KLONE – Un batter d’occhio

Pubblicato il 09/12/2024 da

Nati nel 1999 come band progressive metal, da qualche album a questa parte i Klone hanno alleggerito i toni della propria proposta, andando a parare verso un progressive rock che privilegia il lato emozionale.
Questo allontanamento da sonorità più aggressive non è coinciso con una perdita di ispirazione, anzi: i francesi esprimono tutto il loro potenziale con convinzione ed efficacia, proseguendo un cammino che li ha portati ad avere un pubblico fedele ed affezionato; il nuovo disco “The Unseen”, pubblicato un mese fa, conferma questa tendenza e ne rappresenta, almeno al momento, l’episodio più compiuto, un concentrato di atmosfere malinconiche ed eleganti espresse attraverso un’attitudine positiva.
Ne parliamo con il cantante Yann Ligner.

CIAO YANN, BENVENUTO SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM E CONGRATULAZIONI PER IL NUOVO ALBUM.
AVETE GIA’ ALLE SPALLE VENTICINQUE ANNI DI CARRIERA, E ANCHE DI PIÙ CONSIDERANDO GLI INIZI COME SOWAT. COME VEDI TUTTO CIO’ IN RETROSPETTIVA? SEI SODDISFATTO DI TUTTO QUELLO CHE AVETE FATTO? HAI QUALCHE RIMPIANTO?
– Penso che stiamo facendo progressi lenti ma costanti. Forse ci sono cose che avrebbero potuto essere fatte diversamente, ma cerchiamo di rinnovarci con ogni album.
La nostra discografia si evolve, ogni registrazione è diversa e rappresenta ciò che eravamo in quel momento.
La band è maturata da quando abbiamo iniziato e anche le nostre aspettative si sono evolute. Oggi siamo più in sintonia con le canzoni che vanno dall’album “Here Comes The Sun” al nostro ultimo disco, “Meanwhile”. Per i nostri live scegliamo principalmente brani di questo periodo, il che ci dà un’ampia scelta quando si tratta di mettere insieme la nostra scaletta.

FESTEGGERETE QUESTO ANNIVERSARIO IN QUALCHE MODO, SUONANDO MAGARI QUALCHE CANZONE DEI VOSTRI PRIMI ANNI DI ATTIVITA’ DURANTE I VOSTRI SPETTACOLI?
– Non penso proprio. Siamo più concentrati sul futuro. Non vediamo l’ora di suonare alcuni nuovi brani da “The Unseen”. È sempre divertente interpretare qualcosa di nuovo. Almeno per il momento, questo revival non è qualcosa che stiamo considerando. Ma forse un giorno, chi lo sa?
Questa idea mi ricorda i Korn all’Hellfest: stavano festeggiando il trentesimo anniversario del loro primo album e lo hanno suonato per intero e nello stesso ordine del disco. Ho pensato che il concetto e la performance fossero brillanti!

IN TUTTO QUESTO TEMPO LA VOSTRA MUSICA HA CAMBIATO FORMA, E LA SOLA COSTANTE E’ LA VOSTRA ATTITUDINE PROGRESSIVA. COME DESCRIVERESTI QUESTA EVOLUZIONE? CHI ASCOLTA LA VOSTRA MUSICA OGGI?
– Siamo tutti invecchiati. Le nostre aspettative e i nostri desideri non sono più gli stessi dell’inizio e questa evoluzione è avvenuta in modo naturale. Andiamo avanti senza porci troppe domande. Preferiamo seguire il nostro istinto.
Per quanto riguarda le persone che ci ascoltano, è gente che tende ad avere la nostra età o anche di più. Li incontriamo alla fine dei nostri concerti e hai la sensazione che siano ben disposti nei nostri confronti. Ma recentemente abbiamo visto giovani adolescenti venire con i loro genitori e alzare i pugni durante i nostri show! È bello vedere che anche la prossima generazione è qui con noi!

