Dopo il passo indietro, in senso stilistico, di “Korn III – Remember Who You Are”, il quintetto di Bakersfield ne fa due in avanti con “The Path Of Totality”, esperimento forse troppo ambizioso e non del tutto riuscito ma comunque destinato a far circolare il nome dei Korn e a segnare una nuova moda, la contaminazione con il dubstep, di cui probabilmente sentiremo parlare ancora a lungo. Abbiamo dunque colto al volo la possibilità, in occasione della italica durante l’estate, per fare il punto con il batterista Ray Luzier, ultimo entrato nella band ma già calato nel posto che fu di David Silveira…
IL VOSTRO PRIMO CONTATTO CON LA MUSICA ELETTRONICA RISALE AL 1997, QUANDO AVETE COLLABORATO CON I DUST BROTHER PER LA SOUNDTRACK DI “SPAWN”: E’ PASSATO TANTO TEMPO E SONO SUCCESSE TANTE COSE DA ALLORA, POSSIAMO DIRE CHE SI CHIUDE UN CERCHIO INIZIATO QUASI QUINDICI ANNI FA?
“Sì, anche se è qualcosa di totalmente diverso, le contaminazioni elettroniche e le collaborazioni con i DJ ci sono sempre state, mentre il dubstep è qualcosa di veramente nuovo, un sound totalmente fresco che ci spalanca le porte di una nuova era. Siamo tutti fan del dubstep quindi è stato facile per noi avvicinarci a questo mondo, portando avanti quel percorso di evoluzione che è da sempre nel nostro DNA, infatti ‘Korn III’ suona diverso rispetto ad ‘Untitled’, che a sua volta suona diverso rispetto a ‘See You On The Other Side’ e così via”.
LA VOSTRA COLLABORAZIONE CON SKRILLEX PER “GET UP” HA AVUTO UN SUCCESSO ENORME, COM’E’ NATA L’IDEA?
“E’ nato tutto quasi per caso, abbiamo iniziato a scrivere insieme a lui questa canzone e, mentre ci lavoramo sopra, ci siamo accorti che suonava proprio bene, quindi da lì abbiamo comunciato a chiamare altri 2-3 nomi della scena dub-step che poi sono diventati 6-7 e così via. E’ qualcosa di completamente diverso da ‘Korn III’, dove eravamo solo noi quattro in una stanza a jammare senza elementi esterni o macchine, ma come dicevo prima ci piace ogni volta esplorare qualcosa di nuovo”.
ALL’INIZIO DOVEVA ESSERE SOLO UN EP CON ALCUNI DEI NOMI PIU’ CALDI DELLA SCENA ELETTRONICA, POI E’ DIVENTANTO UN FULL-LENGTH CHE SEMBRA SEGNARE L’INIZIO DI UNA NUOVA EPOCA PER I KORN…E’ COSI’?
“E’ nato come un EP ma, come dicevo prima, la cosa ci è piaciuta al punto da farne un full-length, anche se fino all’ultimo siamo stati indecisi sul formato da dargli visto che prima volevamo essere sicuri che tutti i pezzi avessero la qualità necessaria per finire sull’album. Il mondo dei Korn d’altronde è sempre in continua evoluzione, non puoi mai sapere cosa verrà dopo”.
CI SONO ALTRI DJ/PRODUTTORI CON CUI VI PIACEREBBE COLLABORARE IN FUTURO – MAGARI QUALCHE ITALIANO, COME AD ESEMPIO I BLOODY BEETROOTS O CROOKERS – OPPURE QUELLA DUB STEP E’ STATA SOLO DI UNA PARENTESI?
“E’ ancora presto per dirlo, di sicuro abbiamo già iniziato a lavorare a dei nuovi pezzi prima ancora di aver completato l’album, ne abbiamo già 3-4 nel cassetto che però non finiranno nell’album in quanto non hanno niente a che fare col dubstep. Sai, molte band in genere una volta composte le canzoni per l’album le registrano e stop, i Korn invece non si fermano mai, siamo sempre in continuo movimento e non stiamo a fare troppi calcoli su quello che succederà domani, lasciamo che sia l’ispirazione a suggerirci la strada giorno dopo giorno”.
IMMAGINO IL PROCESSO DI REGISTRAZIONE STAVOLTA SI SIA SVOLTO IN MODO UN PO’ DIVERSO DAL SOLITO, COME AVETE LAVORATO AI PEZZI?
“E’ stato sicuramente diverso dal solito, sia in fase di scrittura – dove la base delle canzoni è stata gettata direttamente da Jonatan con gli artisti dubstep – che in fase di registrazione: siamo abituati al classico metodo batteria-basso-chitarra-voce mentre stavolta abbiamo dovuto cambiare approccio per inserire le parti dubstep, ma questo ha sicuramente spinto oltre la nostra creatività e alla fine il tipico ‘Korn sound’ è rimasto e perfettamente riconoscibile, dal cantato di Jonathan ai riff di Munky passando per il basso di Fieldy e la mia batteria puoi riconoscere tutti gli elementi del nostro stile anche in questa nuova veste”.
