“Meditations” sembra un manifesto di una rivoluzione forse più morbida di quanto previsto, stando agli obiettivi incendiari dichiarati dai Katalysm in fase di pubblicazione: difatti, se l’intento era quello di andare a stravolgere quasi completamente il sound della band, come leggerete dalle parole di Maurizio Iacono, la cosa è riuscita solo in parte. Qualcosa c’è ma, come dicevamo nella nostra recensione, il passo sembra fatto solo a metà. Diverso è se parliamo di una preparazione ad un salto per il quale i Kataklysm sembrano aver preso un respiro prima del lancio, cosa altrettanto (e forse più) importante di quello che potrebbe essere un mero tentativo di creare stupore. Il succo del discorso è che “Meditations” è un disco assolutamente buono ma forse di passaggio, meno riottoso di quanto fosse nelle intenzioni di prendere una strada diversa dal gruppo prettamente death metal ma che sembra essere un’ottima palestra per quello che i canadesi possono offrire con le prossime prove, e di questo il simpatico e disponibile cantante è sicurissimo: i Kataklysm sono un gruppo al passo coi tempi, aggiornato e con uno sguardo sempre all’orizzonte. In attesa della loro esibizione il prossimo 27 ottobre al nostro nuovo festival estremo Infernal Forces 2018 a fianco di Hypocrisy e molti altri, abbiamo raggiunto telefonicamente Maurizio in una placida domenica di Pasqua per sviscerare assieme tutto quello che il nuovo disco rappresenta.
“MEDITATIONS” VEDE LA LUCE A GIUGNO, MA SE NON SBAGLIO LA PUBBLICAZIONE ERA PREVISTA PER APRILE, CI SONO STATI DEI PROBLEMI?
– Il disco ha avuto alcuni ritardi in fase di mixaggio, pensavamo di farcela prima ma poi c’è stato un ritardo di produzione; in più eravamo pronti per andare in tour con il nostro altro progetto, Ex Deo, in aprile, partiamo proprio oggi (è l’1 aprile mentre parliamo, NdR) per l’Europa e volevamo avere il disco pronto solo quando potevamo dargli la completa attenzione.
ALLORA PARLIAMO UN ATTIMO DI “MEDITATIONS”, COSA VI TROVERANNO I FAN DEI KATAKLYSM?
– Trovo che sia un disco con molta più alchimia all’interno del gruppo, si è raggiunto un nuovo livello da quel punto di vista: la composizione è più omogenea e dinamica, è il primo disco scritto insieme, come band, in dieci anni, tutti insieme nello stesso posto, come si faceva agli inizi, molto tempo fa. Per me poi anche il suono è molto differente, abbiamo lavorato con un produttore californiano, Jay Ruston, che lavora molto con gruppi rock. Qualcuno magari si aspetta una produzione più sporca e distorta, noi abbiamo deciso di andare verso un lavoro un po’ più commerciale, da questo punto di vista, più pulito.
VI SIETE TROVATI BENE CON JAY RUSTON, DUNQUE.
– Si, benissimo. Tra l’altro non sapevamo che anche lui fosse di origini canadesi, come noi. Si è creata una bella situazione. Volevamo qualcuno di differente, evitare di essere un’altra band a chiamare lo stesso produttore; in questo momento ci sono quei quattro, cinque nomi grossi che fanno venti, trenta gruppi ciascuno, e la firma si sente e inizia a essere sempre la stessa, con i dischi che suonano un po’ tutti simili. Volevamo una cosa nuova, e per questo ci è piaciuta l’idea di lavorare con qualcuno non abituato a fare death metal. I Kataklysm sono un gruppo con un approccio diverso, non suoniamo come gli altri gruppi, se ascolti i Cannibal Corpse sai cosa aspettarti, mentre noi cerchiamo di non avere un’influenza che provenga non da un solo genere ma da molteplici, e lui come produttore ha saputo riportare questi elementi che di solito non vengono fuori con un producer che fa esclusivamente death, capisci?
CERTO. INFATTI DEVO DIRE CHE NEL DISCO SENTO DUE ANIME MOLTO DISTINTE, UNA TORNA DIRETTA E BRUTALE COME SEMPRE, L’ALTRA SI CONCENTRA MOLTO SULLE MELODIE E CON ALCUNI PASSAGGI ORECCHIABILI, DETTO MOLTO POSITIVAMENTE. COME AVETE APPROCCIATO LA SCRITTURA?
