I Locrian sono tre ragazzi di Chicago, tanto a loro agio nel creare soundscape mostruosi e inquietanti, quanto nel tessere trame di post-rock sbilenco e deforme, quanto nel suonare black metal surreale o noise dilaniante. Sono tanto astratti quanto sanguigni, tanto bizzarri quanto geniali, tanto magnetici quanto imprevedibili. Le loro influenze spaziano dagli Yes agli Emperor e il loro scopo ultimo è sempre stato quello di creare musica che non esiste e che nessun altro ha mai fatto prima. Obiettivo miracolosamente sempre ampiamente raggiunto e persino ridicolizzato oltre ogni aspettativa e oltre ogni previsione ad ogni singola uscita. E’ chiaro che non esiste nessun’altra band come i Locrian, ed è per questo che la enorme e famosissima Relapse non se li è lasciati sfuggire, proprio come noi non ci siamo voluti far sfuggire l’analisi del loro colossale debutto per l’etichetta di Philadelphia – che ci ha letteralmente spazzati via – e in ultima istanza non siamo riusciti a resistere alla tentazione di fare una chiacchierata con il criptico e timido trio di musicisti, che si è rivelata tanto piacevole quanto necessaria per cercare di capire meglio un mondo musicale ancora in gran parte impossibile da afferrare.
CIAO RAGAZZI, I LOCRIAN ORMAI SONO I GIRO DA UN PO’ MA LA NATURA MOLTO SPERIMENTALE DELLA BAND SINORA VI HA RELEGATI ALL’UNDERGROUND, PER CUI COME INTRODURRESTE LA BAND A CHI NON VI CONOSCE?
André: “Io e Terence abbiamo formato la band nel 2005. La gente cerca di categorizzarci perchè ragionano tutti per categorie, ma a noi delle categorie non frega un cazzo. Non sappiamo cosa siamo e cosa facciamo, sappiamo solo che facciamo musica che ha intenti e significato”.
Terence: “ Sì, infatti, a noi piace fare musica unicamente per noi stessi. Musica che combini insieme varie influenze che possono spaziare dall’industrial al metal al noise all’ambient con tutto quello che sta in mezzo. In ‘Return to Annihilation’ siamo stati influenzati da tanto progressive rock e tanto power electronics . Nonostante tutto non siamo una band metal, e non siamo una band noise; siamo i Locrian, punto”.
POTETE DIRCI BREVEMENTE LA STORIA DELLA BAND E DA CHI E’ ATTUALMENTE FORMATA? SE NON SBAGLIO LA FORMAZIONE E’ DIFFERENTE ORA DA COME ERA AGLI ESORDI…
André: “Sì, esatto, dal 2005 al 2010 i Locrian erano solo me e Terence. Nel 2009 abbiamo collaborato con un manipolo di altri musicisti per vari progetti, incluso il nostro LP ‘Territories’ e altri progetti nei due anni successivi. Nel 2010 abbiamo chiesto a Steven Hess di unirsi a noi in pianta stabile per poter allargare gli orizzonti e le capacità della band e per poter espandere il nostro sound e provare idee diverse”.
Terence: “Sì, infatti, dal 2010 siamo noi tre, anche se le collaborazioni con altre persone avvengono sempre”.
COME E’ AVVENUTO IL SODALIZIO CON LA RELAPSE E E CHE VANTAGGI AVETE VISTO NELL’UNIRVI AL ROSTER DI UNA ETICHETTA COSI’ GRANDE E FAMOSA?
André: “La Relapse si è messa in contatto con noi dopo aver sentito il nostro album ‘The Clearing’, il quale gli era piaciuto molto. Così si sono offerti di lavorare con noi e pubblicare dei nostri lavori futuri. Per noi non è stato così strano come si potrebbe pensare. Hanno pubblicato molti dischi noise in passato, dei quali siamo sempre stati grandi estimatori, inclusi lavori di Merzbow e Angel of Decay, e tanti album metal che abbiamo apprezzato in passato sono usciti tramite Relapse, per cui a dire il vero la scelta è stata abbastanza ovvia e sensata”.
Terence: “Esatto, il loro catalogo passato a noi è sempre piaciuto. Siamo grandi estimatori di band del roster storico della band quali Disembowelment, Brighter Death Now, Bodychoke e Pig Destroyer. Hanno anche pubblicato un lavoro di Atrax Morgue in passato, un artista noise italiano molto influente ed importante per il genere. Ci siamo sentiti subito a casa con la Relapse, capiscono come lavoriamo e cosa cerchiamo nella nostra musica. I vantaggi sono cose banali alla fine, come questa intervista e il fatto che il disco è molto ben promosso e distribuito. Nulla da dire, scelta sensatissima e sin ora molto fruttuosa di cui siamo felici”.
