LABYRINTH – Liberi di cambiare

Pubblicato il 09/04/2005 da
Dopo la dipartita del chitarrista Olaf Thorsen, fondatore del gruppo e leader indiscusso dei Labyrinth fino a “Sons Of Thunder”, molti erano preoccupati per il destino della band tricolore. Invece, i Labyrinth sono riusciti a rialzarsi e a sfornare altri due dischi di assoluto valore, e non esitiamo a definire questo “Freeman” come il miglior disco di sempre della band. Inoltre l’arrivo di un chitarrista preaprato come Pier Gonella ha portato senz’altro aria fresca in seno al gruppo, ristabilendo gli equilibri che sembravano essersi definitivamente rotti dopo il bello, ma controverso “Sons Of Thunder”. Ed è proprio con l’ultimo arrivato, veramente simpatico e disponibile, che abbiamo avuto l’oppurtunità di scambiare quattro piacevoli chiacchiere riguardo al nuovo disco…
 
 

PIER, IL VOSTRO PRECEDENTE DISCO ERA STATO ACCOLTO MOLTO BENE DALLA CRITICA. A DISTANZA DI TEMPO SAI DIRE, INVECE, COME HANNO REAGITO I VOSTRI FAN A QUEL DISCO?
“Sì, le recensioni erano state tutte molto positive e anche i fan hanno dimostrato di gradire ‘Labyrinth’. Naturalmente tutto questo ci ha dato molta soddisfazione e ci ha dato la giusta carica per lavorare al nuovo ‘Freeman’, che noi consideriamo come la prosecuzione naturale del precedente lavoro. Penso che ‘Labyrinth’ sia stato un disco di passaggio, utile per delineare il nuovo sound del gruppo, lontano dal power degli inizi. Ora, col nuovo lavoro, penso che siamo riusciti a dare una forma precisa al nostro stile”.

COME HAI APPENA DETTO TU, GLI ULTIMI DUE DISCHI DEI LABYRINTH SI DIFFERENZIANO NOTEVOLMENTE DAI PRIMI LAVORI, ANCHE QUELLI COMUNQUE SEMPRE DIVERSI TRA LORO, NONOSTANTE TUTTI E TRE FOSSERO RICONDUCIBILI AL FILONE DEL POWER METAL. DA “LABYRINTH” LO STILE DEL GRUPPO E’ PIU’ VICINO AL PROGRESSIVE, MA ANCHE GLI ULTIMI DUE ALBUM CONSTANO DI DIFFERENZE NOTEVOLI, CHE RISALTANO DOPO RIPETUTI ASCOLTI DI “FREEMAN”, CHE NE PENSI?
“Dunque…sicuramente il tuo parere mi dà molta soddisfazione, è piacevole sentirsi dire che il nostro stile è subito riconoscibile, come è bello sentirsi dire che dopo attenti ascolti si manifestino delle novità. Credo che ogni lavoro dei Labyrinth abbia sempre portato con sé delle novità, e che non sia stato solo una semplice rivisitazione delle buone idee avute in passato. Riguardo alla tua analisi sui nostri primi lavori, non posso quindi che essere d’accordo con te, in quanto erano album molto dissimili tra loro: diciamo che le differenze non riguardavano solo la sfera compositiva o stilistica, ma dipendevano anche dalla scelta dei suoni utilizzati in ogni singolo lavoro. ‘Freeman’, al pari del precedente, è stato registrato alla stessa maniera e quindi l’impatto risulta identico. Quello che dici è vero, gli ultimi due nostri dischi si presentano in maniera del tutto simile. Rappresentano alla perfezione quello che è il nuovo corso stilistico del gruppo”.

