LACUNA COIL – Successo senza fine

Pubblicato il 28/03/2006 da
 
I Lacuna Coil non sono certo un gruppo che necessita di noiose presentazioni. Sono fra le pochissime band italiane ad essere riuscite ad emergere all’estero, nonchè, grazie all’immenso successo riscosso da un lavoro come “Comalies”, il gruppo più popolare di sempre della storia della loro casa discografica, la Century Media Records. Il loro attesissimo quarto full-length, “Karmacode”, sta per arrivare nei negozi e il cordiale chitarrista Marco Biazzi – incontrato negli uffici milanesi dell’etichetta – si è fatto in quattro per raccontarci la sue genesi e tutto ciò che la band ha in programma per l’immediato futuro.
 
 

COME CI SI SENTE AD ESSERE IN PROCINTO DI PUBBLICARE L’ALBUM PIU’ IMPORTANTE DELLA PROPRIA CARRIERA?
“Ci si sente bene, siamo molto contenti di come è venuto ‘Karmacode’, è un disco che fotografa perfettamente come sono oggi i Lacuna Coil. E’ un disco nato in seguito a tutte le nostre recenti esperienze in sede live… chi ci conosce sa che i nostri concerti sono molto ‘fisici’, nonostante la nostra musica sia a volte davvero melodica. Ci piace scatenarci sul palco e i brani del nuovo album sono stati concepiti proprio per permetterci di far risaltare ancora di più questa nostra attitudine. Speriamo che alla gente il disco piaccia e che possa metterci nelle condizioni di fare il definitivo salto di qualità”.

“COMALIES” HA OTTENUTO UN GRANDISSIMO SUCCESSO NEGLI STATI UNITI QUASI DUE ANNI DOPO LA SUA PUBBLICAZIONE IN EUROPA. IMMAGINO CHE QUESTA VOLTA PUNTERETE A PROMUOVERE IL DISCO OLTREOCEANO SIN DALL’INIZIO, IN QUANTO ORMAI GLI USA SONO DIVENTATI IL VOSTRO MERCATO PRINCIPALE…
“Sì, ma non trascureremo certo il vecchio continente. La cosa buffa è che, purtroppo, in Italia e in certe zone d’Europa ci si accorge di un gruppo solo quando esplode o si fa notare negli USA. I Lacuna Coil sono la dimostrazione di tutto questo… se ben ricordi, il primo tour dopo la pubblicazione di ‘Comalies’ ebbe luogo proprio in Europa con i Sentenced. Il nome però iniziò a girare solo grazie ai tour americani con i Type O Negative, con gli Anthrax e soprattutto con i P.O.D. e l’Ozzfest. Non si era mai visto un gruppo italiano prendere parte a simili tour e questo ha fatto sì che i Lacuna Coil finissero tutto ad un tratto sulla bocca di tutti anche in Europa e in Italia. Eppure, come dicevamo, il disco era nei negozi già da un sacco di tempo! Se non avessimo avuto successo negli USA credo proprio che non saremmo mai riusciti a diventare così popolari anche dalle nostre parti… avremmo potuto scrivere il più bel disco di sempre, ma saremmo rimasti un nome tra i tanti. Invece ora, per fortuna, sembra che tutti si siano accorti di noi… parlano dei Lacuna Coil persino su Tv Sorrisi e Canzoni e il Corriere Della Sera! Siamo davvero contenti che ci vengano finalmente riconosciuti i nostri meriti e d’ora in poi cercheremo di farci notare sempre di più”.

VI SIETE SENTITI SOTTO PRESSIONE MENTRE COMPONEVATE I NUOVI BRANI?
“Allora, eravamo consapevoli che questo sarebbe stato il disco più importante della nostra carriera. Dopo il successo di ‘Comalies’ c’era la curiosità di vedere come si sarebbero comportati i Lacuna Coil e, infatti, un po’ di pressione l’abbiamo sentita. Però il fatto di essere costantemente in tour ci ha dato modo di sfogarci ogni sera e di acquisire ulteriore esperienza… cosa che ci ha portato ad avere le idee più chiare che mai quando si è trattato di iniziare a comporre il nuovo materiale. Devo dire che questa volta siamo riusciti a concretizzare le nostre idee come mai prima d’ora. Il metodo di composizione è stato lo stesso di sempre – io e Marco, il bassista, abbiamo infatti scritto tutti gli scheletri delle canzoni – però, per la prima volta, abbiamo anche lavorato sodo in sala prove, studiando assieme gli arrangiamenti e provando soluzioni nuove durante delle jam session”.

