L’album dei debutto dei Kerrigan, “Bloodmoon”, è nato quasi per caso, improvvisando qualche riff heavy metal durante le prove di un progetto funeral doom. Eppure quello che abbiamo ascoltato non è affatto uno scherzo, ma un potentissimo album di metallo tradizionale, classico fino al midollo, ma comunque fresco e coinvolgente, che non scade mai nella pura e semplice riproposizione di un genere del passato.
Dopo aver speso parole entusiastiche in sede di recensione, completiamo il quadro scambiando due parole con Bruno Schotten e Jonas Weber, le due menti che hanno dato vita a questo interessante progetto. Con loro abbiamo parlato dei Kerrigan, ovviamente, ma anche di cosa significhi suonare traditional metal in un contesto fatto di streaming, band usa e getta, costi sempre più elevati e un pubblico profondamente cambiato.
INIZIAMO L’INTERVISTA PARLANDO DELLA NASCITA DEI KERRIGAN. VOI SUONAVATE GIA’ ASSIEME IN UNA BAND FUNERAL DOOM, COME SIETE PASSATI A QUESTO NUOVO PROGETTO?
Bruno: – Ci capitava di suonare cose diverse tra una canzone e l’altra, in sala prove. Un giorno un riff heavy metal ci ha colpito particolarmente, abbiamo continuato a lavorarci e ad improvvisare. Con Jonas ci siamo divertiti così tanto da voler scrivere una canzone intera, che poi è diventata “Intruders”.
QUALI SONO LE VOSTRE PRINCIPALI INFLUENZE IN QUESTO GENERE?
Jonas: – Se si parla di heavy metal, ti direi tutta la N.W.O.B.H.M. e i Priest. Ma ci sono anche generi diversi che finiscono per influenzare le nostre melodie, dal rock, fino alla new wave e al pop. Inutile dire che si tratta di influenze che provengono, in gran parte, dagli anni Ottanta.
Bruno: – Io mi sento ispirato dai grandi classici del rock e del metal (soprattutto britannico), ma anche dal post-punk e della new wave. I Kerrigan per me sono il risultato di tutte le band che ho ascoltato nella mia vita, sebbene cerchi di non pensarci e di lasciare che tutto scorra in maniera naturale.
DA DOVE VIENE IL VOSTRO NOME, KERRIGAN?
Bruno: – E’ il nome di un personaggio di un videogioco degli anni Novanta (potrebbe trattarsi di StarCraft, del 1998, ndR). Ci piaceva molto, ma sceglierlo come nome ci sembrava una scelta un po’ sciocca, all’inizio. In qualche modo, però, ci è rimasto in testa, perché è un nome unico e alla fine quello che importa davvero è la musica.
SUONARE TRADITIONAL HEAVY METAL NON È UN COMPITO FACILE, PERCHÉ SI TRATTA DI UN GENERE BEN DEFINITO E NON È POSSIBILE REINVENTARE LA RUOTA. COME AFFRONTATE LA COMPOSIZIONE DELLE VOSTRE CANZONI?
Jonas: – Quando sono dell’umore giusto, la cosa migliore per me è sedermi e mettermi semplicemente a suonare. C’è sempre un certo feeling quando la jam che stai suonando inizia a trasformarsi in una serie di riff organici e poi in una canzone. Al contrario è molto più difficile raggiungere questo risultato quando pianifico di scrivere qualcosa. Come hai detto tu, non si può reinventare la ruota, per cui c’è un confine molto labile tra avere dei riferimenti nelle band del passato e invece copiarle. Non appena mi accorgo di essermi avvicinato troppo a qualcosa che è già stato scritto, cerco il più possibile di modificarlo o, nella peggiore delle ipotesi, lo cestino.
Bruno: – Si tratta proprio di una sensazione, perché probabilmente non esiste un riff che da qualche parte non sia già stato scritto. Penso che su tutto debba dominare la melodia e ci sono un sacco di passaggi ficcanti nella nostra musica che potresti non trovare in altre band. Cerchiamo di sentirci il più possibile liberi nei confini del genere, in modo da non risultare ammuffiti cercando di rifare un disco dei Maiden che è già stato pubblicato quarant’anni fa. Non ci poniamo obiettivi specifici, tutto deve essere spontaneo e quando uniamo le nostre forze anche le idee basilari prendono improvvisamente strade inaspettate!
IL VOSTRO LAVORO ALLE CHITARRE È ECCELLENTE PER TUTTA LA DURATA DELL’ALBUM. COME ALLENATE LE VOSTRE DOTI TECNICHE E QUALI CONSIGLI DARESTE AD UN GIOVANE MUSICISTA CHE VUOLE SUONARE QUESTO TIPO DI MUSICA?
Bruno: – Non mi ritengo un chitarrista particolarmente tecnico, ma sono una specie di tuttofare. Questo è esattamente il consiglio che darei ad un ragazzo che aspira a suonare la chitarra: non cercare di essere Malmsteen ad ogni costo, suona quello che ti piace e cerca di esplorare sempre cose nuove, di tanto in tanto. Si impara di più suonando ogni genere di musica piuttosto che passare due ore al giorno a fare sweeping e arpeggi sulla chitarra.