HAI PARLATO DEI SUONI CHE CARATTERIZZANO OGNI VOSTRO DISCO…BENE, PENSO CHE QUELLI DI “FREEMAN”, COSI’ COME GLI ARRANGIAMENTI, SIANO IN ASSOLUTO I MIGLIORI DI SEMPRE…
“Anche questo ci dà sicuramente molta soddisfazione. Per migliorarci abbiamo scrupolosamente analizzato gli aspetti di ‘Labyrinth’ che secondo noi andavano migliorati, abbiamo fatto veramente tesoro dell’esperienza precedente per cercare di correggere il nostro sound dove necessario. In questo senso dobbiamo veramente ringraziare il nostro batterista Mattia Stancioiu: oltre ad aver registrato il disco nel suo studio, Mattia, insieme al fonico Giovanni Spinotti, ci ha dato le principali idee su come gestire l’aspetto tecnico della registrazione. Direi che il suo lavoro è stato fondamentale”.

PENSO CHE TU ED ANDREA ABBIATE SVOLTO UN LAVORO DAVVERO ECCELLENTE ALLE CHITARRE, RIUSCENDO SEMPRE A DARE UN’ANIMA DIVERSA ALLE CANZONI. SIETE RIUSCITI A MISCELARE BENE STILI DIFFERENTI, PASSANDO DA MOMENTI ESTREMAMENTE MELODICI AD ALTRI CLASSICAMENTE METAL, FINO A SPINGERVI AL THRASH, SEI D’ACCORDO?
“Certo è vero. Suoi suoni di chitarra abbiamo lavorato veramente sodo. Abbiamo capito che per fare un disco di heavy metal non è necessario cercare di ottenere un suono più distorto possibile, o alzare a manetta i volumi… Quello che serve è trovare semplicemente dei bei suoni. Per raggiungere questo scopo abbiamo utilizzato amplificatori, testate e chitarre diverse: siamo passati dalle strumentazioni più moderne arrivando ad utilizzare chitarre vintage; questo è stato molto utile per cercare di differenziare ogni singola canzone presente nel disco. Diciamo che la varietà di stili dipende anche dal fatto che abbiamo composto in assoluta libertà, senza prefissarci in partenza precisi canoni stilistici entro i quali muoverci. Così si spiegano canzoni come ‘Deserter’, influenzata dal thrash anni ottanta, o altre come ‘Malcom Grey’ in cui sono evidenti richiami ai Metallica di ‘…And Justice For All'”.

LO STILE TASTIERISTICO DI DE PAOLI HA SEMPRE CONTRADDISTINTO IL SUONO DEI LABYRINTH DA QUELLO DI ALTRI GRUPPI POWER-PROG. ANCHE QUESTA VOLTA ANDREA SI E’ DIVERTITO MOLTO A PROPPORRE ARRANGIAMENTI MOLTI DIVERSI TRA LORO, TIRANDO FUORI PURE UN SUONO HAMMOND IN “DIVE IN OPEN WATERS”…
“Andrea ha lavorato davvero molto bene sia con i suoni moderni e sperimentali, sia con quelli maggiormente classici. L’idea di utilizzare un suono hammond credo si sia rivelata azzeccata, in quanto la canzone da te menzionata si tinge in maniera sorprendentemente naturale di antico. Ogni singolo strumento evidenzia una bella miscela di stili”.

PARLIAMO UN PO’ DEI TESTI. SEMBRA CHE IL TEMA PRINCIPALE SIA QUELLO DELLA VOGLIA, COMUNE A TUTTI NOI, DI SOTTRARSI DALLE BRUTTURE E DALLE COSTRIZIONI DELLA VITA. ALLA FINE PERO’ OGNUNO DEVE MISURARSI CON LA REALTA’ DI TUTTI I GIORNI, RENDENDOSI CONTO CHE NON PUO’ SFUGGIRE AI PROPRI IMPEGNI E DOVERI. DICO BENE?
“Sì, direi che hai fotografato perfettamente la situazione, ben rappresentata dalla copertina del disco. Il soggeto è un manichino ammanettato, con la scritta ‘Freeman’ vicino. Penso che questo simboleggi perfettamente la voglia di ognuno di noi di poter esprimerci liberamente, di liberarci dalle cose che ci pesano o che ci danno fastidio. Ogni canzone tratta questo argomento in maniera diversa, ma alla fine il messaggio è proprio questo”.

