Matteo: “Ciao Marco! Guarda, brevemente, per non annoiare il lettore ti posso dire che dopo ‘Innerscars’, d’accordo con la nostra vecchia etichetta, abbiamo deciso di rescindere il contratto e dividere le nostre strade perché da entrambe le parti pensavamo fosse la scelta migliore”.
Alberto: “La Cruz Del Sur ha preferito focalizzarsi su metal meno estremo e sta tuttora producendo gruppi validissimi, quindi non possiamo che augurare il meglio ad Enrico & Co. visto che hanno avuto il coraggio di puntare su di noi per il primo disco! Dopo ‘Innerscars’, abbiamo perso il nostro bassista Roberto e ci siamo separati dalla voce femminile Sara. Insomma, alcuni di noi hanno passato momenti abbastanza difficili anche a livello personale (non all’interno del gruppo, ci tengo a precisarlo!) e forse queste esperienze hanno anche fatto scaturire in noi una certa rabbia e voglia di rivincita…”.
COME AVETE OTTENUTO IL DEAL CON LA NEONATA WORMHOLE DEATH, SUBLABEL DELLA AURAL MUSIC? COME VI SEMBRA IL LAVORO DEI RAGAZZI DELL’ETICHETTA?
Alberto: “Dal 2006 abbiamo cominciato a collaborare con Alkemist-Fanatix: quando Carlo (Bellotti, vocalist dei GF93 e boss della Alkemist, ndR) ed i ragazzi hanno sentito il nuovo materiale, abbiamo capito che erano davvero interessati a ciò che facevamo ed abbiamo deciso di affidare a loro la ricerca di una label. Abbiamo ricevuto alcune proposte, ma quella senza dubbio più interessante é stata quella di Wormhole Death: un progetto nuovo, fresco, coraggioso. Gli altri tre gruppi (To A Skylark, Onsetcold, Rumors Of Gehenna) che sono partiti con noi sono poi tra le proposte più valide che ci é capitato di sentire ultimamente. Wormhole Death ha creduto molto nel nostro nuovo corso e vuole puntare su un discorso basato sulla qualità. E poi era impossibile non pensare all’esperienza di Aural Music: siamo sempre stati fan di etichette come la Code666, capace di proporre gruppi sperimentali e d’avanguardia. Il fatto che poi in testa a tutto ci fosse SPV (l’album esce come doppio catalogo SPV) ci ha dato ‘il colpo di grazia’ per la scelta! I canali distributivi quindi sono ottimi (SPV, Plastic Head, The End Records), ma al momento diciamo che la promozione sta avendo solo i primi riscontri; credo sia ancora un po’ presto per poter tirare le somme, perciò incrociamo le dita…”.
CON IL RECENTE ABBANDONO DI ANDREA E LA SUA SOSTITUZIONE CON MARCO, PENSATE DI AVER RAGGIUNTO UNA ACCETTABILE STABILITA’ DI LINE-UP? E’ DAVVERO COSI’ DIFFICILE MANTENERE UNA FORMAZIONE FISSA?
Matteo: “E’ difficile più che altro trovare persone che vogliano condividere con te OGNI aspetto dell’essere un gruppo a tutti gli effetti. Non siamo una monarchia, ma una democrazia. Ne consegue che tutto è diviso, o dovrebbe esserlo, in parti uguali. Gli allori come i sassi in faccia. Il sudore come le soddisfazioni. Il lavoro deve essere assolutamente di squadra, una bella staffetta diciamo. Nessuna prima donna. Oltre a questo tipo di lavoro, c’è magari però altro, slegato dal discorso musicale: c’è da considerare il lato extra musicale del proprio percorso di vita e talvolta l’ago della bilancia pende verso questo. Poco male, l’importante è rimettersi in carreggiata e lavorare ancora più duro. Speriamo di aver completato la squadra con Marco, i presupposti ci sono tutti!”.
Alberto: “La cosa strana é che mi accorgo solo ultimamente dalle interviste che abbiamo cambiato un po’ di persone (ride, ndR). In realtà, anzi, la mia sensazione é quella di Lifend come un progetto abbastanza stabile. E’ vero, Andrea se ne é andato, ma alla fine con lui abbiamo lavorato per almeno sei anni e da quattro la formazione era comunque stabile. Con Marco siamo già al lavoro sui nuovi pezzi, si é inserito perfettamente nel progetto e ha nuove energie da spendere!”.
“DEVIHATE” MOSTRA DEI LIFEND, SE NON PROPRIO CAMBIATI, CERTO ABBASTANZA DIVERSI DA QUELLI DI “INNERSCARS”. QUALI RAGIONI CI SONO ALLA BASE DELLA SCELTA DI ‘ALLEGGERIRE’ IL VOSTRO SONGWRITING?
