Uno dei colpi discografici più significativi di fine 2024 è stato senza dubbio “In Absentia Lucis”, ultimo parto artistico dei nostrani LaColpa.
Proseguendo senza rimorsi sul sofferente cammino fatto di metal, noise e dolore già intrapreso con i precedenti album, oggi il combo alessandrino sembra alzare ulteriormente la posta rilasciando un lavoro, se possibile, ancora più nero e lancinante dei suoi predecessori.
Padroni dei propri strumenti e della composizione, i musicisti coinvolti nel progetto plasmano ormai a proprio piacimento una furente interpretazione del disagio che sa assumere forme e contenuti differenti, quasi opposti talvolta, ma sempre votati ad una visione generale negativa e senza speranza.
L’uscita del nuovo album è per noi l’occasione giusta per invitare nuovamente LaColpa sulle nostre pagine e scambiare quattro chiacchere con i ragazzi per capire meglio cosa è successo dall’uscita di “Post Tenebra Lux” ad oggi, con particolare attenzione verso l’intenso processo creativo che ha portato alla gestazione e alla nascita dell’ultimo arrivato, ma senza trascurare alcuni passaggi legati alle loro radici, alle loro influenze e alle loro aspirazioni.
Ecco di seguito cosa siamo riusciti ad estrapolare dalle loro parole, una riflessione illuminante circa un lavoro affascinante ed oscuro…
CIAO RAGAZZI, BENTORNATI SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM! SONO PASSATI QUASI QUATTRO ANNI DALLA NOSTRA ULTIMA CHIACCHERATA E DIVERSE COSE SONO SUCCESSE NEL FRATTEMPO, FRA CUI NATURALMENTE L’USCITA DEL NUOVO “IN ABSENTIA LUCIS”: COME AVETE IMPIEGATO QUESTO PERIODO INTERMEDIO E COME SI È SVOLTO IL PROCESSO DI CREAZIONE DEL NUOVO ALBUM?
– Ciao, felici di essere tornati sulle pagine di Metalitalia.com! Negli ultimi quattro anni abbiamo dedicato molto tempo alla musica, non solo con LaColpa, ma anche con i nostri progetti ‘paralleli’.
Tuttavia, LaColpa ha richiesto la maggior parte del nostro impegno, poiché per tutti noi rappresenta un sacrificio significativo: incontrarci regolarmente in sala prove, affrontare ognuno le proprie difficoltà e problemi, provare suoni, assemblarli, scartare le parti che non ci convincevano e rifinire quelle che brillavano, mentre annerivamo quelle più oscure. È stato un lungo periodo di duro lavoro, ma siamo completamente soddisfatti del risultato!
“IN ABSENTIA LUCIS” PROPONE ANCORA UNA VOLTA UNO SPETTRO SONORO RICCO E VARIEGATO, CHE SI TRADUCE SPESSO IN UN SUONO MOLTO PROFONDO: QUANTO DEL VOSTRO SOUND VIENE CREATO DIRETTAMENTE CON GLI STRUMENTI, SIA ELETTRICI CHE ELETTRONICI, E QUANTO INVECE VIENE MANIPOLATO ED ALTERATO IN STUDIO DI REGISTRAZIONE?
– Il 99% dei suoni che ascolti proviene direttamente dai nostri strumenti. Anche i rumori di trapani, catene, vetri e altri suoni ambientali vengono registrati e processati tramite i nostri campionatori.
In studio, aggiungiamo sfumature e tonalità che arricchiscono il nostro sound, proprio come un minerale conserva la sua purezza e originalità, anche in presenza di inclusioni esterne che lo arricchiscono, come il quarzo tormalinato.
PUR NELLO STILE DEI SUOI PREDECESSORI, IL NUOVO ALBUM SEMBRA MISCHIARNE GLI ELEMENTI SECONDO NUOVE ALCHIMIE: OLTRE ALLE ASFISSIANTI PARTI NOISE, GRANDE IMPORTANZA ASSUMONO ANCHE I MOMENTI PIÙ SOFFUSI, DOVE UNA PIÙ SOTTILE INQUIETUDINE SI IMPADRONISCE DELLA MUSICA: AVETE PREMEDITATO CONSCIAMENTE QUESTA SCELTA O È STATA UNA EVOLUZIONE SVILUPPATA NATURALMENTE?
