Dopo il ritorno all’ovile del figliol prodigo Jesse Leach, era molta la curiosità di sentire di nuovo all’opera i Killswitch Engage con la formazione originale di “Alive Or Just Breathing”, album manifesto del genere e preludio ad un successo planetario, consolidato in quasi quindici anni e cinque dischi sempre sulla cresta dell’onda. A raccontarci la genesi del nuovo “Incarnate”, in attesa di poterli ammirare dal vivo a Giugno in quello che si preannuncia come un autentico ‘Gods Of Metalcore’, è proprio il redivivo singer, disponibile come d’abitudine ad affrontare col sorriso sulle labbra le domande più disparate, sempre che il discorso non cada su un certo Howard…
MANCA ORMAI POCO ALL’USCITA DI “INCARNATE”, INSERITO ANCHE DA ROLLING STONES TRA I 25 DISCHI PIU’ ATTESI DELL’ANNO…COME VI SENTITE?
“Siamo davvero eccitati, è il momento più eccitante di qualunque altra cosa abbia fatto finora nella mia vita (risate, ndA)!”.
DATO CHE QUANDO TI SEI RIUNITO AI TUOI EX-COMPAGNI IL PROCESSO COMPOSITIVO DI “DISARM THE DESCENT” ERA GIA’ INIZIATO, POSSIAMO DIRE CHE QUESTO E’ IL DISCO DEL TUO RIENTRO A TEMPO PIENO?
“Sì, in effetti il fatto che ‘Disarm…’ fosse già stato in larga parte scritto, unitamente al mio rientro dopo tanti anni, ha circoscritto di molto il mio approccio creativo, mentre in questo caso ho avuto la possibilità di seguire l’evoluzione dei pezzi fin dall’inizio, il che ovviamente mi ha permesso di dare un contributo più spinto ai pezzi, a livello lirico ma non solo”.
PARLANDO DI VELOCITA’, IN QUEST’OCCASIONE SEMBRA ABBIATE ALZATO UN PO’ IL PIEDE DALL’ACCELERATORE, PER QUANTO CI SIANO PEZZI VELOCI COME “THE GREAT DECEIT”: E’ STATA UNA SCELTA PER CAMBIARE UN PO’ RISPETTO AL PASSATO RECENTE?
“Il mood generale dell’album effettivamente è un po’ più malinconico, e questo credo rifletta quello che siamo in questo momento come band, oltre ad avvicinarsi di più al mio modo di comporre. Personalmente sono molto soddisfatto di questa direzione, e ho apprezzato in modo particolare i pezzi più lenti perchè mi permettono di trasmettere in modo più profondo l’emozione nelle mie linee vocali, aspetto fondamentale anche per veicolare i messaggi che ci sono dietro”.
IN EFFETTI, CONFRONTANDO IL TUO CANTATO DI ADESSO RISPETTO AI PRIMI DISCHI DEI KSE, E’ EVIDENTE IL PROCESSO DI MATURAZIONE.
“Sì, la maggiore varietà è un qualcosa di voluto, ma non è solo una questione di soddisfazione personale, ma anche di divertimento per l’ascoltatore. Credo non ci sia nulla di peggio che dover sentire sempre le stesse linee vocali, mentre è molto più interessante il cambio di registro, ad esempio passando dallo screaming a tonalità più emozionali”.
PRIMA DI INIZIAR A FARE SUL SERIO CON LA BAND, CHI ERA IL TUO MODELLO DI RIFERIMENTO COME CANTANTE?
“Ho iniziato da piccolo ascoltando punk-rock, quindi il mio punto di riferimento era Ian MacKaye dei Minor Threat, prima di avvicinarmi ad un certo tipo di musica più melodica. I nomi sarebbero tanti, ma se devo sceglierne uno ti dico Mike Patton dei Faith No More: il suo lavoro soprattutto su un album come ‘Angel Dust’ è davvero qualcosa di incredibile, ma ora come allora continua ad emozionarmi con tutto quello che fa, al punto che lo ritengo uno dei migliori cantanti dell’intera scena rock e metal di tutti i tempi”.
