Una formazione decisamente particolare, i Kruelty. Death metal, hardcore, ma certo non come risultato finale quel ‘deathcore’ come spesso lo si intende oggi: i giapponesi si tengono infatti a debita distanza da produzioni patinate e modernità assortite, prediligendo invece un approccio ruvido e organico nell’esecuzione e nella resa sonora.
Le influenze del quintetto di Tokyo, del resto, provengono esclusivamente dalla cosiddetta vecchia scuola, con il lato death metal della proposta alimentato da una passione per classici come Grave, Bolt Thrower, Autopsy e tutto il panorama finlandese dei primi anni Novanta: un impianto che i ragazzi tonificano ulteriormente con dinamiche e un’attitudine mutuate dal mondo hardcore più brutale e metallizzato.
Parliamo di questo particolare mix e delle ambizioni del gruppo, da poco fuori con il nuovo album “Untopia” (Profound Lore Records), con il chitarrista Zuma.
PARLANDO DELLE ORIGINI DEI KRUELTY, SEMBRA CHE DA UN ANNO A QUESTA PARTE STIATE FINALMENTE INIZIANDO A FARVI UN NOME. PIÙ TOUR, UNO SPLIT E UN SECONDO ALBUM APPENA USCITO. STATE PRENDENDO LA BAND PIÙ SERIAMENTE CHE MAI?
– Siamo una band a tutti gli effetti dall’estate del 2017. Siamo da sempre grandi fan sia del metal che di certo hardcore, quindi l’idea è stata sin da subito quella di cercare di combinare questi due elementi. Veniamo da Tokyo, in Giappone, ma, come dicevi anche tu, stiamo iniziando a farci conoscere nel resto del mondo.
Non sono molto sicuro di quando abbiamo iniziato a considerare il gruppo una cosa seria, ma probabilmente è stato proprio prima che il nostro primo album venisse pubblicato: per la prima volta ci siamo trovati a lavorare con una certa etichetta, abbiamo ricevuto alcune offerte da promoter esteri, abbiamo lanciato un sito per il merchandising sul suolo americano, e via così. Poi abbiamo portato a termine un paio di tour internazionali. Quindi sì, oggi direi che siamo più seri che mai.
SEMBRATE ANCHE LEGATI AL MONDO DEL DO-IT-YOURSELF: QUANTO È IMPORTANTE PER VOI MANTENERE QUESTA ETICA?
– Questo genere di attitudine deriva dall’essere cresciuti andando soprattutto a concerti hardcore e punk, nonostante musicalmente io abbia per anni preferito ascoltare metal. Preferisco mantenere dei contatti stretti con la nostra comunità e con l’underground, invece di perseguire il successo o il denaro. È lo stesso tipo di approccio che ho quando organizzo concerti metal e hardcore a Tokyo.
AVETE FIRMATO CON UNA CASA DISCOGRAFICA DI CULTO COME LA PROFOUND LORE. AMMETTERAI ANCHE TU CHE I KRUELTY NON SONO UNA BAND CHE GENERALMENTE RIENTRA NEL TARGET DI QUELL’ETICHETTA. COME È SUCCESSO?
– Abbiamo lavorato con loro inizialmente per l’edizione in vinile del nostro primo album, nel 2020. È una label che crede molto nelle proprie pubblicazioni e che non guarda a un singolo genere. Secondo me, non molte etichette nordamericane sono disposte a mettere sotto contratto band asiatiche, forse perché non vogliono correre troppi rischi a livello finanziario o qualcosa del genere, dato che da qui è difficile andare in tour. La Profound Lore però è diversa, ed è un piacere lavorare con loro.
PARLIAMO DEL NUOVO ALBUM, “UNTOPIA”. COME AVETE LAVORATO A QUESTO NUOVO CAPITOLO? IL DISCO SUONA LEGGERMENTE PIÙ DINAMICO E GENERALMENTE PIÙ VELOCE DELLE VOSTRE VECCHIE COSE (IL DEBUT ERA PIÙ ‘MARCIO’, A LIVELLO DI SOUND). COME LO DESCRIVERESTI?
– Le registrazioni hanno avuto luogo a Los Angeles nel febbraio 2021. Questa volta ho cercato di mettere in risalto più vibrazioni punk e death metal invece di quelle hardcore e doom, cosa che ha reso il disco generalmente più veloce, come hai detto tu. È stata una bella esperienza creare queste canzoni e registrarle in uno studio come quello in cui ci siamo trovati. Sono contento di come è venuto il disco e non vediamo l’ora che la gente lo ascolti.
AVETE LAVORATO CON TAYLOR YOUNG, CHE HA GIÀ ‘FIRMATO’ DISCHI DI NAILS E XIBALBA, FRA GLI ALTRI. PERCHÉ AVETE DECISO DI REGISTRARE NEGLI STATI UNITI?
