KVELERTAK – Troll hunters

Pubblicato il 30/03/2013 da

I Kvelertak per molti sono la cosa più eccitante uscita dalla Norvegia dopo il black metal e i Turbonegro. Come spiegare in altro modo il successo di un sestetto che sta ricevendo lodi (e invidie) da ogni angolo dell’universo metallico, in una travolgente crescita verticale che non sembra avere sosta? Il gruppo si è confermato come realtà imprevedibile ed emozionante con un secondo album che parla da solo, diventando priorità per una delle etichette di maggior rilievo nell’universo metal. Finalmente siamo riusciti a raggiungerli, per una piacevole chiaccherata con il chitarrista Vidar, che riportiamo integralmente qui di seguito…

 KVELERTAK - band - 2013


CONGRATULAZIONI PER IL VOSTRO NUOVO CONTRATTO DISCOGRAFICO, PRIMA DI TUTTO…

“Grazie mille!”.

…SIETE PRONTI AD ESSERE CHIAMATI ‘VENDUTI’? A SENTIRE ‘MI PIACE SOLO IL LORO PRIMO ALBUM’?
“La gente lo dice sempre (ride, ndR). Anche quando abbiamo pubblicato ‘Kvelertak’ su Indie Recordings c’era gente che diceva di apprezzare di più le nostre demo merdose! Probabilmente piacevamo loro ancora prima di nascere”.

COME SIETE ARRIVATI ALLA FIRMA CON ROADRUNNER?
“Roadrunner ci ha corteggiato per molto tempo. Già dal nostro primo tour negli Stati Uniti abbiamo incontrato rappresentanti dell’etichetta, che sono venuti a più di un nostro concerto e si sono sempre espressi in maniera molto favorevole. Anche senza parlare di contratti si sono dichiarati fan del gruppo. Ovviamente, nel momento in cui stavamo cercando una nuova etichetta, si sono dimostrati molto entusiasti e, in poche parole, sono riusciti a convincerci di essere le persone giuste per spingere il nostro nuovo disco. Poi ovviamente mi hanno dato una villa con una piscina enorme… (altre risate, ndR)”.

NON AVETE PENSATO NEMMENO PER UN ATTIMO ALLA CHIUSURA DEGLI UFFICI INTERNAZIONALI E ALLA ‘FUGA’ DI ARTISTI IMPORTANTI COME MACHINE HEAD, MEGADETH E DEVILDRIVER?
“Ne abbiamo parlato, ma come ti ho già anticipato abbiamo conosciuto personalmente i rappresentanti attuali dell’etichetta sia in Europa che negli Stati Uniti. Non penso che gli eventi passati possano influenzare il lavoro sul nostro disco, abbiamo piena fiducia”.

IL NUOVO ‘MEIR’ E’ BRILLANTE: VELOCE, INTENSO, BRUTALE E CON UNA FORTE IDENTITA’, E ALLO STESSO TEMPO DIVERSO DAL DEBUTTO. PENSI CHE I KVELERTAK SIANO LA STESSA BAND DEL PRIMO ALBUM?
“Non siamo cambiati. Penso che ‘Meir’ prenda quello che abbiamo espresso nel primo disco, portandolo sia in una direzione più heavy che in una direzione più accattivante, con più melodie, più armonie. Le parti estreme sono più estreme, quelle rock’n’roll sono più rock’n’roll. Per me è più un disco rock’n’roll che un disco metal…”.

ESATTAMENTE. E’ GIUSTO DIRE CHE SIETE VIRATI VERSO IL ROCK’N’ROLL?
“Penso di sì, non c’è niente di male. Forse le influenze punk rock e hardcore presenti sul primo disco si sono trasformate in semplice rock’n’roll. Ovviamente stiamo sempre parlando di musica estrema”.

NESSUNO VI HA MAI SPINTO A CANTARE IN INGLESE?
“Stranamente nessuno ha insistito. Penso che il cantato in norvegese sia un nostro segno distintivo, una caratteristica unica che tutti hanno apprezzato, dai fan ai discografici, sino alla critica. Penso sia meglio così, soprattutto se si considerano le moltitudini di band che tentano di cantare in inglese con risultati indegni. Penso sia imbarazzante per loro fare date negli Stati Uniti o in Inghilterra”.

LA BARRIERA LINGUISTICA NON E’ MAI STATA UN PROBLEMA QUINDI…
“Affatto. Ce lo chiedono in molti, soprattutto giornalisti. Il norvegese incuriosisce gli ascoltatori. Se suoniamo all’estero, che sia in Inghilterra o a Singapore, in Francia come in Italia, la gente tenta di cantare con noi. Poi diciamocelo, le urla di Erlend probabilmente non le capiscono al volo nemmeno i norvegesi!”.

