KVELERTAK – Gufi nello spazio

Pubblicato il 15/06/2016 da

I Kvelertak restano inquieti e indaffarati. Lanciati in un percorso artistico in ascesa costante i norvegesi non accennano a frenare, sempre dettando le proprie condizioni, in controtendenza con periodo storico e obblighi attuali. Raffinando di nuovo il proprio sound con ‘Nattesferd’ la band va nuovamente ad estremizzare la propria formula a testa bassa, spaziando da blackened punk’n’roll a rock da arena. Per questo, anche se non ci siamo innamorati del loro ultimo capitolo discografico (ovviamente altrettanti sono pronti a spellarsi le mani, sia tra pubblico che tra addetti ai lavori) dobbiamo assoluto rispetto a un gruppo che procede con integrità assoluta fuori dagli schemi, pur sotto major…

KVELERTAK Photo credit: Paal Audestad

KVELERTAK
Photo credit: Paal Audestad

HO AVUTO LA POSSIBILITÀ DI ASCOLTARE IL NUOVO ALBUM E MI SEMBRA CHE ABBIATE CAMBIATO DI NUOVO QUALCOSA RISPETTO AL PASSATO. ERA VOSTRO DESIDERIO DARE UNA RINFRESCATA AL SOUND?
“Sì, non ci piace ripeterci. Abbiamo cambiato studi, abbiamo speso più tempo a scrivere e provare le nuove canzoni, alcune le abbiamo testate dal vivo. Qualche cambiamento c’è stato, in ogni caso le nostre influenze rimangono le stesse, così come noi restiamo le stesse persone, gli stessi musicisti. Non penso che il nostro sound possa definirsi stravolto”.

LE TRACCE SONO MOLTO DIVERSE L’UNA DALL’ALTRA…
“Vero, è innegabile. Le canzoni sono nate proprio così. Alcune arrivano dal thrash, hanno blast beats o influenze black. Altre sono più lente e hanno un groove à la AC/DC. Ci è sempre piaciuto mischiare il rock classico con il metal più estremo”.

LE TRACCE PIÙ LUNGHE SONO DELLE VERE E PROPRIE JAM? LE AVETE SCRITTE COSÌ?
“Non sbagli. La maggior parte delle canzoni parte da un paio di riff che ci piacciono e viene costruita attorno ad essi. Alcune vengono terminate in fretta, altre necessitano di giorni di lavoro e spesso sono quelle più lunghe, dove andiamo a perfezionare gli arrangiamenti e ad aggiungere e rimuovere parti. Queste sono anche le più divertenti da scrivere a mio parere”.

COME DIVIDETE IL LAVORO TRA TRE CHITARRISTI?
“Non possiamo dividerlo sempre! Io mi occupo quasi sempre delle ritmiche, Maciek si occupa anch’esso delle ritmiche e di qualche assolo. Noi suoniamo col plettro. Bjarte suona con le dita ed è molto più conciso, si occupa di fraseggi e assoli. Non possiamo separare le parti, se vogliamo vederla in maniera convenzionale io sono il chitarrista ritmico e Maciek quello solista”.

AVETE PRODOTTO IL DISCO DA SOLI STAVOLTA, SENZA I SERVIGI DI KURT BALLOU. E’ UNA DECISIONE DETTATA DALLA DIREZIONE DEI PEZZI O VOLEVATE RESTARE SEMPLICEMENTE IN NORVEGIA?
“Un po’ entrambe le cose, assieme ad un sano desiderio di cambiamento. Volevamo restare in Norvegia è vero, ma volevamo anche registrare live, in una grossa stanza che potesse contenere tre chitarristi, un bassista un cantante e un batterista, con tutti i nostri amplificatori e il resto. Per quanto riguarda la produzione vera e propria diciamo che abbiamo sempre portato in studio i pezzi lavorati al 100%. Ci hanno aiutato giusto a settare i suoni”.

QUINDI È STATO REGISTRATO TUTTO LIVE IN STUDIO?
“C’è qualche sovraincisione, soprattutto per quanto riguarda le backing vocals e alcuni assoli, ma il grosso è stato registrato live in studio. Ci siamo sempre definiti una live band quindi abbiamo sempre desiderato catturare l’anima delle esibizioni in studio, volevamo anche che suonasse come suoniamo davvero dal vivo”.

