LONG DISTANCE CALLING – La Foresta dei Sogni

Pubblicato il 03/01/2008 da
 
Dopo aver destato la nostra attenzione con l’EP autoprodotto “Dmnstrtn”, i Long Distance Calling si sono mantenuti su alti livelli anche con il loro primo full-length, “Satellite Bay”, piccola gemma di post rock/metal sognante ed emozionale che si nutre tanto di Pelican, quanto di Red Sparowes e Tool. Un’ora di musica per sette splendidi viaggi tra malinconia e potenza. E’ quindi un vero piacere ri-ospitare sulle nostre pagine virtuali il quintetto tedesco, ancora una volta rappresentato in questa sede dal bassista Jan Hoffmann…
 

 
IL VOSTRO PRIMO FULL-LENGTH, “SATELLITE BAY”, E’ STATO PUBBLICATO DI RECENTE DALLA VIVA HATE RECORDS, UNA ETICHETTA VICINA SOPRATTUTTO ALLA SCENA BLACK METAL. COME SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON ESSA?
“Conosciamo Thomas della Viva Hate da tempo e quando ha saputo che eravamo in cerca di una label ci ha semplicemente fatto un’offerta. All’epoca eravamo già in contatto con altre etichette, ma alla fine abbiamo optato per la Viva Hate, in quanto sapevamo che a lui il nostro sound piaceva molto e si sarebbe impegnato a fondo per promuoverci”.
 
E’ PIUTTOSTO FACILE RINTRACCIARE DELLE DIFFERENZE FRA LO STILE DEL PRIMO EP E QUELLO DI “SATELLITE BAY”, A MIO AVVISO. SEMBRA CHE IL NUOVO MATERIALE ABBIA PRESO UNA PIEGA PIU’ HEAVY E VARIEGATA…
“Sì, la penso come te. Le song recenti sono più heavy e oscure. Ma non abbiamo forzato nulla, a dire il vero. E’ semplicemente successo. Va comunque precisato che sono ancora molto presenti le parti sognanti e melodiche. Credo che questa costante alternanza fra sezioni melodiche e altre heavy e crude ci differenzi almeno un po’ dagli altri gruppi del nostro genere”.
 
L’EP ERA STATO COMPOSTO DURANTE DELLE JAM SESSION. ANCHE IL DISCO E’ STATO REALIZZATO IN QUESTA MANIERA?
“Sì, abbiamo jammato per ore e abbiamo registrato ciò che più ci convinceva. Non stiamo mai a casa a provare a scrivere un pezzo… preferiamo di gran lunga incontrarci tutti e jammare assieme in sala prove. Ogni nostra composizione è stata scritta in questo modo”.
 
LA CANZONE “BUILT WITHOUT HANDS” VEDE PETER DOLVING DEI THE HAUNTED ALLA VOCE. COME SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON LUI?
“Lavoro per la Century Media Records e quando Peter si è imbarcato in un promo tour di supporto a ‘The Dead Eye’ ha trascorso un paio di giorni qui a Dortmund. Una sera l’ho accompagnato all’hotel con la mia auto e nel mentre stavamo ascoltando il demo. A un certo punto mi ha semplicemente detto: ‘Voglio cantare su questa musica’. La storia è questa! Siamo orgogliosi di averlo sul nostro disco, ha senza dubbio aggiunto una nuova dimensione e un nuovo sapore a quel brano. Grazie Peter, you rule!”.
 
STATE PROGRAMMANDO DI AGGIUNGERE ALTRO CANTATO ALLA VOSTRA PROPOSTA IN FUTURO O PENSATE DI RIMANERE SEMPRE UNA BAND SEMI-STRUMENTALE?
“Non ne ho idea, in questo momento… vedremo che succede. Non amiamo programmare troppo le nostre mosse. Sicuramente ci sarà del cantato anche sul prossimo album, ma non so ancora dirti quanto e, soprattutto, chi se ne occuperà. Abbiamo in mente dei possibili special guest, ma non c’è nulla di fissato. In ogni caso, non ci sentiamo una tipica band strumentale, quindi credo che proveremo sempre a sperimentare con il cantato”.
 
SIETE GIA’ AL LAVORO SU DEL NUOVO MATERIALE?
“Certamente, le prime sessioni di registrazione per ‘Satellite Bay’ hanno avuto luogo ad aprile 2007, quindi abbiamo già qualche bozza di canzone pronta. Scriveremo inoltre qualche altro pezzo nei prossimi mesi. E’ davvero eccitante vedere che piega sta prendendo il nuovo materiale… credo che il secondo album sarà più veloce e ancora più heavy di ‘Satellite Bay’, ma sperimenteremo anche tanti suoni nuovi”.
 
ESSENDOCI POCHISSIMO CANTATO NEI VOSTRI BRANI, SONO CURIOSO DI SAPERE COME FACCIATE A SCEGLIERE I TITOLI PER CIASCUNO DI ESSI…
“Ci affidiamo al feeling della musica o a idee che abbiamo in mente, solitamente. Il titolo deve dare un’idea di cosa accadrà durante la song, nient’altro, in modo che l’ascoltatore abbia la possibilità di farsi la propria opinione e di immaginare ciò che vuole”.
 
LO STESSO DISCORSO PUO’ ESSERE APPLICATO AL TITOLO DELL’ALBUM?
“Sì… mentre suonavamo ci è venuta in mente questa immagine di una baia piena di satelliti. Un posto tranquillo e qualcosa o qualcuno che ci osserva dall’alto…”.
 
QUALI SONO I BRANI DELL’ALBUM DI CUI SEI MAGGIORMENTE ORGOGLIOSO?
“Mi piace tantissimo ‘Jungfernflug’, perchè riesce a riassumere l’intero contenuto del disco e perchè si sviluppa in crescendo. Poi amo ‘Fire In The Mountain’ e ‘Built Without Hands’: ‘Fire…’ è uno dei primi pezzi che abbiamo composto, mentre sono affezionato a ‘Built…” perchè è heavy, variegata e perchè ci canta Peter. Come dicevo, per noi è fantastico averlo sul disco”.
 
VENITE PARAGONATI SPESSISSIMO A RED SPAROWES E ISIS… INIZIATE A ESSERE STANCHI DI QUESTO?
“Un po’ sì. Ovviamente capiamo questi paragoni, però trovo che non siano le nostre sole influenze. Non bisogna sottovalutare Tool, Pink Floyd e Porcupine Tree, ad esempio. Quelle che citi sono comunque grandissime band e va benissimo essere accostate a esse. Gli Isis sono il gruppo più importante del nostro genere e siamo tutti dei loro fan”.
 
COME VI STATE MUOVENDO SUL FRONTE LIVE?
Abbiamo tenuto 23 show nel 2007… un buon risultato per noi. Siamo tutti coinvolti in altre band e abbiamo dei lavori, quindi è impossibile partire in tour o tenere 100 date all’anno. Cerchiamo però di suonare live il più possibile. Abbiamo supportato gruppi come 65daysofstatic, Envy e iLiKETRAiNS l’anno scorso e speriamo di poter ripetere simili esperienze anche nel 2008″.
 
GRAZIE MILLE, JAN… SE VUOI AGGIUNGERE QUALCOSA O MANDARE UN MESSAGGIO AI LETTORI, QUESTO SPAZIO E’ PER TE…
“Grazie per l’intervista e grazie di ascoltare la nostra musica. E’ bello vedere che ci sono persone che apprezzano una proposta di questo tipo. Qui non c’è spazio per mode o ‘scene’, si tratta solo di musica intensa ed emozionale… di un posto per rifugiarsi e sognare…”.
 
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