Jonas: – Intanto grazie del complimento! Io ho lavorato molto sulla mia tecnica durante la scrittura di questo disco. Per farti un esempio, prima di iniziare con i Kerrigan non avevo mai suonato un assolo! Ma ho seguito il flusso della musica e ci ho provato. Quando scrivo, a volte penso: “Vorrei aggiungere questa melodia al riff” e all’inizio mi devo accontentare di suonarlo a metà della velocità, dopodichè si tratta di continuare ad allenarsi fino a raggiungere la giusta esecuzione. Il mio consiglio è di imparare le tecniche di base, magari prendere qualche lezione di chitarra, e poi divertitevi a suonare le canzoni delle vostre band preferite. Magari meglio iniziare da “Breaking The Law” piuttosto che da “Painkiller”, per evitare la frustrazione iniziale, ma finchè avrete passione, non mollerete di sicuro.
NELL’ALBUM NON C’È UN BASSISTA DI RUOLO.
Bruno: – Il basso è una parte importante tanto quanto le chitarre e fa parte del nostro lavoro di scrittura. L’ho suonato io nell’album, aggiungendo qualche dettaglio qui e là. Ora stiamo pensando di trovare un bassista, quantomeno per le date dal vivo.
ABBIAMO APPREZZATO MOLTO IL LAVORO DI JONATHAN DORING ALLA BATTERIA, CHE HA SVOLTO IL RUOLO DI SESSION MAN. PENSATE CHE ENTRERÀ IN PIANTA STABILE NELLA BAND?
Jonas: – Jonathan ha fatto un gran lavoro su “Bloodmoon”! Io e lui suonavamo assieme in una band black metal, fin dal 2009, quindi conosco bene le sue qualità. Non ci abbiamo pensato due volte prima di coinvolgerlo anche in questo progetto e ha lavorato così bene che senza dubbio lo vorremmo con noi sia per le date dal vivo che nei prossimi progetti.
PARLANDO DI MUSICA DAL VIVO, È NOTO COME I COSTI PER ANDARE IN TOUR SIANO DIVENTATI ALTISSIMI. E’ UNA COSA CHE VI RIGUARDA O VI PREOCCUPA?
Jonas: – Per una band nuova o giovane sta diventando complicato trovare ingaggi. In primo luogo è complicato costruirsi un pubblico, perché sono poche le persone che amano andare a vedere una band poco nota e sono sempre meno i locali che si assumono il rischio economico di avere una platea molto ridotta.
Bruno: – Si tratta di un processo naturale e presto un sacco di band e festival se ne accorgeranno. Non dimentichiamoci che la maggior parte delle mega-star sono incredibilmente vecchie. Sono convinto che l’heavy metal, quello mainstream, sarà irriconoscibile tra dieci anni. Sfortunatamente questa tendenza a creare eventi sempre più grandi porta via una fetta fondamentale fatta di piccoli locali e giovani band. D’altra parte, noi non viviamo di musica, quindi accettiamo quello che viene. Sono ancora convinto che, alla fine, le band di qualità continueranno a sopravvivere.
IL VOSTRO ALBUM STA RICEVENDO MOLTI CONSENSI DALLA CRITICA, NON SOLO SULLE NOSTRE PAGINE. SECONDO VOI IL RUOLO DEL GIORNALISMO MUSICALE È ANCORA RILEVANTE PER UNA BAND ESORDIENTE NEL 2023?
Bruno: – Siamo onorati di ricevere tutte queste recensioni positive! Vuoi una risposta onesta? Credo che sia rilevante solo in alcuni casi. Non ci sono molti media (magazine o siti) che raggiungono una vera platea. Mi vengono in mente alcuni magazine cartacei e poche community dedicate all’underground. Ma la stampa mainstream di settore è solo inondata di band di cosplayer, e prodotti discografici alla moda iper-prodotti. A nessuno di loro interesserebbe una band tradizionale come la nostra, perché quello che importa sono i soldi, non la cultura.
Jonas: – E’ fantastico vedere quanti media hanno apprezzato il nostro album, ma credo sia molto difficile riuscire a valutare in maniera oggettiva la musica. Supponiamo che la tua band preferita siano i Sabaton, probabilmente ascolteresti “Bloodmoon” in maniera diversa e gli daresti un voto secondo i tuoi standard: in questo caso la rilevanza della tua recensione nei confronti dei tuoi lettori che invece amano il metal tradizionale sarebbe vicina allo zero.
CONTINUERETE A SUONARE ANCHE NEI LONE WANDERER?
Bruno: – Sì, i Lone Wanderer sono ancora attivi.
ALTRE NOVITÀ CHE VOLETE ANTICIPARCI?
Jonas: – Abbiamo già parecchio materiale per un nuovo album. L’idea è di realizzare presto un secondo disco e nel mentre lavorare per costruire delle date dal vivo!