KILLSWITCH ENGAGE – La conseguenza delle nostre azioni

Pubblicato il 02/03/2025 da

Dopo un silenzio più lungo del solito, i Killswitch Engage presentano il nono album in studio “This Consequence”, un disco frutto di una ricerca e di un processo volontariamente diverso dal solito, che inasprisce i toni ed estremizza i contrasti su cui la band ha costruito la propria proposta, senza però stravolgere una formula iconica, longeva e ancora adorata in tutto il mondo.
Un disco brutale e profondo, in antitesi anche con la personalità dei membri del gruppo, da sempre persone divertenti, sorridenti e solari. E’ con un sorriso smagliante ed accogliente che ritroviamo infatti Mike D’Antonio, da sempre bassista e grafico della band, che ci accoglie in una chiacchierata via Zoom dal suo studio in cui ogni centimetro delle pareti visibili è occupato da grafiche colorate e vistose, dietro tavole da skate, su stampe o su quadri, che vanno ad occupare anche parte del soffitto.
Artista navigato, Mike D. ci dà la possibilità di approfondire lo stato attuale dei ‘gods of metalcore’ e di addentrarci nell’aspetto visuale che accompagna l’ultima opera in studio della band, dando la possibilità di scoprire quanto lavoro c’è in realtà dietro un artwork di copertina che, paradossalmente, è stato accusato di essere il frutto di un prompt dato in pasto all’intelligenza artificiale.

SONO PASSATI BEN SEI ANNI DALL’ULTIMO DISCO “ATONEMENT”. LA BAND NON SI E’ MAI PRESA UNA PAUSA COSÌ LUNGA, COS’E’ SUCCESSO, PANDEMIA A PARTE?
– Cominciamo col dire che la pandemia si è presa un anno un anno e mezzo del tempo normalmente dedicato ai tour. Siamo partiti per il tour di “Atonement” e ci hanno detto che avremmo dovuto tornare a casa esattamente tre giorni dopo. Com’è successo un po’ a tutti, ci siamo trovati in una sorta di limbo, provando a pensare quella che sarebbe stata la nostra prossima mossa. E’ passato un anno e mezzo prima che potessimo riprendere con le date, quindi a quel punto non abbiamo rinunciato a promuovere il disco e a completare quelli che erano i piani iniziali.
Poi ci siamo messi a scrivere per il disco nuovo… e suppongo siano passati sei anni (ride, ndr)! Siamo stati parecchio in tour, Jesse ha scritto e riscritto parecchi testi, noi l’abbiamo spinto in direzioni differenti e penso si possa notare dai risultati.
Nel disco ci sono sia vibrazioni vecchie che vibrazioni nuove. Jesse si è occupato anche di ordinare la sequenza delle canzoni, che risultano come una storia, una specie di concept album. “This Consequence” parla delle conseguenze delle nostre azioni.

AVETE AVUTO POSSIBILITA’ DI LAVORARE ALL’ALBUM PIÙ A LUNGO?
– Non so dirti se è stata una possibilità o se è una libertà che ci siamo presi. Ci è voluto più tempo. Ci siamo riuniti fisicamente in una stanza, chiusi dentro per metterci in una posizione di stress, in qualche modo, scrivendo insieme invece di scambiarci delle demo a vicenda. Secondo me il cambiamento si nota, perché molte canzoni hanno l’impronta di tutti i membri del gruppo. Questo aiuta a rendere l’intero lavoro più solido e coeso.

…QUINDI VI SIETE MESSI PRESSIONE DA SOLI.
– Esattamente. Sai, dopo venticinque anni passati a fare le stesse cose di continuo si tende a cadere in un modello ‘abitudinario’: per spezzare quel pattern ci siamo posizionati in una circostanza completamente diversa, così da scuotere le teste di tutti e forzare un nuovo stato d’animo. Abbiamo levato le ragnatele, ci siamo fatti venire nuove idee.

SIN DAL PRIMO ASCOLTO SI SENTE CHE “THIS CONSEQUENCE” E’ PIÙ AGGRESSIVO E BRUTALE DEL SOLITO. COME SIETE FINITI SU QUESTA STRADA?
– Per quanto riguarda i testi, come al solito, sono stati scritti tutti da Jesse. Io e il resto della band l’abbiamo spinto ad essere più creativo, a lasciar perdere alcuni suoi verbi e aggettivi che ha usato già in passato, suggerendo di inserire altre parole in sostituzione o ad utilizzare metafore.
Sembra che questo l’abbia aiutato a smuoversi un po’, ad introdurre nuove idee. Un po’ tutti noi ci siamo imposti di non prendere le cose come vengono, alzando il livello di autocritica, per avere i risultati migliori che potessimo raggiungere.