– È un disco molto diverso rispetto al passato, appunto, non abbiamo voluto stare nella ‘comfort zone’ per suonare familiari e riconoscbili, però il cuore è sempre lo stesso, qualche cosa ovviamente torna. Credo ci sia una certa influenza dei Pantera all’interno del disco, essendoci la stessa persona che ha lavorato a “Far Beyond Driven” (Paul Logus che ne ha curato il remaster e ha masterizzato anche “The Great Southern Trendkill”, NdR) si sente questa similarità produttiva. Musicalmente tocca un nervo sinistro, drammatico, underground, ma con un lato commerciale al suo interno.
MEDITATIONS E’ IL VOSTRO TREDICESMO ALBUM, ED E’ PASSATO PIU’ DI UN QUARTO DI SECOLO DAI VOSTRI INIZI. COME DESCRIVERESTI LA VOSTRA CARRIERA A QUESTO PUNTO?
– Piena! (Ride, NdR) Ci sono state molte cose, questo è un gruppo che non ha mai smesso di muoversi sin dal principio, abbiamo sempre lavorato molto forte e ci sono stati ‘ups e downs‘. Per avere una carriera musicale devi essere pronto ad avere problemi, e allo stesso tempo renderti conto che non puoi sempre andare in su. Ci sono fasi in cui si sale ma, poi, quando scendi, devi lavorare ancora più duramente per tornare su, questa è una mentalità necessaria se vuoi lavorare in musica, particolarmente nel metal, che è un genere nel quale la gente non sempre ti sta resta vicino. Molti gruppi arrivano al loro picco quando hanno una fanbase giovane, sui vent’anni, che poi magari si fa una famiglia e perde interesse nella musica e li abbandona. Ovviamente bisogna sempre tenere presente la propria fan-base, con un occhio a cosa funziona e cosa no. Molte persone da giovani hanno quella rabbia che riversano nella musica che ascoltano, e noi siamo qua a provvedere a questa necessità (risate, NdR).
COME DESCRIVERESTI LA VOSTRA MUICA, CON ANNESSI CAMBIAMENTI, A CHI NON VI HA MAI ASCOLTATO?
– Non siamo un gruppo facile da catalogare. Se vuoi ascoltare un gruppo prettamente death, coi Kataklysm non è facile dire se sia la scelta giusta, non siamo del tutto death metal, abbiamo molte cose diverse da offrire, c’è molta melodia, siamo un gruppo aperto e chi vuole ascoltarci deve farlo per forza con un animo senza pregiudizi, ma allo stesso tempo deve sapere che è musica aggressiva. Se vai in palestra la musica dei Kataklysm è perfetta! (Risate, NdR)
QUALI TRAGUARDI CREDI I KATAKLYSM ABBIANO OTTENUTO NEL CORSO DI QUESTI ANNI? QUALI SONO I MOMENTI CHE HANNO TRASFORMATO I KATAKLYSM DEL 1995 IN QUELLI DEL 2018?
– Quando abbiamo firmato con Nuclear Blast, all’epoca esistente da soli cinque anni, giovanissimi, anche noi eravamo agli inizi, ricordo che il distributore in Canada ci disse che eravamo fortunati per l’opportunità ma di pensare che in tre anni potrebbe essere tutto finito, in un disco o due. Questa è una cosa che mi è rimasta impressa, mi spaventò all’epoca, con questo che mi diceva che la media di carriera è di cinque anni, wow… Mi ha fatto capire che avrei dovuto lavorare con un’ottica a lungo termine, a un progetto duraturo. Siamo stati anche fortunati, come con l’Ozzfest in America, una realtà che ci ha aperto molte porte. Abbiamo dato sempre grande peso ai live, e sono stati i concerti a portarci su. Momenti importanti anche ultimamente, con i Grammy canadesi, che si chiamano Juno, dove abbiamo vinto il premio per il metal album dell’anno (per “Of Ghosts And Gods”, NdR), sono situazioni che ti danno soddisfazione, anche se devo dire che la soddisfazione più vera te la danno quei fan che restano al tuo fianco ancora oggi.
OVVIAMENTE SONO SICURO TU SIA FELICISSIMO DELLO STATO ODIERNO DELLA BAND, MA GUARDANDO INDIETRO, QUALE PENSI SIA STATO IL MIGLIOR MOMENTO DI SEMPRE PER LA BAND? E QUALE INVECE CAMBIERESTI SE NE AVESSI L’OPPORTUNITA’?
