KINGCROW – Sempre contro ogni limite

Pubblicato il 19/09/2024 da

Nel corso della loro carriera i Kingcrow hanno portato avanti un percorso di alto livello, raggiungendo uno status di professionalità e qualità artistica di livello internazionale.
Il nuovo album, “Hopium”, è l’ennesimo tassello di valore in questo percorso, un tassello che non solo conferma quanto di buono avevamo trovato nei dischi precedenti, ma espande ulteriormente il loro universo sonoro, dando vita ad un lavoro al contempo in continuità con il passato, eppure capace di aprire nuovi orizzonti, che vanno dall’elettronica al trip hop.
Una ricerca sonora che è sintesi perfetta di tutto quello che dovrebbe essere il concetto di progressive a cui afferiscono i Kingcrow. Abbiamo raggiunto, quindi, il chitarrista, Diego Cafolla, con il quale ci siamo immersi in tutto quello che ruota oggi intorno alla band e ad “Hopium”.

BENTORNATI SULLE NOSTRE PAGINE. IL VOSTRO NUOVO ALBUM È STATO APPENA PUBBLICATO, MA CI SEMBRA CHE STIA GIÀ RACCOGLIENDO OTTIMI CONSENSI. COME STA ANDANDO? VI SEMBRA CHE IL PUBBLICO STIA APPREZZANDO IL VOSTRO PERCORSO?
– Ciao, è sempre un piacere fare due chiacchiere con voi. Direi che il disco è stato accolto oltre ogni nostra aspettativa.
“Hopium” è un disco assolutamente senza compromessi e che presenta un sound che parte da dove ci eravamo fermati con “The Persistence” ma che ha in sé delle caratteristiche piuttosto estremizzate se confrontato con quel disco.
Questa volta c’era una sincera curiosità riguardo a come sarebbe stato accolto il disco anche considerando il fatto che a questo punto della nostra carriera sarebbe impossibile accontentare tutti. Ognuno ha la sua versione preferita della band ed è normale che sia così, ma è un aspetto di cui non possiamo preoccuparci durante la creazione di un disco. Ma alla fine sembra l’abbiamo scampata anche questa volta, il disco sta ricevendo responsi incredibili sia dalla stampa che dai fan.

“HOPIUM” È UN ALBUM PARECCHIO DIVERSO DA “THE PERSISTENCE”, PUR AVENDO OVVIAMENTE MOLTI ELEMENTI IN COMUNE CON IL VOSTRO SOUND. COME VI SIETE APPROCCIATI ALLA SCRITTURA DI QUEST’ALBUM?
– Non ci sono state grandi differenze nel modus operandi. Abbiamo cercato di creare qualcosa che rispecchiasse esattamente dove eravamo in quel momento dal punto di vista artistico.
Come ti accennavo, questa band agisce in un modo molto egoistico in fase creativa: cerchiamo di accontentare solo noi stessi e di seguire l’istinto senza farsi troppe domande. Questa volta volevamo porre l’enfasi su un lato del nostro sound che era già presente in “The Persistence” cioè le nostre influenze trip hop di band come Massive Attack, Portishead, Archive, ecc. Il tutto ovviamente filtrato dalla nostra personalità di band heavy/prog, ma volevamo assolutamente portare in primo piano influenze non tipicamente del genere in cui ci muoviamo.
Pensa che “Glitch” è ispirata ad alcune cose di Billie Eilish, l’idea è nata da lì. Certo poi il brano prende tutt’altra piega nel suo sviluppo.

VORREMMO ADDENTRARCI DI PIÙ CON TE SU ALCUNE COMPOSIZIONI CHE CI HANNO PARTICOLARMENTE COLPITO: PARTIAMO DA “KINTSUGI”, CHE PRENDE SPUNTO DALLA TECNICA GIAPPONESE DI RIPARARE CON L’ORO. DI COSA PARLA?
– “Kintsugi” si riferisce appunto all’arte giapponese di riparare oggetti rotti con l’oro conferendo all’oggetto stesso un valore addirittura superiore rispetto alla sua forma originaria. Il parallelo a livello filosofico è con i traumi con cui l’essere umano ha a che fare durante il suo percorso di vita, e di come questi possano arricchirlo e renderlo una persona migliore. E’ un concetto davvero affascinante e quando Diego Marchesi (il cantante della band, ndr) ha presentato il testo lo abbiamo trovato subito decisamente affascinante, tanto che anche nell’artwork dell’album e nel booklet ci sono diversi riferimenti a questa straordinaria forma d’arte.

OVVIAMENTE NON POSSIAMO NON CITARE ANCHE LA TITLE-TRACK, CHE È IL BRANO PIÙ LUNGO DELL’ALBUM: COSA PUOI DIRCI DI QUESTA CANZONE?
– La title-track è nata dalla sequenza di synth iniziale: ero in studio e volevo un brano con un’atmosfera simile a quanto realizzato dai Massive Attack nel disco “Heligoland”, in cui alcuni brani hanno questo paesaggio sonoro plumbeo e avvolgente.
E’ partito tutto da lì e poi il brano si è sviluppato naturalmente. Non era nostra intenzione fare un brano lungo, lo è diventato perché sembrava non arrivare mai ad una conclusione. Il nostro processo di scrittura è veramente più spontaneo di quanto si possa pensare, assecondiamo dove il brano vuole andare senza farci troppe domande. E’ una canzone che amiamo molto e che non vediamo l’ora di portare live.

