Mentre la stampa specializzata tenta di recuperare terreno incensando “La Petite Mort” dopo aver ignorato, sottovalutato o schernito i King 810 David Gunn resta distaccato, disilluso, concentratissimo sulla sua visione artistica. Volto e leader della formazione, al momento unica voce nelle interviste, il gigante prosegue a testa bassa in una direzione che la maggior parte degli appassionati, degli addetti ai lavori e dell’industria discografica fraintende o sembra non comprendere appieno. In un universo fossilizzato in schemi predefiniti una realtà fedele esclusivamente al proprio branco e alla propria visione, che va a trascendere generi musicali, etichette e pattern da seguire è difficile si possa adattare. Ecco quindi che il nostro Q&A con Gunn ci mostra un artista spigoloso, spesso infastidito, sicuramente pieno di rancore inespresso. Come avviene nei monologhi di “Proem” e “King TV” l’artista divaga e vomita odio in tutte le direzioni. Una musica fatta per se stessi e per la propria famiglia, il senso di appartenenza alla propria città ma a nessun tipo di etnia, la scelta oculata delle band con cui andare in tour, il distacco da una formula predefinita e lo schivare la fama. I King 810 si svelano ulteriormente, seguirli continua ad essere interessante.
AVETE AVUTO LA POSSIBILITA’ DI CONDIVIDERE IL PALCO CON SLIPKNOT E KORN: COSA AVETE PORTATO A CASA DA QUELL’ESPERIENZA, COSA AVETE IMPARATO DA DUE DELLE PIU’ GROSSE METAL BAND DEL PIANETA?
“Io e Chris abbiamo fatto una scommessa durante il tour mondiale. Io sarei stato nel pubblico a guardare lo show degli Slipknot. Lui mi avrebbe scovato, per poi tirarmi le sue bacchette durante il concerto. Abbiamo scommesso che non sarei riuscito a tirare la bacchetta sul suo porta bacchette sul palco. Abbiamo fatto diverse prove ogni data. Quel che ho imparato da quelle band enormi è… che i fan attorno a me si sono incazzati”.
CI SONO MOLTI RIFERIMENTI A DIO E AL DIAVOLO NELLA VOSTRA MUSICA. TI DEFINIRESTI UNA PERSONA SPIRITUALE?
“Spirituale di sicuro. Religiosa non spesso. Ateo? E’ un altro discorso. Tutte queste cose sono molto diverse tra loro e la cosa che più mi disturba è che la gente, ancora oggi, non conosce la differenza”.
HAI DEFINITO ‘MEMOIRS’ UN’INTRODUZIONE, PERCHE’ CONSIDERI ‘LE PETITE MORT…’ IL VOSTRO PRIMO VERO ALBUM.
“L’ho già spiegato in quel video (un episodio di King TV su YouTube, ndR), non è un mistero che attanaglia la gente. Credo anche che Memoirs sia un VERO album, che esista fisicamente, una confezione con un disco all’interno che puoi inserire nel lettore e che ha canzoni VERE. Ma mi ripeterò… Credo che quando sei sconosciuto il tuo primo disco sia come la ripresa del luogo contenuta in un film. E’ un disco di familiarizzazione, fatto in modo che il resto del cazzo di mondo venga a sapere chi sei. Dopo che tutti ti hanno scoperto, e tutti coloro che ti conoscevano quando non eri molto conosciuto ti hanno abbandonato perchè eri parte della loro fantastico culto privato dove solo loro potevano apprezzarti perchè nessun altro lo faceva, a quel punto penso sia possibile iniziare a raccontare una storia. Se vuoi raccontare una storia attraverso la musica, che è quello che noi volevamo fare, non puoi parlar per conto di nessun altro”.
WIKIPEDIA DEFINISCE ‘LA PETITE MORT’ COME UNO STATO DI PERDITA DI CONOSCENZA POST-ORGASMICO. COSA SIGNIFICA PER I KING?