IL FATTO CHE I VOSTRI AMICI HORSEBACK SI SONO UNITI ALLA RELAPSE PRIMA DI VOI VI HA INCENTIVATI?
André: “Certo! Jenks non ha fatto altro che dirci buone cose della Relapse e ci ha reso la scelta del contratto con loro molto più facile del previsto”.
Terence: ”Quoto, certamente!”.
RIMANENDO SULL’ARGOMENTO HORSEBACK, AVETE COLLABORATO CON LORO PIU’ DI CHIUNQUE ALTRO IN PASSATO, CI SONO ALTRI LAVORI COLLABORATIVI FRA VOI DUE IN ARRIVO?
André: “Non abbiamo ancora affrontato l’argomento con nessuno ma a questo punto sembra molto improbabile che il prossimo lavoro dei Locrian sarà una collaborazione con altri artisti”.
INTERESSANTE COME CON UNA LABEL PIU’ IN VISTA E CONOSCIUTA SIA ANCHE ARRIVATO IL VOSTRO ALBUM PIU’ ACCESSIBILE E “ORECCHIABILE” DI SEMPRE. COINCIDENZA O INTENTO?
André: “Non saprei. Abbiamo fatto il disco che volevamo fare. I nostri ultimi due album prima di questo erano già più accessibili, per cui credo che abbiamo solamente continuato con naturalezza un trend che era già in atto. Dubito che questo possa essere definito un album fatto per accomodare l’ascoltatore. E’ un album pieno di momenti molto ostici secondo me, pur essendo uno dei più diretti e abbordabili che abbiamo mai fatto”.
Terence: “Può essere, ma il termine è relativo. Secondo me si sente al 100% che è un disco dei Locrian. Avevamo idee e le abbiamo messe iun pratica senza alcuna influenza esterna. Forse posso essere daccordo sul fatto che ‘Panorama of Mirrors’ è la nostra ‘hit estiva’, ma alla fine anche quella rientra in un progetto tipicamente Locrian e di certo non appetibile ai più”.
SEMBRA CHE TUTTI I VOSTRI ALBUM E IL VOSTO IMMAGINARIO ARTISTICO IN GENERALE, DALLA MUSICA AGLI ARTWORK, ECCETERA, ABBIA COME TEMA CENTRALE E RICORRENTE LA DECADENZA URBANA E IL DECLINO DELLA SOCIETA’ MODERNA. ABBIAMO CAPITO BENE?
Terence: “Hai fatto centro. Io sono un visual artist e mi piace anche collaborare con altri artisti. Sono affascinato dai temi che hai appena menzionato: consumismo patologico, il cancro delle periferie urbane, il declino dell’urbanizzazione e così via. Credo che in questo la nostra musica sia incredibilmente ovvia e attuale e tutt’altro che astratta. La nostra vita nel ventunesimo secolo e nel primo mondo alla fine è questo, è una dissonanza cognitiva costante e tutt’intorno a noi. Noi desideriamo una esistenza purissima e perfetta e per averla distruggiamo il nostro habitat e tutto ciò che ci circonda. Distruggiamo il nostro mondo per avere un mondo bellissimo e perfetto. Il controsenso è spaventoso. ‘Return to Annihilation’ tratta proprio di questo, di come la terra ci ha creati ma come alla fine ci ripudierà e diventerà ostile nei nostri confronti. Ci cancellerà. Il disco racconta la storia due volte, tramite il soggetto reale e la sua immagine riflessa allo specchio. I testi trattano di uno stato dormiente e di sonnambulismo e del desiderio di svegliarsi da questo sogno… o incubo”.
COSA C’E’ ALLA BASE DELLA MUSICA DEI LOCRIAN? PERCHE’ AVETE IL SUONO CHE AVETEE E QUALI SCOPI PREFISSI? COSA STATE CERCANDO DI MATERIALIZZARE O OTTENERE CON QUESTA MUSICA?”
André: “Credo che lo scopo ultimo sia quello di far sentire qualcosa a chi ci ascolta. Vengono espressi molti concetti e molte emozioni in questa musica. Abbiamo il suono che abbiamo perché trasformiamo In suono ciò che ci ispira”.