– La scelta di mescolare elementi sonori in modo nuovo è stata una combinazione di entrambe le cose: da un lato, c’è stata una volontà consapevole di esplorare nuove alchimie sonore, in continuità con i precedenti album, ma cercando di portare avanti il nostro linguaggio musicale. Dall’altro, ci siamo lasciati guidare dall’evoluzione naturale delle nostre idee e delle nostre emozioni, che hanno portato a momenti più soffusi e inquietanti.
È stata una sorta di dialogo tra intenzione e istinto, dove le parti noise e le atmosfere più soffuse si sono integrate in modo organico, riflettendo il nostro stato d’animo e le esperienze che abbiamo vissuto durante la creazione dell’album.
OGNI STRUMENTO, ALL’INTERNO DEI BRANI, ASSUME UN PRECISO RUOLO STRATEGICO, SENZA MAI SOPRAFFARE GLI ALTRI ED EMERGENDO IN PRIMO PIANO SOLAMENTE NEI MOMENTI NECESSARI: COME RIUSCITE A RAGGIUNGERE QUESTO EQUILIBRIO COSÌ COESO E DINAMICO INSIEME?
– Dopo tanti anni dedicati a questo progetto, abbiamo affinato la nostra sensibilità nello scegliere ed utilizzare i suoni, gli elementi e le tinte che desideriamo per LaColpa. Come un pittore che mescola sapientemente colori sulla tela, abbiamo trovato l’equilibrio perfetto che dà vita a un’opera unica.
Ormai, possiamo affermare che LaColpa è diventata un’entità che vive di vita propria, esprimendosi attraverso di noi, come fosse un dipinto che continua ad evolversi, a prendere forma, attraverso la rielaborazione di ogni nostra esperienza che tramuta in ogni sua sfumatura.
QUALE PROCEDIMENTO UTILIZZATE IN GENERE PER LA SCRITTURA DI UN NUOVO BRANO? AVETE DELLE PARTICOLARI FORMULE COMPOSITIVE OPPURE DI VOLTA IN VOLTA SEGUITE PERCORSI DIFFERENTI?
– Come per i dischi precedenti, abbiamo utilizzato il nostro metodo compositivo partendo da sessioni di improvvisazione in sala prove. Ogni volta registravamo queste sessioni per poterle ascoltare, rielaborare il materiale ottenuto, rifinendolo o reinventandolo fino a raggiungere la forma finale dei brani.
Questo processo compositivo è molto simile a quello alchemico, non solo per la trasformazione che i brani subiscono da materia grezza, ma anche per l’introspezione che richiede a ciascuno di noi. Al termine di ogni fase creativa dei LaColpa, possiamo affermare che qualcosa dentro di noi è cambiato.
A LIVELLO TEMATICO INVECE, COME QUESTO LAVORO PROSEGUE LA VOSTRA “FILOSOFIA DEL DOLORE”? QUALI ASPETTI AVETE VOLUTO SVISCERARE STAVOLTA, E COME SONO UNITI ALLA PARTE MUSICALE?
– “In Absentia Lucis” rappresenta il terzo e conclusivo capitolo di una trilogia che ha avuto inizio con “Mea Maxima Culpa” e ha continuato con “Post Tenebras Lux”.
Nel primo capitolo, “Mea Maxima Culpa”, si esplora il tema della destrutturazione dell’Ego umano, indagando i suoi confini attraverso la consapevolezza della mortalità del corpo.
“Post Tenebras Lux” prosegue questo viaggio, partendo dalla condizione di dolore che inevitabilmente accompagna l’esistenza e proponendo l’accettazione di tale sofferenza come una forma di trascendenza verso il Divino. Infine, “In Absentia Lucis” completa il percorso, riportando l’attenzione sulla condizione di impotenza dell’individuo, perso nell’immensa solitudine del proprio Ego. In questo capitolo, riflettiamo quindi sulla non centralità dell’essere umano, che spesso si percepisce come il signore del mondo, ma che in realtà non è altro che un ‘Signore del Nulla’.