FOCALIZZANDOCI SUL NUOVO ALBUM, “THE UNSEEN”, ESSO ARRIVA SOLO UN ANNO DOPO “MEANWHILE”. COME È NATO? COSA VI HA ISPIRATO A SCRIVERLO COSÌ VELOCEMENTE?
– Guillaume, il nostro chitarrista, è molto produttivo quando si tratta di comporre. Ha sempre da parte parecchie canzoni che sono nella fase demo: “The Unseen” è stata un’opportunità per dar loro vita.
Abbiamo lavorato insieme per metterle a punto in modo che ogni strumento potesse trovare il suo posto. Poi abbiamo iniziato a registrare.
Morgan ha registrato le parti di batteria con Jelly Cardarelli, che è stato il nostro batterista sostitutivo nel tour europeo di supporto a Devin Townsend. Il missaggio è stato fatto da Romain Bercé, che è il nostro batterista unplugged. È stato un po’ come lavorare in famiglia! Poi è stato Thibaut Chaumont, con il quale siamo abituati a lavorare, a occuparsi del mastering.
Il fatto che le canzoni fossero già state scritte da molto tempo ci ha permesso di sfruttare al massimo la pausa tra “Meanwhile” e “The Unseen”. Questo passaggio ha anche rappresentato l’inizio del nostro contratto con la Pelagic Records.

NEL CORSO DEGLI ANNI ANCHE LA TUA VOCE SEMBRA ESSERE CAMBIATA E LA TUA PERFORMANCE PER “THE UNSEEN” È TRA LE MIGLIORI DELLA TUA CARRIERA, CON UN TIMBRO PIÙ PROFONDO, ESPRESSIVO E PIU’ RICCO CHE MAI NEI DETTAGLI. IN CHE MODO CI HAI LAVORATO?
– Trascorro molto tempo lavorando sulla voce: trovare la linea melodica più rilevante, scegliere le parole giuste, il modo in cui risuoneranno e daranno significato alla musica, trovare la giusta interpretazione…
Quindi provo molte cose, a volte troppe e ogni tanto mi manca la prospettiva. Allora lascio riposare, passo ad un altro pezzo e ci torno più tardi. Ma, alla fine, è lo stesso processo per ogni album. Ho anche la fortuna di poter registrare a casa, nel mio studio. Questo mi dà più conforto e più tempo per sperimentare.

LA VOSTRA MUSICA È COMPLESSA MA SEMPRE FOCALIZZATA SUI SENTIMENTI E SULLE EMOZIONI CHE PUO’ GENERARE. “THE UNSEEN”, IN PARTICOLARE, E’ UNA MISCELA BEN EQUILIBRATA DI MALINCONIA E POSITIVITA’, CHE CERCA DI MANDARE UN MESSAGGIO CONCRETO. COSA C’È DIETRO? È UN RIFLESSO DELLA VOSTRA VITA PERSONALE? DI COSA PARLANO I VOSTRI TESTI? C’E’ UN FILO CONDUTTORE CHE UNISCE LE CANZONI?
– Sì, c’è l’idea di oscillare tra ottimismo e pessimismo. Penso che siamo tutti un po’ così, niente è completamente bianco o nero. Cerchiamo di adattarci alla vita con i nostri punti di forza ma anche con le nostre debolezze e c’è un po’ di tutto questo nei testi. Che si tratti dell’amore, della morte, del passare del tempo, del nostro posto qui…
Anche la musica condivide questi sentimenti, attraverso il suo sollievo, le sue armonie, i suoi ritmi: è un concentrato di emozioni.
Per “The Unseen” i temi sono diversi per ogni traccia, ma formano un tutt’uno e fanno parte di un’atmosfera generale.

