KING’S X – Back to the roots

Pubblicato il 06/10/2003 da

Definire i King’s X una band sfortunata significa ribadire un concetto vecchio come il mondo. Nonostante una generale ammirazione verso l’act di Ty Tabor, la band non è mai riuscita a scrollarsi di dosso lo status di cult band. Ora giocano la carta della nostalgia, riproponendo in un album(il recente “Black Like Sunday) le loro prime incisioni. Il risultato? Tutt’altro che malvagio. Nostro interlocutore è il bassista Doug Pinnick.


ALLORA DOUG, VOGLIAMO PRESENTARE IL NUOVO ALBUM “BLACK LIKE SUNDAY” AI LETTORI?
“Beh, come sicuramente saprai, questa band ha 23 anni di storia alle spalle, 7 dei quali trascorsi incidendo centinaia di brani prima del fatidico contratto discografico. La cosa strana è che solo recentemente abbiamo rivalutato il primo periodo della band, in coincidenza con il rock ‘ n roll revival che sta caratterizzando il mercato discografico; prendi ad esempio un gruppo  come gli White Stripes oppure l’enorme interesse che una band come i Kiss riesce a catalizzare su di sè. Ci siamo semplicemente resi conto che quei vecchi brani non erano poi così male, da qui l’intenzione di fare un album vero e proprio”.

A LIVELLO LIRICO, DI COSA TRATTANO I TESTI DELL’ALBUM?
“Onestamente non si tratta di canzoni con lo stesso grado di profondità tipico delle ultime nostre produzioni. Narrano di cose molto semplici, episodi di vita reale, storie nostre e dei nostri amici più cari”.

RIMANENDO SUL TEMA DEI TESTI: DIVERSA STAMPA MUSICALE VI INSERI’, AD INIZIO CARRIERA, NEL FILONE DELLE BAND CRISTIANE. ANNI FA PERO’ LESSI UN’INTERVISTA NELLA QUALE AFFERMAVATE CHE MOLTE DI QUELLE CONVINZIONI FILOSOFICO/RELIGIOSE CHE ANIMAVANO I PRIMI ALBUM, NEL CORSO DEGLI ANNI AVEVANO LASCIATO IL POSTO AD UNA SORTA DI PESSIMISMO DIFFUSO; FAVORENDO UN APPROCCIO ATEO E CRUDO VERSO L?ESISTENZA. OGGI QUAL’E’ LA VOSTRA POSIZIONE AL RIGUARDO? SIETE ANCORA INTERESSATI ALL?ASPETTO SPIRITUALE DELLA VOSTRA MUSICA?
“Questa questione salta fuori con regolarità, di conseguenza vorrei chiarire una volta per tutte la vicenda: crediamo nella spiritualità dell’individuo ma non per questo crediamo in Dio. Io personalmente non mi considero credente e posso assicurarti che nessuno della band ha mai pensato di improvvisarsi predicatore, o cose simili. Non mi interessa fare opera di convincimento sulle persone e detesto quei gruppi che lo fanno”.

A PARTIRE DALL’ALBUM “DOGMAN” DEL 1994 LE MELODIE SOLARI DEGLI ESORDI HANNO LASCIATO PIAN PIANO IL POSTO A COMPOSIZIONI PIU’ CUPE ED INTROSPETTIVE. UN’EVOLUZIONE NATURALE OPPURE ALCUNE INFLUENZE MUSICALI VI HANNO CONDOTTO SU QUESTA STRADA?
“Capisco cosa vuoi dire, ma devi rapportare il tutto al 1994, cioè al periodo relativo all’incisione di “Dogman”. La band usciva da un periodo veramente brutto, segnata sia da profonde delusioni discografiche che da esperienze personali poco felici. Quel disco rappresentò una sorta di valvola di sfogo per tutti noi. Ovvio che quelle ferite riemergano nei lavori successivi, ma non per questo ci consideriamo una band di depressi(ride-nda)”.

IL VOSTRO MODO DI GIOCARE CON LE ARMONIZZAZIONI VOCALI ED IL BACKGROUND COMUNE MI HA SEMPRE PORTATO AD ACCOSTARVI CON GLI ALICE IN CHAINS. SO CHE AVETE SEMPRE APPREZZATO LA SCENA DI SEATTLE, QUINDI MI PIACEREBBE CHE FOSSI PROPRIO TU A SPENDERE DUE PAROLE SULLA TRAGICA SCOMPARSA DI LAYNE STALEY.
“La scomparsa di Layne è stato un dramma per l’intero mondo della musica, oltre che per quelle persone che gli hanno voluto bene. Io personalmente lo conoscevo molto bene, così come conosco Jerry Cantrell, ed è stato molto triste vedere come giorno per giorno si spegnesse lentamente, senza riuscire a trovare in sè la forza per uscire dal tunnel dell’eroina”.

I SIDE PROJECTS RAPPRESENTANO UN PROBLEMA PER LA VOSTRA ATTIVITA’ DI GRUPPO? TY TABOR IN VESTE SOLISTA E IL PROGETTO PLATYPUS AVRANNO UN SEGUITO?
“No, nessun problema, si tratta di progetti estemporanei che non hanno mai tolto spazio al gruppo. Non so se i progetti di Ty avranno un seguito, sono cose che non puoi programmare a tavolino”.

QUANTO E’ IMPORTANTE LA TECNICA PER TE?
“Riveste un ruolo fondamentale, anche se oggi non ragiono più in termini di scale ed accordi. Quando ero più giovane ero molto coinvolto dal lato puramente tecnico, oggi invece preferisco risparmiarmi i mal di testa(ride-nda)”.

IMMAGINO QUINDI CHE NON AVRAI MOLTA SIMPATIA PER I VIRTUOSI!
“Sono ancorato ai classici della musica e non mi piace il basso inserito in un contesto da solista; è uno strumento ritmico e tale credo debba rimanere. Sulle mie influenze posso dirti che bassisti quali John Entwhistle(Who), Andy Fraser(Free) e John Paul Jones(Led Zeppelin) sono stati importantissimi nella mia formazione musicale.

AVREMO MAI L’OCCASIONE DI VDERVI DAL VIVO QUI IN ITALIA? SONO IN MOLTI NEL MIO PAESE AD APPREZZARVI.
“Lo so, e la conferma ci arriva dalle molte mail che ci giungono dal tuo paese. Dovremmo essere in Europa intorno ad Ottobre, ma non so dirti con certezza in quali posti ci esibiremo. E poi devi sempre tenere in conto le vendite dell’album, alla fine sono quelle che ti permettono di affrontare le tournee con il giusto budget”.

DOUG, TI RINGRAZIO PER L’INTERVISTA E TI INVITO A CONCLUDERE COMEMEGLIO CREDI.
“Grazie a tutti voi per il vostro supporto, spero appreziate “Black Like Sunday” e accorrete numerosi ai nostri concerti”.

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