Per una touring band sembra quasi impossibile, ma è successo davvero: tra le formazioni rampanti nell’universo hardcore e metal i Knocked Loose hanno accelerato la propria corsa durante la pandemia, rilasciando a sorpresa un concept accompagnato da un corto di animazione, procedendo con un cambio di formazione e sfondando il confine tra circuito hardcore e il ‘giro che conta’. Abbiamo recensito il dirompente “A Tear In The Fabric Of Life” il giorno stesso della pubblicazione, ora invece vi presentiamo una chiaccherata con il frontman del gruppo: Brian Garris di fama non è esattamente un tipo loquace o la persona che ama dedicarsi alla stampa (di fatto non si hanno loro moltissime interviste online), è una persona che ha dimostrato di preferire alle parole i fatti ma è anche un artista molto giovane e molto determinato, di cui con tutta probabilità continueremo a sentir parlare in futuro.
PARTIAMO DA “A TEAR IN THE FABRIC OF LIFE” OVVIAMENTE: COM’E’ NATO E QUANDO?
– Abbiamo cominciato a parlarne durante il primo lockdown. Non sapevamo cosa fare, quindi ci siamo trovati a scrivere. Il processo di scrittura è gradualmente diventato del nuovo materiale. Abbiamo scelto un rifugio nei boschi del Tennessee per isolarci completamente, volevamo essere lontani da ogni tipo di distrazione, quindi ci siamo inoltrati nelle Smoky Mountains, un posto non troppo lontano da dove viviamo ma abbastanza da tenere le distrazioni fuori portata. Non era un posto familiare, non sono mai stato in quella parte del Tennessee prima.
PENSAVATE GIA’ AD UN EP PRIMA DELLO STOP FORZATO DEI TOUR?
– Non era premeditato. Avevamo parlato tra noi della possibilità di scrivere un EP, ma non era nei nostri piani perché eravamo completamente assorbiti dall’attività live. Nel momento in cui questa possibilità ci è stata tolta abbiamo pensato “potremmo fare quella cosa”.
QUALE IMPATTO HA AVUTO SULLA TUA VITA LO STOP E QUANTO TEMPO TI E’ SERVITO PER CAPIRE CHE SAREBBE STATA UNA COSA LUNGA?
– E’ stata dura, è stata dura per tutti quanti. All’inizio era difficile capire cosa stava succedendo, ma una volta realizzato ci siamo adattati. Sono grato di esserci passato indenne, almeno. Una volta realizzato che non sarebbe stato un fuoco di paglia ho tentato di focalizzarmi su dei propositi: abbiamo cercato di far fruttare il tempo a nostra disposizione e di essere creativi, al meglio possibile.
VUOI PARLARCI DEL CONCEPT DIETRO ALL’EP? E’ CORRELATO AL VIVERE PER MOLTO TEMPO ON THE ROAD?
– Non ha una diretta correlazione al fatto che siamo sempre in tour e percorriamo moltissimi chilometri su strada. La storia riguarda due personaggi: uno di loro passa a miglior vita a causa di un incidente automobilistico, e l’ascoltatore segue il personaggio principale nel suo percorso di dolore, depressione, pazzia. Ogni riferimento alle nostre vite è puramente casuale, non c’è niente di autobiografico, niente che sia successo realmente, si tratta di un’idea che ho avuto e ho ampliato scrivendo i testi del disco. Attraverso questa storia però ho trovato il modo di esprimere emozioni e sentimenti reali, per questo trovo che il risultato sia del tutto reale, genuino.
HAI SCRITTO LA STORIA COME PRIMA COSA O HAI TENTATO DI SVILUPPARLA ATTORNO ALLA MUSICA?
– Abbiamo scritto prima la musica. Ho avuto tutti i brani completi prima di potermi dedicare ai testi. Sapevo dove si sarebbe sviluppata la storia, l’ordine delle canzoni. Il processo di scrittura è stato normale per il modo in cui lavoriamo, nessuna differenza rispetto al passato.
