I Labyrinth sono da anni uno dei gruppi cardine della scena metal italiana. Con alle spalle un passato di tutto rispetto che ha dato un grosso contributo all’incremento della credibilità metallica del nostro paese nel mondo, il quintetto toscano ritorna con un disco nuovo di zecca dal titolo “6 Days To Nowhere”, e le sorprese non mancheranno neppure questa volta. Intanto, il cantante-bassista Roberto Tiranti ci ha svelato per voi i segreti del nuovo disco.
INCOMINCIAMO PARLANDO DEL NUOVO ALBUM “6 DAYS TO NOWHERE”: COME SI E’ SVOLTO IL PROCESSO DI SONGWRITING E REGISTRAZIONE?
“Come per i precedenti lavori è nato tutto in sala prove, in maniera molto spontanea, senza nulla di premeditato; partendo da un riff interessante tutti insieme cerchiamo di aggiungere qualcosa per arrivare ad una buona canzone. Questo processo si è svolto senza intoppi, personalmente poi sono particolarmente orgoglioso di quanto ottenuto per il fatto che è stata la prima volta in cui ho partecipato attivamente anche alla composizione delle parti strumentali. Essendo diventato da poco anche bassista dei Labyrinth, non mi sono limitato alle linee vocali e ai testi come in passato e credo che tutto ciò abbia dato una maggiore coesione riscontrabile nei brani del disco”.
“Come per i precedenti lavori è nato tutto in sala prove, in maniera molto spontanea, senza nulla di premeditato; partendo da un riff interessante tutti insieme cerchiamo di aggiungere qualcosa per arrivare ad una buona canzone. Questo processo si è svolto senza intoppi, personalmente poi sono particolarmente orgoglioso di quanto ottenuto per il fatto che è stata la prima volta in cui ho partecipato attivamente anche alla composizione delle parti strumentali. Essendo diventato da poco anche bassista dei Labyrinth, non mi sono limitato alle linee vocali e ai testi come in passato e credo che tutto ciò abbia dato una maggiore coesione riscontrabile nei brani del disco”.
ANCHE QUESTA VOLTA AVETE AFFIANCATO ALL’ORMAI CARATTERISTICO “LABIRINTH SOUND” ALCUNE NOVITA’ IMPORTANTI COME L’INSERIMENTO DI ACCELERAZIONI IN STILE DEATH METAL. SI TRATTA ANCHE IN QUESTO CASO DI UNA COSA SPONTANEA O LA SCELTA E’ PREMEDITATA?
“Anche in questo caso devo dire che il percorso è stato piuttosto casuale e dettato principalmente dal fatto di voler dar spazio alle influenze e ai gusti di tutti i componenti del gruppo. In particolare le accelerazioni alla quale ti riferisci sono un’idea di Mattia (il batterista) che, essendo ispirato anche da influenze estreme, ha proposto di inserirle nel nostro sound. Inizialmente se devo essere sincero la cosa ha lasciato di stucco anche noi, successivamente lavorandoci sopra ci siamo convinti pienamente di questa scelta, anche perché il tutto è amalgamato al discorso melodico che portiamo avanti da sempre”.
“Anche in questo caso devo dire che il percorso è stato piuttosto casuale e dettato principalmente dal fatto di voler dar spazio alle influenze e ai gusti di tutti i componenti del gruppo. In particolare le accelerazioni alla quale ti riferisci sono un’idea di Mattia (il batterista) che, essendo ispirato anche da influenze estreme, ha proposto di inserirle nel nostro sound. Inizialmente se devo essere sincero la cosa ha lasciato di stucco anche noi, successivamente lavorandoci sopra ci siamo convinti pienamente di questa scelta, anche perché il tutto è amalgamato al discorso melodico che portiamo avanti da sempre”.
TI SEI OCCUPATO COME SEMPRE TU DEI TESTI DEL DISCO? QUALI SONO LE TEMATICHE CHE AVETE AFFRONTATO?
“Sì, le liriche sono come sempre opera mia, per ‘6 Days To Nowhere’ non abbiamo scelto la formula del concept album già adottata in passato. Non sono un grande estimatore delle lyrics legate ad un unico argomento perché ritengo che possa essere un limite, un vincolo in un’ipotetica esecuzione dal vivo. Gli argomenti trattati sono piuttosto vari. Ho voluto dare un’immagine del mondo in cui viviamo in brani come ‘Coldness’, che rimarca l’indifferenza nella quale viviamo soprattutto nelle grandi città, ‘There Is A Way’ invece ha una visione più ottimista, indicando un modo per sconfiggere questa freddezza; ‘Mother Earth’ è una canzone sui problemi ambientali che affliggono la terra, mentre ‘Out Of Control’ parla degli attacchi di panico che ritengo uno dei mali più diffusi al giorno d’oggi insieme alla depressione. Come ti dicevo sono molto vari, io tendo ad evitare la denuncia politica, vivo in questo mondo e mi limito ad osservare e dire la mia senza palesare alcun tipo di schieramento”.