SALTA IMMEDIATAMENTE ALL’ORECCHIO IL SUONO DELLE CHITARRE… QUASI ALLA KORN!
“Sì, ma più che le chitarre, è il basso ad essere diventato ‘korniano’! Questa scelta si riconduce al fatto che negli ultimi tempi abbiamo suonato spesso dal vivo, situazione nella quale – come ti dicevo – noi siamo soliti puntare molto sull’impatto. La nostra voglia di ‘spaccare’ e l’influenza di alcuni gruppi americani con cui siamo stati in tour ci hanno quindi portato ad optare per un sound maggiormente pesante. Sound che comunque, a mio avviso, è sempre tipicamente Lacuna Coil. Le melodie e le strutture sono quelle che i fan hanno imparato a conoscere in tutti questi anni… e, ovviamente, le voci di Cristina e di Andrea sono rimaste le stesse”.

SAPETE GIA’ COME STA VENENDO ACCOLTO IL DISCO?
“Per il momento la critica lo sta trattando bene. So di essere banale, ma per me ‘Karmacode’ è il miglior album dei Lacuna Coil… racchiude la musica che avremmo sempre voluto suonare. Inoltre è il primo disco della nostra carriera ad essere stato co-prodotto da noi: una cosa per me molto importante. Abbiamo lavorato ancora una volta con Waldemar Soryctha, ma in questa occasione siamo finalmente riusciti a imporre le nostre idee. Waldemar è un grande professionista, ma ha un orecchio tipicamente metal… se gli avessimo dato carta bianca, ci avrebbe indirizzato su dei suoni simili a quelli di ‘Comalies’, una cosa che noi non volevamo affatto ottenere. I Lacuna Coil questa volta volevano proporre qualcosa di diverso anche sotto il punto di vista della produzione e, per quanto mi riguarda, ci sono riusciti. Sono molto contento di come suona il CD”.

COME PRIMO SINGOLO AVETE SCELTO “OUR TRUTH”… PER QUALE MOTIVO?
“A dire il vero, noi avevamo in mente altri brani… questo perchè siamo dell’idea che ‘Karmacode’ contenga numerosi episodi che possano fungere da singolo. La casa discografica era però indirizzata verso un pezzo, ‘Closer’, che a noi non piace particolarmente… forse perchè è l’unico della tracklist a non presentare i nuovi elementi di cui parlavamo. Alla fine siamo quindi stati costretti a raggiungere un compromesso e la scelta è ricaduta su ‘Our Truth’, che ha una bella melodia ma che, al tempo stesso, è dotata di parti molto groovy nelle quali dominano basso e batteria”.

HO NOTATO CHE NEL VIDEOCLIP PER IL BRANO, IL VOLUME DELLA VOCE DI ANDREA E’ STATO NOTEVOLMENTE ABBASSATO. COME MAI?
“Sì, lo so… la cosa, infatti, non ci è piaciuta granchè. Si sa che i brani, quando vengono utilizzati per dei videoclip, vengono rimixati per adattarli alle esigenze di radio e TV, ma questa volta si è un po’ esagerato. La casa discografica ha voluto ovviamente spingere la voce di Cristina, ma abbiamo fatto loro presente che non dovranno più relegare così in secondo piano la prova di Andrea. A ben vedere, in quel pezzo segue la stessa linea di Cristina, non sta certo cantando in growl. Quindi non c’era proprio motivo di oscurarlo in quella maniera…”.

TORNANDO ALL’ALBUM, IL BRANO MIGLIORE E’, A MIO AVVISO, “WHAT I SEE”…
“Sì, quello è un gran bel pezzo, rappresenta bene il nostro nuovo stile. Ha un riff molto pesante, sorretto da una linea di basso che è un carro armato, ma è anche dotato di un ritornello veramente orecchiabile. Potenza e melodia che vanno a braccetto… era quello che volevamo ottenere”.

COME HAI ACCENNATO POCO FA, SI PARLA DEI LACUNA COIL ANCHE SU RIVISTE COME TV SORRISI E CANZONI… PENSI CHE A BREVE AVRETE MODO DI APPARIRE ANCHE IN TV? AD ESEMPIO, COME VEDRESTI LA VOSTRA PARTECIPAZIONE AD UNA TRASMISSIONE COME IL FESTIVALBAR?
“Io spero che una cosa del genere non accada mai! Non parlo a nome di tutta la band, ma io non vorrei mai prendere parte ad una manifestazione del genere… a parte il fatto che mi farebbero suonare in playback, ma si tratta di un ambiente in cui non mi troverei a mio agio. Preferisco sbattermi per andare a suonare nei festival – anche mainstream, visto che ormai non siamo solo un gruppo metal – ma al Festivalbar proprio non ci penso! Questa, ti ripeto, è solo la mia opinione… ma credo che anche gli altri la pensino come me”.

