dicevo posso anche fare il grosso del mio lavoro da solo adesso, con il mio studio e tutto il resto, e non devo pagare nessuno. Risparmio di denaro naturalmente, poiché non pago musicisti per dedicare il loro tempo alla mia musica, e alla fine sia logisticamente che finanziariamente questo è un modo di gran lunga migliore di lavorare per me. Penso che ho finalmente trovato il mio elemento e la mia ambientazione ideale ora. Se si lavora con una band, alla fine la musica suona come una band, se si lavora da soli suona come noi stessi e come null’altro, e questo è in definitiva quello che voglio – non ho mai voluto che gli Jesu suonassero come una band, ma come qualcosa di diverso”.
DUNQUE HAI RESO GLI JESU UNA BAND PER SOPPERIRE ALLA NOSTALGIA DEI GODFLESH, E ORA CHE I GODFLESH SONO TORNATI IL FORMATO BAND PER GLI JESU E’ DIVENUTO SUPERFLUO?
“In un certo senso sì, assolutamente. E’ difficile lavorare da soli quando non hai altro che te stesso. Cerchi naturalmente un ambiente più inclusivo. Ma la musica degli Jesu è molto solitaria e malinconica e il formato band non è molto adatto a questo progetto, ma io ho anche bisogno dell’ambiente band per interagire con altri esseri umani e non impazzire nella mia testa da solo, qualcosa che ho riottenuto quando si sono riformati i Godflesh. E a quel punto, una volta che l’ambientazione da band era è tornata nella mia vita grazie ai Godflesh, gli Jesu sono potuti tornare indietro nel loro ambiente naturale per essere nuovamente ciò per il quale erano stati concepiti inizialmente, ovvero un progetto solista decisamente radicato nella solitudine e nel distaccamento dal mondo”.
PUOI DIRCI QUALCOSA A PROPOSITO DELLA TUA LABEL, LA AVALANCHE INC.? SEMBRA CHE, OLTRE CHE DI MANAGER E MUSICISTI, TI SEI ANCHE LIBERATO DELLE LABEL ALLA FINE….
“A dire il vero mi piace ancora lavorare con le etichette. Ho davvero apprezzato fare roba con la HydraHead, la Caldo Verde eccetera, ma questo mondo delle label ha una logica dietro, e inevitabilmente finisci per dividere le entrate provenienti dal tuo lavoro con qualcuno. Dopo tutti questi anni sono riuscito a mettere la mia mia musica in una posizione privilegiata e strategica con tanto duro lavoro e ora sviluppo tutti gli strumenti per auto-produrre il mio lavoro da solo e pubblico tutta la mia musica da solo, e nei miei occhi questo legittima la mia musica ancora di più. Anche il nuovo disco Godflesh, un progetto che era grande allora e che tutt’ora è grande, vedrà un ritorno attraverso i miei canali di produzione e distribuzione indipendenti e personali e diventerà finalmente un progetto autonomo al cento per cento e un’entità completamente autosufficiente. Stiamo parlando solo con un’altra etichetta per pubblicare il nuovo album e con nessun altro, ma sono negoziazioni ancora in alto mare e sono certo che al novanta per cento pubblicheremo il nuovo album dei Godflesh attraverso la mia etichetta, la minuscola Avalanche Inc.. Non ho intenzione di dire, per ovvie ragioni, qual è l’etichetta con la quale stiamo negoziando, ma dalle grandi label fino alle indie più minuscole, questa etichetta è l’unica con la quale abbiamo avuto qualche discorso serio in proposito. Alla fine il messaggio mi sembra ben chiaro. Ora siamo totalmente in possesso dei nostri mezzi, possiamo fare tutto da soli, chiunque pensa di poter approfittare di questo nuovo album e della nostra popolarità acquista negli anni si sbaglia di grosso. Se qualcuno vuole essere coinvolto nella pubblicazione di questo disco, meglio che si faccia avanti con una proposta decente e con un’offerta degna del lavoro che c’è dietro, il tempo per accontentare label che vogliono solo guadagnare sulle spalle delle band è finito sul serio stavolta. Voglio dire, abbiamo drum machine, una chitarra e un basso. Non abbiamo bisogno di uno spazio enorme per accogliere una band, siamo solo solo due persone e un computer, siamo un’entità autonoma che vive di risorse minime. I costi sono abbattuti e l’indipendenza è totale, per cui non ci venderemo a nessuno per due soldi. Abbiamo tutto quello che serve per lavorare da soli con mezzi limitati o comunque con poco. Ho il mio studio, solo per me e Ben, e questo è tutto ciò di cui abbiamo bisogno davvero. I Godflesh sono completamente autosufficienti e ora lavorano con una mentalità cento per cento DIY. Siamo tornati a come eravamo in principio, quando eravamo ragazzi e prima che si è fatta viva la Earache anni or sono. L’unico motivo per cui stiamo parlando con questa etichetta che ti ho menzionato è perché sono molto ben conosciuti e rispettati e sono venuti avanti con un’offerta seria e che lusinga la nostra musica. Li conosciamo, conosciamo le persone, e sono un affare serio, ma sarei comunque molto sorpreso se si finisse per andare con loro perché è semplicemente così facile e ovvio per noi fare tutto da soli. Ciò che hanno fatto i Carcass con il loro ultimo album è la strada da percorrere secondo me, anche nel peggiore dei casi, hanno fatto tutto da soli e si sono guadagnati la propria libertà per questo, è giusto che un’etichetta, se vuole essere coinvolta nella pubblicazione del frutto del loro lavoro, li ricopra di soldi”.