E’ ANDATO TUTTO BENE IN STUDIO O C’E’ STATO QUALCHE EPISODIO PARTICOLARE CHE TI VA DI RACCONTARCI?
“Eravamo sicuramente più provati stavolta, dato che arrivavamo da un lungo tour mondiale e non abbiamo avuto il tempo di riprenderci, inoltre c’era il fattore destabilizzante di lavorare con un metodo diverso a quello cui eravamo abituati; nonostante questo, è andato tutto bene in studio, nessun episodio particolare”.
CONSIDERATO IL GENERE PARTICOLARE, HAI SUONATO TU TUTTE LE PARTI DI BATTERIA OPPURE AVETE UTILIZZATO UNA DRUM MACHINE?
“No, nessuna drum machine: siamo uomini, non macchine, quindi suono tutto io sia sul disco che dal vivo. Visto che il genere di suono utilizzato nel dub step è però molto diverso, abbiamo dovuto adattare il mio drumkit con dei trigger speciali che vengono attvati su questi pezzi; personalmente preferisco suonare su ritmi molto più veloci, anche perchè prima di unirmi ai Korn con le mie (centinaia) di band precedenti ho sempre suonato partiture molto tecniche e tirate, ma è stata un sfida calarsi in questa nuova dimensione, e anche on stage sarà divertente provare qualcosa di nuovo”.
AVETE GIA’ PENSATO A COME POTER PORTARE QUESTE TRACCE DAL VIVO? AVETE INTEGRATO LA LINE UP CON UN DJ?
“Abbiamo per ora delle basi registrate ma ci piacerebbe suonare il più possibile dal vivo, anche se avendo lavorato con tanti artisti diversi non possiamo ovviamente pensare di portarli tutti con noi mentre dovremmo eventualmente scegliere qualcuno che si occupi solo di questo aspetto; per il momento non abbiamo ancora preso una decisione definitiva, dipenderà anche da quanti pezzi di questo tipo avremo in scaletta”.
I VOSTRI FAN SONO SEMPRE STATI DI MENTALITA’ MOLTO APERTA, MA CREDI SIANO PRONTI PER UN ESPERIMENTO DI QUESTA PORTATA, SOPRATTUTTO ORA CHE SIETE APPENA TORNATI AL VOSTRO SOUND DELLE ORIGINI CON “KORN III”?
“Abbiamo fatto sentire il nuovo materiale in anteprima ad alcuni dei nostri fan più longevi e ne sono stati entusiasti, poi certo, come sempre ci sarà chi non lo apprezzerà o chi si limiterà ad ignorarlo, ma al tempo stesso è probabile che questa contaminazione ci apra ad un nuovo pubblico, appassionato di dub step, che altrimenti non avrebbe mai ascoltato i Korn. Ci sono band, come ad esmepio gli AC/DC, il cui ultimo disco suona come il primo, è va bene così perchè hanno la loro formula ed è quello che i fan si aspettano da loro; per i Korn però non funziona così, a noi è sempre piaciuto sperimentare e i nostri fan ne sono consapevoli, infatti finora si sono sempre dimostrati di mentalità molto aperta”.
VISTO IL SUCCESSO CRESCENTE DELLA TECNOLOGIA 3D, AVETE PENSATO DI UTILIZZARLA PER UN VIDEO O QUALCOSA DEL GENERE?
“Stiamo registrando del materiale dal vivo ed è possibile che in futuro venga fatto qualcosa del genere: è un’idea che ci piace, ma per il momento non c’è nulla di definitivo in questo senso”.
IL 2011 SARA’ RICORDATO ANCHE COME L’ANNO DELLE REUNION ECCELLENTI, A PARTIRE DA LIMP BIZKIT E SYSTEM OF A DOWN: VISTO IL SUCCESSO CHE HANNO AVUTO, STATE PENSANDO ANCHE VOI A QUALCHE SHOW CON LA LINE UP ORIGINALE?
“David ha definitivamente appeso le bacchette al chiodo quindi credo sia molto difficile vederlo di nuovo on stage, mentre per quanto riguarda Head come sai ha intrapreso un altro percorso, per cui al momento è difficile un suo ritorno nei Korn anche se sarebbe bello riaverlo nella band. Comunque in questi casi non esistono sentenze definitive, ho suonato per anni con David Lee Roth sentendogli sempre dire che non avrebbe mai più suonato nei Van Halen, e poi sappiamo tutti com’è finita…(risate, ndA). Tornando ai Korn, dopo i cambi di line up la formazione è ormai rodata e i fan sanno che questi sono i Korn del 2011, quindi non c’è bisogno di una reunion con Head e David per tenere alto il nome della band”.
BENE RAY, E’ TUTTO PER OGGI, A TE LA PALLA PER I SALUTI…
“Grazie a tutti per il vostro supporto, ci vediamo on stage!”.