Matteo: “Nessun calcolo. Semplicemente la diretta conseguenza del nostro Essere. Suoniamo questo perchè SIAMO questo in questo preciso istante della nostra vita. Tutto è moto perpetuo, noi stessi, il mondo. Ogni energia si distrugge e si ricrea e, ora come prima, convogliamo questa energia in ciò che più ci soddisfa. Stiamo facendo un percorso che più naturale non potrebbe essere e credo ci evolveremo ancora ed ancora…”.
Alberto: “Sensazioni, semplicemente sensazioni condivise da tutti noi. Ci siamo resi conto che sentivamo il bisogno di doverci esprimere in maniera più diretta, levare qualche ‘orpello’ che spesso rendeva troppo complessi i pezzi. Chitarre più uniformi (soprattutto per le parti tirate), meno voci differenti sovrapposte, meno synth e usati molto ‘sotto’ per dare corpo e mood. Tutto questo anche per poter rendere più incisivo il nostro lato live, che spesso perdeva un po’ di impatto ed intelligibilità. Ora che abbiamo concretizzato queste scelte, poi, é bello sentire che molte persone che prima storcevano un po’ il naso ora ci fanno i complimenti”.
COME VI SIETE TROVATI, PER LA PRIMA VOLTA, A COMPORRE MATERIALE CHE NON PREVEDESSE LA VOCE FEMMINILE? AVETE DOVUTO CAMBIARE MODUS OPERANDI?
Alberto: “Assolutamente no: a livello compositivo siamo sempre partiti tendenzialmente da idee di chitarra che poi venivano sviluppate ed arrangiate insieme in sala. In passato é capitato che pezzi troppo estremi venissero leggermente adattati per poter meglio inserire le voci femminili. Ora questi pezzi sono semplicemente i primi a cui pensiamo (ride, ndR). Scherzi a parte, abbiamo anche provato ad inserire una nuova voce femminile, ma ci siamo accorti che non la sentivamo più nostra ed i nuovi riffs ne erano un chiaro segno. Ti posso dire che giusto ieri abbiamo chiarito un po’ le idee sui numerosi nuovi riffs che abbiamo creato fin’ora, e ti assicuro che per nessuno di questi si sente la necessità di una voce femminile!”.
OLTRE ALLO SNELLIMENTO DELLO STILE, MI SEMBRA CI SIA STATO UN INCREMENTO DI SONORITA’ MODERNE E QUASI METAL-CORE, A DISCAPITO DELLE INFLUENZE GOTHIC CHE ERANO PRESENTI IN PASSATO. SIETE D’ACCORDO?
Simone: “Non sai quanto ci riempie di gioia la tua domanda/osservazione… Diciamo comunque che, anche se non presente nel lavoro precedente, non avrei tanto parlato di gothic per ‘Innerscars’, ma piuttosto di avantgarde con voce femminile. E’ fin troppo semplice catalogare gothic ogni lavoro che presenti una voce femminile. Comunque diciamo che hai visto e sentito bene riguardo ‘DeviHate’. I nostri ascolti sono molto indirizzati verso il -core (e non solo ovviamente) e per questo abbiamo voluto inserire parti post-core, metal-core (diciamo così) e death-core. Il tutto sempre con estrema naturalezza”.
Alberto: “Se da una parte mi fa felice sentire che la nostra nuova direzione secondo la critica si sta allontanando dal filone gothic (anche se a dire il vero non ci siamo mai sentiti molto catalogabili in quel senso), dall’altra parte l’inserimento nel filone metal-core mi fa un po’ paura. A me personalmente qualcosa di metal-core non dispiace, ma non ne vado nemmeno pazzo: ci sono migliaia di gruppi che spesso badano più ad immagine e taglio di capelli piuttosto che a provare a fare qualcosa di un minimo innovativo (assolutamente vero, ndR). Di sicuro abbiamo una parte -core, ma se potessi scegliere mi piacerebbe venisse messa in evidenza con paragoni a gruppi come Cult of Luna, Isis, Callisto, formazioni che più che metal-core credo siano catalogabili come post-core. Alla fine sono tutte solo parole ed etichette. Ci piacerebbe che le persone provassero a dare un’ascoltata al nostro lavoro e trovassero la definizione che preferiscono”.
MI HA STUPITO PARECCHIO L’OPENER “PURIFY ME”, BRANO CHE ADORO MA CHE REPUTO QUASI UN EPISODIO A PARTE NELLA VOSTRA DISCOGRAFIA; SEMBRA INFATTI ESTRAPOLATO DA UN ALBUM DI PURO DEATH-CORE MODELLO HEAVEN SHALL BURN. PENSATE DI PROSEGUIRE IN FUTURO NELL’ESPLORAZIONE DELLA PARTE –CORE DELLA VOSTRA PROPOSTA?
