Il fermento del fedelissimo seguito dei Korn si è trasformato in boato all’uscita di “The Serenity Of Suffering”, dodicesimo album in studio che ha catapultato la band di Bakersfield vicini alle coordinate storiche. E’ innegabile che i pionieri del nu metal, al dodicesimo album in studio e con una carriera ventennale alle spalle, abbiano ancora qualcosa da dire e riescano comunque ad essere tra i gruppi che contano del panorama internazionale, anche se confinati inesorabilmente, per anagrafica, nel settore ‘Dad Rock’. Come sono arrivati i Korn a concepire un ritorno alle origini degno di tal nome? Qual è il loro stato mentale ora che gli eccessi sono alle spalle, il nu metal non è più ‘nuovo’, la scaletta è composta da classici e ci sono bollette da pagare e famiglie da mantenere? Raggiungiamo telefonicamente Fieldy per una breve chiacchierata sullo stato attuale del gruppo…
QUAL ERA IL VOSTRO OBIETTIVO INIZIANDO A LAVORARE SU ‘THE SERENITY OF SUFFERING’?
“Volevamo creare qualcosa che suonasse realmente come Korn, riconoscibile al primo ascolto. Delle tracce che potessero essere familiari a chiunque sia in confidenza col gruppo. Abbiamo lavorato in quel senso sin dall’inizio”.
MUNKY HA PARLATO DI SOLIDIFICARE IL VOSTRO LASCITO NEL MONDO DELLA MUSICA…
“Non posso che essere d’accordo, a mio parere ci impegniamo verso quell’obiettivo ogni giorno”.
IL VOSTRO PRODUTTORE NICK RASKULINECZ VI HA STIMOLATO DALLA PROSPETTIVA DI UN FAN: VOLEVA SENTIRE IL BASSO E LA BATTERIA FUNKY… SEI SODDISFATTO DEL RISULTATO?
“Posso dirmi davvero molto soddisfatto, è il disco di cui sono più fiero da parecchio tempo a questa parte. A livello di suono uno dei migliori di sempre probabilmente”.
HO SENTITO CHE HEAD E MUNKY HANNO REGISTRATO LE CHITARRE CONTEMPORANEAMENTE…
“E’ la prima volta che proviamo questo metodo. Si sedevano uno di fronte all’altro e registravano in contemporanea. Certo ci è voluta qualche ora in più ma c’è un sacco di energia, moltissimo divertimento in quelle registrazioni. Penso riesca a trasparire quando si ascolta il disco. Ascoltando le canzoni si percepisce un’energia diversa, si sente che si sono divertiti, c’è uno scambio tangibile che è stato immortalato e riesce a rivivere nelle casse del vostro stereo”.
PARLANDO DEL TUO LAVORO NELLA SEZIONE RITMICA: IN CHE MODO LAVORARE CON RAY E’ DIVERSO DAL LAVORARE CON DAVID NEI TEMPI CHE FURONO?
“Non so, è diverso. Ho lavorato con Brooks dei Bad Religion. Ho lavorato con Terry Bozzio, uno dei migliori batteristi al mondo. Ho suonato con Joey Jordison. Ognuno ha il proprio stile e ognuno è una persona diversa, di conseguenza lavorare con loro è differente. Mi piacciono tutti i loro stili. Non so come risponderti perché in un certo senso non c’è alcuna differenza musicalmente, è giusto un dialogo, uno scambio, un adattarsi allo stile unico e personale di ognuno di loro”.
COME SI E’ AVVERATA LA COLLABORAZIONE CON COREY TAYLOR, DA ANNI UN SOGNO PER I FAN DEL GENERE?
“Il tour con gli Slipknot è stata l’occasione per avvicinarci nuovamente. Abbiamo avuto l’opportunità di passare del tempo insieme, dietro le quinte. L’idea è nata da un colloquio con Clown, che si è da subito dichiarato apertamente favorevole. Dato che il rapporto tra le band si è di nuovo saldato fortemente è bastato un messaggio da Jonathan a Corey Taylor, con la proposta di una collaborazione, per trasportare l’ipotesi nella realtà. Ascoltare Corey insieme a Jonathan è stata un’emozione unica, il suo contributo ha donato un’intensità e una carica al pezzo che ha dell’incredibile. Sono felice per quello che potrà significare per i fan, già per noi stessi questa collaborazione vuol dire moltissimo”.