“Se non ti piace la definizione di Wikipedia puoi andare sul sito, scrivere quel che vuoi che significhi, riformulare la domanda e contattarmi di nuovo. La piccola morte significa molte cose per i King. Puoi metterla in termini ignoranti per rappresentare la ‘morte’ letteralmente, come perdita della vita e il ‘piccola’ come una figura statistica quantificabile. Per esempio l’olocausto oggi è riassunto in maniera poco fedele ma sei milioni di ebrei sono morti… Può anche indicare un conflitto interiore. Oppure può avere un significato affine alla definizione francese, che indica una perdita di coscienza, o in maniera simile uno stato di debolezza post orgasmica. Anche il sottotitolo ‘A Conversation With God’ può voler dire un sacco di cose”.
VUOI SPENDERE QUALCHE PAROLA SULL’ORDINE NELLE CANZONI NELLA TRACKLIST?
“Spenderò tante parole quante ne hai spese nella domanda. L’ordine delle canzoni è perfetto”.
‘ME AND MAXINE’ (come altri pezzi dell’ultimo disco, ndR) E’ MOLTO LONTANA DAL RESTO DELLA VOSTRA PRODUZIONE. SO CHE HAI GUSTI MUSICALI VARIEGATI, ESISTE QUALCHE BARRIERA NELLA MUSICA DEI KING? PENSI SIA POSSIBILE UN FUTURO DOVE TI ESPRIMERAI IN UNA FORMA COMPLETAMENTE DIVERSA DAGLI ESORDI?
“Ovvio che non ci sono barriere, non avrebbe senso. Non dovrebbe essere un genere musicale senza regole questo? Non dovrebbe essere il genere più controcorrente, fondato sulla rottura degli schemi e sull’assenza di leggi, per coloro che non trovano posto nella musica popolare? Sto scherzando, ero sarcastico. Questo genere musicale di per se è una barzelletta e per rispondere alla domanda no, non c’è alcun confine. Se hai un confine hai una debolezza artistica o come minimo la tua arte è compromessa, quindi per favore smettila di fare musica di merda. Penso sia molto probabile che io finisca ad esprimermi su lande musicali diverse, forse potrei anche finire ad esprimermi senza nemmeno un contorno musicale’.
‘A CONVERSATION WITH GOD’ SEMBRA UN PEZZO TEATRALE. PRENDERESTI IN CONSIDERAZIONE UNA TRASPOSIZIONE TEATRALE?
“Certo che sì, mi piacerebbe molto. Credo che la nostra musica esista in forma teatrale, in forma di libro, in forma di film, in tutte queste manifestazioni. Dal momento in cui non scrivo pezzi per il teatro avrei bisogno di una persona specializzata in quella sfera per fare una cosa del genere”.
IN ‘I AIN’T GOING BACK AGAIN’ DICI CHE LA TUA CITTA’ CONTA SU DI TE. SENTI DAVVERO QUESTO PESO SULLE TUE SPALLE?
“Porto il peso della mia città sulle spalle ogni giorno, ma è ben accetto”.
LA TUA VITA DI TUTTI I GIORNI E’ DIVERSA ORA CHE SEI UNA FIGURA PUBBLICA, DOPO IL SUCCESSO INTERNAZIONALE DEL GRUPPO? LA GENTE TI GUARDA IN MANIERA DIVERSA?
“Per la maggior parte posso girare per la città del tutto inosservato, specialmente nel mio quartiere, dove non gliene può fregare di meno della musica, specialmente della musica rock. Conosco persone da 10-15 anni che non sanno nemmeno che suono nei King, il gruppo non gli porta il cibo sul piatto. La gente ha altri cazzi a cui pensare da queste parti”.
ORA CHE SIETE UN GRUPPO SOTTO CONTRATTO C’E’ QUALCHE LATO DEL MUSIC BUSINESS CHE NON TI VA A GENIO?
