Con “Necro”, i Lik confermano di essere tra i nomi più solidi della scena death metal svedese contemporanea. Nati nel cuore pulsante di Stoccolma e cresciuti all’ombra di giganti come Entombed e Dismember, i Lik stanno riuscendo a incarnare alla perfezione lo spirito di questo tipo di death metal, senza però risultare anacronistici o troppo derivativi.
Con ormai quattro full-length nel repertorio e membri attivi anche in realtà di primo piano come Bloodbath e Katatonia, la band ha affinato una formula che unisce un profondo rispetto per la tradizione a una scrittura dinamica e molto attenta ai dettagli.
Abbiamo parlato con Tomas Åkvik, chitarrista, cantante e membro fondatore, in occasione dell’uscita del succitato “Necro”, un disco registrato dal vivo in soli tre giorni, nato da una dichiarazione d’intenti chiamata “War Praise” e intriso di omaggi più o meno velati ai maestri del genere.
Nel corso della chiacchierata, Tomas ci racconta con onestà e lucidità del processo creativo dietro l’album, della difficoltà di scrivere musica fresca in un genere così codificato e delle sfide (ma anche delle soddisfazioni) di portare avanti una carriera all’interno di una scena tanto leggendaria quanto esigente.
Con la consueta ironia e una passione genuina per il death metal, Åkvik ci guida insomma attraverso l’universo dei Lik, tra dedizione assoluta alla cosiddetta vecchia scuola e il desiderio costante di fare un passo avanti con le proprie composizioni.
IL PROCESSO DI SCRITTURA PER QUESTO ALBUM È INIZIATO CON “WAR PRAISE”, CHE AVETE DEFINITO “LA CANZONE CHE DOVEVAMO SCRIVERE”. IN CHE MODO QUESTO BRANO HA INFLUENZATO IL RESTO DEL DISCO?
– All’inizio ci siamo messi a provare un sacco di riff, a jammare parecchio in sala, proprio per capire che tipo di direzione volevamo intraprendere. Era una fase di esplorazione, in cui ci stavamo chiedendo: “Che tipo di brani vogliamo scrivere questa volta?”. Dopo un po’, ci siamo resi conto che per poter davvero sbloccare il processo creativo e farlo decollare, avevamo bisogno di scrivere una canzone che incarnasse al 100% il suono e lo spirito dei Lik.
“War Praise” è nata proprio così: è stata la chiave che ha aperto la porta verso tutto quello che sarebbe venuto dopo. Una sorta di manifesto iniziale che ci ha riportati alle radici e ci ha mostrato il percorso da seguire. Senza quella canzone, probabilmente l’intero album avrebbe preso una piega diversa.
AVETE POI DETTO CHE “DECEASED” È UN TRIBUTO DIRETTO AGLI ENTOMBED. AL MOMENTO LA TROVO LA VOSTRA MIGLIOR CANZONE IN ASSOLUTO, UN’APERTURA DI ALBUM FANTASTICA. CI SONO ALTRI BRANI SU “NECRO” CHE CREDETE SIANO FORTEMENTE INFLUENZATI DAI VOSTRI EROI MUSICALI?
– Grazie mille! Fa sempre piacere sapere che un brano viene apprezzato così tanto, soprattutto se si tratta di una traccia a cui teniamo molto. “Deceased” è chiaramente un omaggio agli Entombed, non solo nel sound ma anche nell’attitudine. In generale, il nostro stile è profondamente radicato in quella storica scena death metal di Stoccolma degli anni ’90. Non è certo un segreto che Entombed e Dismember abbiano avuto un’enorme influenza su di noi fin dal primo giorno.
Oltre a “Deceased”, direi che anche “Worms Inside” è significativa sotto questo punto di vista: contiene un omaggio evidente ai Metallica, una band che ha lasciato un segno profondo nella nostra formazione musicale. Cerchiamo di prendere spunti da ciò che ci ha formato, ma reinterpretandoli alla nostra maniera.
LA VOSTRA MUSICA RESTA FEDELE ALLE RADICI DEL DEATH METAL SVEDESE, MA INTRODUCE ANCHE ELEMENTI DI METAL CLASSICO QUA E LÀ, UN PO’ COME HANNO FATTO I DISMEMBER NEL CORSO DELLA LORO CARRIERA. IN “NECRO” C’È QUALCOSA CHE AVETE VOLUTO INNOVARE RISPETTO AI VOSTRI DISCHI PRECEDENTI?
