KAYO DOT / VAURA – Creazione E Distruzione Secondo Toby Driver

Pubblicato il 05/06/2012 da

Che il ‘metallo pesante’ sia la nostra passione, quello ormai lo sanno anche i sassi; ma ogni tanto è bello anche fare qualche scampagnata in altri ambiti e raccontarvi qualche affascinante storia che lambisce il metal solo di striscio, o che comunque ci presenta il concetto di ‘heavy music’ da prospettive del tutto nuove e sotto una luce diversa. A questo scopo, fare due chiacchiere con un personaggio come Toby Driver sembra una cosa del tutto naturale e quasi obbligatoria da fare, poichè questo fantastico musicista ha passato gran parte della sua vita suonando musica heavy da angolazioni del tutto diverse ed è un artista dal quale si può solo imparare e che in ogni cosa che fa sembra dar vita a generi e sound tutti nuovi. Il metal, come lo conosciamo noi, per Toby Driver non è una regola, non è una legge e non è una restrizione di sorta, bensì un campo giochi, un laboratorio chimico in cui creare, creare e creare senza sosta e senza restrizioni. Ne sono un chiaro esempio i due stupendi album che ha appena pubblicato, sia con la sua storica band, i Kayo Dot, che con la sua nuova superband, i Vaura. Due esempi di come la musica heavy passi, con successo assoluto, anche da mondi che una visione tradizionale di essa non accetterebbe. A voi l’ascolto di queste due superbe e intriganti formazioni per constatarne di persona l’aliena ma innegabile qualità, e a lui, che ne è il sommo fautore, la parola, per insegnarci ancora una volta qualcosa di nuovo e completamente fuori dal comune.

 


CIAO TOBY, COMINCIAMO DAI KAYO DOT. SIETE ANCORA TU E MIA MATSUMYA IL CUORE PULSANTE DELLA BAND ED UNICI MEMBRI FONDATORI RIMASTI? DA CHI ALTRO SONO COMPOSTI I KAYO DOT DI OGGI E QUALI PIANI HA LA BAND PER IL FUTURO?

“Sì, io e Mia siamo gli unici ad aver suonato su ogni album dei Kayo Dot fino ad oggi, ma non credo che questa band abbia un ‘cuore’ come lo intendi tu. Io sono sempre al comando, ma attualmente abbiamo in formazione degli elementi insostituibili senza i quali non riusciremmo a suonare neanche un concerto, per cui direi che sono loro in questo momento il cuore pulsante della band”.

MIA VIVE A LOS ANGELES E TU STAI A BOSTON, GIUSTO? QUESTA DISLOCAZIONE GEOGRAFICA COSI’ NETTA CHE AVETE HA QUALCHE RIPERCUSSIONE SULLA BAND?
“A dire il vero, io ora vivo a New York City e sono almeno cinque anni che non sto più a Boston! E sì, effettivamente Mia in questi ultimi tempi è stata meno coinvolta nella band, proprio per via della distanza di cui parli tu. I Kayo Dot infatti sono praticamente sempre al lavoro senza di lei e poi, quando lei torna ad essere presente, cerchiamo di restituirle un ruolo ogni volta. Questa è una situazione alla quale stiamo ancora cercando di porre un rimedio definitivo… Abbiamo anche fatto un tour durante il quale abbiamo dovuto trovare un sostituto per Mia e da allora altri due tour che abbiamo fatto sono stati cancellati per via del lavoro di booking penoso fatto dagli organizzatori. Per cui sono molto ansioso di tornare in giro con lei al più presto e suonare il nuovo materiale dal vivo insieme. Ormai è passato oltre un anno e mezzo dall’ultima volta!”.