VI SIETE IMPOSTI UNA DEADLINE O SIETE ANDATI PIU’ LUNGHI DEL PREVISTO VISTA LA SITUAZIONE PARTICOLARE?
– Avevo un termine per scrivere i testi, ma non era così stretto. Quando abbiamo iniziato il processo per la creazione del video ci siamo presi invece tutto il tempo necessario, vista la complessità del mezzo comunicativo e vista l’assenza di tempistiche definite per la pubblicazione.
IL FORMATO EP E’ STATO SCELTO PER VENIRE INCONTRO ALLA PRODUZIONE DEL CORTO DI ANIMAZIONE?
– Sì, abbiamo scelto di pubblicare un EP perché per questo tipo di progetto, un concept con un corto abbinato, un album sarebbe stato troppo lungo. Volevamo fosse un’esperienza diversa dal solito, più artistica se possiamo dire.
PARLIAMO DEL CORTO: COME AVETE LAVORATO CON L’AUTORE? IL RISULTATO FINALE E’ VICINO A QUELLO CHE VI ERAVATE IMMAGINATI?
– Abbiamo lavorato strettamente con l’artista per un intero anno (Magnus Jonsson, che si è occupato di regia e animazioni, ndR), dialogando intensamente, cercando di spiegare la nostra visione e passando per molte versioni differenti. Restando così in contatto l’abbiamo guidato in una direzione molto vicina alla nostra, di conseguenza sono davvero molto felice del risultato. C’è voluto molto tempo ma penso abbia fatto davvero un lavoro incredibile.
ASCOLTANDO IL DISCO SI NOTA UN’INFLUENZA DEATH METAL CHE STA DIVENTANDO SEMPRE PIU’ PROMINENTE NELLA VOSTRA MUSICA. AVETE SCELTO QUESTA DIREZIONE, ARRIVA DALLA MUSICA CHE STATE ASCOLTANDO ULTIMAMENTE O VI E’ SEMPLICEMENTE VENUTA IN QUESTO MODO?
– Penso ci sia uscita così in maniera naturale. Sono coordinate musicali in cui ci ritroviamo. Prendiamo ovviamente ispirazione dai nostri ascolti, che includono parecchio death metal, ma non ne abbiamo parlato in maniera esplicita, non è una decisione presa a tavolino. E’ successo e ne siamo stati felici, capisci cosa intendo? Magari il nostro suono andrà in quella direzione in futuro, ma in generale non c’è nulla di premeditato nasce tutto dalle nostre sessioni di prove e dalle nostre jam.
DI QUESTI TEMPI SEMBRA TUTTO RUOTI INTORNO ALL’ANTICIPAZIONE, ALL’HYPE. COME MAI VOI AVETE SCELTO UNA PUBBLICAZIONE A SORPRESA?
– Penso che in qualche modo una pubblicare a sorpresa possa suscitare più hype rispetto ai soliti teaser e alle solite anticipazioni. Ai tempi del lockdown tutto quello che gli artisti potevano fare era chiudersi in una stanza e scrivere. Sono spuntati un sacco di dischi e ci siamo trovati con un sacco di nuova musica dappertutto. E’ molto bello, adoro ascoltare nuova musica me c’è talmente tanta roba che a volte ci si perde qualcosa. Abbiamo pensato quindi di fare un passo indietro, lasciar perdere qualche elaborato piano di promozione e anticipazione. E’ solo un EP, non ha bisogno della promozione e della stampa che si porta dietro un album, quindi usciamo dal nulla con un colpo basso. Un sacco di artisti rap e hip-hop lo fanno, dalla sera alla mattina ti trovi con un nuovo disco di Drake senza che nessuno ne sappia niente. Penso sia una cosa interessante, nessuno tenta di pubblicare la tua musica online prima della pubblicazione, quindi ci abbiamo provato davvero. Pare sia andata abbastanza bene alla fine, tutti sono rimasti molto sorpresi, tutti ne hanno parlato.
