KRISIUN – Sangue e acciaio

Pubblicato il 27/08/2015 da

I Krisiun sono da sempre sinonimo di genuinità e passione. Mai dei fuoriclasse, ma (quasi) sempre solidi, concreti e generalmente apprezzabili. I tre fratelli brasiliani hanno forgiato un suono death metal ormai facilmente riconoscibile, sempre alfiere di quell’impetuosità e di quella franchezza tipicamente sudamericane per le quali più di un death metal fan può dire di avere un debole. Dopo un breve periodo in cui le loro opere non erano riuscite ad entusiasmare più di tanto, i tre carioca hanno ritrovato un’ispirazione degna di questo nome, la quale li ha messi nelle condizioni di sfornare alcuni dei capitoli più interessanti della loro discografia. Dopo il micidiale “Southern Storm” è arrivato il densissimo “The Great Execution”, mentre solo poche settimane fa è stato il turno di “Forged In Fury”, lavoro che ha visto il trio sperimentare maggiormente con groove e tempi più controllati. Il batterista Max Kolesne ci spiega nell’intervista che segue le ragioni dietro questa piccola evoluzione e la mentalità alla base della sua band in questo periodo favorevole per il death metal e il metal estremo tutto.

KRISIUN-band-2015

QUALCOSA È CAMBIATO NEL SUONO DEI KRISIUN DA ALCUNI ANNI A QUESTA PARTE. I VOSTRI BRANI SI SONO FATTI PIÙ VARIEGATI E DINAMICI E ORMAI NON È RARO IMBATTERSI IN TEMPI MEDI O LENTI. COME SPIEGHI QUESTA EVOLUZIONE?
“Si tratta sia di una evoluzione naturale che di una scelta ponderata. Negli ultimi anni abbiamo suonato insieme nella stessa stanza molto spesso e queste jam sono diventate la base del nostro songwriting. Quando jammo con i miei fratelli mi sento più creativo, so che qualsiasi cosa può succedere e quindi non mi sorprendo nè davanti ad un groove lento, nè al cospetto di un riff brutale e veloce. Possiamo scrivere una nuova canzone partendo dagli spunti più disparati e devo dire che ultimamente troviamo avvincente l’idea di sperimentare con soluzioni più controllate. Se le ritmiche rallentano vi è più spazio per riff, linee di basso e voci, riusciamo a inserire più spunti senza perdere di vista l’impatto. Il nuovo album è sicuramente il più variegato della nostra carriera, ma, al tempo stesso, è crudo e selvaggio, con quel tocco old school che ci piace tanto”.

VI VEDETE CONTINUARE SU QUESTA STRADA ANCHE PER I PROSSIMI LAVORI?
“Come dicevo, troviamo particolarmente avvincente scrivere brani di questo tipo. Cerchiamo di trovare il compromesso perfetto tra feeling, spontaneità e ricerca sonora. A volte il processo può diventare molto lungo, perchè è come mettere insieme le tessere di un puzzle, ma non abbiamo voglia di ripeterci”.

QUANTO È IMPORTANTE LA TRADIZIONE DEGLI ANNI NOVANTA NEL VOSTRO APPROCCIO AL DEATH METAL?
“È molto importante, visto che da sempre cerchiamo di comporre vere canzoni, con riff e linee vocali che la gente possa ricordare con facilità. Se un nostro pezzo non ti fa venire voglia di fare headbanging e urlare con noi, allora l’obiettivo non è stato centrato. Per noi non ha senso scrivere un pezzo con mille riff e ritmiche velocissime: il feeling è importante e questo deve essere sempre al centro del brano. Questa è la prima regola che abbiamo imparato ascoltando i nostri gruppi preferiti, dagli AC/DC ai Morbid Angel”.

COME È STATO LAVORARE CON ERIK RUTAN IN REGIA? QUALI INPUT VI HA DATO?
“La cosa che più mi piace di Erik è la sua capacità di adattamento: sa perfettamente come tirare fuori il meglio da ogni band con cui lavora, indipendentemente dal genere. Ha subito capito che il suono dei Krisiun deve essere organico e aggressivo, mai troppo pulito e fine. Una volta ascoltati i brani, si è calato ulteriormente nel concept ed è riuscito a tirare fuori una produzione tanto cruda quanto potente e definita. Non abbiamo usato il click e ha totalmente rispettato la nostra decisione: questa scelta può essere rischiosa, ma per noi funziona bene, dato che aggiunge ulteriore spontaneità al prodotto finale. Devo dire che le registrazioni sono state molto rilassate. D’altronde, siamo soliti provare spesso, quindi siamo arrivati in studio ben preparati”.