Terence: “Credo che in principio volessimo semplicemente suonare musica oscura e deforme, e replicare da soli tutta la musica che abbiamo amato e apprezzato crescendo: il dark ambient, il black metal, il goth, l’industrial, eccetera, prendere tutte queste nostre influenze ed amalgamarle in una proposta tutta nostra. Ora abbiamo il nostro vocabolario musicale per fare ciò che ci piace, lo abbiamo sviluppato da soli nell’arco degli anni e abbiamo una visione più ampia dei nostri mezzi e di dove vogliamo andare musicalmente”.
LA VOSTRA MUSICA E’ ALTAMENTE SPERIMENTALE E A TRATTI SEMBRA QUASI INTERMANENTE IMPROVVISATA. COME NASCE UN DISCO DEI LOCRIAN A LIVELLO DI SCRITTURA E COMPOSIZIONE?
André: “Ogni nostro disco nasce in maniera differente. Siamo costantemente in evoluzione e in crescita sia come persone che come musicisti, per cui ogni canzone viene approcciata in maniera diversa”.
Terence: “Io approccio la cosa da tante angolature diverse. Le idee le prendo dal tema centrale del disco e sviluppo le canzoni da lì. Oppure mi vengono in mente trame sonore in testa che cerco poi di mettere su nastro prima che svaniscano. I riff nascono un maniera molto organica e concreta però, poi li organizziamo in maniera sensata e li sviluppiamo da li, dai bozzoli iniziali. Evolvono, poi ce li scambiamo, li miglioriamo e la cosa prosegue in questa direzione. Di recente abbiamo cominciato a comporre di più e improvvisare meno, e studiamo per le nostre canzoni delle strutture vere e proprie, che anche se molto semplici creano contrasto, una cosa che noi amiamo particolarmente. Siamo anche grandi supporter della canzone come esperienza e della pesantezza più come contrasto che come rabbia. Secondo me una parte heavy intervallata da momenti di quiete è molto più pesante in sè di una parte semplicemente suonata con rabbia. Il contrasto secondo me genera più violenza. ‘Return to Annihilation’ infatti è nato da una serie sparuta di riff e da questo tema della terra che tenta di estirparci da se stessa. Con cambi climatici repentini e radicali la terra è riuscita a liberarsi di noi, o comunque di renderci consapevoli che non siamo più i benvenuti sulla sua superficie. E comunque in tutto questo impianto concettuale volevamo anche ci fosse tutta una serie di elementi disturbatori, quasi geometrici: specchi, prismi, riflessi, distorsioni eccetera. Questi elementi ci hanno permesso di rendere il lavoro più claustrofobico e psichedelico. Ecco più o meno come è nato il lavoro, il sistema ci aiuta a lavororare, ma il flusso di idee non si deve mai interrompere”.
IN STUDIO SIETE ESTREMAMENTE ATTIVI E PROLIFICI, MA LA VOSTRA ATTIVITA’ LIVE E’ ANCORA SPORADICA E INFREQUENTE, COME MAI?
André: “Non siamo uno studio-project, quello è sicuro. Abbiamo famiglia e vite professionali aldifuori della band per cui non possiamo andare in tour molto spesso o comunque allontanarci per tempi prolungati dal luogo in cui viviamo. Cerchiamo dunque di concentrarci solamente sugli shows che contano che hanno significato per noi. Accettiamo solo determinate offerte e per eventi isolati che riteniamo meritevoli. Speriamo però di poter arrivare sulla costa West degli Usa e in Europa al più presto, quello sarebbe davvero bello”.
Terence: “Noi siamo una band vera e propria, anche se io vivo a Baltimora sulla East Coast e gli altri due vivono a Chicago in Illinois, per cui di certo abbiamo una situazione logistica svantaggiosa per la coesione della band. Io inoltre ho un lavoro a tempo pieno che non ha nulla a che fare con la band, moglie e figli, e uno studio di arti grafiche. Le nostre vite personali sono senz’altro molto indaffarate aldifuori dei Locrian.Ti sembrerà strano ma siamo in studio anche meno di quanto siamo sul palco. Siamo stati in studio l’anno scorso l’ultima volta per registrare questo ultimo lavoro e poi basta. Ma da allora abbiamo suonato una manciata di concerti in giro. Per noi la nostra vita deve essere speciale, e completamente in mano nostra. Vogliamo che la band sia in mani nostre e non che le nostre vite siano in mano alla band. Altre band per funzionare devono vivere in un furgone e suonare in una città diversa ogni notte, e suonare nella stessa città tre volte al mese, per noi il discorso è del tutto diverso e non sento alcuna spinta a vivere in quel modo o a operare in quel modo come band”.