ABBIAMO APPREZZATO MOLTO LE CANZONI PIÙ LONTANE DAL TIPICO SOUND DEL PROGRESSIVE METAL, AD ESEMPIO A “NEW MOON HARVEST” O A “NIGHT DRIVE”, CON QUELLA INTRODUZIONE CHE MI HA RICORDATO PROPRIO I MASSIVE ATTACK. VI PIACE SPAZIARE TRA DIVERSI GENERI, QUALI SONO LE INFLUENZE NON-METAL CHE TROVATE PIÙ ADATTE A VOI?
– “Night Drive” è forse il brano che più omaggia il cosiddetto ‘Bristol sound’. La prima strofa è puro trip hop, ovviamente anche qui poi prende una piega diversa, ma tra tutti i brani è quello che si avvicina di più a quel tipo di sound. Direi che quelle atmosfere sono comunque alla base del sound del disco, poi in alcuni brani è più evidente che in altri. Come ti dicevo, oggi i Kingcrow sono una band che ha un background musicale vastissimo e questo si riflette nella musica che creiamo e produciamo. Personalmente, oltre al trip hop amo moltissimo il percorso artistico dei Radiohead, che sicuramente sono un’altra delle nostre influenze principali oggi. Poi ovviamente c’è la natura progressive di una band heavy rock che interpreta e filtra tutte queste influenze.

NELL’ALBUM C’È ANCHE UNA BONUS TRACK, “COME THROUGH”, CHE È MOLTO BELLA. COME MAI AVETE PREFERITO ESCLUDERLA DALLA TRACKLIST UFFICIALE?
– “Come Through” è un brano che è nato improvvisamente nel momento in cui in realtà il disco era già in fase di missaggio. Un giorno ho avuto una conversazione con un nostro fan che con il tempo è diventato un amico e con cui abbiamo condiviso parecchio tempo nel backstage ogni qual volta suonavamo nel suo Paese.
Gli mandai un messaggio chiedendogli se fosse tutto ok, dato che era un po’ che non ci sentivamo. Quando mi rispose mi raccontò di una serie di tragedie che lo avevano investito nelle settimane precedenti e quella conversazione mi colpì enormemente, e cominciai a riflettere su quanto spesso diamo per scontate molte cose che non lo sono affatto.
Non appena ci siamo salutati ho imbracciato la chitarra e “Come Through” è nata di getto. E’ sorprendente come alcune canzoni arrivino così velocemente. Mandai la demo il giorno dopo agli altri ragazzi, Diego scrisse immediatamente il testo e decidemmo di registrarla. La scelta di lasciarla come bonus track è dovuta al fatto che ha un sound diverso rispetto agli altri brani del disco. Ma non la riteniamo assolutamente un brano minore. E’ un brano puro, praticamente quasi ‘buona la prima’, non ha nulla di elaborato e nessuna pretesa di essere ciò che non è. E’ veramente un’emozione cristallizzata nel tempo.

TERMINATO QUESTO (PARZIALE) TOUR DELL’ALBUM, PASSIAMO AD ALTRO. SE QUALCUNO DOVESSE SCEGLIERE LA MUSICA DEI KINGCROW COME COLONNA SONORA DI UN FILM, SECONDO VOI CHE TIPO DI FILM SAREBBE?
– Io la vedrei bene per un film di David Lynch. Comunque il fatto che molte nostre atmosfere si presterebbero benissimo come colonne sonore è una cosa che ci viene detta molto spesso.

LA VOSTRA MUSICA HA POTENZIALMENTE UN BACINO PIÙ AMPIO RISPETTO A QUELLO DI ALTRE BAND, PERCHÉ PUÒ PIACERE ANCHE A CHI NON ASCOLTA NECESSARIAMENTE SOLO METAL. E’ UNA COSA CHE RISCONTRATE NEL VOSTRO PUBBLICO?
– Sicuramente il nostro pubblico è estremamente variegato ed è una cosa che ci fa piacere. Ovviamente è una cosa che è andata di pari passo con l’evoluzione della band e c’è anche stato un ricambio a livello di pubblico. Devo dire comunque che, probabilmente per la natura stessa della band, i nostri fan sembrano essere molto aperti mentalmente e hanno accolto molto volentieri ogni nostra sperimentazione.

LA PROSSIMA SETTIMANA SUONERETE ANCORA DAL VIVO CON I PAIN OF SALVATION. E’ UNA COSA CHE AVETE GIÀ FATTO IN PASSATO E SO CHE SIETE IN OTTIMI RAPPORTI CON DANIEL GILDENLÖW. COSA POSSIAMO ASPETTARCI DA QUESTE DATE?
– Innanzitutto ci aspettiamo di divertirci e di condividere bei momenti insieme ai ragazzi dei Pain Of Salvation. Abbiamo condiviso così tanto tempo con loro in Europa e Nord America che alla fine ha sempre il gusto di una rimpatriata.
Dal punto di vista dei concerti, ovviamente “Hopium” avrà il suo spazio insieme ad un mix dei vecchi classici. Pensa sia uno show veramente ben strutturato.

SE AVESTE UN BUDGET POTENZIALMENTE ILLIMITATO DA INVESTIRE IN UN PROGETTO MUSICALE, COSA VI PIACEREBBE FARE CHE AL MOMENTO NON POTETE PERMETTERVI?
– Da produttore, investirei tutto sulla produzione, probabilmente. E ti assicuro che potenzialmente per produrre un disco si può arrivare a spendere cifre esorbitanti. Penso che investirei per acquistare un’infinità di macchine hi-end da utilizzare nel nostro studio!

GRAZIE PER IL VOSTRO TEMPO E VI LASCIO CON UN’ULTIMA DOMANDA: CI SONO ALTRE NOVITÀ O PROGETTI LEGATI AI KINGCROW SU CUI STATE LAVORANDO?
– Grazie a voi per l’intervista. Attualmente in nostro manager sta lavorando ad un tour europeo abbastanza esteso e nel frattempo stiamo anche già lavorando al prossimo album, che potrebbe arrivare prima di quanto si pensi.

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