PROBABILMENTE PRENDERETE ANCORA PARTE ALL’OZZFEST… IMMAGINO CHE SIATE CONTENTI!
“Assolutamente! L’ozzfest è stata un’esperienza indimenticabile e forse quest’anno avremo anche modo di esibirci sul palco principale (infatti è così, ndR). L’anno scorso prendere parte a questo grande festival itinerante è stata la nostra più grande fortuna: suonavamo sul palco piccolo e il tempo a nostra disposizione era davvero esiguo… al massimo suonavamo cinque brani. Però, nonostante tutto, riuscivamo a farci notare ad ogni data, anche perchè il bill era composto quasi del tutto da gruppi metalcore che suonavano più o meno la stessa cosa. Quando dunque toccava a noi calcare il palco, la gente rimaneva sorpresa… non c’era una sola band che suonava qualcosa di simile alla nostra musica e perciò rimaneva a vederci e, magari, alla fine comprava il CD! Già durante i tour con Anthrax o Type O Negative avevamo riscosso un buon successo, ma l’Ozzfest ha rappresentato la svolta: c’erano tantissime persone che non avevano mai sentito parlare di noi e sono rimaste piacevolmente colpite quando hanno scoperto che non suonavamo come i Throwdown o i Bleeding Through. Sentire una ‘Heaven’s A Lie’ dopo ore e ore di massacro faceva piacere a molti (ride, ndR)!”.

PRIMA DI IMBARCARVI NELL’OZZFEST SO CHE PRENDERETE PARTE AD UN ALTRO TOUR AMERICANO…
“Sì, a dire il vero, ci trasferiremo a Los Angeles già ai primi di marzo per girare un nuovo videoclip. Poi, verso la fine del mese, partiremo in tour di spalla a Rob Zombie. Quindi sarà il turno di qualche festival europeo e, successivamente, dell’Ozzfest. In autunno andremo infine in tour in Europa… non so ancora se da headliner o con altre band”.

NON INIZIATE AD ESSERE STANCHI DELLA VITA ON THE ROAD?
“Devo dire che certe volte è davvero stressante. Ad esempio, verso la fine del tour di ‘Comalies’, io non ce la facevo proprio più. Andare in tour negli Stati Uniti è assai diverso che girare in Europa… devi tenere molti più concerti per coprire tutto il territorio e ti tocca stare ore sul tour bus. Quando viaggi in questo modo è essenziale essere paziente e cercare di andare d’accordo con tutti. Bisogna comportarsi come una vera famiglia, altrimenti è la fine (ride, ndR)! Per fortuna i bus americani sono molto più grandi e confortevoli… hai la doccia, l’elettricità ad ogni ora… dopo un po’, se non fai il tipo difficile, riesci ad adattarti. D’altronde, se non vai in tour, non hai speranze di farto notare”.

CON TUTTI QUESTI IMPORTANTI LIVE IN PROGRAMMA, STATE FORSE PENSANDO DI REALIZZARE UN DVD?
“Sì, si vocifera di un’operazione del genere da diverso tempo ormai. Pare proprio che la Century Media sia intenzionata a pubblicarne uno, quindi credo che nei prossimi mesi inizieremo a filmare qualche show. Abbiamo in mente anche di realizzare un documentario sulla nostra esperienza on the road. Di sicuro il DVD dovrà essere veramente curato e competitivo… al giorno d’oggi ne vengono pubblicati tanti – molti di questi davvero splendidi – quindi non avrebbe senso produrne uno senza la dovuta attenzione”.

COME E’ NOTO, IL PUBBLICO AMERICANO E’ VASTO MA ANCHE MOLTO SENSIBILE ALLE MODE. NON TEMETE CHE QUESTO VOSTRO MOMENTO D’ORO DA QUELLE PARTI POSSA FINIRE  PRIMA O POI?
“No, personalmente non ho questa paura. Per me la cosa importante è continuare a scrivere dei pezzi che mi piacciano… se poi la gente comprerà il CD in cui essi sono contenuti, tanto meglio, altrimenti non ne farò un dramma. Alla fine le mode ci sono sempre state, noi dovremo solo cercare di essere sempre presenti sul mercato con lavori validi… far vedere a tutti che non siamo affatto un fenomeno passeggero”.

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