“Sì, le liriche sono come sempre opera mia, per ‘6 Days To Nowhere’ non abbiamo scelto la formula del concept album già adottata in passato. Non sono un grande estimatore delle lyrics legate ad un unico argomento perché ritengo che possa essere un limite, un vincolo in un’ipotetica esecuzione dal vivo. Gli argomenti trattati sono piuttosto vari. Ho voluto dare un’immagine del mondo in cui viviamo in brani come ‘Coldness’, che rimarca l’indifferenza nella quale viviamo soprattutto nelle grandi città, ‘There Is A Way’ invece ha una visione più ottimista, indicando un modo per sconfiggere questa freddezza; ‘Mother Earth’ è una canzone sui problemi ambientali che affliggono la terra, mentre ‘Out Of Control’ parla degli attacchi di panico che ritengo uno dei mali più diffusi al giorno d’oggi insieme alla depressione. Come ti dicevo sono molto vari, io tendo ad evitare la denuncia politica, vivo in questo mondo e mi limito ad osservare e dire la mia senza palesare alcun tipo di schieramento”.
RECENTEMENTE, COME ACCENNAVAMO POC’ANZI, HAI INIZIATO AD OCCUPARTI ANCHE DELLE PARTI DI BASSO. COME TI TROVI IN QUESTO NUOVO DUPLICE RUOLO DI BASSISTA-CANTANTE? TI HA CREATO PROBLEMI SUL FRONTE LIVE?
“Mi trovo molto bene, è uno strumento che mi piace molto e che suonavo già in precedenza anche nei New Trolls, è vero che si tratta di un genere differente, ma ti assicuro che anche in quel caso le difficoltà vocali non erano da meno. Per ora con i Labyrinth abbiamo fatto solo un paio di date dal vivo con me nel ruolo di bassista e devo confidarti che mi sono divertito parecchio, soprattutto in occasione dell’Evolution festival. E’ vero in alcuni brani occorre una maggior concentrazione, ma questo non rappresenta assolutamente un problema, anzi è uno stimolo in più”.
“Mi trovo molto bene, è uno strumento che mi piace molto e che suonavo già in precedenza anche nei New Trolls, è vero che si tratta di un genere differente, ma ti assicuro che anche in quel caso le difficoltà vocali non erano da meno. Per ora con i Labyrinth abbiamo fatto solo un paio di date dal vivo con me nel ruolo di bassista e devo confidarti che mi sono divertito parecchio, soprattutto in occasione dell’Evolution festival. E’ vero in alcuni brani occorre una maggior concentrazione, ma questo non rappresenta assolutamente un problema, anzi è uno stimolo in più”.
COME E’ AVVENUTA LA SCELTA DI UNA COVER COME “COME TOGETHER” E DI INCLUDERE ANCHE IL REMAKE DI “PIECE OF TIME”?
“Rischio di essere ripetitivo ma ti assicuro che anche in questo caso è nato tutto improvvisando. Io e Mattia siamo grandi estimatori dei Beatles, così una volta in sala prove ho iniziato a suonare il giro di basso di ‘Come Together’, gli altri ragazzi della band mi sono venuti dietro e da lì è nato tutto. Infatti successivamente abbiamo provato a registrare la canzone per sentire la resa, ed essendo tutti molto soddisfatti abbiamo deciso di includerla nell’album. Abbiamo affrontato questa grandissima song con il massimo dell’umiltà, con l’intenzione di rendere omaggio alla ‘band delle band’. ‘Piece Of Time’ invece è una sorta di auto-tributo, di una canzone che ci piace moltissimo, inclusa in un disco che ancora oggi apprezziamo molto come ‘No Limits’. E’ stata registrata quasi esclusivamente in presa diretta con l’obiettivo di dargli una veste più attuale e ricreare l’atmosfera priva di fronzoli di quando la suoniamo in concerto”.
“Rischio di essere ripetitivo ma ti assicuro che anche in questo caso è nato tutto improvvisando. Io e Mattia siamo grandi estimatori dei Beatles, così una volta in sala prove ho iniziato a suonare il giro di basso di ‘Come Together’, gli altri ragazzi della band mi sono venuti dietro e da lì è nato tutto. Infatti successivamente abbiamo provato a registrare la canzone per sentire la resa, ed essendo tutti molto soddisfatti abbiamo deciso di includerla nell’album. Abbiamo affrontato questa grandissima song con il massimo dell’umiltà, con l’intenzione di rendere omaggio alla ‘band delle band’. ‘Piece Of Time’ invece è una sorta di auto-tributo, di una canzone che ci piace moltissimo, inclusa in un disco che ancora oggi apprezziamo molto come ‘No Limits’. E’ stata registrata quasi esclusivamente in presa diretta con l’obiettivo di dargli una veste più attuale e ricreare l’atmosfera priva di fronzoli di quando la suoniamo in concerto”.
TI RITIENI COMPLETAMENTE SODDISFATTO DELLA PRODUZIONE DI “6 DAYS TO NOWHERE”?