– (Ci pensa un attimo, un po’ in dubbio, NdR) Non cambierei niente solo perché posso dire che oggi siamo tuttora un gruppo solido, ancora qui e al passo coi tempi, non siamo rimasti fermi a venticinque anni fa. Non siamo come, ad esempio, gli Ac/Dc, che sono e saranno un gruppo eterno ma i cui dischi importanti sono, obiettivamente, quelli del passato. Noi siamo visti come una realtà moderna, con un suono moderno, un look moderno, con dischi che ancora possono influenzare. Dunque, per come si è evoluta la cosa, non c’è davvero nulla che cambierei nei Kataklysm. Tutti gli errori che possono esserci stati sono avvenuti per una ragione, e dire che siamo ancora qui è già una gran cosa.
QUALE GIUDICHI IL VOSTRO MIGLIOR MOMENTO?
– Abbiamo avuto un ottimo periodo quando sono usciti “Shadows and Dust”, “Serenity In Fire” e “In the Arms Of Devatation”, tra il 2002 e il 2006. Quegli anni sono quelli dove il carattere del gruppo si è formato, quei tour, quel periodo; abbiamo fatto tour grandi, anche con gente come Danzig, e per un gruppo come il nostro è quasi impensabile andare in tour con una leggenda come lui ed il suo supporto è stato molto importante. Anche Ozzy, che ci ha invitato al suo festival; o avere Rob Halford, qui in America, in radio, a dire che noi eravamo il gruppo che gli era piaciuto di più all’Ozzfest, che era sorpreso da noi e che gli eravamo piaciuti molto, insomma cose così che non ti aspetti e ti danno coraggio e voglia di continuare.
QUALI PEZZI DEL NUOVO ALBUM CREDI SIANO QUELLI PIU’ NELLO STILE CLASSICO DELLA BAND, E QUALI CREDI STUPIRANNO I FAN?
– Eh, essendo un album abbastanza diverso rispetto al passato c’è stato un certo problema nel trovare i singoli adatti. Abbiamo rilasciato inizialmente “Guillottine”, che è una canzone molto corta e veloce, che ha tutte le caratteristiche dei Kataklysm al suo interno. Ci sono canzoni come “Narcisist” e “Outsider” che credo siano due grandi pezzi che innalzeranno il gruppo, la gente a cui i Kataklysm già piacciono sarà contenta, ma anche nuovi fan potrebbero interessarsi a pezzi del genere. Poi una canzone che ritengo molto diversa è l’ultima del disco, “Achilles Heel” che è molto melodica, quasi un brano che avrebbero potuto fare i Metallica o i Maiden o gruppi così, molto difficile da immaginare i Kataklysm suonare brani del genere, abbastanza fuori dal nostro abitudinario credo. C’è questa evoluzione in atto, ed è un’evoluzione che sta continuando.
IN EFFETTI “ACHILLES HEEL” E’ UN BRANO CHE ANCHE A ME E’ RIMASTO IN TESTA FIN DAL PRIMO ASCOLTO, HA UN’ORECCHIABILITA’ MOLTO MARCATA.
– Grazie. Sì, concordo.
QUAL E’ IL MESSAGGIO PRINCIPALE DI “MEDITATIONS”’, IL SUO MAIN CONCEPT?
– Quello che ho sempre fatto in ambito di liriche è incentrato sul sociale, sulla vita di ogni giorno, sulla mentalità della gente, ma non di politica, non siamo mai stati un gruppo politico; specialmete al giorno d’oggi sono un stufo di sentire sempre di questa politica di merda, ci sono gruppi politici e bene così, per noi non è una cosa che ci interessa troppo, a noi interessa di più come la gente sopravvive nel suo quotidiano, i problemi che affronta, la sua mentalità, le esperienze, anche personali, che no messo su disco, mie, però scritte in maniera aperta, leggibili e condivisibili da tutti. Per me è importante scrivere in questa maniera. “Meditations” per me vuol dire che è sempre stata la musica a salvarmi, è stata sempre lei a curarmi, non lo yoga o cose così (ride, NdR). Magari per qualcuno funziona: del resto queste sono cose per staccarsi dalla realtà. Per me questi dieci brani nel disco sono anche un modo per staccarsi dal mondo e avere quel momento per te.
VOLEVO DOMANDARTI QUALI SONO I PIANI PER QUANTO RIGUARDA IL TOUR. PASSERETE ANCHE AL NOSTRO INFERNAL FORCES FESTIVAL.
– Il disco esce a giugno, dopo il nostro tour con Ex Deo, dopo di che i piani dei Kataklysm sono il tour con gli Hypocrisy in Europa, con la data italiana al festival. Sarà un gran tour e siamo molto contenti di tornare finalmente in Italia, è da molto tempo che manchiamo.