COME MAI AVETE PUBBLICATO “GAMMA KNIFE” DA SOLI, SENZA IL SUPPORTO DI ALCUNA ETICHETTA? PENSI CHE USERETE QUESTO APPROCCIO INDIPENDENTE E DIY IN MANIERA PERMANENTE D’ORA IN POI?
“Non credo. E’ stata una scelta fatta per pura necessità. Il discorso ‘label’ per noi ad un certo punto ha come smesso di funzionare. Inoltre, un’autoproduzione dei Kayo Dot è stata un’esperienza con la quale avrei voluto sperimentare da un pezzo, ormai. Ora, dopo aver pubblicato questo album da solo, ci vedo molto più chiaro e ho capito che era una tappa inevitabile e necessaria nella carriera della band. Adesso ho uno sguardo molto più critico e consapevole sulle due possibili vie – l’usare una etichetta o fare tutto da soli. Entrambe le opzioni hanno i loro pro e i loro contro. In un mondo perfetto, mi piacerebbe lavorare con un’etichetta che fa tutto alla perfezione con una moralità ineccepibile… Ma la realtà dei fatti è ben diversa e, per quanto riguarda la mia esperienza, ho visto che è sempre molto difficile coinvolgere le persone al punto giusto per dare il massimo per la mia band; e ho notato che c’è sempre carenza di comunicazione, di interesse e di coinvolgimento attorno ai Kayo Dot per le etichette. Non siamo e non saremo mai una band dall’elevato potenziale di profitto per un’etichetta, per via della musica istintiva e incategorizzabile che proponiamo, per cui nessuno sente il bisogno di investire in noi, e quindi siamo sempre una bassa priorità per tutte le etichette”.

COME GIUDICHI LA TUA ESPERIENZA CON LA TZADIK DI JOHN ZORN E LA HYDRAHEAD DI AARON TURNER?
“Entrambe positive, ma anche molto diverse fra loro. Non me la sento di dire se una è stata meglio dell’altra, ma non mi posso lamentare di entrambe, in quanto sono stato soddisfatto del loro lavoro”.

DOPO “BLUE LAMBENCY DOWNWARD” E “COYOTE” SEMBRAVA CHE OGNI TRATTO ‘METAL’ NEL VOSTRO SOUND FOSSE SCOMPARSO COMPLETAMENTE, MA CON “GAMMA KNIFE” INVECE SEMBRA CHE SIETE TORNATI A SONORITA’ PIU’ HEAVY. SEI D’ACCORDO?
“Assolutamente d’accordo! Hai pienamente ragione, cosa vuoi sapere di più su questo punto?”.

MAH…PER ESEMPIO, DA DOVE PROVIENE LA DECISIONE DI REALIZZARE UN ALBUM QUASI ESCLUSIVAMENTE BASATO SULL’USO DI VOCI URLATE E GUTTURALI?
“(Risate, ndR) Bella domanda! In realtà, questa decisione proviene dal fatto che le voci crude e urlate sono molto più divertenti da fare in sede live e anche più efficaci a livello prettamente tecnico in un setting simile. Le voci urlate dal vivo non hanno bisogno di tutti quegli accorgimenti tecnici e di quei dettagli di cui hanno bisogno le voci pulite per risultare decenti. Le voci pulite in sede live sono sempre troppo dipendenti dalle casse spia e se non riesco a sentire le mie voci alla perfezione faccio sempre un gran casino a livello vocale. Come penso saprai, ‘Gamma Knife’ è un album registrato interamente dal vivo durante un concerto, per cui le voci dovevano essere il più solide e sicure possibile, per cui ho optato per un approccio meno pulito ma più semplice ed efficace, ovvero urlando!”.

SEMBRA CI SIANO ANCHE ELEMENTI REMINESCENTI DEL BLACK METAL IN “GAMMA KNIFE”, SEI DACCORDO?
“(Risate, ndR) Sì! E’ proprio così! Ma in questo caso non so spiegarti esattamente il perchè, semplicemente quelle canzoni sono venute con quel particolare taglio”.