– Essendo questo il nostro quarto album, possiamo dire di aver ormai compreso profondamente quale tipo di musica ci appassiona davvero. E questo è un punto fondamentale: sappiamo chi siamo, e sappiamo cosa vogliamo fare.
Detto questo, non abbiamo mai avuto l’intenzione di reinventare la ruota o stravolgere il nostro stile. Piuttosto, con “Necro” volevamo fare un ulteriore passo avanti nella qualità complessiva, cercando di scrivere un disco che fosse almeno allo stesso livello, se non superiore, a “Misanthropic Breed”. Non si tratta tanto di innovare per il gusto di farlo, ma di perfezionare quello che sappiamo fare meglio.
A volte l’evoluzione sta nei dettagli, nel rendere ogni brano più solido, più potente, più coerente con la nostra identità.
CON QUATTRO ALBUM ALL’ATTIVO, COME VALUTATE LA VOSTRA EVOLUZIONE? SENTITE DI AVER DEFINITO LA VOSTRA IDENTITÀ ARTISTICA, O C’È ANCORA SPAZIO PER UN MINIMO DI SPERIMENTAZIONE?
– Come dicevo, ci sentiamo ben saldi nelle nostre fondamenta. Il nostro cuore batte per l’old school death metal, e questo non è destinato a cambiare. Però c’è sempre margine per migliorare. Non vogliamo snaturarci, ma sicuramente cerchiamo sempre nuove sfide, modi per affilare il nostro songwriting, magari introducendo sfumature o atmosfere diverse. L’evoluzione non deve per forza voler dire cambiamento radicale; a volte si tratta semplicemente di diventare più maturi come musicisti e come band.
SCRIVERE RIFF E CANZONI NUOVE IN UN GENERE COSÌ CODIFICATO, COL PASSARE DEL TEMPO DIVENTA PIÙ DIFFICILE? COME EVITATE LA SENSAZIONE DI STARE RIPETENDO QUALCOSA DI GIÀ SENTITO? VI È MAI CAPITATO DI SCARTARE IDEE PERCHÉ TROPPO SIMILI AI CLASSICI DEL GENERE?
– Oh sì, assolutamente! Capita molto spesso di buttare via riff o intere canzoni perché ci sembrano troppo simili a qualcosa che è già stato fatto, o che abbiamo già fatto noi stessi. Il processo di scrittura può essere davvero ostico a volte. Dopo un po’ ti sembra che ogni riff sia una variazione su un tema già sentito mille volte. È in quei momenti che bisogna fare un passo indietro, schiarirsi le idee e riflettere: “Dove vogliamo andare con questo pezzo? Cosa vogliamo trasmettere?”.
Serve onestà e anche una certa autocritica. Ma è parte del gioco.
LA SCENA DEATH METAL DI STOCCOLMA È LEGGENDARIA, CON BAND COME DISMEMBER, GRAVE ED ENTOMBED CHE NE HANNO DEFINITO L’IDENTITÀ. SENTITE IL PESO DI QUESTA TRADIZIONE, O LA VEDETE PIUTTOSTO COME UNA SPINTA A PORTARE LA VOSTRA MUSICA ANCORA PIÙ IN LÀ?
– Diciamo entrambe le cose. Da un lato, è impossibile non sentire una certa responsabilità quando fai parte di una scena con un’eredità così pesante e prestigiosa. Ma dall’altro, cerchiamo di non farci schiacciare da quel peso. Alla fine dei conti, quello che conta davvero è essere fedeli a se stessi e suonare ciò che ami. E noi amiamo visceralmente il death metal vecchia scuola.
Quindi sì, siamo orgogliosi di portare avanti questa tradizione, ma lo facciamo con il nostro stile, con la nostra voce.
“NECRO” È STATO REGISTRATO DAL VIVO IN SOLI TRE GIORNI. CHE IMPATTO HA AVUTO QUESTO APPROCCIO SUL RISULTATO FINALE, RISPETTO AI VOSTRI DISCHI PRECEDENTI?
