L’ALBA DI MORRIGAN – Dove tutto inizia e tutto finisce

Pubblicato il 09/08/2021 da

A ben nove anni dall’ottimo esordio “The Essence Remains”, L’Alba Di Morrigan torna sulle scene con l’altrettanto riuscito “I’m Gold, I’m God”, non deludendo di certo le attese e confermandosi come una delle realtà più interessanti del panorama italiano e non solo. Ancora una volta ci troviamo tra le mani musica raffinata e carica di emotività, in bilico tra metal, post-rock, gothic e molto altro, frutto del talento del sestetto ma anche delle peripezie che la band ha dovuto attraversare in questi anni difficili, soprattutto a causa di numerosi cambi di formazione che hanno costretto il cantante e chitarrista Ugo Ballisai a lavorare con una line-up totalmente stravolta rispetto a quella originale. Proprio il leader della band torinese si è prestato ad una piacevole discussione con il nostro portale: qui di seguito il resoconto.

IL VOSTRO DEBUTTO “THE ESSENCE REMAINS” AVEVA OTTENUTO UN OTTIMO SUCCESSO. COME MAI AVETE ATTESO TUTTI QUESTI ANNI PER PUBBLICARNE IL SEGUITO? COS’E’ SUCCESSO NEL FRATTEMPO?
– Ciao a tutti, un saluto da parte mia (Hugo) e da parte di tutta la band alla vostra redazione e ai vostri lettori. I ragazzi con cui era partito il progetto si sono allontanati per ragioni differenti. Luca Costanzo (che saluto e ringrazio profondamente e con cui mi sento molto spesso ancora oggi) ha scelto un percorso dedito alle docenze e maggiormente ai progetti studio, per le nostre scelte di quel periodo (fare tantissimi live) non era la persona adatta. Al che alla batteria sono poi arrivati Francesco Messina e successivamente Axel Scarpulla (con noi ha fatto diversi live in Italia e in Europa) e infine, e già da parecchi anni ormai, è intervenuto Marco Rossini (Mark Raptor), il nostro fonico nonché produttore. Io non lo avevo mai sentito suonare la batteria, lo avevo visto solo al basso. La prima volta che ho avuto occasione di vederlo e sentirlo nel reparto drums gli ho testualmente detto, ridendo: “Ma testa di cazzo mi hai fatto cercare un batterista per tutto il Piemonte, non potevi semplicemente farti avanti?“. Ma il bello della vita sta anche in questo: cerchi per anni qualcosa e poi lo trovi davanti a te.
Discorso diverso per Alessio Caruso (altro mio grandissimo amico, a cui dedico un abbraccio enorme): ha aperto un’attività nel campo della ristorazione, “La Veg Epoque” a Torino. Risultava impossibile proseguire nel percorso. Sotto questo aspetto il ‘patimento’ è stato minore.
Chiamo, invece, Raffaele Carano (nostro nuovo chitarrista), che conosco da quando siamo ‘giovincelli’, per chiedergli se finalmente poteva unirsi alla line-up e gli chiedo: “Raffo ma per caso un bassista che ‘rompe il culo’ lo conosci?“.  Sua risposta: “Sì, è davanti a me“. E senza molta fatica (per fortuna) è arrivato Omar. Per quello che riguarda mio fratello è entrato nella band già nel 2013 sotto l’aspetto live, ma con lui è diverso perché suoniamo e cantiamo insieme da quando ero un bimbo e la chitarra era molto più grande di me. Per quel che riguarda l’intervento di Gianni Vallino, beh, è il mio maestro di chitarra, mi ha insegnato moltissimo, ho un’enorme stima nei suoi confronti; non vi nascondo che il fatto che abbia scelto di partecipare mi ha fatto capire che tutto era finalmente predisposto per lavorare sul nuovo album e che il cerchio si era chiuso. Poi ci sono dei fattori di carattere privato, che in questa occasione mi sento di condividere. Ho avuto l’immensa fortuna di diventare papà di due meravigliose bimbe e questo di fatto ha molto influito sulla crescita umana/emotiva ma soprattutto sulle tempistiche di uscita del disco.

QUALI SONO LE PRINCIPALI DIFFERENZE FRA “THE ESSENCE REMAINS” E “I’M GOLD, I’M GOD”? PENSATE DI AVER MODIFICATO IL VOSTRO SUONO DURANTE QUESTI ANNI? AVETE AVUTO DIVERSI CAMBI DI FORMAZIONE. QUANTO HANNO INFLUITO NELLA DIREZIONE CHE AVETE INTRAPRESO? PENSATE DI AVER TROVATO UNA LINE UP DEFINITIVA?
– Le differenze, secondo me, sono molteplici ma il filo conduttore è sempre il medesimo, le sonorità hanno avuto una importante svolta verso il ‘moderno’.
I cambi di formazione non hanno influito assolutamente sulla costruzione dei brani. Mi occupo prevalentemente delle composizioni io, sia sotto un aspetto musicale che lirico, con Mark lavoriamo sulla produzione e sulla struttura dei brani, la perizia tecnica (altissima) degli altri musicisti dell’attuale line up ha aggiunto colore e solidità qua e là, rendendo il diamante molto molto più brillante, ma seguendo ciò che era proposto senza snaturare, anzi, rendendolo più affascinante. Per altro avendo tre chitarristi di livello tecnico molto alto per le prossime esibizioni potrò finalmente dedicarmi solo a cantare e questo influirà sulla modalità di performance che porteremo sul palco.