PENSI CHE I KAYO DOT SCRIVERANNO PIU’ DELLE CANZONI DOOM METAL – PER QUANTO PUR SEMPRE SPERIMENTALI COME NEL VOSTRO STILE – PESANTI E AGGRESSIVE COME QUELLE CHE FACEVATE AGLI ESORDI?
“Non credo. Con la musica, come nella vita in generale, sto sempre cercando di auto-stimolarmi, esplorando sempre nuove soluzioni e provando cose nuove. Se mi ripeto, subentra la noia e a quel punto mi fermo. Ora come ora, non ho proprio alcuno stimolo a suonare musica pesantissima come fu allora. Inoltre, anche se la nostra musica degli esordi era lenta e pesante, non credo che la parola ‘doom metal’ centri molto con quella fase della nostra carriera. C’erano sì dei momenti molto heavy e dilatati, ma erano momenti isolati e avevano metriche e soluzioni compositive completamente estranee al metal in generale; e la ripetizione che sta alla base del doom era del tutto assente. Quelle canzoni erano o prive di ripetizioni (‘The Antique’, ‘Marathon’ e ‘A Pitcher Of Summer’) o metro del tutto libero (l’inizio di  ‘The Antique’, ‘Marathon’ e ‘_ On Limpid Form’). Altre erano pesantemente orchestrate con tempi sempre dispari (‘A Pitcher Of Summer’), oppure usavano armonie del tutto non convenzionali. Insomma, di metal c’era sempre poco e anche se era musica pesante nei suoni, quella era un’altra era dei Kayo Dot. Ora siamo passati ad altro e inoltre non mi piace più avere quattro chitarre nella band (risate, ndR)!”.

DOVE PENSI CHE SIANO DIRETTI MUSICALMENTE I KAYO DOT? COSA POSSIAMO ASPETTARCI DALLA BAND IN FUTURO?
“E chi lo sa! I Kayo Dot ormai sono sempre più un riflesso della mia vita. La musica di questa band è sempre un’illustrazione delle circostanze della mia vita personale. Cerco sempre di mantenere questa band più attiva possibile, proprio come se fosse una costante colonna sonora alla mia vita. E come nella vita reale, infatti, e questo lo si può constatare ascoltando ‘Gamma Knife’, questa band spesso si trova a dover operare con mezzi limitatissimi e in mezzo a mille restrizioni! Ogni volta che scrivo nuova musica dei Kayo Dot la prima cosa che penso è ‘okay, vediamo che casini e imprevisti succederanno adesso, e vediamo come la musica verrà fuori nel tentativo di superare questi ennesimi ostacoli’. In questo momento, l’ostacolo più arduo per noi sembra essere quello della coesione, poichè sembra essere difficile avere tutti quanti nella stessa maledetta stanza per una jam che sia realmente produttiva, perchè appunto, come dicevo prima, o siamo sempre in parti del globo differenti o impegnati in altri progetti. Per cui, come al solito, quando nasce nuova musica dei Kayo Dot devo sempre accettare la realtà dei fatti, ovvero che sarà ancora una volta musica composta e creata da me solamente, come fu per ‘Stained Glass'”.