“SPRING” È LA CANZONE PIÙ LUNGA DELL’ALBUM ED È PIENA DI CAMBI DI UMORE ED EMOZIONI DIVERSE. COME E’ NATA? QUAL E’ IL SUO SIGNIFICATO?
– Questa canzone avrebbe dovuto essere nell’album “Here Comes The Sun”, avevamo registrato tutti gli strumenti tranne la voce, poiché non ho avuto abbastanza tempo per finire i testi e le linee vocali.
Eravamo frustrati dal fatto che fosse semplicemente ferma lì, ma poi abbiamo deciso che “The Unseen” sarebbe stata l’occasione perfetta perché questa traccia vedesse finalmente la luce. Mi sono preso il tempo per scrivere i testi e trovare le linee melodiche, e alla fine l’ho registrata.
Prima che le canzoni siano finalizzate, utilizziamo titoli provvisori. Per questo brano è stato “Printemps”, che significa ‘primavera’ in francese. Ho mantenuto il titolo perché pensavo che si adattasse al mood della canzone.
Come il ciclo delle stagioni, il testo parla di rinnovamento, ricongiungimento e relazioni umane, il tutto in un’atmosfera onirica.

CHI SONO ‘GLI INVISIBILI’? QUAL È IL SIGNIFICATO DEL TITOLO DELL’ALBUM?
– Cose che a prima vista non sembrano importanti. Cose che releghiamo in secondo piano, ma che tuttavia fanno parte di un tutto, di un equilibrio. Può anche riguardare la bellezza effimera della natura vulnerabile, il nostro rapporto con il tempo…
Il tema è abbastanza ampio perché ciascuno lo possa personalizzare.

RACCONTACI QUALCOSA SULL’ARTWORK DELL’ALBUM…
– La ricerca della copertina dell’album avviene in una fase abbastanza iniziale del nostro processo di lavoro. Una volta composte le canzoni e il titolo dell’album, cerchiamo su Internet le immagini che corrispondono alle nostre aspettative. Scegliamo più immagini, foto o disegni e facciamo una sorta di selezione, quindi contattiamo un artista. Per “The Unseen” ci siamo imbattuti in questa immagine che sembrava corrispondere perfettamente al titolo dell’album e a ciò che la musica evocava in noi. Abbiamo contattato la persona che l’ha disegnata la quale ci ha detto di averla progettata attraverso un’intelligenza artificiale, e di conseguenza di non voler essere nominato.

AVETE AVUTO UN PAIO DI CAMBI DI FORMAZIONE NEGLI ULTIMI ANNI. HANNO INFLUITO SUL VOSTRO SUONO?
– Non credo che i vari cambi di formazione abbiano avuto un impatto diretto sulle canzoni, perché è principalmente Guillaume che contribuisce alle composizioni. Ma potrebbero aver avuto un effetto sul modo in cui suonano le canzoni, soprattutto dal vivo. Ogni musicista ha il proprio modo di utilizzare il suo strumento.
Dopo oltre vent’anni nel mondo della musica, è difficile mantenere una formazione stabile. Oggi la squadra è veramente unita, tutti hanno molta esperienza e non ci fermeremo.

COSA ASCOLTI DI QUESTI TEMPI? QUALCHE BAND TI PIACE IN MODO PARTICOLARE?
– Ascolto molta musica con i miei figli, che sono ancora piccoli. Ascoltiamo un po’ di tutto e spesso cambiamo genere.
Può essere qualsiasi cosa, da Michael Jackson ai Queen, metal o pop. Ma il disco che sto ascoltando di più in questo momento è l’ultimo album dei The Smile, “Cutouts”.

QUALI SONO I VOSTRI PROGETTI PER IL FUTURO? PROMUOVERETE L’ALBUM CON UN TOUR?
– L’album è appena uscito. Lasceremo passare la fine dell’anno e saremo in tournée da febbraio/marzo 2025. Ci saranno anche alcuni festival quest’estate e probabilmente un tour all’estero.
Non mancheremo di tenervi aggiornati sui nostri social network e presto inizieremo anche a pensare al successore di “The Unseen”.

 

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