PARLANDO INVECE DI GROOVE, MI HA MOLTO COLPITO “JUST LET GO”, DOVE SI NOTA UNO STILE DIVERSO NEL CANTATO.
“E’ un pezzo con una melodia davvero forte, e la creazione dei testi è andata di pari passo alla composizione della musica, cambiando passo dopo passo. Il testo parla della capacità di accettare il cambiamento, un aspetto non sempre così scontato soprattutto quando arriva dagli altri, e come dicevo prima ho provato anch’io a cambiare un po’ l’approccio nel cantato proprio per dargli una diversa connotazione melodica”.
STATE PER IMBARCARVI IN UN TOUR CON MEMPHIS MAY FIRE E 36 CRAZYFISTS: AVETE GIA’ IN PROGRAMMA QUALCHE CALATA ANCHE NEL VECCHIO CONTINENTE (L’INTERVISTA SI E’ SVOLTA A FINE GENNAIO, POCHE SETTIMANE PRIMA DELL’ANNUNCIO DELLA DATA DI GIUGNO CON ARCHITECTS, AUGUST BURNS RED, ATRETU E BURY TOMORROW, NdA)?
“So che cominceremo a confermare i festival a partire da Giugno, quindi spero ci sia la possibilità di passare dalle vostre parti. E’ ancora presto per dirlo, ma di sicuro non siamo stati in Italia tanto quanto ci sarebbe piaciuto, quindi speriamo di tornare presto!”.
A PROPOSITO DI FESTIVAL, PREFERISCI IL COLPO D’OCCHIO DELLE GRANDI VENUE O IL CONTATTO PIU’ DIRETTO DEI CLUB?
“Dipende dall’audience e dall’energia che ti trasmette, che prescinde dal numero di persone presenti. In generale devo dire che preferisco suonare nei club, dato che c’è molto più legame con il pubblico, puoi quasi arrivara a toccarlo, mentre nei festival è tutto molto amplificato e un po’ più impersonale, per quanto il colpo d’occhio sull’audiencce possa essere davvero impressionante. D’altronde come dicevo prima sono cresciuto nella scena punk/hardcore, quindi ho bisogno del contatto diretto col pubblico, di sentire l’energia intorno a me e di poterla toccare con mano”.
VI HO VISTI DI RECENTE POSARE PER UN SERVIZIO FOTOGRAFICO A TEMA STAR WARS: E’ D’OBBLIGO A QUESTO PUNTO CHIEDERTI SE SIETE FAN DELLA SAGA, E SE TI E’ PIACIUTO L’ULTIMO FILM.
“Assolutamente siamo tutti grandi fan di Star Wars, e io in particolare sono cresciuto in una famiglia di nerd dello sci-fi, per cui sì, ci siamo divertiti parecchio! Per quanto riguarda l’ultimo film, l’ho trovato molto carino, mi piace questa ‘operazione nostalgia’ da un lato ma stando al passo coi tempi dall’altro, anche se ovviamente la saga originale resta su un altro pianeta. Detto questo, non vedo l’ora di vedere i prossimi episodi, e devo dire che con me il richiamo al passato, a partire dalla ripresa i vecchi personaggi, ha sortito l’effetto desiderato: sono proprio un vecchio nostalgico (risate, NdA)!”.
SE SEATTLE E’ STATA LA CAPITALE DEL GRUNGE E NEW YORK QUELLA DELL’HARDCORE, BOSTON IN PARTICOLARE E IL MASSACHUSETTS IN GENERALE LO SONO PER IL COSIDDETTO METALCORE, AVENDO DATO I NATALI AD UN SACCO DI BAND (KSE, SHADOWS FALL, UNEARTH, DIECAST, BURY YOUR DEAD, ALL THAT REMAINS, E ALTRE ANCORA): VISTO CHE IN QUALCHE MODO SIETE I PADRINI DEL GENERE, AVETE MAI PENSATO DI DARE VITA AD UN TOUR ‘A TEMA’, COME IL FAMILY VALUES DEI KORN O IL MUSIC AS A WEAPON DEI DISTURBED?