PUOI DIRCI QUALCOSA IN PIU’ SU “GAMMA KNIFE”? COME E’ NATO IL DISCO, CHE TEMATICHE TRATTA E COSA NE HA ISPIRATO LA SCRITTURA?
“Certo! Allora, le canzoni più metalliche e pesanti che si sentono su ‘Gamma Knife’ sono state registrate dal vivo durante uno show in un club di New York City. Io ho poi aggiunto qualche overdub a casa successivamente, ma nulla di troppo evidente o invasivo. Lo abbiamo fatto così perchè non avevamo abbastanza soldi per registrarlo professionalmente in uno studio. Inoltre, la situazione live era del tutto nuova e la partecipazione del pubblico ha aggiunto un taglio del tutto nuovo alla musica dei Kayo Dot. Non si sente bene l’audience per via del set molto rumoroso e delle sovraincisioni, e dunque le persone presenti sembrano quasi essere un altro ulteriore strumento, come un inedito membro della band. Chiunque era a quel concerto può vantarsi del fatto che era a tutti gli effetti parte della band in quel momento (risate, ndR). Inoltre, tornando al discorso ‘metal’: sì, in questo album c’è un uso deliberato e cosciente di trame tipicamente black metal, non ovvie ma evidenti. Ho voluto provarci, perchè negli ultimi dieci anni il black metal sembra essere il tipo di musica estrema che catalizza più attenzioni. Ci sono un sacco di band black metal ora in giro e tutti sembrano interessati al genere, anche se nessuno in realtà sembra riuscire a dire realmente nulla di veramente nuovo e interessante in questo ambito. Ogni band nata dal 2001 in poi che suona black metal, sembra essere veramente pallosa e priva di idee realmente valide, suonano tutte allo stesso modo, con ritmiche molto punk, forte uso del tremolo e blast beat. Insomma, una noia mortale ripetuta in serie. Io invece credo che l’estetica black metal abbia un sacco di potenziale e che sia un ottimo punto di partenza per creare cose del tutto nuove e innovative, come fanno per esempio i grandissimi Deathspell Omega. Per cui in ‘Gamma Knife’ c’è senz’altro questa mia curiosità verso il black metal, poichè in questo periodo il genere mi ha parecchio incuriosito e affascinato; e inoltre ho voluto ‘far vedere’ a tanti musicisti che suonano black metal quanto siano pigri nel suonare il genere e quante poche idee ci mettano nello sviluppare il discorso. Ho voluto mostrare come i Kayo Dot, per quanto costantemente ignorati, siano comunque ancora una spanna sopra a tutti, sia tecnicamente che a livello compositivo e creativo, rispetto a tutta la merda che si sente in giro. Sì, sembrerò spocchioso quanto ti pare, ma le cose stanno proprio così (risate, ndR). Comunque, io non ho alcuna ideologia black metal e a me di queste cose non frega proprio nulla, sono solo un esploratore sonico e uso qualunque ‘medium’ a disposizione per creare qualcosa di nuovo e unico. Credo che se tutti facessero così, la musica sarebbe molto migliore ora di quanto sia in realtà! A livello tematico e concettuale, invece, il disco è derivato dalla frustrazione e insoddisfazione di base che ti ho menzionato prima. A livello prettamente concettuale, i contenuti sono vari e molti dei testi sono stati realizzati con dei miei amici e collaboratori di vecchia data, Jason Byron e Tim Byrnes, che sono entrambi degli individui molto ‘mistici’ e dalla personalità molto profonda e sfaccettata. Anche io ovviamente ho scritto parte dei testi. L’intero album in generale parla degli ‘altri mondi’ invisibili ma presenti. In poche parole il disco tratta dell’afferrare questi poteri invisibili e convogliarli non nella musica, ma nella vita stessa, per poi vivere la propria vita come fosse una composizione musicale”.

 


PARLIAMO DEI VAURA ADESSO. PUOI INTRODURCI LA BAND E SPIEGARCI COME E’ NATA?

“Certo. I Vaura sono un quartetto fondato da Josh Strawn e Kevin Hufnagel. Mi hanno chiesto di unirmi a loro come bassista, più o meno sei o sette mesi dopo che la band era nata, per cui se vuoi dei dettagli sui primissimi passi del gruppo dovresti chiedere a loro. Si sono conosciuti tramite Lev della band Krallice: erano tutti accomunati da un amore reciproco per un certo goth e pop oscuro di anni fa e volevano mettere su una metal band che incorporasse questi tratti un po’ più agli antipodi. Mi chiesero di unirmi a loro, poichè ‘Coyote’ era uscito da poco e gli era piaciuto molto il suono del basso in quel disco, e inoltre io e Kevin ci conosciamo da una vita e avevamo sempre detto di far qualcosa insieme!”.

