LAY DOWN ROTTEN – Istinti Omicidi

Pubblicato il 02/11/2009 da

 

Con l’ultimo “Gospel Of The Wretched”, i tedeschi Lay Down Rotten si sono confermati una solida realtà della scena death metal europea. Mescolando swedish death metal con qualche spunto più groovy e pesante tipico delle scuole americane, olandesi e inglesi, il quintetto ha confezionato l’ennesimo platter compatto e onesto, che di certo riuscirà a metterli in luce fra coloro che sono in cerca di un sound tradizionale ma variegato al punto giusto. Ne parliamo con il chitarrista solista Nils Förster…


OGNI VOLTA CHE UNA BAND RILASCIA UN NUOVO ALBUM, QUESTA È SOLITA SOSTENERE CHE SI TRATTI DEL SUO LAVORO MIGLIORE. È COSÌ ANCHE PER I LAY DOWN ROTTEN CON “GOSPEL OF THE WRETCHED”?
“Non saprei dire se questo è il nostro miglior album, ma so per certo che è quello sul quale abbiamo speso più tempo. Ogni aspetto del disco è stato curato nei minimi dettagli: dalla produzione, il cui mixaggio è stato effettuato dalla leggenda Dan Swanö, agli arrangiamenti, dall’artwork ai testi, sino ad arrivare a novità come la presenza di special guest come Martin van Drunen e Marc Grewe. Siamo molto soddisfatti di ‘Gospel Of The Wretched’ e siamo contenti che per il momento stia riscuotendo un buon successo”.

RISPETTO A “RECONQUERING THE PIT” LE ATMOSFERE DEI VOSTRI BRANI SI SONO FATTE PIÙ CUPE E ANCHE CERTI RIFF SONO MAGGIORMENTE PESANTI…
“Sì, ma devo dire che nulla è stato studiato a tavolino. Scriviamo canzoni come vengono, in maniera molto spontanea, e per ‘Gospel…’ la nostra ispirazione ci ha portato su questi lidi maggiormente cupi ed heavy. Sicuramente è un disco più emozionale di ‘Reconquering The Pit’… siamo riusciti a incanalare più sentimento nelle trame senza perdere niente in impatto”.

SAI GIÀ IN CHE DIREZIONE VI MUOVERETE PROSSIMAMENTE?
“Non esattamente, perchè quando pubblichiamo un album siamo soliti pensare solo ai concerti nei mesi successivi al suo arrivo nei negozi. Abbiamo qualche idea, ma per ora ci concentreremo sulle date live… vogliamo mettere a punto un buon set ed esibirci il più possibile. Comunque, sono convinto che sul prossimo album cercheremo di variare le carte in tavola ancora un po’. È quasi impossibile creare qualcosa di completamente nuovo nel death metal, ma cercheremo almeno di non ripeterci”.

PRIMA ACCENNAVI AI CANTANTI OSPITI SUL NUOVO ALBUM. COME SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON LORO?
“L’idea di invitare degli special guest a prendere parte alle registrazioni del disco è saltata fuori all’inizio del processo di scrittura per ‘Gospel…’. Quando abbiamo iniziato ad ascoltare metal estremo ci siamo subito appassionati al death metal degli anni ’90 e alcuni di quei musicisti sono presto divenuti dei nostri idoli. Sto appunto parlando di Martin van Drunen, Dan Swanö e Marc Grewe. Tramite la nostra casa discografica, siamo riusciti a metterci in contatto con loro via email e in breve tempo abbiamo concretizzato la collaborazione. Si tratta di persone che hanno notevolmente influenzato il nostro modo di fare musica e per noi è un vero onore averle sul disco. Magari in futuro inviteremo qualcun’altro…”.

DI COSA PARLANO I TESTI QUESTA VOLTA?
“I testi sono simili a quelli dei vecchi album, quindi parlano di argomenti sociali, politici e religiosi. Ci teniamo a scrivere cose che abbiano un minimo di senso”.