COME AVETE AFFRONTATO L’ARGOMENTO? CHIUNQUE SI E’ MESSO IN GIOCO O E’ STATO PIÙ’ ADAM DUTKIEWICZ, NEL RUOLO DI PRODUTTORE OLTRE CHE QUELLO DI CHITARRISTA, A METTERCI LA FACCIA E A FORZARE LA MANO?
– Molte volte si è partiti da un giro di mail, dove tutti abbiamo discusso idee e pensieri sulle canzoni. Poi siamo passati a chiamate su Zoom, oppure quando eravamo in tour ci sedevamo in faccia a faccia per allineare il pensiero di tutti.
Stare insieme aiuta tantissimo secondo me, i ragazzi del gruppo sono come miei fratelli, a distanza è facile che una parola venga travisata, specialmente durante periodi così stressanti. Se uno fa una proposta non è detto che debba per forza finire sul disco, o se finisce sul disco non è detto che debba essere esattamente com’è stata concepita.
E’ bello, costruttivo e a volte divertente avere un dialogo, soprattutto quando si arriva ad un risultato nettamente migliore. Nove volte su dieci il risultato era davvero migliore, così siamo andati avanti su questa strada. Puoi chiederlo anche a Jesse, è stato fatto tutto a buon fine.

E’ STATO JESSE QUELLO CHE E’ STATO MESSO PIÙ SOTTO PRESSIONE MI PARE DI CAPIRE.
– Sì, ma registrare con Adam, devi sapere, è molto stressante per chiunque (ride, ndr)! Devi avvicinarti il più possibile alla perfezione, è per questo che i dischi dei Killswitch suonano così. La parole preferite di Adam in studio sono “no” e “fallo di nuovo”. E’ un perfezionista, non c’è niente di male, ma a volte le canzoni si trasformano quasi in un mostro, nella tua testa.

ADAM SI E’ OCCUPATO SIA DELLA PRODUZIONE CHE DEL MIXAGGIO?
– Per quanto riguarda il mixaggio ci siamo rivolti per la prima volta a Mark Lewis, che in passato ha lavorato coi Trivium, tra gli altri. E’ una nostra vecchia conoscenza, una persona che possiamo considerare un amico.
Finito il disco, la cosa più difficile, per me e per il resto del gruppo, è proprio la fase di mixing: si tratta di combinare davvero un sacco di idee, ascoltare le piccole critiche di tutti e trovare la soluzione migliore. Per Adam è stato più facile affidarla a un esterno. Abbiamo mandato il prodotto finito a diverse persone, così da avere indietro diversi test, per poi decidere che Mark Lewis sarebbe stato il nostro uomo.

TI SEI OCCUPATO PERSONALMENTE, ANCORA UNA VOLTA, DELL’ARTWORK DEL DISCO?
– Sì mi sono occupato personalmente dell’artwork insieme a Tomàs Barceló Castelà. Il concept sul quale abbiamo lavorato, partendo dal titolo del disco, è stato quello di un mondo di antiche macchine fatte di pietra in uno stato di decadimento, robot futuristici dal passato, resti di una storia in cui le macchine sono state più intelligenti di quello che siamo noi oggi.

MOLTO DIVERSO DA QUELLO A CUI HAI LAVORATO IN PASSATO…
– Completamente diverso. L’artista che ha creato questi robot senza vita vive in Spagna. L’ho conosciuto tramite Instagram e sono diventato un fan dei suoi lavori. Fa molte sculture per film e videogiochi, producendo in maniera davvero prolifica.
Mi sono innamorato dei suoi lavori, ho parlato a Jesse di lui e ci siamo trovati d’accordo che sarebbe stata una fantastica via da intraprendere. E’ stato un progetto davvero molto lungo, sono state scattate credo diecimila foto.
Non ho mai fotografato miniature, la loro testa è grande come un limone e dovevo farle sembrare grandi come un umano, quindi ho lavorato e sperimentato molto sugli angoli e sulla maniera in cui scattare. Avevamo tanti piccoli pezzi, li ho assemblati come un puzzle tentando di raccontare una storia con gli scatti. Ne vedrete molti altri prossimamente.

CI SONO ALTRI SCATTI, QUINDI, NEL BOOKLET?
– Sì, vedrete altri scatti nel booklet del disco e non solo. Ogni singolo avrà la sua copertina, ho molte foto che verranno utilizzate anche per il merch. E’ stato un lavoro davvero lungo, rappresentare ciò che avevo concepito nella mia mente attraverso gli scatti, ma ne è valsa la pena e vorrei sfruttare al meglio il prodotto di questo difficile e lungo processo.