“SELENELION” E “GAMMA KNIFE” SONO USCITI QUASI IN SIMULTANEA, HAI LAVORATO AD ENTRAMBI I PROGETTI ALLO STESSO TEMPO?
“No, il disco dei Vaura è stato registrato nell’estate del 2011. Ci ha messo solo più a uscire per via della varie operazioni promozionali fatte dall’etichetta preventivamente, e perchè sono uscite più versioni: vinile, CD, eccetera. ‘Gamma Knife’ è stato registrato mesi dopo quel disco, ma visto che lo ho pubblicato solo in versione digitale, è uscito praticamente il giorno dopo che lo ho ultimato”.

COSA AVEVATE IN MENTE DI CREARE QUANDO TI SEI UNITO AI VAURA?
“Be’, io, come ti dicevo, mi sono unito a loro solo successivamente e ho contribuito alle linee di basso, ma quelle canzoni erano già scritte quando sono arrivato. Dunque la mia unica e umile mansione in quella band è stata quella di creare delle linee di basso appropriate a quelle canzoni. Per il resto, la visione e l’essenza dei Vaura sono il risultato delle personalità di Kevin e Josh”.

LA MUSICA DEI VAURA MOSTRA COME IL TENTATIVO DI FONDERE OGNI VOSTRO BACKGROUND MUSICALE IN UN QUALCOSA DI PIU’ ORGANICO E AMPIO. SEI D’ACCORDO O PENSI CHE INVECE SIA PIU’ SEMPLICE, ISTINTIVA E “CASUALE”?
“Credo sia un po’ di entrambe le cose. Ci sono certamente le influenze e i gusti di tutti, e tutti i membri della band sono persone molto puntigliose, particolari e con gusti musicali molto raffinati; per cui tutti erano sempre molto consapevoli in cosa includere e cosa lasciar fuori dalla musica dei Vaura. Ma quando Kevin suona un riff di chitarra, se ne esce con una spontaneità allucinante e non si capisce mai se è roba più adatta ai Dysrhythmia, al suo materiale solista o che altro, per cui quell’aspetto lì è del tutto istintivo. Poi, quando ognuno aggiunge la sua parte sopra ai suoi riff, è li che nasce il ‘Vaura sound’, che è nuovo di zecca ma già incredibilmente riconoscibile”.

DICEVAMO LA STESSA COSA DEI KAYO DOT, E NEI VAURA LO SI PUO’ AFFERMARE CON ANCOR PIU’ DECISIONE: QUA LE COMPONENTI BLACK METAL SONO LAMPANTI E INNEGABILI… E’ LA PRIMA VOLTA CHE SUONI QUESTO STILE IN MANIERA COSI’ NETTA?
“Intendi con il tremolo picking e blast beat? Se sì, la risposta è no. Già nei Kayo Dot ne abbiamo fatto uso, come nel finale di ‘The Manifold Curiosity’ e in ‘Aura On An Asylum Wall’. Per il resto, non credo che l’aspetto black metal nei Vaura sia poi sviluppato chissà quanto…”.

COME TI SENTI A FAR PARTE NUOVAMENTE DI UNA BAND IN CUI NON SEI IL LEADER MA CONTI QUANTO, SE NON MENO, DEGLI ALTRI?
“E’ fantastico! Non devo scervellarmi a fare tutto da solo e posso comunque essere creativo e dire la mia”.

VOI DEI VAURA SIETE TUTTI POLISTRUMENTISTI, SE NON SBAGLIO. COME AVETE DECISO CHI SUONAVA COSA IN QUESTA BAND?
“In realtà, l’unico polistrumentista nei Vaura sarei io, ma il mio ruolo di bassista era già stato deciso dagli altri al mio ingresso. Per il resto, ognuno suona i propri strumenti di sempre anche in questa band: Kevin suona anche l’ukulele, ma non credo che l’uso di quello strumento sia mai stati contemplato in questa formazione (risate, ndR)!”.