LA COPERTINA È PIUTTOSTO PARTICOLARE, CHE COSA RAPPRESENTA?
“L’idea principale alla base del nuovo disco è che la gente dovrebbe combattere per i propri diritti e la propra individualità e non lasciarsi sopraffare da qualsiasi tipo di sistema. La nave, che è ricoperta di teschi, rappresenta il cosiddetto sistema, e le persone in agonia che la stanno trainando sembrano compiere un gesto che non ha alcun senso. L’atmosfera è molto tragica, ma, del resto, stiamo parlando di death metal…”.

A QUANDO IL PROSSIMO TOUR? COME DESCRIVERESTI UN TIPICO SHOW DEI LAY DOWN ROTTEN?
“Stiamo lavorando a un tour per la fine dell’anno e l’inizio del prossimo. Non sempre ci è possibile suonare con regolarità, in quanto ognuno di noi lavora a tempo pieno, ma cerchiamo di fare del nostro meglio. In fin dei conti, il bello di far parte di una band è quello di esibirsi dal vivo e di condividere con i fan la nostra musica. Un nostro concerto tipico è un’esperienza piuttosto intensa, ma anche divertente. Non siamo soliti assumere pose truci sul palco: siamo lì per divertirci e lo facciamo chiaramente capire a chi ci sta seguendo”.

DA QUALCHE ANNO SIETE SOTTO CONTRATTO CON LA METAL BLADE RECORDS. COME VI SENTITE A FAR PARTE DELLA LORO SCUDERIA E QUALI SONO GLI ALBUM PUBBLICATI ULTIMAMENTE DALLA LABEL CHE PIÙ AVETE APPREZZATO?
“La collaborazione sta andando davvero bene perchè sono ragazzi con i piedi per terra e che fanno il possibile per supportare band come la nostra. Il rapporto umano è molto importante e in certi casi potrei persino arrivare a definirlo amicizia. Siamo felicissimi di far parte della loro scuderia anche per questo aspetto. Gli ultimi album della Metal Blade che ho gradito sono senza dubbio quelli di Neaera, Job For A Cowboy e Whitechapel… continuo ad ascoltarli spesso”.

NON CREDO CHE IN ITALIA I VOSTRI ALBUM PRE-METAL BLADE RECORDS SIANO MOLTO CONOSCIUTI. CHE NE DIRESTI DI INTRODURLI AI NOSTRI LETTORI?

Paralyzed By Fear: “È uscito nel 2003 e ci ha subito permesso di farci conoscere in buona parte della Germania, visto che ci procurò alcuni show di spalla a nomi più celebri. Musicalmente, ha gettato la base per il sound dei Lay Down Rotten, ovvero death metal svedese mescolato a elementi della scuola americana e inglese. Queste canzoni sono molto old school e dirette. Il pezzo migliore forse è ‘Beautiful Brutality’, che in qualche modo riassume il concept della band”.

Cold Constructed: “Su questo disco il songwriting è diventato più tecnico e ambizioso. Le reazioni da parte della stampa locale furono assai gratificanti e ci motivarono a osare ancora di più. I brani che preferisco sono ‘Murder Instinct’, ‘Gutted Angel’ e il nostro piccolo classico ‘Headshot Poetry'”.

Breeding Insanity: “Questo è il disco che ci ha procurato il contratto con la Metal Blade. Siamo ancora ultra soddisfatti di questo album, è tecnico e molto versatile, ci ha aperto un sacco di porte e fatto venire tante nuove idee. Sono affezionato a brani come ‘Pulling The Trigger’, ‘Within The Veil’ e ‘Through Purple Woods'”.

QUALI SONO LE AMBIZIONI DEI LAY DOWN A QUESTO PUNTO DELLA VOSTRA CARRIERA?
“Siamo piuttosto noti in Germania, ma non molto all’estero. Quindi ciò che più desideriamo al momento è suonare con una certa costanza nel resto d’Europa e magari anche negli Stati Uniti. Poi ovviamente stiamo costantemente cercando di diventare musicisti migliori e di scrivere canzoni sempre più interessanti… come qualsiasi altra band, credo!”.

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