PENSI CHE VI SIA UN ALBUM NELLA DISCOGRAFIA DEI KRISIUN CHE FAN O CRITICA NON HANNO COMPRESO E ACCOLTO COME VI ASPETTAVATE? CREDI CHE IL VOSTRO APPROCCIO SENZA COMPROMESSI ABBIA SEMPRE PAGATO?
“Sì, devo dire che non ce la siamo mai presa davanti alle critiche negative. Abbiamo sempre vissuto alla giornata, senza guardare troppo al passato. Dopo ‘Conquerors of Armageddon’, che è l’album che ci ha definitivamente imposto nella scena, abbiamo riscontrato un lieve calo di popolarità, tanto che i due dischi successivi sono usciti un po’ in sordina, ma ciò ci ha solo spronato ad impegnarci di più. Abbiamo composto il materiale migliore possibile e siamo tornati negli Stage One studios per incidere ‘Assassination’, un lavoro che ha presentato dei Krisiun rinnovati, con una resa sonora fantastica. Quel disco ha ottenuto ottimi risultati ovunque. Da lì non ci siamo più fermati. Si è solo trattato di fare tesoro dell’esperienza accumulata e di imparare dai propri errori”.

QUANTO È CAMBIATA LA SCENA DEATH METAL AI TUOI OCCHI? SIETE IN ATTIVITÀ DAL 1990, UNA ETERNITÀ… RIMPIANGI I COSIDDETTI VECCHI TEMPI?
“Da un lato non mi piace che questa musica sia diventata popolare a tal punto da diventare oggetto di contaminazione da parte di gruppi che non hanno nulla di spontaneo nè un’idea precisa di cosa il death metal debba realmente rappresentare. Siamo arrivati a sentire dello pseudo death metal mischiato con voci emo. Non ho rispetto per queste band e per la loro attitudine: pensano più all’immagine e al successo che alla musica. Dall’altro lato è evidente che la scena underground si sia ampliata a dismisura e che nuove interessanti realtà continuino ad emergere. Vi sono musicisti davvero talentuosi là fuori. Non sono contro i cambiamenti, ma per me la cosa migliore è sperimentare senza perdere di vista le radici del movimento”.

CONSIDERI L’HEAVY METAL UNO STILE DI VITA? QUALCOSA CHE VA OLTRE LA MUSICA?
“Certamente, questa musica mi ispira in ogni aspetto della vita”.

COM’È FAR PARTE DI UNA BAND CON I PROPRI FRATELLI? SIETE PIÙ LEGATI O, AL CONTRARIO, TROVI CHE LITIGHIATE PIÙ SPESSO RISPETTO AD ALTRI GRUPPI?
“Per me è bellissimo. Siamo grandi amici e in tutti questi anni abbiamo imparato a conoscerci e a rispettarci sempre di più. Certo, a volte i litigi possono essere molto pesanti, ma in carriera non abbiamo mai lasciato che le divergenze sfociassero in una vera e propria crisi. Se c’è un problema ne parliamo e cerchiamo di risolverlo nella maniera più onesta possibile”.

COSA SUCCEDEREBBE SE UNO DI VOI DECIDESSE DI LASCIARE IL GRUPPO?
“Non lo so, onestamente trovo difficile immaginare i Krisiun senza uno di noi, l’alchimia non sarebbe più la stessa”.

CON L’ETÀ CHE AVANZA, OGGI AFFRONTATE I TOUR CON LO STESSO SPIRITO CON CUI LI AFFRONTAVATE DIECI O QUINDICI ANNI FA?
“Devo dire che ultimamente mi sento spesso esausto quando siamo in tour, ma poi, quando arriva il momento di salire sul palco, mi diverto esattamente come da ragazzo. Amiamo esibirci e non potremmo mai farne a meno. Si tratta solo di cercare di riposare il più possibile durante la notte o nelle ore prima dello show. Ammetto comunque che spesso non vedo l’ora di tornare a casa e di staccare la spina con la mia ragazza e i miei amici”.

QUALE CONSIGLIO TI SENTI DI DARE AI GRUPPI EMERGENTI?
“Suonate insieme il più spesso possibile e non affidatevi ai trucchi da studio: lo spessore di una band si vede sul palco. Inoltre, non seguite le mode e pensate con la vostra testa: le mode vanno e vengono, ma il vero metal non morirà mai. Restate sinceri, uniti e non guardatevi indietro”.

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