NELLA VOSTRA MUSICA VENGONO CONVOGLIATE LE VOSTRE DIVERSE INFLUENZE CHE VANNO DAL GOTHIC AL POST METAL/POST ROCK FINO A TOCCARE DIVERSI ALTRI GENERI. QUALI SONO LE BAND CHE PIU’ VI HANNO INFLUENZATO IN QUESTO PERCORSO? COSA ASCOLTATE IN QUESTO MOMENTO?
– Parlo per me: ho scelto di ascoltare poco o niente (almeno del mondo metal) per evitare contaminazioni varie. Detto questo, personalmente spazio da Wagner ai Cannibal Corpse, da Ludovico Einaudi a Ritchie Hawtin senza molti problemi (so che per salvare l’immagine da true metaller sarebbe meglio non dirlo, ma è la verità). Io nel metal amo i Katatonia e i Tool, profondamente (anche gli Opeth e i compianti Agalloch e Isis) ma proprio perché quelle sonorità le sento affini mi approccio poco a tali band, non volendo contaminare il lavoro.
Recupererò sicuramente nelle prossime settimane gli ascolti persi.

I VOSTRI PEZZI SEMBRANO AVERE SEMPRE QUALCOSA DI POSITIVO. COME VENGONO COMPOSTI? QUALI SONO GLI ARGOMENTI CHE TRATTATE? C’E’ UN CONCETTO PARTICOLARE ALLA BASE DE L’ALBA DI MORRIGAN? UTILIZZATE DELLA SIMBOLOGIA? DA COSA TRAETE ISPIRAZIONE? “MORRIGAN’S DAWN” SEMBRA ESSERE UN PEZZO MOLTO IMPORTANTE, POICHE’ PRENDE IL NOME DAL VOSTRO MONIKER. HA UN SIGNIFICATO PARTICOLARE PER VOI?
– Mi fa piacere che si percepisca la ‘positività’ anche perché molti potrebbero confondersi le idee fermandosi solamente al titolo della canzone o non prestando la giusta attenzione alle liriche. Il concetto alla base di tutto è la materia e il nulla, la vita e la morte, il bene e il male, l’odio e l’amore, la guerra e la pace etc. Letteralmente, quando la luce appare e le tenebre scompaiono, si trova l’equilibrio nel mondo della forma e nel mondo astrale, quella è L’Alba Di Morrigan. Credo che noi proveniamo da un’altra dimensione e nella mia mente è solido il pensiero che la musica provenga da quella dimensione sconosciuta, ma che tutti noi percepiamo interna e spirituale.
“Morrigan’s Dawn” simboleggia un atteso ritorno, un imminente ‘nuovo inizio’, che muove i passi verso quella dimensione sottile.

COSA SIGNIFICA IL TITOLO “I’M GOLD, I’M GOD”? AVETE QUALCHE CREDENZA A LIVELLO RELIGIOSO, SPIRITUALE O FILOSOFICO?
– Come curiosità ti dirò che è una delle poche canzoni che ha avuto quel titolo sin dall’inizio e che ero fermamente convinto a chiamare così l’intero album: “Io sono Oro, io sono Dio”. La comparazione all’oro ha due allusioni. La prima, il valore alchemico del metallo in questione; la seconda, Oro è un sinonimo di Horus, mentre oro in inglese si dice Gold.
Amo studiare le religioni per cercare di dare un senso alla realtà ma non credo in nessuna religione e soprattutto mi stanno estremamente sul cazzo i fanatici religiosi e la saccente consapevolezza che ogni uomo di fede (qualsiasi sia) ha nel pensare che il suo Dio è legge e gli altri siano solo miscredenti. Sotto un aspetto spirituale e filosofico sul senso dell’effimera esistenza invece potremmo parlarne per giorni, ma visto che non ho nessuna intenzione di ‘sfondare le palle’ ai Vostri lettori la sintetizzo così: il messaggio della canzone e dell’album è: “Eleva la tua coscienza, sii grato per ciò che hai e che dai per scontato, anche se non te lo ricordi sei una scintilla divina, brilla“. Un messaggio estremamente positivo di valorizzazione del lato nobile umano.
Penso ci sia bisogno di questo messaggio, perché l’umanità ad oggi vive quello che per gli induisti è il ‘Kali Yuga’, la perdizione, ma è solo una fase. Il ‘Satya Yuga’ (il tempo dell’oro) è alle porte, per coglierlo va ricordato ciò che è dormiente nella nostra razza, la scintilla divina.