MOLTI ADDETTI AI LAVORI HANNO DICHIARATO ‘SERENITY’ IL VERO ‘III: REMEMBER WHO YOU ARE’, OVVERO UN RITORNO ALLE ORIGINI IN PIENO STILE KORN. IL PARAGONE SOTTINTENDE PERO’ UNA DELUSIONE NEI CONFRONTI DI ‘III’. A DEBITA DISTANZA COME GIUDICHI QUEL PRIMO TENTATIVO DI RAVVIVARE IL VOSTRO SOUND STORICO?
“Innanzitutto penso che il nuovo album centri l’obiettivo e sono contento di poterci di nuovo avvicinare ai nostri fan di prima data, di poter offrire loro quello che è mancato per un certo lasso di tempo. Non condivido però le critiche a ‘III’, che trovo comunque un disco ben riuscito e che ci ha fatto muovere i primi passi in questa strada”.
L’UNICA COSA CHE MANCA A MIO PARERE SONO GLI ECHI HIP HOP…
“Se togli le chitarre puoi sentire anche oggi, chiaramente, tutte quelle influenze. Ovviamente non ci sono pezzi rap ne ospiti di quell’universo, ma tutte le vibrazioni hip hop nella sezione ritmica le sento eccome”.
MOLTI DICONO CHE ESISTE UNA FRIZIONE TRA IL GRUPPO E JONATHAN DAVIS, CHE A UN CERTO PUNTO HA SMESSO DI COMPORRE INSIEME ALLA BAND. E’ DIFFICILE LAVORARE IN QUESTO MODO?
“E’ ora di sfatare questo mito: da sempre, in ogni album dei Korn dagli esordi a oggi, prima componiamo la musica poi Jonathan inserisce il suo contributo. A volte scrive in macchina, a volte nella sua camera d’albergo. Ascolta le canzoni in continuazione e sviluppa le sue parti potenzialmente in qualsiasi contesto e in qualsiasi momento della giornata”.
PRESTO DIVIDERETE IL PALCO COI LIMP BIZKIT. SIETE ANCORA IN CONTATTO COI PROTAGONISTI DELLA SCENA NU METAL?
“Certo che sì, siamo sempre in contatto con i gruppi dell’epoca, è la nostra generazione. Le occasioni non sono mai mancate, di solito avviene durante i festival. Non abbiamo tagliato i ponti con nessuno”.
L’ANNO SCORSO AVETE SUONATO PER INTERO IL VOSTRO ALBUM DI DEBUTTO. COME TI SEI SENTITO A LIVELLO EMOZIONALE?
“Probabilmente non accadrà mai più. E’ stato intenso e ha portato alla mente certi ricordi, abbiamo condiviso tutto col nostro pubblico. In parte ci ha messo nel giusto stato mentale per ‘Serenity'”.
PARLIAMO DELLA VOSTRA EREDITA’: C’E’ QUALCHE GRUPPO CHE SEI PARTICOLARMENTE FIERO DI AVER INFLUENZATO NELLE ULTIME GENERAZIONI?
“E’ una domanda molto difficile. Ascolto spesso Octane (una radio satellitare che trasmette solo musica heavy, ndR) e fanno una classifica degli artisti più in voga del momento… Ci sono alcuni pezzi che potrei citare ma sarò onesto, non conosco i nomi degli artisti. Mi hai fatto sentire un vecchio!”.
SIETE STATI OGGETTO DI CRITICA PER TUTTA LA VOSTRA CARRIERA. QUAL’E’ LA BUGIA PEGGIORE CHE SI SONO INVENTATI SUL TUO CONTO?
“Internet, social media… Non leggo alcun commento. Non mi coinvolgo in nessun modo oltre a leggere notizie e guardare fotografie. Magari un giorno lo farò, ma sino ad oggi non l’ho mai fatto. Chiunque può gettare della negatività nelle vostre vite, non vi consiglio di andare a cercare questa negatività volontariamente”.
ABBIAMO ASCOLTATO RECENTEMENTE LA VOSTRA COVER DI ‘WE CARE A LOT’ (FAITH NO MORE). SO CHE LAVORATE DA TEMPO AD UN ALBUM DI COVER, PENSI CHE VEDRA’ LA LUCE UN GIORNO?
“Certo, abbiamo in programma di tornare in studio tra settembre e gennaio per registrare nuovamente, abbiamo ancora qualche pezzo in cantiere. ‘Korn Kovers’ si farà”.
RIGUARDO LA TUA ESPERIENZA COME AUTORE, HAI IN MENTE DI DARE UN SEGUITO AL TUO PRIMO LIBRO?
“Non nel futuro prossimo. E’ una cosa che non voglio forzare in nessun modo, se avverrà saranno necessari parecchi anni di distanza dal mio primo ed unico libro”.