HAI INTENZIONE DI PUBBLICARE ANCHE ALTRE BAND SULLA TUA LABEL O USARLA SOLO PER I TUOI PROGETTI?
“Sì, certamente, farò uscire qualcosa per altre band. Per primo lavorerò con un’ottima band che amo chiamata Transitional. Sono molto bravi ed è un’uscita che non vedo l’ora di pubblicare. Io pubblicherò il loro nuovo full-length ma sarà una cosa molto esclusiva, poche copie e formati e in edizioni limitatissime. Conosco tanta gente che ha lanciato la propria etichetta e speso un sacco di soldi per stampe e distribuzione ed è finita solo per avere casa sommersa di copie invendute. Io non voglio che una cosa simile accada, farò le cose in piccolo, e il formato dell’edizione limitata renderà il prodotto raro e desiderabile”.
POTETE CONFERMARE CHE IL NUOVO ALBUM DEI GODFLESH SI CHIAMERÀ “A WORLD LIT ONLY BY FIRE”?
“Sì, questo è il titolo! E bene, niente di nuovo sotto il sole come vedi, è il classico immaginario alla Godflesh alla fine, molto familiare nei temi e nella grammatica. Ci saranno molti temi apocalittici un questo album come sempre nella storia di questa band. Molte espressioni cariche e parole pesanti, è il modo della band di fare un punto in modo sostanziale e diretto. Ben e io abbiamo letto un sacco di libri sulla vita medievale in Inghilterra e in tutta Europa in generale di recente, uno squarcio di storia molto affascinante e stimolante per noi. Tutta la barbarie e la violenza che regnava nel mondo umano di allora e che sono state ampiamente accettate e considerate normali hanno davvero colpito la nostra immaginazione, e la nuova musica dei Godflesh infatti è scaturita da questi immaginari nello stesso modo, in maniera spontanea ma implacabile: barbara, brutale, cruda e spietata. Questo album rappresenterà la violenza dell’ umanità e lo stato di di regressione nella quale questa è stata in grado di cacciarsi nel corso della storia. Alla fine anche oggi risolviamo ogni questione con la spada e il sangue, non importa quanto siamo apparentemente avanzati. Finché esistono gli esseri umani, gli incendi saranno sempre lì a bruciare e qualcuno sarà sempre lì in quelle fiamme a bruciare, questo è il concetto del disco. Questo album è di nuovo, come fu la nostra musica in passato, una sorta rassegnazione alla condizione umana e l’espressione di questi sentimenti. Tutta l’apparenza di questo album ricorda i nostri album iniziali e le stesse cose che ci hanno guidato in principio ci guidano di nuovo adesso, in questo nuovo lavoro. Fare questo album è quasi come fare nuovamente ‘Streetcleaner’. Come quel disco, quest’album nuovo cerca di eviscerare e vivisezionare questa società industriale in cui viviamo e la brutalità dell’uomo che la domina. Siamo sicuramente tornati alle nostre radici con questo nuovo album, abbiamo anche riproposto temi a noi cari in gioventù in questa nuova musica, come la decadenza di Birmingham e le aree urbane industriali dei luoghi in cui siamo cresciuti. Se ci pensate, in fondo che cosa è cambiato da allora? Niente. L’umanità è ancora tanto brutale quanto lo era allora, questa società è ancora violenta come sempre e nulla è cambiato cazzo in assenza dei Godflesh o anche da quando i Godflesh hanno iniziato. Siamo arrabbiati e alienati come allora, e la rabbia e l’odio e la frustrazione che sentivamo un volata sono nuovamente il fuoco che arde nel petto di questa band, perché questo orrore è dove questa band proviene, e quello non cambierà mai”.
OLTRE AI TEMI E ALLE ISPIRAZIONI ANCHE IL SUONO E’ SIMILE AI VECCHI GODFLESH?