COME E’ STATO LAVORARE CON COLIN MARSTON COME PRODUTTORE?
“Colin è una gran persona, un gran musicista, ed è davvero divertente e facile lavorarci insieme. Ma non direi che è un ‘produttore’, poichè non ha avuto alcuna parola sulla direzione creativa del disco: lo ha solo registrato. Per cui direi che il suo ruolo in questo caso era limitato a quello di semplice ingegnere del suono. In questo senso, il disco è stato ‘prodotto’ dalla band stessa”.

VISTO CHE TU TI SEI UNITO AI VAURA SUCCESSIVAMENTE, CHI DEGLI ALTRI TRE HA AVUTO IL MAGGIOR CONTRIBUTO CREATIVO ALLA CREAZIONE DI “SELENELION”?
“Io direi il cantante/chitarrista Josh. Penso che siamo tutti d’accordo sul fatto che i Vaura sono la sua creatura e che tutti noi lo abbiamo semplicemte aiutato a darle vita”.

SIETE TUTTI IMPEGNATI NELLE VOSTRE ALTRE BAND PIU’ CONOSCIUTE E CONSOLIDATE. A QUESTO PUNTO, I VAURA LI CONSIDERATE UN SIDE-PROJECT?
“No, i Vaura sono una vera e propria band. Tutte i nostri progetti, in un certo senso, sono delle band e dei side-project allo stesso tempo”.

I VAURA GIA’ HANNO FATTO PARECCHIO PARLARE DI SE’, VUOI PER LA PROPOSTA MUSICALE ORIGINALISSIMA, VUOI PER LA CELEBRITA’ DEI MEMBRI COINVOLTI. PENSI CHE LA BAND DURERA’ NEL TEMPO E CHE FARA’ ALBUM CON REGOLARITA’?
“Certo! Già abbiamo registrato metà del secondo album! Poi viviamo tutti e quattro a New York, per cui lavorare con questa band è davvero facile”.

TU INVECE, TOBY, A LIVELLO PERSONALE CHE ALTRI PROGETTI HAI IN CANTIERE?
“Be’, vediamo un po’… ho in cantiere un trio sperimentale composto da chitarra, violino e percussioni. Il violino lo suonerà Timba Harris dei Secret Chiefs 3. Inoltre, ora sto suonando la chitarra in una nuova band chiamata Stern, un’altra sorta dI superband formata da me, Tim Byrnes, Keith Abrams e Chuck Stern, ma in questo caso quest’ultimo è il compositore e io lo seguo e basta. Poi, come ti dicevo in precedenza, ci sono sempre i miei ‘soliti’ progetti che mi tengono sempre impegnato: Kayo Dot in primis, Vaura e Secret Chiefs 3. Insomma, non mi fermo mai!”

ULTIMA DOMANDA PRIMA DI SALUTARCI: COME E’ ACCADUTO IL RITORNO AUTOPRODOTTO E FINANZIATO DAI FAN DEI MAUDLIN OF THE WELL; E COSA SUCCEDERA’ A QUELLA BAND NEL FUTURO?
“Quella reunion è una storia lunga e proprio per questo motivo l’abbiamo messa giù nero su bianco e si può leggere su www.maudlinofthewell.net: dagli un’occhiata! E’ nella sezione ‘Listen Now’. Per il resto, non so dirti nulla di certo, non ci sono piani per il futuro: tutti i membri di quella band vivono in angoli opposti del paese e sono tutti troppo impegnati con i loro altri progetti correnti per dedicarsi un’altra volta ai Maudlin Of The Well. Certo, se poi lì fuori c’è qualche pazzo disposto a finanziarci un altro album e qualche apparizione a un festival, noi siamo qua (risate, ndR)!”.

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