DURANTE L’ASCOLTO DELLA VOSTRA MUSICA, È DIFFICILE STABILIRE QUALI DEI VARI GENERI MUSICALI CHE UTILIZZATE PER TRASMETTERE IL VOSTRO MESSAGGIO SIA PREPONDERANTE: DALLO SLUDGE AL POST-METAL, DAL NOISE AL BLACK METAL, CREDETE CHE QUALCUNA DI QUESTE INFLUENZE SIA PIÙ IMPORTANTE DI ALTRE PER LACOLPA?
– Crediamo che tutte le influenze musicali che utilizziamo siano importanti in egual modo, poiché rappresentano sfumature di un unico quadro sonoro.
Ogni genere, dallo sludge al post-metal, dal noise al black metal, contribuisce a creare un’atmosfera e un messaggio distintivo. Queste diverse sonorità si intrecciano e si potenziano reciprocamente, permettendoci di esprimere emozioni e concetti complessi. Non c’è una singola influenza che prevalga sulle altre; piuttosto, è ‘l’armonia’ di tutte queste sfumature a dare vita alla nostra musica e al nostro messaggio.
NEL 2023 AVETE PUBBLICATO UN’IMPRESSIONANTE COVER DI “THE LAST AMETHYST DECEIVER” DEI COIL: COSA SIGNIFICA PER VOI LA MUSICA DI QUESTA SEMINALE BAND INGLESE?
– La musica dei Coil rappresenta per noi una fonte di ispirazione e un punto di unione. La loro capacità di mescolare generi e atmosfere, esplorando tematiche profonde e spesso oscure, risuona con la nostra visione artistica.
Ogni membro della nostra band porta con sé influenze diverse, ma la musica dei Coil riesce a toccare corde comuni in tutti noi. La loro innovazione e l’approccio sperimentale ci spingono a esplorare nuove sonorità e ad abbracciare la loro libertà creativa. “The Last Amethyst Deceiver”, in particolare, è una composizione che incarna elementi di introspezione e mistero, che riteniamo siano essenziali nella nostra musica.
La cover che abbiamo realizzato non è solo un omaggio, ma anche un modo per reinterpretare e rielaborare quelle emozioni in chiave personale, mantenendo viva l’eredità di una band che ha segnato la storia della musica.
IN CHE MODO CERCATE DI UNIRE SPERIMENTAZIONE, QUINDI ORIGINALITÀ, E PASSIONE VERSO IL PASSATO, RAPPRESENTATO DALL VOSTRE ISPIRAZIONI ARTISTICHE?
– La nostra ricerca si fonda su un dialogo costante tra le tradizioni artistiche e nuove tecniche e idee.
Da un lato, ci ispiriamo a opere, stili e movimenti del passato, non solo nel campo musicale, ma anche in ambito letterario, pittorico e cinematografico. Queste influenze ci consentono di radicare il nostro lavoro in un linguaggio ben definito e consolidato.
Dall’altro lato, la sperimentazione ci spinge a esplorare nuove forme espressive, innovando il nostro processo creativo e reinterpretando le tradizioni in chiave moderna. In definitiva, l’unione di passato e innovazione si rivela particolarmente stimolante dal punto di vista creativo.
“IN ABSENTIA LUCIS” È APPENA STATO PUBBLICATO, MA POTETE GIÀ ANTICIPARCI QUALCOSA SUL FUTURO? QUALI PIANI AVETE PER IL 2025?
– Il futuro de LaColpa è tanto oscuro quanto la nostra musica, proprio come suggerisce il titolo di “In Absentia Lucis”. Questo album segna un’importante tappa del nostro percorso artistico in quanto culmine e di una trilogia che abbiamo sempre avuto in mente fin dal principio. Concludere questo capitolo ci porterà a riflettere e a prendere una pausa a tempo indefinito, per esplorare nuove direzioni e ricaricare le nostre energie.
Non possiamo dunque anticiparvi nulla di quello che sarà, ma in ogni caso ci saranno sempre ombre da esplorare.