“Non saprei, da parte nostra non ci sentiamo di appartenere a nessuna scena in particolare, ci piace continuare a fare quello che facciamo, e sicuraamente abbiamo un rapporto splendido con le band con cui siamo cresciuti, anche se alcune di queste non sono più in attività. Detto questo, continueremo a portare la nostra musica in giro per il mondo, e sicuramente ci capiterà di suoanre insieme ad alcuni dei ragazzi che hai citato, ma non credo saremo mai promotori di un festival ‘a tema’ o cose di questo genere, non fa parte del nostro modo di intendere la musica”.
SIETE SULLA CRESTA DELL’ONDA DA ORMAI 15 ANNI: QUALI SONO I PIANI PER I PROSSIMI 25, AVVICINARSI ALL’ETA’ DELLA PENSIONE NEL 2040 COME GLI IRON MAIDEN NEL 2020?
“Credo saremo morti prima di allora (Risate, NdA)! Scherzi a parte, ci stiamo godendo ogni singolo momento e siamo grati per tutto quanto ci è scuccesso finora, quindi spero continueremo a fare quello che ci piace anche in futuro, e saremo contenti se la gente continuerà a seguirci almeno per i prossimi 10 anni, così da arrivare a celebrare il 25° anniversario (risate, NdA). Gli Iron Maiden è meglio non nominarli nemmeno, loro sono delle leggende inarrivabili!”.
QUEST’ANNO E’ PREVISTO ANCHE IL SECONDO DISCO DEI TIMES OF GRACE: COSA CI POSSIAMO ASPETTARE SU QUESTO FRONTE, E COME RIUSCIRETE A DIFFERENZIARVI ORA CHE TU E ADAM SIETE IN ENTRAMBE LE BAND?
“Sicuramente i ToG sono destinati a cambiare un po’ il loro stile, anche perchè non ci piace ripeterci. Sono contento di come è uscito il primo disco, ma da quello che ho già avuto modo di sentire nei demo ci sono delle canzoni molto bluesy e altre dal taglio più acustico, oserei dire post-metal. Non so ancora quando riusciremo a registrarlo, probabilmente alla fine dell’anno, ma sicuramente sarà un disco diverso dal precedente e da quello che facciamo coi KSE”.
SU WIKIPEDIA SEI MENZIONATO ANCHE IN VESTE DI DJ: ANCHE SE IMMAGINO NON TI VEDREMO MAI ALLA CONSOLE COME JOHNATHAN DAVIS, TI VA DI RACCONTARCI QUALCOSA DI PIU’?
“Ho fatto in qualche occasione il DJ ma fortunatamente non di musica elettronica, dato che era in occasione di serate old-school hardcore/punk-rock. Mi è capitato anche di mettere dischi hip-hop, e ho un’autentica passione per la scena hip-hop dei primi anni ’90, per certi versi molto simile a quella hardcore; nel genere, uno dei miei MC preferiti è Chuck D dei Public Enemy. Per il resto no, non mi vedrete mai mettere dischi house o roba del genere, quello non è proprio il mio stile!”.
IN CHE RAPPORTI SIETE RIMASTI CON HOWARD (JONES, EX-CANTANTE E AMICO DELLA BAND DA PRIMA DEL SUO INGRESSO NEI KSE, NdA)? HAI AVUTO MODO DI ASCOLTARE L’ULTIMO ALBUM DEI DEVIL YOU KNOW?
“Non sono particolarmente in contatto con lui, dato che non lo conoscevo bene prima che entrasse nella band, ma per quanto ne so sta bene, e credo stia facendo buone cose con la sua nuova band”.