“Molto simile in effetti, certamente, solo che questo album avrà una produzione e un suono in generale molto migliore. Questo nuovo disco suonerà come il disco più grande e imponente che abbiamo mai fatto. Le tecnologie di produzione alla fine sono migliorate e sono ora alla portata di tutti, così come la strumentazione e gli attrezzi del mestiere sono migliorati e hanno fatto passi da gigante rispetto al passato, e soprattutto anche io e Ben ora siamo musicisti migliori e con ben altre capacità tecnico-artistiche rispetto al passato. Siamo una band più forte ora, più indipendente che mai, e più esperta e ben attrezzata che mai. Alla fine sarà un album in pieno stile Godflesh: non tecnico o pomposo come molto metal è, ma al contrario molto minimale, brutale, glaciale, crudo, dissonante, senza assoli o abbellimenti, ma bensì tutto basato sul ritmo, il groove e la pesantezza e la stratificazione del suono”.
STAVI CERCANDO DI OTTENERE GLI STESSI RISULTATI CON GLI JESU IN PRINCIPIO, DOPO CHE I GODFLESH SONO SCOMPARSI?
“Sì, con gli Jesu, in principio, stavo sicuramente cercando di esorcizzare il fantasma dei Godflesh e cercando di sostituirlo in qualche modo. Ero stato nei Godflesh per tutta la mia vita fino ad allora, non conoscevo altro, quella band mi ha formato, ha determinato chi sarei divenuto come persona. Ero in quella band da quando avevo diciotto anni e ci sono rimasto fino alla trentina. Era così difficile da scuotere e scrollarmi di dosso il fantasma Godflesh, in principio. Quella band era letteralmente diventata una parte di me. Ho presto capito che l’unico modo per sconfiggere quel fantasma che mi perseguitava era quello di riportarlo in vita. La mia vita ha di nuovo un senso con i Godflesh in attività. Avere i Godflesh mi avvantaggia in tanti modi: permettono agli Jesu di essere quello che realmente sono e mi permette di avere tutte le valvole di sfogo che voglio e che mi servono. Ho i Godflesh per la pesantezza e il setting da band in cui posso lavorare con qualcun altro, e gli Jesu per tutte le mie altre esplorazioni che sento di voler fare in solitudine, e il fatto che le due sfere stiano finalmente coesistendo è incredibile per me e sono davvero entusiasta di questo stato di sogno e perfezione artistica che mi sono ricreato e in cui sono dentro. Non potrei essere più felice di così”.
COM’E’ ACCADUTA QUESTA REUNION? CHI HA FATTO I PRIMI PASSI?
“Be’, in un primo momento la gente veniva da me a tentare di spingermi a fare la reunion e ho detto di no per anni. Ad un certo punto mi resi conto che non parlavo con Ben da almeno cinque anni e non sembrava possibile fare mai più nulla. Fu allora che capii che la mia creatura stava scomparendo dal radar e che se non facevo qualcosa per rimediare la belva sarebbe potuta morire per sempre. Capii che mi mancavano i Godflesh, che ne avevo bisogno per vivere, che non potevo stare senza, e così mi sono messo a pensare a come fare per rimediare. Quando finalmente ho rivisto Ben gli ho detto del mio desiderio di ricominciare con i Godflesh dopo tanto tempo e incredibilmente lui ha detto subito di sì, e mi ha davvero preso in contropiede, sono rimasto davvero sorpreso, non me lo sarei mai aspettato. I Godflesh mi sono mancati per così tanti anni che mi stavo abituando alla loro mancanza e assenza e la cosa non mi sembrava giusta, quella band è sempre stata così intrinsecamente me e parte di ciò che sono che immaginare di vivere senza sarebbe solo stata una vuota e inutile illusione. Lo stesso vale per gli Jesu, ho bisogno di entrambi i progetti nella mia vita, ed è quello che ho cercato di realizzare per anni e ciò che ho finalmente ottenuto. E’ stata una strada difficile e lunga, e tutta in salita, per arrivare fin qui. Riformare i Godflesh non è stato facile. Ma tutto ad un tratto è successo e mi sono detto ‘cazzo, sono di nuovo qui? Sono davvero tornato a parlare con quella bestia?’. E’ stato spaventoso in un primo momento, ma poi dopo il primo concerto di reunion mi sono reso conto che eravamo tornati sul serio e che avevamo ancora tantissimo da dire e da esprimere è che, alla fine, questa musica è ciò che entrambi sappiamo fare meglio. E’ stato fantastico, mi sono sentito così orgoglioso di mostrare alla gente questa musica ancora una volta. I Godflesh non possono esistere senza Ben e il suo suono di basso e il suo stile, e io sono solo contento che entrambi volevamo la stessa cosa e che abbiamo riportato la bestia in vita”.