CHE FEEDBACK AVETE RACCOLTO?
– Le reazioni sono state anche meglio di quanto ci aspettassimo. Volevamo che la gente si esaltasse e il responso è stato davvero incredibile, la gente ne sta ancora parlando con grande entusiasmo dopo settimane…
…IMMAGINO SIA ANCHE PERCHE’ SI TRATTA DI GRANDE MUSICA. IN QUESTO PERIODO SIETE ANCHE PASSATI ATTRAVERSO IL VOSTRO PRIMO CAMBIO DI LINE-UP, SBAGLIO? COME SIETE RIMASTI IMPATTATI E PERCHE’ AVETE SCELTO NICKO CALDERON?
– Grazie per il complimento. Conosciamo Nicko da moltissimo tempo. Suonava in un altro gruppo con cui abbiamo condiviso molti palchi (i Church Tongue, ndR), è nostro amico da un’eternità quindi è una persona che siamo stati molto contenti di includere nella band. Penso sia un’ottima aggiunta. E’ stato tutto molto naturale, non c’è stato bisogno di audizioni o roba simile.
C’E’ UNA COSA CHE VORREI CHIEDERTI DA MOLTO TEMPO: COME CI SI SENTE A DIVENTARE UN MEME (per la precisione lo è diventato l'”Arf! Arf!” di “Counting Worms”,ndr)? LA COSA HA AIUTATO O DANNEGGIATO LA BAND SECONDO TE?
– In maniera stramba ci ha aiutato, si tratta sempre di persone che condividono in continuazione qualcosa di correlato ai Knocked Loose. In qualche modo è un veicolo di promozione molto interessante. Ti dirò, alla fine è molto divertente anche, la gente viene fuori con delle cose assurde a volte. Non l’ho mai considerato offensivo, non penso nemmeno possa sminuirci in alcun modo.
SIETE DA POCO PASSATI A 5B MANAGEMENT, COMPAGNIA CHE SEGUE MEGADETH, SLIPKNOT, LAMB OF GOD E ALTRI. SIETE ATTRATTI DA PALCHI PIU’ GRANDI E PUBBLICO CHE NON CONOSCE ANCORA LA VOSTRA MUSICA?
– Cominciamo col dire che abbiamo un manager da molto tempo, lui si è unito a 5B quindi anche noi, assieme ai gruppi che ha sempre seguito, siamo entrati a far parte del gruppo. Lavoriamo con lo stesso manager quindi, alla fine. Abbiamo accesso però a tutte le sue nuove ‘connessioni’. L’idea di palchi più grandi ci attrae, è nostro desiderio che la band cresca in maniera costante. Siamo sempre stati un gruppo che suona in qualsiasi tipo di show, che sia metal, rap o pop punk. Vogliamo suonare dappertutto e di fronte a chiunque. Questo accordo ci darà sicuramente la possibilità di accedere a nuove aree, nuovi mondi.
IMMAGINO ABBIATE INTENZIONE DI FARE PARECCHI TOUR PROSSIMAMENTE.
– Ora che la situazione è ripartita e finché potremo fare tour in sicurezza il nostro obiettivo è sicuramente quello.
L’ULTIMA VOLTA DA NOI AVETE SUONATO A VENEZIA, CASA DI QUELLA CHE PROBABILMENTE E’ LA PIU’ GRANDE COMUNITA’ HARDCORE IN ITALIA. COSA TI HA LASCIATO QUELLA DATA?
– E’ stato fighissimo, lo show è stato stupefacente. A me personalmente piace davvero tanto l’Italia, l’ho visitata molte volte e sono stato in molte città. E’ stata la nostra prima data dalle vostre parti e non potevamo chiedere di meglio, non vedo l’ora di tornare.