– In realtà, abbiamo sempre registrato in questo modo. È semplicemente il metodo che funziona meglio per noi. Registrare live ci permette di catturare l’energia cruda e l’interazione tra i membri della band, cosa che spesso si perde in produzioni troppo levigate o frammentate. Certo, è una sfida, perché richiede molta preparazione e precisione, ma per noi è il modo più autentico di farlo. Ci restituisce un suono più diretto, più vivo, e questo è esattamente ciò che vogliamo trasmettere.
ALCUNI DI VOI SUONANO ANCHE CON KATATONIA E BLOODBATH. QUAL È LA LEZIONE PIÙ IMPORTANTE CHE AVETE IMPARATO STANDO IN BAND CON MUSICISTI DI TALE LIVELLO E CHE AVETE APPLICATO NEI LIK?
– La cosa più importante, e forse anche la più semplice, è: non dimenticare mai di divertirti. Potrebbe sembrare una banalità, ma nel lungo periodo è davvero fondamentale. Se ti prendi troppo sul serio o perdi il piacere di suonare, tutto inizia a diventare più pesante.
Suonare in band come Katatonia e Bloodbath ti insegna a essere professionale, certo, ma anche a ricordarti perché hai iniziato tutto questo: per passione. E quella passione va nutrita, sempre.
NEL 2025 IL DEATH METAL NON È PIÙ UNA RIBELLIONE AL MAINSTREAM: È ORMAI UNA CULTURA MUSICALE CONSOLIDATA. LO CONSIDERATE ANCORA UN GENERE “ESTREMO” E SOVVERSIVO?
– Dipende da come lo guardi. Per alcuni, probabilmente sì: basti pensare allo stile vocale, che magari potrebbe spaventare tua nonna se lo sentisse per caso! Ma per noi, alla fine, è solo rock’n’roll suonato più veloce e con molta più distorsione.
Il death metal che suoniamo noi non è certo tra i più estremi in circolazione oggi, ma conserva ancora quell’attitudine ribelle e underground che ci ha fatto innamorare del genere.
NEGLI ANNI IL PUBBLICO DEL DEATH METAL È INVECCHIATO. PENSATE CHE LA SCENA STIA FACENDO ABBASTANZA PER ATTRARRE LE NUOVE GENERAZIONI, O RISCHIA DI DIVENTARE UN GENERE DI NICCHIA SEMPRE PIÙ RISTRETTO?
– A giudicare da quello che vediamo sotto il palco, direi che il ricambio generazionale c’è, eccome.
Notiamo sempre più giovani ai nostri concerti, ragazzi che scoprono il death metal magari partendo dai classici e poi si avvicinano anche a band più recenti. È una cosa bellissima, e ci dà molta speranza per il futuro del genere. Il death metal, almeno dal nostro punto di vista, è ancora molto vivo e vegeto.
PROBABILMENTE NON SARÀ FACILE, MA POTRESTE SCEGLIERE LE VOSTRE TRE CANZONI PREFERITE DEL DEATH METAL DI STOCCOLMA? E COSA LE RENDE COSÌ SPECIALI PER VOI?
Dismember – “Override of the Overture”: Non posso non citarla. L’intro è qualcosa che ancora oggi mi dà i brividi, e l’energia che esplode subito dopo è semplicemente travolgente. Un pezzo che rappresenta tutto ciò che amiamo in questo genere.
Entombed – “Chief Rebel Angel”: C’è qualcosa di mistico nell’introduzione, un’atmosfera che ti cattura subito. E poi quel groove così pesante ma affascinante… davvero un pezzo unico, che dimostra quanto gli Entombed sapessero innovare restando fedeli al loro stile.
Entombed – “Chaos Breed”: Difficile scegliere una sola canzone da “Clandestine”, un album che ha letteralmente plasmato il suono del death metal svedese. Ma “Chaos Breed” riesce a racchiudere tutta l’essenza di quel disco: potenza, oscurità e una produzione iconica.
DOPO L’USCITA DI “NECRO”, COSA C’È NEL FUTURO DEI LIK? AVETE GIÀ DEI PIANI PER IL TOUR O NUOVE IDEE MUSICALI DA ESPLORARE?
– Abbiamo davanti a noi un’estate davvero entusiasmante, ricca di festival in giro per l’Europa. E speriamo di poter organizzare un tour completo l’anno prossimo. Per ora, però, il nostro unico obiettivo è condividere “Necro” con il mondo e vedere come verrà accolto. Tutto il resto verrà dopo, passo dopo passo.