Simone: “Be’, come detto prima, abbiamo una forte matrice -core. Sicuramente la stiamo coltivando ben bene in modo da modernizzare ancora di più il nostro futuro lavoro”.
Alberto: “Davvero pensi che ‘Purify Me’ sia così isolato, anche all’interno di ‘DeviHate’? Probabilmente é la più diretta e aggressiva, ma credo presenti atmosfere che si possano ritrovare un po’ in tutti i pezzi. Ad ogni modo, credo di non sbagliare se ti anticipo che questo non resterà un episodio isolato…”.
QUALI SONO SECONDO VOI I BRANI PIU’ RAPPRESENTATIVI DI “DEVIHATE”?
Matteo: “Per quello che mi riguarda, trovo che ‘Prometheus Purpureal’ sia uno dei brani migliori che abbiamo mai composto. Molto -core, particolarmente monolitico, disturbato”.
Alberto: “E’ difficile trovarne uno in particolare: ‘Purify Me’, ‘Prometheus Purpureal’, ‘Fail Better (Die!)’…credo che ogni pezzo abbia una propria identità: spesso capita di ascoltare album in cui i brani si somigliano tutti, invece forse su ‘DeviHate’ ogni persona può trovare il proprio pezzo preferito. Ci é già capitato che ci facessero i complimenti per canzoni che magari invece, a nostro avviso, erano leggermente sotto tono rispetto ad altre, e questo non può che farci felici”.
CI SONO PARECCHIE COLLABORAZIONI NEL NUOVO ALBUM, SOPRATTUTTO PER QUANTO RIGUARDA LE VOCI: CE NE PARLATE UN PO’?
Matteo: “Dunque, eravamo partiti con il collaborare con Aad dei Sinister per qualche innesto di voce, ma purtroppo per ragioni di tempistiche non siamo riusciti a farne nulla. Cercavamo dunque un buon growling o comunque voci in grado di completare al meglio il bouquet timbrico di Alberto, vocals in grado di essere inserite in contesti particolari, durante movimenti specifici. Sai, il guest straniero fa molto cool – come dite voi giovani! (non vedo giovani nei pressi…, ndR) – soprattutto in un mercato esterofilo come il nostro… Ma tutto siamo tranne che trendy, e quindi largo spazio a collaborazioni con personaggi della nostra penisola che potevano aggiungere quel quid differente, anche se appartenenti ad ambiti diversi dal nostro. M. The Bard di Opera IX/The True Endless ha svolto un lavoro magnifico sui brani, così come Dahmer dei Bastard Saints. Inoltre, alcune linee di sintetizzatori sono stati inseriti da Francesco dei Three Steps To The Ocean ed altre dal M° Christian Scheidel. Come vedi, non importa chi c’è, importa come viene detto ed in quale contesto viene detto”.
Alberto: “Volevamo inserire elementi che andassero a rafforzare il feeling di alcune parti: gli amici che Matteo ha citato provengono dagli ambienti più disparati, dal black metal al post-rock, dalla classica al brutal death, e tutti si sono inseriti alla perfezione facendo ciò che sapevano fare meglio, ma in un contesto completamente diverso dal solito per loro. Che dire, per noi hanno davvero fatto un ottimo lavoro! Ci piace confrontarci con realtà e idee diverse dalle nostre, abbiamo sempre qualcosa da imparare e proprio per questo credo che anche in futuro avremo qualche ospite sui nuovi lavori”.
PER QUANTO RIGUARDA L’ATTIVITA’ LIVE, COME VI STATE ORGANIZZANDO? UN LAVORO VALIDO COME “DEVIHATE” MERITEREBBE PROPRIO DI ESSERE PROMOSSO ADEGUATAMENTE!
Matteo: “Marco, che posso dirti? Chiaro, vorremmo vivere di questo e promuovere al meglio il disco, anche perchè l’ambito live è sicuramente quello che più ci piace e ci appaga. Ma è molto difficile essere attivi qui in Italia, a causa di una mancanza di propositività da parte di locali e promoter, e ancor di più per via di un’immobilità di fondo del cosiddetto ‘ascoltatore medio’. Finchè ci saranno persone così chiuse mentalmente, che è ‘o thrash metal o nulla’, finché non si apriranno un attimo gli occhi (o meglio, le orecchie!), niente si muoverà qui. Ne consegue che, sinceramente, preferiamo forse suonare in altri ambienti, ben più vicini alle nostre sonorità e attitudini. Proprio per questo, stiamo programmando, insieme con alcune agenzie di booking, alcune date e mini-tour soprattutto all’estero”.
Matteo: “Buona fortuna anche a te! E grazie per averci ospitato sulle vostre pagine virtuali… ‘Devihate’ merita, dategli un ascolto (attraverso magari il nostro MySpace ufficiale www.myspace.com/lifend) e speriamo di incontrarvi presto ad uno dei nostri concerti”.