 

 
 
 
 
 
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DA ARTISTA, TI CHIEDO: QUAL E’ LA TUA OPINIONE SUI GRUPPI CHE USANO L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE PER LE COPERTINE DEI DISCHI?
– Prima di tutto devi sapere che anche la nostra cover è stata identificata erroneamente come un prodotto dell’IA, anche per questo mi son voluto dilungare sul processo di creazione dell’artwork. Spero che alla gente entri in testa che non è la via che abbiamo scelto. Tuttavia, se non sei una persona creativa e non hai i soldi per acquistare un artwork, non vedo l’IA come una cattiva opzione a prescindere.
L’arte in sé, spesso, è rubata. L’IA è solo un nuovo modo per creare delle immagini, per alcuni è bello per altri è terribile. Anche io mi diverto a combinare foto con la IA per far diventare il mio cane un personaggio di “Star Wars”, è stupido ma anche interessante. Per il mio lavoro lo posso ritenere anche preoccupante, da un lato, ma per gli artisti notevoli e anche per coloro che, come me, sono in giro da molti anni, penso che resterà sempre una strada aperta, fatta da persone vere con idee vere, accanto a quella dell’arte generata artificialmente. Si è aperto solo un nuovo ramo, si è reso disponibile un nuovo strumento per le persone.

PARLIAMO UN PO’ DEL TUO LAVORO CON IL MERCHANDISING DEI KILLSWITCH, E’ UN PO’ CHE TI VORREI CHIEDERE: COME SI INFILA UN NOME COSÌ LUNGO SULLA STAMPA DI UNA MAGLIETTA?
– E’ per quello che devo andare sempre a capo (ride, ndr)! Non è la cosa più semplice, è vero, ho creato diversi logo con diversi caratteri e stili. Alcuni sono contenuti in box quadrati, altri in rettangoli e alcuni anche verticali. Non sai mai dove andrà a finire, quindi devi sviluppare diversi stili per utilizzarli in tutti i modi che potrebbero arrivare… Poi spesso si finisce di nuovo sulla scrivania.
Per questo nuovo disco ho creato un logo completamente nuovo, un po’ per mantenere quello spirito di novità che abbiamo ricercato.

HO VISTO ANCHE UN LOGO STILE DEATH METAL SU UNA MAGLIETTA.
– Sì, per alcune grafiche collaboro con degli illustratori. Molti dei miei lavori hanno a che fare con la fotografia, anche se di base io disegno, quindi seguo molti artisti che provengono da tutte le parti del mondo. Quel lavoro arriva da un artista indonesiano che ho scoperto su Instagram, ce l’ha proposto e ci è piaciuto talmente tanto che l’ho usato su alcune magliette. Scherziamo spesso sul fare uno di quei loghi death metal illeggibili, da stampare, gigante, su una maglietta!

PARLIAMO PER UN SECONDO DEL DISCO CHE VI HA DATO LA FAMA, “ALIVE OR JUST BREATHING”. PROBABILMENTE E’ IL DISCO PIÙ AMATO DAI VOSTRI FAN. SPESSO ACCADE CHE QUESTO TIPO DI DISCHI SIANO PIÙ IMPORTANTI PER I FAN CHE PER LA BAND CHE LI HA SCRITTI: TU COME VEDI QUEL DISCO A DISTANZA DI VENT’ANNI?
– Quello è stato senza dubbio un disco di svolta per la band. Volevamo scrivere il disco che volevamo, un disco che ci rappresentasse senza alcun tipo di compromesso. Riuscimmo a strappare un contratto con Roadrunner, etichetta che ai tempi era famosa per lanciare moltissime band. Noi eravamo sicuri di non essere tra quelle.
Per il fatto di non voler accettare nessun compromesso non abbiamo fatto ascoltare nulla all’etichetta prima di consegnare il prodotto finale, volevamo chiuderli letteralmente fuori dagli studi di registrazione. Il nostro fine era registrare il disco solo come lo volevamo noi, per poi essere cacciati dall’etichetta a calci in culo.
Un disco e via. Abbiamo fatto tutto quello che avevamo sempre voluto fare e per questo motivo “Alive…” sarà sempre, nelle nostre teste, l’inizio di qualcosa di speciale.
Molte delle canzoni di quel disco le porto nel cuore. Alcune sono state scritte per altre band, prima dei KSE. Molti dei riff che ho portato per quel disco erano di canzoni che non ho potuto finire in precedenza, e Adam D le ha finite per me. C’è una strana energia quando incontri un musicista con cui sei capace di parlare lo stesso linguaggio: io, Adam D e il resto del gruppo abbiamo questa capacità, non dobbiamo nemmeno parlare, se uno di noi suona uno stralcio di un brano gli altri sanno già cosa deve venire dopo. E’ affascinante, sono molto grato di poter suonare con loro.