LEGGENDO I CREDITS DI “RETURN TO ANNIHILATION” SI EVINCE CHE I VOSTRI RUOLI NELLA BAND SONO SFOCATI E CHE SEMBRA CHE TUTTI NELLA BAND ABBIANO SUONATO TUTTI GLI STRUMENTI USATI. SIETE TUTTI POLISTRUMENTISTI E I RUOLI NELLA BAND CAMBIANO?
André: “Non proprio, io per lo più suono la chitarra, è il mio strumento principale. Sono il chitarrista dei Locrian. Terence suona i synth e canta, e Steven invece è il nostro batterista. E’ vero che non ci limitiamo e siamo in grado tutti quanti di suonare altro, e lo facciamo spesso e volentieri a seconda del caso e delle necessità, ma i ruoli sono ben definiti”.
Terence: “Sì, esatto, io per lo più suono tastiere, organi, pianoforti e synth e mi occupo delle voci. Sui nostri album passati suonavo spesso la chitarra ma ora concentrandomi solo sulle componenti elettroniche dei Locrian credo di avere trovato il mio posto naturale. Come batterista faccio cagare ma paradossalmente so usare le drum machine meglio di tanti altri”.
IL BLACK METAL E’ IN PIENA FIORITURA NEGLI ULTIMI ANNI E TUTTI NE FANNO USO COME CONTAMINANTE O GENERE DA FONDERE CON ALTRI GENERI. ANCHE NELLA VOSTRA MUSICA E’ MOLTO PRESENTE, COME LO VEDETE VOI IL GENERE?
André: “A me piace il black metal se è già sperimentale di suo. Alla fine è come tutti gli altri generi, alcuni lo suonano bene e hanno molto da dire tramite esso, altri invece suonano black metal che fa cagare. Da ragazzo ero un metallaro, ascoltavo sempre metal e ora sporadicamente ancora lo ascolto e apprezzo, ma non ci penso quando nella mia musica finisco per incorporare elementi provenienti dal metal”.
Terence: “Secondo me il black metal neanche esiste più. Io la vedo così la questione. A me piacciono vari progetti black metal da varie ere e luoghi geografici, ma una scena vera e propria non esiste più. Meglio così comunque visto che le scene e i generi sono solo prigioni restrittive che castrano la creatività. Per cui in generale gli esponenti intansigenti del genere non mi sono mai interessati. Ho sempre apprezzato più gli strambi del genere, gente come i Beherit e gli Abruptum. Più il black metal è strano per me è meglio è. I primi Darkthrone e i primi Emperor mi piaceranno sempre è vero, così come gli Aghast, ma sono bei ricordi di gioventù quando lo spirito critico era ancora ciò che era. In America secondo me hanno fatto meglio perchè sperimetnavano di più e se ne fragavano della tradizione. Apprezzerò sempre i lavori di Weakling, Black Funeral e Shalt Become. Alla fine io faccio musica per creare qualcosa che ancora non ha fatto nessuno, per cui incorporare cose fatte già da altri nella mia musica mi interessa poco. La contaminazione che hai menzionato tu in questo caso è giusta e necessaria, solo così secondo me la musca diviene davvero interessante, perchè va dove non è mai stata prima. E si può benissimo fare tutto ciò anche senza stravolgere la popria natura musicale, basta prendere bands come Deathspell Omega o Shining che nel loro mondo di riferimento sono chiaramente inserite nel genere ma che stanno spingendo sull pedale dell’ignoto e allargando i propri orizzionti. Se cominci a chiederti se una band stia suonando black metal o anche metal affatto, allora significa che quella band sta davvero facendo qualcosa di buono”.
SE POTESTE MENZIONARE UN MANIPOLO DI BAND O MUSICISTI CHE VI HANNO INFLUENZATO MAGGIORMENTE CHI NOMINERESTE?