COME MAI AVETE SCELTO COME SOGGETTO UN MANICHINO?
“Abbiamo scelto un manichino per fare sì che il soggetto fosse senza identità. In questo modo ognuno può dargli le sembianze che preferisce. Il fatto di aver utilizzato una fotografia per l’artwork, e non il solito disegno è un’ulteriore sfida per noi. Penso che rappresenti ulteriormente la nostra voglia di uscire dai soliti schemi dell’heavy metal. Ci rendiamo conto che le nostre scelte potranno non accontentare tutti, ma noi siamo decisi a giocarcela fino in fondo”.

MI SEMBRA CHE LA MUSICA SI LEGHI SEMPRE BENE AL TESTO DI OGNI CANZONE, CHE NE PENSI?
“Sì, sono d’accordo con te. A seconda del testo abbiamo sempre cercato di dare un’atmosfera precisa alla canzone, passando da momenti delicati, come la strofa di ‘L.Y.A.F.H.’, ad altri scatenati come in ‘Dive In Open Waters’. Ogni pezzo, pur mantenendo sempre l’etichetta Labyrinth, doveva avere una sua storia”.

COME LA PRENDI SE TI DICO CHE QUESTO E’ IL VOSTRO MIGLIOR DISCO?
“Finita l’intervista telefono subito agli altri ragazzi per dir loro quanto mi hai appena detto: non potranno che essere felici come lo sono io in questo momento. Questo ci soddisfa molto, abbiamo lavorato sodo, cercando sempre di essere il più rilassati possibile. Per offrire un prodotto completo abbiamo anche deciso di fare uscire il nuovo album con un DVD, e questo ha comportato una maggiore mole di lavoro”.

L’IDEA DI INCLUDERE IL DVD E’ UNA TATTICA PER INVOGLIARE I RAGAZZI A COMPRARE IL DISCO ORIGINALE, GIUSTO?
“Certo. Ci rendiamo conto che il mercato è quello che è. Noi abbiamo cercato di dare un prodotto il più completo possibile, vendendolo al prezzo di un CD normale; in questo modo speriamo che anche gli indecisi scelgano di acquistare una copia del disco”.

“FREEMAN” HA SEGNATO ANCHE IL VOSTRO ESORDIO CON LA CASA DISCOGRAFICA SPAGNOLA ARISE. SIETE SODDISFATTI DI QUESTA SCELTA?
“La Arise ci segue da anni e ci avrebbe voluti già da prima. Per la realizzazione di ‘Labyrinth’ avevamo scelto di firmare per la Century Media, un’etichetta nettamente più grande dell’Arise, sperando quindi di poter contare su un supporto promozionale più deciso; ma la Century Media non ha dimostrato però un’eccessiva collaborazione. Questa volta abbiamo deciso di affidarci ad una casa discografica più piccola, che sin dal primo momento ci ha dimostrato un forte interesse, facendoci capire di tenere molto al gruppo. Sicuramente ora siamo una delle priorità dell’Arise, e questo non può che renderci felici. Speriamo che le cose vadano per il meglio e che questo rapporto duri il più a lungo possibile”.

COME PROCEDE L’ORGANIZZAZIONE DEL TOUR?
“Bene. Con l’uscita dell’album inizieremo subito un tour italiano, concentrandoci specialmente sul nord del paese. Suoneremo anche in Sicilia e a Napoli, poi da giugno in poi avremo altre date. Tenete d’occhio il nostro sito web, che non mancherà di renderle note”.

OK PIER, ABBIAMO FINITO. VUOI CHIUDERE CON UN MESSAGGIO?
“Sì, invito tutti ad ascoltare il nostro nuovo disco e a visitare il vostro sito. Ringrazio te e tutto lo staff di Metalitalia.com per lo spazio concessoci. A presto”.

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