I FAN SARANNO MOLTO CONTENTI DI QUESTE PAROLE.
AVETE PERCORSO MOLTA STRADA CON ROADRUNNER, PER POI FIRMARE PER METAL BLADE NEL 2019, CHE E’ LA VOSTRA ATTUALE ETICHETTA. HAI VISTO L’INDUSTRIA MUSICALE CAMBIARE MOLTO NEGLI ULTIMI ANNI?
– Con Roadrunner siamo arrivati alla fine del contratto. Siamo forse una delle poche band che è riuscita ad arrivare alla fine del contratto, forse solo noi e i Deicide ci siamo riusciti. A quel punto avevamo bisogno di smuovere un po’ le cose, di trascinare noi stessi fuori dalla nostra zona di comfort, di provare qualcosa di nuovo.
Metal Blade ci è sembrata la scelta giusta, siamo amici con molti di quei ragazzi, quindi è stato positivo lavorare con loro.
Abbiamo visto Roadrunner passare da quattrocento dipendenti a cinque, ed è stata una cosa molto triste perché col tempo siamo diventati amici con ogni rappresentante in ogni nazione, dalla dirigenza fino agli street team ci hanno aiutato sempre tantissimo e abbiamo avuto sempre delle esperienze meravigliose, soprattutto in Europa e nel Regno Unito. Tutti erano davvero eccellenti nel proprio lavoro, non scherzo quando dico che Roadrunner assunse le persone migliori sul mercato.
E’ stato tristissimo vederle costrette a lasciare il proprio lavoro. Quasi tutte però sono rimaste nell’ambiente musicale, ed alcune le abbiamo assunte nella nostra crew. Roadrunner è stata in cima al mondo per un periodo, ma dopo che è crollato tutto era tempo di cambiare.

AVETE PENSATO DI PROSEGUIRE COME ARTISTI INDIPENDENTI? POTREBBE ESSERE UNA STRADA PERCORRIBILE PER UNA BAND COME I KILLSWITCH, CHE HA MOLTI ANNI DI ESPERIENZA E MOLTI FAN AFFEZIONATI.
– Sembra facile, ma poi ti ritrovi a dover fare moltissimo lavoro in più, dalla stampa alla verifica della corretta distribuzione in tutti i territori. Ci sono tutta una serie di aspetti intricati nell’industria musicale dei quali non ci vorremmo preoccupare, preferiamo dedicarci al lato artistico, scrivere la musica e andare in tour. Lasciamo quel lavoro a professionisti che lo sanno fare sicuramente meglio di noi.
Con Metal Blade non abbiamo firmato solo per un’etichetta, ci siamo associati a un team di creativi con cui lavorare, che è diverso dall’essere assunti. Lavoriamo con loro, non per loro. Sono partecipi in questo progetto chiamato Killswitch Engage. Anche per loro non posso che spendere le migliori parole.

I KILLSWITCH HANNO AVUTO DUE FANTASTICI FRONTMAN. VISTO CHE SONO IN ARRIVO ANCHE DELLE DATE UTILI PER CELEBRAZIONI IMPORTANTI SIETE APERTI ALL’IDEA DI UNA SERIE DI DATE CON DUE CANTANTI, SIA CON JESSE CHE CON HOWARD?
– Occasionalmente Howard partecipa a qualche show e canta un paio di canzoni, per dare ai fan qualcosa di speciale da ricordare. E’ molto bello che faccia cose del genere ed è una figata avere con noi il nostro vecchio amico. Devi sapere però che le cose tra noi ed Howard non funzionavano più e non c’era modo che la band potesse continuare con lui.
La separazione è stata necessaria e non perché ci fosse cattivo sangue, amiamo Howard, volevamo che stesse bene e volevamo aiutarlo. Ora che sta meglio è fantastico incontrarlo di nuovo, è bello conversare e scherzare con lui – ritengo Howard una delle persone più divertenti che conosca. Sarebbe bello fare un tour celebrativo con due cantanti probabilmente, ma Jesse è il nostro cantante ora, non credo sia molto carino dargli uno schiaffo e dirgli che deve farsi da parte.
Dobbiamo portargli rispetto, Jesse è il nostro uomo. Lo amiamo e siamo molto fieri del lavoro che sta facendo. Prima eravamo noi e Howard, è stato bello. Ora siamo noi e Jesse e vogliamo essere sicuri che sia a suo agio e felice di essere dov’è.

STATE PER PARTIRE PER IL TOUR AMERICANO CON FROZEN SOUL E KUBLAI KHAN. HAI IDEA DI QUANDO E’ PREVISTO IL VOSTRO PROSSIMO PASSAGGIO IN EUROPA?
– Il “This Consequence Tour” parte a marzo ed è pianificato fino a dicembre. So già che ci sarà un tour che toccherà Europa e Regno Unito, diviso in due parti. Non è stato ancora annunciato ma è tutto pronto, siamo super carichi e pronti a partire. Abbiamo anche delle band fantastiche che si uniranno a noi, vedrete: abbiamo messo insieme un pacchetto che vi piacerà moltissimo.

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