“Vorrei render noto prima di tutto che non rispetto in alcun modo un contratto. Facevamo musica prima e continueremo a farla perchè questo è quello che vogliamo fare e quello che faremmo in ogni caso. Quando vorremo fermarci lo faremo, un contratto non ci lega le mani. Facciamo quello che vogliamo, l’abbiamo sempre fatto. Gli affari sono affari. Hanno tutte le caratteristiche degli affari, quando lo hai realizzato cosa c’è da odiare? Posso assumere che se odi il mondo degli affari puoi odiare anche il music business, a me però non frega un cazzo. Ci sono cose che mi piacciono poco come musicista, come il suonare dal vivo. Non mi fa impazzire. Non lo gradisco del tutto, non sono particolarmente bravo a farlo ma ai miei amici piace, alla gente pure quindi per il bene comune è logicamente giustificabile”.
SI PARLA UN SACCO DEL GRUPPO, QUALCUNO ADDIRITTURA HA DETTO CHE NON SIETE NEMMENO DI FLINT. QUAL E’ LA PEGGIOR BUGIA CHE AVETE SENTITO SUL VOSTRO CONTO?
“Sappiamo di quella storia. Quei tizi sanno benissimo che siamo di Flint. Ma è il loro lavoro. Quel business del cazzo non è il giornalismo investigativo o immersivo, è quello sintetico che diffonde il giornalismo di altri e rigurgita merda già riportata da altri. Questo tipo di blog vive della creazione di articoli click baiting per perdenti che leggono lo prendono per fatto reale e lo ripetono, come pappagalli, ad altri perdenti come loro. Sono tristi, disperati tentativi di avere attenzione, necessaria a queste ‘pubblicazioni’ per prosperare. Questi sono i fatti. Queste cose ci lasciano del tutto indifferenti. Non mi interessa condannare l’odio o le falsità nei confronti del gruppo, come non mi interessa glorificare chi ci osanna. E’ stupido prendere in considerazione un lato senza quello opposto, quindi lascio perdere entrambi. E’ stato un colpo indirizzato alla nostra credibilità, ma la gente sa che sono di Flint. Il mio indirizzo è online, vengo dai bassifondi, i bassifondi lo sanno. Ci ammazziamo tra noi qui, come può importare di quel che scrive qualche ragazzino dallo scantinato dei genitori dall’isolamento di una casa della borghesia americana, in mezzo alle sue console il suo Guitar Hero, con in tasca la tessera della benzina e quella di Starbucks a nome dei genitori, gli stessi genitori proprietari dell’auto e dell’assicurazione che egli guida. Come posso dare importanza a quelle cose?”.
LA COVER DELL’ALBUM È DAVVERO QUELLA K NERO SU NERO? SEMBRA ESTREMAMENTE SEMPLICE COMPARATA AL VIVIDO IMMAGINARIO DEI VOSTRI VIDEO.
“Contrasto”.
AVETE SPERIMENTATO CON SUCCESSO SPOKEN WORDS, MIXTAPE, CANZONI CON ARCHI… COSA CI ASPETTA NEL FUTURO PROSSIMO? AVETE PRESO IN CONSIDERAZIONE UN ALBUM DI REMIX?
“Certo che sì. Quello che avete ascoltato è solo la punta dell’iceberg. Le idee e gli obiettivi nella mia testa non sono nemmeno stati toccati ancora”.
ALLA FINE DELL’EPISODIO 14 DELLA KING TV TI RIFERISCI ALLO SCIOGLIMENTO DEL GRUPPO (Gunn recita, nel segmento finale: “Questo disco è solo una cosa che abbiamo portato a termine mentre aspettavamo di morire”, ndR)?
“Scioglierci, morire… è la stessa cosa”.
SIETE MOLTO DIVERSI DALLA MAGGIOR PARTE DI GRUPPI IN CIRCOLAZIONE: LA SCENA METAL STA TROPPO STRETTA AI KING?
“Se vuoi metterla giù in maniera educata diciamo che ‘sta troppo stretta’. Non sono parole che userei ma rendono il concetto. Resto confuso sul fatto che siamo considerati ‘metal’ quando non facciamo altro che far incazzare i fan del ‘metal’ per il fatto di non essere abbastanza ‘metal’. Sin dal primo LP la nostra produzione è stata ‘metal’ solo in minima parte… Sto ancora aspettando che la gente lo capisca… per metterla in maniera educata”.