OVVIAMENTE NON CAPISCO UNA PAROLA. C’E’ UN CONCEPT O UN TEMA COMUNE CHE LEGA I TESTI?
“‘Meir’ non è un concept e non ha nemmeno un tema che lega tutti i brani. Se nel debutto i testi erano presi dalla mitologia nordica, oggi parliamo di esperienze di vita di tutti i giorni, personali, con alcune puntate sulla fantascienza e sull’horror”.

COME MAI AVETE DECISO DI CONFERMARE KURT BALLOU ALLA CONSOLE?
“Lui ha voluto lavorare con noi e noi siamo rimasti molto, molto soddisfatti del suo lavoro passato. Soprattutto eravamo confidenti di poter fare ancora meglio, perchè ci siamo conosciuti artisticamente e sapevamo cosa volevamo l’un l’altro. Il clima in studio era più rilassato e, credimi, ci siamo anche divertiti moltissimo. Ci abbiamo messo poco a decidere di affidargli di nuovo l’incarico in studio”.

SONO UN GRANDISSIMO FAN DI JOHN BAIZLEY MA… PERCHE’ TUTTA QUELLA MERDA?
“Non so cosa possa significare qualsiasi elemento di quella immagine! Una delle canzoni dell’album parla di allontanarsi dalla città e tornare nella foresta norvegese, in mezzo alla natura. Io lego la merda di piccione alla città, mentre il resto può essere legato a un ritorno allo stile di vita primordiale… Ma è solo la mia chiave di lettura”.

QUINDI NON AVETE CONCORDATO NULLA CON JOHN?
“Ci ha pensato Erlend, autore di tutti i testi. Volevamo un artwork di copertina ‘brutto’, crudo, forte. Abbiamo lasciato all’autore molta libertà di azione in ogni caso. Il risultato è notevole”.

L’ULTIMA VOLTA CHE VI HO VISTO SUONAVATE A WACKEN NELLA TENDA DEDICATA AL WRESTLING, CON UNO ZOMBIE GIGANTE LATO PALCO E UN’AQUILA D’ACCIAIO DI FRONTE. AVETE TROVATO DELLE LOCATION PIU’ STRAMBE IN QUESTI ANNI DI TOUR?
“Non così strane. Però abbiamo suonato in locali minuscoli, dove era quasi impossibile montare tutta l’attrezzatura sul palco… se di palco possiamo parlare. Il nostro batterista una volta l’abbiamo infilato in un buco nel muro”.

MI PIACEREBBE TANTISSIMO VEDERVI IN TOUR COI TURBONEGRO. QUANTO E’ REMOTA QUESTA POSSIBILITA’?
“Ci piacerebbe moltissimo. Li conosciamo personalmente, siamo in ottimi rapporti. Ne abbiamo anche parlato ma, mi spiace deluderti, non intendono imbarcarsi in lunghi tour in futuro, solo qualche concerto qua e là. Se cambiassero idea e ci volessero insieme a loro, la risposta sarebbe un sì immediato”.

COSA PENSI DEL LORO NUOVO CANTANTE?
“Lo adoro, è stata una grande sorpresa. Ha sicuramente aggiunto qualcosa di nuovo alla band. Ero un grandissimo fan di Hank, sin dalla mia adolescenza. I Turbo erano spaventosi, viziosi. Ora che la loro proposta, col tempo, è diventata meno ‘scioccante’, posso dire che Tony è anche un cantante migliore di Hank”.

LA TUA OPINIONE SULL’ATTUALE SCENA BLACK METAL NORVEGESE?
“Penso sia bello che alcuni gruppi siano ancora in giro, anche se suonano le stesse cose all’infinito. Ad essere onesto non la seguo molto negli ultimi tempi, il black non mi esalta più come una volta. Mi è piaciuta l’evoluzione dei Satyricon di ‘Volcano’, e oggi apprezzo molto quei gruppi che mostrano ampiamente le loro influenze black metal mischiandole con l’hardcore, come fanno benissimo i vostri The Secret”.

IL PAPA SI E’ DIMESSO IL GIORNO DOPO IL COMPLEANNO DI BURZUM…
“Dici che ha espresso un desiderio dopo aver spento la candelina? Ora che è fuori di galera potrebbe essere anche in Italia, state attenti!”.

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