QUALCHE ANNO FA AVETE PARTECIPATO AD UN TRIBUTO AI NOVEMBRE REINTERPRETANDO “AQUAMARINE/GEPPETTO”. AVETE DEI LEGAMI CON UNA CERTA SCENA ITALIANA? CI SONO ALTRE BAND CON CUI SENTITE DI AVERE QUALCOSA IN COMUNE?
– Sento di avere in comune con tutte le band della scena italiana la passione, l’amore assoluto per questo tipo di musica. Chi fa questo genere non lo fa di certo per avere enormi riscontri o pensare di mantenersi solo facendo musica (che poi qualcuno ci riesca è vero ma a conti fatti sono pochissimi).
In un momento storico dove le persone pensano all’outfit, a impressionare sui social per qualche like, dove i talent show e i reality hanno finito per rincoglionire la testa della gente, esistono anche persone e musicisti coerenti e con le palle. Quindi che facciano black o power o qualsiasi sottogenere metal, sento di avere in comune il vero e puro amore per la musica, senza secondi o terzi fini. I miei viaggi più grandi li faccio quando compongo ad occhi chiusi solo nella stanza, i live sono stupendi ma sono magie di tipo diverso e so che molti di quelli che leggeranno questa intervista saranno in empatia con il mio pensiero.

IN PASSATO AVETE SUONATO CON GRUPPI DEL CALIBRO DI ANATHEMA, THE OCEAN ED ANTIMATTER. COME PENSATE DI PROMUOVERE IL NUOVO DISCO? QUAL E’ LA VOSTRA DIMENSIONE IDEALE PER SUONARE DAL VIVO?
– Ti devo fare una correzione, non abbiamo mai suonato coi The Ocean; avremmo dovuto suonare ad un festival ma si son presentati nove ore dopo l’inizio, per cui non ci è stato possibile. Il tour con gli Anathema è stato una bellissima esperienza, artisti e persone belle (Lee ha una voce mostruosa dal vivo). Gli Antimatter di Mick e compagni sono dei mostri sul palco, ma passare dieci giorni con loro significa scassarsi dal ridere ventiquattro ore su ventiquattro, sono veramente grandiosi, davvero. Abbiamo fatto diverse date con i Negură Bunget (riposa in pace Gabriel Mafa, eri una persona meravigliosa) e con molti altri artisti come Pyogenesis, Moonsorrow, Esoteric, e molti altri in Italia e in Europa. Vedremo quando si stabilizzerà il tutto, come, dove e con chi presentare l’album.

VENITE DA UNA CITTA’, TORINO, VIVA DAL PUNTO DI VISTA MUSICALE MA STORICAMENTE DEDITA AD ALTRE SONORITA’. COM’E’ LA SITUAZIONE IN QUESTO MOMENTO? CI SONO LOCALI IN CUI UNA BAND COME LA VOSTRA PUO’ PROPORRE LA PROPRIA MUSICA?
– Sì, assolutamente; le possibilità sono diminuite molto, ma ne rimangono comunque parecchie per la scena metal live.

ANCHE NEL NUOVO ALBUM AVETE INSERITO DEI PEZZI IN ITALIANO. PENSATE CHE IN FUTURO POTRESTE PUBBLICARE UN DISCO TOTALMENTE NELLA NOSTRA LINGUA?
– Possibilissimo, perché no… Non pianifichiamo nulla a tavolino, ma tutto è nelle cose!

E’ PIU’ DIFFICILE, PER UNA BAND COME LA VOSTRA, AVER SUCCESSO IN ITALIA O ALL’ESTERO?
– È difficile avere successo sia qui che fuori, se si intendono numeri da mainstream; diciamo che è più facile costruirsi uno zoccolo duro nella propria regione per poi consolidare in Italia, magari con calma, facendo tanta gavetta e tanti live anche all’estero; ma è difficilissimo realmente fare grandi numeri, come detto prima se avessimo pensato al ‘successo’ avremmo tentato altri generi musicali, ma noi siamo questo e faremo sempre quello che ci pare, a prescindere dal ritorno eventuale.

AVETE GIA’ PENSATO ALLA DIREZIONE CHE PRENDERETE IN FUTURO? AVETE DEL MATERIALE GIA’ PRONTO?
– Il giorno che abbiamo consegnato il master a Palumbo (My Kingdom Music) ho inviato ai ragazzi delle pre-produzioni di nuovi brani che erano già pronti da qualche tempo. Non ci hanno ancora messo mano ma per quello che mi riguarda ho già chiare le linee vocali e la direzione che avrà. Solo che per adesso desideriamo presentare nel modo corretto e con i giusti live “I’m Gold, I’m God”.

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