REGISTRARE A CASA VOSTRA HA PORTATO NUOVE VIBRAZIONI?
“Non penso, avessimo registrato negli Stati Uniti il risultato sarebbe stato identico secondo me. L’ingegnere del suono è inglese, quindi ha portato la sua esperienza e ha lasciato la sua impronta nel mix. Con lo stesso equipaggiamento avrebbe suonato così ovunque”.

ASCOLTARE ‘1985’ È STATO UN PICCOLO SHOCK. PERCHÉ PUBBLICARLA COME PRIMO SINGOLO?
“Non considero quella canzone tanto diversa da cose che abbiamo fatto in passato. Prendi ‘Kvelertak’ ad esempio. Siamo noi che suoniamo armonie a tre chitarre, è heavy, ci sono vocals urlate… So cosa vuoi dire comunque, a molti è piaciuta, altrettanti l’hanno odiata, è una canzone che non lascia indifferenti ed era proprio quello il nostro fine scegliendola come primo singolo. Volevamo un pezzo che avesse impatto sugli ascoltatori, che suscitasse reazioni. Dopo aver assistito a quel che è successo sono convinto sia stata un’ottima scelta”.

HO LETTO QUALCHE COMMENTO CHE DICEVA ‘SE VOLETE ESSERE UNA ROCK BAND VI SERVE UN VERO CANTANTE’. LE CLEAN VOCALS SONO MAI STATE PRESE IN CONSIDERAZIONE?
“No. Non avrebbe più senso. È la parte bella del nostro sound, piaccia o meno. Per chi ha commentato così: cazzi tuoi! (Ride, ndR)”.

ANCHE L’ARTWORK DI COPERTINA È DIVERSO DAL SOLITO. VUOI SPENDERE QUALCHE PAROLA A RIGUARDO?
“Dal momento che abbiamo cambiato team di produzione e studi di registrazione abbiamo deciso di cambiare anche artista per la copertina. Arik Roper (High On Fire, Sleep, ndR) era da tempo sul nostro taccuino, quindi è stata la nostra prima scelta in assoluto. L’unico elemento su cui abbiamo dato indicazioni è stato il gufo, con noi sin dall’inizio. Per il resto gli abbiamo girato i testi, senza altri input precisi, e quello è il risultato”.

IL GRUPPO STA CRESCENDO COSTANTEMENTE. AVETE CONSIDERATO QUALCHE TESTO IN INGLESE?
“No. Non ne abbiamo mai parlato, non so se accadrà mai in futuro. Al momento non ci interessa ne ci hanno pressato perché accada. E’ lo stesso discorso che ti ho fatto per le voci pulite, non saremmo i Kvelertak, faremmo prima a cambiar nome e ripartire da zero”.

UNA BARRIERA DI LINGUAGGIO ESISTE ED È INNEGABILE, DI CONSEGUENZA TI CHIEDO: COSA SIGNIFICA ‘NATTESFERD’ E DI COSA PARLANO I TESTI?
“Il titolo dell’album significa ‘Viaggio Notturno’. I testi non hanno un tema preciso: si va dalla mitologia norvegese all’ultimo rogo di streghe avvenuto nel nostro paese. Ci sono dei testi di ispirazione sci-fi e tante altre cose”.

VI ABBIAMO VISTO FARE DA OPENING BAND SU PALCHI ENORMI E SUONARE DA HEADLINER IN CLUB DI DIMENSIONI RIDOTTE: È VOSTRA INTENZIONE COLMARE QUESTA DIFFERENZA?
“A dire il vero la cosa ci diverte molto, apprezziamo questa diversità”.

SIETE GIÀ PARTITI PER IL TOUR E IL VOSTRO DISCO DEVE ANCORA USCIRE NEI NEGOZI. NON VI SECCA DOVER ASPETTARE TUTTO QUESTO TEMPO AVENDO CHIUSO LE REGISTRAZIONI PARECCHIO TEMPO FA?
“Conosco gente che ha dovuto aspettare anni, non scherzo, quindi a confronto la nostra attesa è relativamente breve, non ci possiamo lamentare! Quando finiamo di registrare non vediamo l’ora di suonare i nuovi pezzi live… Ed è quello che stiamo facendo! In questo tour portiamo cinque pezzi nuovi, le reazioni di pubblico e stampa sono entusiastiche, siamo contentissimi”.

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