– È davvero facile lavorare con Taylor: è una persona alla mano e ascolta davvero la musica che ci piace. Alcuni produttori famosi o rinomati non hanno molti contatti con l’underground, ma lui invece è veramente sul pezzo, quindi possiamo capirci al volo. È stato un mago nel donare al disco un tono così pesante e chiaro al tempo stesso. Non è stato facile trovare il giusto compromesso perché non vogliamo che un nostro disco suoni perfetto. Abbiamo sempre bisogno di un po’ di ruvidità per essere davvero ‘noi’ e anche in questo caso Taylor ci ha capiti al volo.
TENDEREI A DESCRIVERE LA VOSTRA MUSICA COME DEATHCORE, MA DI QUESTI TEMPI QUEL TERMINE VIENE SOLITAMENTE ASSOCIATO AD ARTISTI COME LORNA SHORE, CHE A LIVELLO DI SONORITÀ E ATTITUDINE NON HANNO NIENTE A CHE FARE CON VOI. COME PERCEPISCI LA VOSTRA MUSICA E CHE TIPO DI FORMULA AVEVI IN MENTE QUANDO HAI FONDATO LA BAND E HAI INIZIATO A COMPORRE?
– Sì, capisco bene il tuo ragionamento, infatti qui di solito ci limitiamo a dire ‘death metallic hardcore’. Ma pazienza, i veri problemi sono altri. Fin dall’inizio, abbiamo semplicemente cercato di mixare due dei nostri generi preferiti, ovvero il death metal e l’hardcore, come ho detto prima. Riff malvagi e ritmi pesanti sono ciò che perseguiamo sempre.
CONSIDERI I KRUELTY PIÙ UNA BAND DEATH METAL CON INFLUENZE HARDCORE O UNA BAND HARDCORE CHE È ANDATA IN UNA DIREZIONE DEATH METAL?
– Siamo death metal nel suono, ma siamo anche e soprattutto una band hardcore nello spirito, poiché siamo cresciuti in quella scena come persone. Ci guardiamo bene dallo scegliere il tipo di eventi in cui esibirci: ci troviamo bene ovunque e siamo pronti a dire la nostra in qualsiasi tipo di concerto ‘pesante’, siano essi hardcore, metal, metalcore, crust punk, eccetera.
COME HAI SCOPERTO L’HARDCORE E IL DEATH METAL IN PRIMO LUOGO? COSA È VENUTO PRIMA? E COSA TI HA FATTO INNAMORARE DI QUESTI GENERI DI MUSICA?
– Per me, il death metal è venuto prima. Ho iniziato ad ascoltare thrash/death/black metal quando avevo quattordici o quindici anni, subito dopo aver scoperto l’heavy metal. A quel tempo volevo solo trovare musica più pesante rispetto alla musica rock in generale, quindi entrare in contatto con quel metal è stato un momento che mi ha cambiato la vita. Poi, quando avevo circa diciott’anni, ho vissuto il mio primo concerto hardcore a Tokyo, solo perché una delle mie band death metal preferite era nel cartellone. La line-up della serata era in effetti molto variegata, con un paio di gruppi hardcore e altrettanti death metal. Sono rimasto sbalordito dal modo in cui la folla è diventata aggressiva durante il set di quelle formazioni hardcore. Da allora, mi sono appassionato a quel mondo, tanto che è diventato un altro mio punto fermo.
STATE PER IMBARCARVI IN UN NUOVO TOUR EUROPEO (L’INTERVISTA SI È SVOLTA A FINE MARZO, NDR). QUALI SONO LE TUE ASPETTATIVE? TROVI MOLTE DIFFERENZE FRA IL SUONARE IN GIAPPONE E L’ESIBIRVI ALL’ESTERO?
– L’Europa in genere ha un’ospitalità incredibile: ogni promoter ci offre cibo e alloggio. Forse tutti sono così gentili con noi perché sanno che il Giappone non è dietro l’angolo, ma per noi è tutto fantastico. Certi locali particolarmente piccoli possono avere un impianto audio scadente, tanto che a volte mi viene voglia di buttare via la mia chitarra, ma nel complesso è sempre divertente e interessante suonare all’estero. Si tratta sempre di bellissime esperienze.
COME REAGISCE LA GENTE AI VOSTRI CONCERTI? SI CREANO DEI PIT PARTICOLARMENTE VIOLENTI?
– Non abbiamo mai promosso la violenza ai nostri show, ma è evidente come a volte le persone possano diventare un filo troppo aggressive e innescare risse per una spinta di troppo. Non penso certo che persone che fanno a pugni sia un bello spettacolo, ma al tempo stesso non nascondo di trovare affascinante l’idea che la nostra musica trasmetta vibrazioni tali da rendere certi individui disposti a sfogarsi in quel modo. Fondamentalmente, sono per la libertà di esprimersi, fintanto che c’è rispetto per il prossimo.
NELL’ULTIMA SESSIONE FOTOGRAFICA INDOSSI UNA MAGLIETTA DEI CRIPPLE BASTARDS. CONOSCI ALTRE BAND ITALIANE?
– Sì, loro sono una delle mie band preferite! Hanno suonato spesso in Giappone e il loro set è sempre stato fantastico. Sfortunatamente non conosco ancora tantissimi gruppi italiani, ma i Burial e i Cancer Spreading mi piacciono davvero molto.