André: “Io sono cresciuto a dosi massicce di King Crimson, Genesis, Yes, eccetera, ma è stato quando ho scoperto il punk che ho capito che volevo suonare, perchè mi ha fatto capire che per suonare del buon punk non serve essere musicisti talentuosi ma avere intenti e intenzioni genuine. Tanto del punk che apprezzo ha radici dirette con il folk e altra musica tradizionale. Molte leggende del folk e di musica ancestrale sono tutto furochè musicisti tecnicamente dotati, ma sono esperti nel suonare musica che priviene dalle loro viscere, dalle loro più profonde emozioni. Tanto vecchio blues ancestrale, come le registrazioni iniziali di Alan Lomax mi hanno profondamente influenzato e colpito, e sono altrettanto stato profondamente colpito da lavori di folk francese e canadese ancestrale degli anni Trenta, come Joseph Allard, Jos Bouchard e Isidore Soucy”.
Terence: “Io sono cresciuto con gli Yes, i Black Sabbath e Alice Cooper, ma chi mi ha influenzato di più sono band come gli Einstuerzende Neubauten. Mi sono imbattuto nella loro muscia ancora molto giovane e mi hanno profondamente cambiato, e mi hanno mostrato nuove, enormi possibilità alla composizione musicale. Inoltre non credo che sarei qui a suonare tastiere e synth se non fosse stato per la profonda influenza che avuto su di me Brian Eno. Il suo album ‘Music for Airports’ mi ha profondamente cambiato, come anche le sue collaborazioni con Robert Fripp e Cluster. Le prime band in cui ho suonato erano band hardcore che tentavano di replicare i fasti di band hardcore leggendarie che amavo come Angel Hair, Rorschach, Uranus e Portraits of Past. Ovviamente ho amato anche tanto metal in vita mia, e sono cresiuto in Florida, impossibile dunque per me no amare band come Obituary, Nocturnus, Morbid Angel, Deicide e Assück”.
NOI PERSONALMENTE ABBIAMO INTRAVISTO TANTO DEGLI SWANS SU “RETURN TO ANNIHILATION”….
André: “Non negheremo mai che è facile fare l’accostamento. Gli Swans sono una band incredibilmente innovatrice e ispiratrice. ‘The Seer’ secondo me è un lavoro che gli è nato nello stomaco e non in testa…”.
Terence: ”Sai, ricordo di avere ascoltato abbondantemente ‘Children of God’ quando stavamo scrivendo ‘Return to Annihilation’. Credo che gli Swans siano una band talmente unica da risultare indescrivibili e leggendarie. Da ‘Filth’ fino a ‘The Seer’, in mezzo c’e’ di tutto, talmente tante idee ed umori…”.
SECONDO VOI DOVE E’ DIRETTA ARTISTICAMENTE QUESTA BAND? DOVE VI VEDETE A DIECI ANNI DA ADESSO?
André: “Semplicemente continueremo a dare musica che ci permetta di esprimerci e che sia significativa per noi finchè umanamente e logisticamente possibile”.
Terence: “A me piace tantissimo creare musica con André e Steven, e credo che la nostra energia sia enasauribile e che ci sia ancora tanto di inespresso che deve ancora uscir fuori. Non siamo neanche insieme da dieci anni per cui tra dieci anni vorrei potermi voltare per ammirare un vasto catalogo di musica di cui andare fieri, e che mi ha reso una persona e un musicista migliore di quando ho iniziato”.
CI SONO ARTISTI NUOVI, MAGARI CONTEMPORANEI A VOI CHE AVETE APPREZZATO DI RECENTE E CHE VORRESTE MENZIONARE?
André: “Certo! Il nuovo album degli Agarttha uscito su King of the Monsters è grandioso! No Paris è un progetto mininal-electro davvero interessante che ha lanciato un nostro amico della Fan Death Records. Il progetto che mi piace maggiormente a Chicago si chiama Dead Dragon Mountain, ma ce n’è anche un altro ugualmente grandioso chiamato DeadLevel”.
Terence: “I Sutekh Hexen sono una band che ascolto regolarmente. Mi sembrano una fusione assurda tra una un’invasione aliena e Xasthur, davvero pregievoli. Adoro anche i Vaura, una band di NYC formata da tanti musicisti stellari provenienti da altre band altrettanto stellari. Hanno un suono più goth, ma scrivono canzoni stellari. I Sannhet, sempre newyorkesi sono altrettanto barvi e ci hanno davvero impressionato dal vivo quando ci abbiamo suonato insieme. Poi ci sono gli Ulcerate, band rivelazione e il loro ultimo lavoro è una bomba totale. Band davvero difficile da inquadrare, cosa che come ti dicevo eè sintomo di grande qualità secondo me”.