“Diciamo che è molto difficile fare pienamente centro nella produzione di un disco, in questo caso siamo molto contenti perché il risultato è molto vicino a quello che avevamo in testa. Un grande aiuto ci è stato dato dal nostro fonico Giovanni Spinotti e Mattia Stancioiu che si sono occupati della registrazione vera e propria di ‘6 Days To Nowhere’, ma anche il fatto di masterizzare il tutto agli Abbey Roads Studios di Londra è stato fondamentale”.
“Diciamo che è molto difficile fare pienamente centro nella produzione di un disco, in questo caso siamo molto contenti perché il risultato è molto vicino a quello che avevamo in testa. Un grande aiuto ci è stato dato dal nostro fonico Giovanni Spinotti e Mattia Stancioiu che si sono occupati della registrazione vera e propria di ‘6 Days To Nowhere’, ma anche il fatto di masterizzare il tutto agli Abbey Roads Studios di Londra è stato fondamentale”.
FACENDO UNA BREVE RETROSPETTIVA DEI VOSTRI PRECEDENTI LAVORI C’E’ QUALCOSA CHE CAMBIERESTI, COL SENNO DI POI?
“Il disco di cui sono meno orgoglioso è ‘Sons Of Thunder’, non mi piace la produzione e poi è nato fra molte tensioni anche con il produttore di allora Neil Kernon. Ci sono tre o quattro pezzi che ascolto ancora volentieri ma faccio fatica a digerirlo tutto. Al contrario sono particolarmente fiero dell’omonimo ‘Labyrinth’, per quanto riguarda ‘Freeman’ invece ha una produzione particolare è vero però vorrei sottolineare che è stata una scelta voluta in linea con le tematiche molto crude e dure del disco. ‘Return To Heaven Denied’ è stato un grande successo, mi piace ancora molto e fa parte di un periodo molto felice e pieno di entusiasmo per noi, mentre per quanto riguarda ‘No Limits’ io non facevo ancora parte del gruppo all’epoca ma ti ribadisco che è un ottimo lavoro”.
“Il disco di cui sono meno orgoglioso è ‘Sons Of Thunder’, non mi piace la produzione e poi è nato fra molte tensioni anche con il produttore di allora Neil Kernon. Ci sono tre o quattro pezzi che ascolto ancora volentieri ma faccio fatica a digerirlo tutto. Al contrario sono particolarmente fiero dell’omonimo ‘Labyrinth’, per quanto riguarda ‘Freeman’ invece ha una produzione particolare è vero però vorrei sottolineare che è stata una scelta voluta in linea con le tematiche molto crude e dure del disco. ‘Return To Heaven Denied’ è stato un grande successo, mi piace ancora molto e fa parte di un periodo molto felice e pieno di entusiasmo per noi, mentre per quanto riguarda ‘No Limits’ io non facevo ancora parte del gruppo all’epoca ma ti ribadisco che è un ottimo lavoro”.
RIMANENDO SUL FRONTE AMARCORD, QUAL E’ IL PERIODO DELLA CARRIERA LABYRINTH CHE RICORDI CON MAGGIOR SODDISFAZIONE?
“Sicuramente quello degli esordi è stato un momento speciale che rimarrà per sempre con me. Eravamo pieni di entusiasmo anche perché il disco ‘Return To Heaven Denied’ andava alla grande e poi abbiamo avuto l’opportunità per noi nuova di calcare palcoscenici importanti di supporto a gruppi come Black Sabbath, Pantera, Manowar, nonché di iniziare a girare il mondo”.
“Sicuramente quello degli esordi è stato un momento speciale che rimarrà per sempre con me. Eravamo pieni di entusiasmo anche perché il disco ‘Return To Heaven Denied’ andava alla grande e poi abbiamo avuto l’opportunità per noi nuova di calcare palcoscenici importanti di supporto a gruppi come Black Sabbath, Pantera, Manowar, nonché di iniziare a girare il mondo”.
AVETE IN PROGRAMMA UN TOUR PER SUPPORTARE IL NUOVO DISCO “6 DAYS TO NOWHERE”?
“Sicuramente ci saranno delle date dal vivo che comunicheremo a breve, al momento non so ancora dirvi con esattezza quando e dove ma restate sintonizzati e presto vi faremo sapere”.
“Sicuramente ci saranno delle date dal vivo che comunicheremo a breve, al momento non so ancora dirvi con esattezza quando e dove ma restate sintonizzati e presto vi faremo sapere”.
PER CHIUDERE, VUOI LASCIARE UN MESSAGGIO A TUTTI I LETTORI DI METALITALIA.COM?
“Un saluto a tutti, date un ascolto al nostro nuovo disco ‘6 Days To Nowhere’, vi aspetto tutti ai nostri concerti!”.
“Un saluto a tutti, date un ascolto al nostro nuovo disco ‘6 Days To Nowhere’, vi aspetto tutti ai nostri concerti!”.